giovedì 15 ottobre 2009

Sicilia : 15 parlamentari del PdL chiedono la fuoruscita di Micciché



Un politico si riconosce prima di tutto dalla sua storia, da ciò che ha saputo realizzare. E la storia non si dimentica, né tanto meno si rinnega, perché chi lo fa è un uomo senza futuro per sé e senza possibilità di costruire un futuro per gli altri.



Pertanto, pur con un antipatico esercizio di autocelebrazione (lontano anni luce dal mio modo di fare), mi permetto di rinfrescare la memoria ai 15 signori parlamentari nazionali, cosiddetti “lealisti”, i quali non solo mi hanno rinnegato (rinnegando però sé stessi, visto che promanano tutti dai miei sforzi e dal mio lavoro), ma hanno, forse, dimenticato i miei sacrifici per questo partito e per questa terra. Anzi, siccome li considero sani di mente, sono certo che abbiano dimenticato, altrimenti non avrebbero sottoscritto un documento in cui mi chiedono di lasciare il Governo e il Pdl.


I signori onorevoli ricordino che la persona di cui oggi chiedono di lasciare il partito (io) è colui che il partito l’ha fondato, l’ha plasmato, lo ha portato in poco tempo a livelli di consenso inimmaginabili.


Pochissimi di questi (forse nessuno) erano lì, in macchina con me, quando, nel ‘93 cominciai a girare in lungo e largo per la Sicilia, comune per comune, alla ricerca di volti nuovi, capaci d’interpretare con credibilità la nuova stagione politica, all’insegna del “nuovo miracolo italiano”.


Non ricordo chi di questi c’era (se c’era) quando, nel ‘95, sfilai davanti al Palazzo di giustizia di Palermo, per protestare contro l’arresto di Musotto e per aprire un nuovo fronte di libertà, contro quella magistratura di parte, che da subito mostrò le sue intenzioni verso il nuovo soggetto politico.


Non ricordo se alcuni di questi c’erano quando, nel ’96, sfidai, per puro spirito di squadra, Luciano Violante nel collegio madonita (feudo della sinistra), vincendo contro ogni più rosea previsione. Non ricordo chi di questi c’era quando, nel ‘97, ( addirittura Salvo Torrisi era assessore del centrosinistra ) per tenere alta la bandiera di Forza Italia, accettai di sfidare l’invincibile Orlando per la corsa a Sindaco, aprendo, con un risultato impronosticabile alla vigilia, la strada all’avvento, poi, del primo sindaco forzista.


Molti di questi erano lì, quando, tra il ’98 e il 2000 condussi il partito in una battaglia epocale per la Sicilia, cioè per la riforma del sistema elettorale, che, attraverso l’elezione diretta del Presidente della Regione, mettesse fine alle continue crisi di Governo e ai ribaltoni (da ultimo, quello che portò al Governo il diessino Capodicasa, nella cui giunta sedeva il ribaltonista udierrino Castiglione). Molti di questi erano lì, quella notte del 13 maggio, quando nella sede regionale di Forza Italia festeggiammo lo storico 61 a 0; ed erano tutti lì quando regalai alla Sicilia 4 ministri e il presidente dei Senatori del maggior partito italiano (tenendo per me la carica di vice ministro per l’Economia). Ed erano tutti lì quando conquistammo il Comune di Palermo dopo quasi vent’anni di strapotere orlandiano, e quando, negli anni a seguire, ad ogni competizione elettorale, ci confermavamo nella gran parte dei comuni e provincie siciliane, eleggendo sindaci e presidenti.


E quanto fatto per questa terra? Hanno dimenticato, lor signori, il lavoro, i sacrifici e i risultati prodotti per la Sicilia? Ma come possono essersi dimenticati dell’apertura della Palermo-Messina, a distanza di quasi 40 anni dall’inizio dei lavori? (per non aprlare della Ct-SR e della SR-Gela). Come possono essersi dimenticati dell’acqua garantita con continuità, dopo l’inaugurazione, nel 2002, della condotta idrica di Scillato? E Kals’art? E la rinascita del muso regionale di arte moderna e contemporanea a Palazzo Riso? E la nascita del quarto polo universitario siciliano, Kore, ad Enna? E la prima soap opera siciliana, Agrodolce? E la Biennale? E l’apertura ai siciliani, per la prima volta nella storia, del Portone monumentale Maqueda, di Palazzo reale? E il Rimed, il centro di ricerca a Carini? Come possono essersi dimenticati di tutto ciò che io in questi anni ho realizzato?


E con quale faccia adesso chiedono che io lasci il partito e il governo? Chi sono loro? Quali sono i loro meriti? Che autorevolezza hanno? Cosa hanno realizzato, per sentirsi moralmente e politicamente autorizzati a sottoscrivere questo documento? Niente, non hanno realizzato mai un bel niente! Sanno solo fare panza e presenza e sottoscrivere buffonate, per servire i padroni di corte. Ed io, per questo, non li rispetto, né loro, né chi sta sopra di loro. Non li rispetto e non li rispetterò fin quando non riusciranno a produrre non già una qualche realizzazione (sarebbe chiedere troppo!), ma anche solo un’idea di realizzazione.

