mercoledì 29 aprile 2009

Politica e Veline. La Moglie di Berlusconi Non Ci Sta

Proprio così, il PdL nasce male, una commedia in politica. Dopo le tre decisioni parallele ed opposte per la nomina del coordinatore regionale per la Sicilia, un’altra polemica ancor più goffa esce fuori ieri sera. Le Veline e la politica. Leggere le dichiarazioni di Veronica Lario, moglie di Silvio Berlusconi, ci fa veramente turbare, come se la politica oggi è solamente un gioco di potere teso verso il divertimento e l’esercizio dello stesso rivolto a mero gioco … erotico o meno che sia.

Terribili nel tenore sono le dichiarazioni di Veronica Lario. «Voglio che sia chiaro - spiega nel suo messaggio - che io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione. Dobbiamo subirla e ci fa soffrire». Alla domanda su cosa pensa del ruolo delle donne in politica, alla luce delle polemiche di queste ore, Veronica Lario risponde che «per fortuna è da tempo che c'è un futuro al femminile sia nell'imprenditoria che nella politica e questa è una realtà globale. C'è stata la Thatcher e oggi abbiamo la Merkel, giusto per citare alcune donne, per potere dire che esiste una carriera politica al femminile».


«In Italia - aggiunge la moglie del presidente del Consiglio - la storia va da Nilde Jotti e prosegue con la Prestigiacomo. Le donne oggi sono e possono essere più belle; e che ci siano belle donne anche nella politica non è un merito nè un demerito. Ma quello che emerge oggi attraverso il paravento delle curve e della bellezza femminile, e che è ancora più grave, è la sfrontatezza e la mancanza di ritegno del potere che offende la credibilità di tutte e questo va contro le donne in genere e soprattutto contro quelle che sono state sempre in prima linea e che ancora lo sono a tutela dei loro diritti».

«Qualcuno - osserva Veronica Lario - ha scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell'imperatore.  Condivido, quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere». La signora Berlusconi prende anche l'iniziativa di parlare della notizia, pubblicata oggi da la Repubblica, secondo cui il premier sarebbe stato domenica notte in una discoteca di Napoli a una festa di compleanno d'una ragazza di 18 anni: «Che cosa ne penso? La cosa ha sorpreso molto anche me, anche perchè non è mai venuto a nessun diciottesimo dei suoi figli pur essendo stato invitato».

Noi pensiamo che gli Italiani se ne rendano conto nell’humus in cui sta vivendo la politica ad ogni latitudine ed in ogni luogo. E che questo giuoco perverso non si limiti solo all’Imperatore, bensì contagi ogni capetto di quartiere che tende ad imitarlo.

martedì 28 aprile 2009

Sicilia: Non c'è pace per il PdL .... che bel divertimento



Nuova Agenzia di Stampa dell'ITALPRESS Ore  22:01 

Il Comitato dei coordinatori del PDL (Bondi, La Russa, Verdini) ha nominato co-coordinatori regionali del partito siciliano Giuseppe Castiglione e Domenico Nania, "ai quali - si legge in una nota - e' congiuntamente affidato il compito di guidare il partito, in vista dei prossimi rilevanti appuntamenti elettorali, amministrativi ed europei, che costituiranno un importante banco di prova della forza e della vitalita' del Pdl in Sicilia che ha bisogno di grande impegno e coesione". (ITALPRESS)

Terza decisione nel PdL. Ora non più Coordinatore e Vice, bensì due 
CO-COORDINATORI, questa notizia segue la precedente pubblicata alle ore 18,00.
Ma fino a domani aspettiamo new's?
La Telenovella continua.Mentre riscontriamo nei commenti la nota di SiciliaInformazioni


Sicilia: Il PdL è alla farsa


Le decisioni, prese nella serata di ieri, sera non valgono nulla, se a sancirle non è il Capo in persona. Solo nel PdL possono capitare cose del genere. Alla faccia del partito del popolo, della partecipazione e dello statuto.

Stamattina il comunicato: Giuseppe Castiglione è stato nominato Coordinatore Regionale del PdL e Mimmo Nania  suo vice. La stampa nazionale, le agenzie, i telegiornali, una rincorsa alla notizia che andava oltre ogni significato intrinseco alla notizia stessa. Giuseppe Castiglione , Presidente della provincia di Catania, è il nemico storico di Raffaele Lombardo, catanese come lui, è stato primo attore di tutti i contrasti con l’attuale Governatore della Sicilia, una vera guerra. Poi, questa nomina, se letta attentamente, non poteva meglio assumere i caratteri della tempestività, dopo le dichiarazioni aspre di Bondi rivolte a Raffaele Lombardo e a tutto il MPA.