E, quanto alla loro richiesta, dopo quanto male ha fatto Miccichè e quanto bene hanno fatto loro… beh, lascio decidere a voi.

Gianfranco Micciché

6 commenti:

  1. alla fine il trasformismo di Torrisi (accompagnato da Venora cugino di Pippo Fallica) si orienterà verso il vincitore, l'importante è galleggiare come gli .........

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  2. Duelli all’arma bianca

    Dopo la guerra delle sospensioni, i fedelissimi , una quindicina di deputati e senatori di Alfano e Schifani chiedono la testa di Micciché da sottosegretario alla presidenza, mentre i fedeli di Micciché chiedono le dimissioni di dell´assesore Milone reo di avere sparato a zero contro il suo collega di governo Russo .

    Il Pdl siciliano sembra come la torre di Babele. In confronto i dissidi e dei litigi , degli anni passati ,della ex Democrazia Cristiana o fra i Socialisti, erano acqua e sapone, scherzetti da scolari rispetto ai colpi di scimitarra di oggi che calano sulla testa dei capi, capetti e galoppini.

    C’è chi fa´ la lista degli ominicchi e mezzi uomini e chi fà la lista dei quaqquaraquà.

    Le mareggiate di questo mare grosso li subisce il governo Lombardo, che dovrebbe contare sull’appoggio della maggioranza Pdl-Mpa.

    A Palazzo dei Normanni, le minacce e le accuse riporatate dai giornali dei "tutti contro tutti" non fanno piu scalpore, sono diventate una tragica realtà.Il capogruppo parlamentare Innocenzo Leontini (area Schifani) che non fa sconti al governo Lombardo accusato (nella precedente formazione, Lombardo uno) di avere dirottato i soldi di Giampilieri a Siracusa, la provincia dell’assessore ai lavori pubblici Sorbello. Leontini prima di lui si erano espressi i "nemici" di Lombardo della Sicilia orientale, attraverso il personaggio più "sentito", il senatore Pino Firrarello, che ha dato l’estrema unzione al governo regionale, proclamando il "tutti fuori" da casa Lombardo e nuove elezioni in primavera. Ma c’è un problema, Firrarello siede a Palazzo Madama, quelli che devono andare a casa siedono a Sala D’Ercole: i prima restano dove sono dopo il "tutti a casa", i secondo no, devono ritornare in piazza ed investire quattrini e credibilità con due anni d’anticipo per fare un torto a Lombardo.

    Quindi , mi dispiace ma non possiamo rinunciare alla poltrona.

    Il governatore possiede una deterrenza che non può togliergliela nessuno.

    Per come si sono messe le cose siamo al classico cul de sac, il vorremmo ma non possiamo. Il guado non consente di andare avanti né indietro, il peggio che possa capitare, perché mantenere la Sicilia in questa scarognata situazione è da delinquenti comuni. Prima o poi i siciliani finiranno di fare i vassalli e faranno quello che da decenni non hanno fatto, dando la possibilità appoggiando l´MPA, di creare una forza di controposizione ai politici di Roma. La siccità non è ancora arrivata da tutte le parti, ma ci siamo molto vicini.

    Bisogna per forza vedere i sorci verdi, a quanto pare, prima di capire che un gioco per la presa di potere e fare della Sicilia e del Sud in genere, come delle Colonie di Roma.

    La rottura fra il governatore e una vasta area del partito di maggioranza agli ordini di Schifani e Alfano, sembra insanabile. Le alternative con il PD non ci sono.Tre o quattro correnti di pensiero sul che cosa fare con Lombardo. Ma anche lì, la Sicilia orientale, area messinese del segretario regionale Genovese, vede Lombardo come il nemico da battere ad ogni costo e si trova oggettivamente con i berlusconiani duri puri e assetati di poteri del Pdl.

    Ma generalmente il PD , come altrove ,cerca solo di rimpiazzare I tentativi di passare dagli umori e dalla bottega alla politica sono frustrati da vecchie ruggini fra capintesta che risalgono alle due anime del PD, alle antiche antipatie fra palermitani e messinesi,e fra questi e i catanesi sono nel mezzo.