Ma siccome il PdL partito serio non è, ecco che all’improvviso la situazione viene capovolta. Come al gioco del "tocco", il padrone diventa “sotto” e viceversa, come ben dice Salvatore Parlagreco in un suo intervento. E’ così che sarebbe capitato al ticket del vertice regionale Pdl: fino alla tarda sera di lunedi Giuseppe Castiglione è stato il coordinatore della Sicilia, e Domenico Nania il suo vice, ex FI il primo ed ex An il secondo, poi, dopo un braccio di ferro durato parecchie ore, verso le 14 di oggi è cambiato tutto: Domenico Nania è stato nominato coordinatore e Giuseppe Castiglione è stato declassato a vice. Ed altra rincorsa di agenzie stampa per la rettifica. Una farsa dell’attuale politica come tante ne vediamo ogni giorno.

Che cosa è successo nella fattispecie?
Il confronto fra le due componenti F.I. e A.N. non c’entrano nulla. Nessun intervento di AN si è registrato a favore di Mimmo Nania, la disputa si è giocata tutta all’interno di Forza Italia. La scelta di Castiglione, alter ego del Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e del Presidente del Senato, Renato Schifani, avrebbe significato un vero atto di guerra nei confronti del leader storico azzurro Gianfranco Miccichè, che capeggia l’altra corrente berlusconiana in Sicilia, e del governatore Raffaele Lombardo, leader del MPA e molto vicino a Gianfranco Miccichè. Il coordinamento affidato a Castiglione prima delle elezioni europe avrebbe delegittimato Miccichè “ urbi et orbi ”, ed avrebbe confermato la “guerra” del PDL a Lombardo e le parole di Bondi. Ma stamattina Gianfranco Miccichè – non da solo a quanto pare – sarebbe andato da Berlusconi per spiegargli che era necessario ed opportuno rifare tutto da capo, ed ha così conseguito una soddisfazione alle proprie pretese, Domenico Nania diventa Coordinatore, non affatto sgradito a Miccichè, anzi è notoria la sua vicinanza al sottosegretario palermitano, Castiglione retrocesso a vice, ed allo stesso Miccichè viene conferita la carica di responsabile nazionale degli Enti Locali del PDL, quello che dovrebbe proporre le linee politiche, le scelte e le alleanze in Regioni, Provincie e Comuni d’Italia, posto lasciato vacante da Denis Verdini, divenuto coordinatore nazionale insieme a La Russa e Bondi.

Questo equilibrio, pur tuttavia, non è definitivo. Su questo Berlusconi sembra deciso: sarà il voto delle Europee a decidere gli assetti definitivi. Chi ottiene più voti fra le due correnti di Schifani-Alfano-Castiglione e quella di Miccichè, avrà diritto di pretenedere il vertice. Miccichè e gli ex-AN, devono  puntare sulla bi preferenza Strano – Giammanco, mentre Schifani – Alfano - Castiglione punteranno su Iacolino – La Via. Semprecché non vi siano ulteriori e traumatici sviluppi. Il fatto certo è che questo PdL non sembra avere pace, ingigantendo i problemi proporzionalmente all’allargamento partitico.

domenica 26 aprile 2009

Raffaele Lombardo e il MpA - Alleati ma non Sudditi

Leggiamo due agenzie, che ci arrivano oggi, sulla polemica a distanza tra il poeta-coordinatore Bondi del PdL, che di poesia ne fa proprio poca, ed il Presidente Raffaele Lombardo.

Stavolta facciamo prima la critica e dopo la cronaca di ciò che è accaduto in questo tentativo assai grottesco di rendere conformi le libertà individuali di sistema.

 

Ma cosa arreca prurito ad alcuni esponenti del PdL? L’ansia di omologazione diremmo. La paura della Libertà di pensiero risponderebbero altri. 

Nessuno ha pensato quando fu approvato lo sbarramento del 4% anche alle Europee, che questa modifica di legge non era finalizzata ad assicurare  governabilità con la riduzione frastagliamento partitico. Bensì solo un ulteriore atto di arroganza rivolto alla smania di cancellazione della partecipazione democratica di chi non è berlusconiano, anche se alleato ma non suddito. In Europa, lo sappiamo tutti, non si governa con i numeri del parlamento, quindi la ragione dello sbarramento è solo quella di cancellare chi è diverso.