    Rosario Cambiano

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  3. Il deputato on. Ugo Grimaldi (PdL), nell’apprendere del documento sottoscritto da 15 parlamentari del PdL della corrente del senatore Schifani in cui vengono chieste le dimissioni dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianfranco Miccichè, così commenta: "Il Presidente del Senato, Renato Schifani, abbia più rispetto per il ruolo che ricopre. La seconda carica dello Stato non dovrebbe mai atteggiarsi e operare da capo corrente di un movimento politico''.
    Aggiunge Grimaldi: ''Piuttosto che operare nell'ombra per scardinare l'assetto politico della Sicilia invito il senatore Schifani a emulare il comportamento del ministro Alfano, che coerentemente con l'importante incarico istituzionale che ricopre si muove al di sopra delle parti. La seconda carica dello Stato discostandosi dal prestigioso ruolo che ha avuto la fortuna di ricoprire, dove sobrietà e moderazione rappresentano i valori fondamentali, continua incessantemente a reclutare fantomatiche truppe cammellate per attuare una snervante e scellerata strategia 'cerchiobottista' dove un giorno l'obiettivo è il Presidente della regione, Raffaele Lombardo, l'altro il sottosegretario Miccichè”.
    “Il Presidente Schifani - sottolinea Grimaldi - non è altro che uno dei tanti figli ingrati, irrispettoso e ingordo del patrimonio politico che Gianfranco Miccichè ha costruito nel corso degli ultimi 15 anni”.
    Continua ad affermare Grimaldi: “Mi considero una creatura politica di Miccichè, lo rispetto e a lui va tutta la mia solidarietà e stima''.
    L'on. Ugo Grimaldi, fa presente di avere ''contattato personalmente diversi parlamentari che ieri avrebbero firmato questo fantomatico documento contro Miccichè, e tutti hanno confermato di aver dato il proprio assenso non ad un 'jaccuse' nei confronti del Sottosegretario, ma a un non ben precisato atto di vicinanza all'assessore Milone. Quindi una truffa mal orchestrata''.
    E non poteva mancare da parte dell’on. Grimaldi l’appello al Presidente del Consiglio: ''E' giunto il momento che il Presidente Berlusconi si occupi una volta e per tutte della situazione del Popolo della Libertà in Sicilia. Non è assolutamente più tollerabile questo inutile e delirante gioco delle parti, dove chi non dovrebbe interferire entra costantemente a gamba tesa. Il rischio è grosso l'elettorato è disorientato e se passasse la linea Schifani, cioè quella dell'annientamento politico del sottosegretario Miccichè, non rimarremo con il cerino in mano. Prevedo un grande esodo, di classe dirigente, ma soprattutto di elettori''.

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  4. Basta con la diplomazia, con gli attacchi lanciati da chi gli sta vicino in sua vece. Gianfranco Miccichè ha dichiarato ai quattro venti, intervistato dal Tg3 regionale, che non si riconosce nel coordinamento del Pdl siciliano, essendo in contrapposizione con la giunta di Raffaele Lombardo.

    Il sottosegretario alla presidenza del consiglio ha anche svelato che gli è stata offerta la presidenza della Regione Siciliana per fare cadere l’attuale governo. “Siamo alla frutta”, ha commentato. Ed ha fatto intendere di essere pronto alla costituzione di gruppi autonomi della sua corrente al Comune, alla Provincia di Palermo e all’Ars. Mosse politiche di rilevante consistenza numerica, perché in questo modo le giunte di Sala delle Lapidi e di Palazzo Comitini si troverebbero senza maggioranza nei rispettivi consigli.

    Per di più, ha sfidato Giuseppe Castiglione così: “Se non si riconosce nel governo e se ne ha la forza, faccia uscire gli assessori dalla giunta e vada all’opposizione”.

    La replica del coordinatore regionale del partito non si è fatta attendere: “Noi continuiamo a fare appello a Miccichè per l’unità del partito. È una risorsa, ma non possiamo accettare che vi siano due Pdl e gruppi autonomi”.

    Il Big One degli azzurri siciliani è cominciato: Partito del Sud in vista?

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  5. "L'invito rivolto al presidente Berlusconi per dipanare al piu' presto l'intricata matassa del Pdl in Sicilia e' condivisibile. Le faide interne non fanno altro che acutizzare i dissensi e allontanano gli elettori''. Lo afferma il parlamentare nazionale del Popolo della Liberta' Giacomo Terranova.

    ''Credere - aggiunge Terranova - che le dimissioni del sottosegretario Micciche' possano rappresentare la panacea di tutti i mali e' un'illusione ottica. L'esperienza politica maturata negli ultimi 15 anni e il forte impegno a favore della nostra Isola da parte di Gianfranco Micciche' sono - conclude - un valore da preservare, alimentare e non denigrare o del quale pensare di poter fare a meno''.

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  6. Visto che Miccichè si ritiene l'autore di cotanti successi elettorali e politici in Sicilia e dato che a lui sono da ascrivere le responsabilità di quanto, in Forza Italia prima e nel PDL dopo, è successo (di buono ma anche e soprattutto di deleterio), piuttosto che rinfacciare ai suoi "ex" compagni di partito i continui attacchi che adesso gli rivolgono, faccia un serio esame di coscienza e si chieda se gli uomini che, pur di vincere, ha imbarcato nel partito erano davvero degni di essere miracolati con l'elezione (ma sarebbe meglio dire con la nomina) ai vari livelli di rappresentanza. A volte è meglio perdere e restare con l'onore piuttosto che vincere per poi non riuscire a dare risposte ai cittadini, ai quali non resta (per guardare a casa nostra) che tenersi i Torrisi, i Venora e chissà quanti altri ballerini di valzer.

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