Nessuno allora si curò di ascoltare i lai di coloro i quali guardavano con preoccupazione la prospettiva di una cancellazione dal sistema politico nazionale. 

Nessuno diede ascolto alle giuste istanze che provenivano dai c.d. partiti minori e/o territoriali e/o regionali.

Nessuno ricorda che la nascita de La Destra fu incoraggiata proprio da Berlusconi, il quale partecipò al congresso fondante della stessa, per fare lo sgambetto a Fini che non voleva essere anche lui omologato nel PdL, ma che alla fine cedette, e Storace & C. mollati dopo essere stati illusi. 

Tutto normale questo?

Certamente il ruspante Bondi parla così come parlerebbe qualsiasi altro che vive, ha vissuto, è stato inventato nell’humus berlusconiano (scordandosi la genesi comunista), secondo il vangelo azzurro da 15 anni a questa parte. Nessuno pensi in maniera diversa rispetto al pensiero dominante del capo che tutto pervade, e tutti penetra. Il PdL è nato per omologare tutti e nessuna digressione è tollerata, e le preferenze non ci sono per conformare i deputati e telecomandarli. Perfino l’idea di non fare candidare nessuno dei leaders del PdL alle prossime europee , appare in sintonia con tutto ciò. Basta solo LUI ed il resto non conta. Insomma, come detto, un solo uomo al comando.

L’aspetto più goffo, in tutto questo, è che perfino tale ridicolo copione, i “capetti” locali, di ogni dove, persino dei luoghi più remoti del nord-africa siciliano orientale, tentano di assimilare ed applicare alla location di pertinenza, ma quasi mai ci riescono, non sono di certo Berlusconi, che è arrogante, ma di qualità ne ha.


Adesso, però, qualcosa di nuovo e di eccezionale è venuto fuori rispetto ad una sceneggiatura già programmata e scritta. 

La capacità e la caparbietà di uno come Raffaele Lombardo, che lavora diuturnamente con grande abilità politica, instancabile e per questo fa preoccupare la grande corazzata Azzurra. Indubbiamente, se questo cartello de "L'Autonomia" arriverà a superare il 4% (come è nella prospettiva), la dottrina semi-democratica della riduzione del sistema politico nazionale va a farsi benedire. E non credo sia Berlusconi a preoccuparsene così troppo, bensì tutti quei cortigiani, privi di portata politica che sono lì solo per grazia ricevuta, e ce ne sono molti, li conosciamo tutti.

 

Ma veniamo adesso al botta e risposta. 

Queste le due dichiarazioni di Bondi la prima e la replica di Lombardo la seconda:

 

1.       "Nell'ultimo periodo, il partito autonomista non ha rispettato gli accordi assunti in sede di elezioni politiche e regionali, quando noi appoggiando Lombardo contribuimmo in maniera fondamentale alla sua elezione alla presidente della Regione Sicilia dopo che fu stabilito che l'Mpa si sarebbe presentato con propri esponenti al Sud". Lo afferma in un'intervista al 'Corriere della Sera' il ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi, coordinatore del Pdl. "Hanno deciso di presentare proprie liste alle amministrative in autonomia dal Pdl anche al Centro e al Nord, alla provincia di Milano addirittura corrono da soli con un loro candidato - prosegue - Sono in corso trattative per un'alleanza con Storace e i pensionati per superare la soglia del 4%, e in molte realta' le liste dell'Mpa stanno raccogliendo fuoriusciti da Fi e An".

"E' una violazione degli accordi - prosegue Bondi - Per questo faremo una verifica molto attenta per arrivare a un'intesa seria e rigorosa. Esigiamo risposte convincenti - sottolinea Bondi - Noi riconosciamo il valore di un accordo con un movimento autonomista, ne abbiamo appena siglato uno storico con l'Union Valdotaine per le Europee, ed e' chiaro che a loro non verrebbe in mente di presentarsi contro di noi in altre regioni...". Riguardo poi al referendum Bondi spiega che "tutte le consultazioni sono da rispettare soprattutto da parte di un parlamentare, quindi andro'. Ma votero' no o mi asterro', perche' il referendum e' inutile visto che la politica ha gia' realizzato quanto il quesito si propone, e cioe' la formazione di un bipolarismo fondato su due schieramenti opposti".

Con l'Udc, prosegue Bondi, "vogliamo mantenere un confronto aperto, senza chiedere abiure e rispettando la scelta dell'autonomia". "Anche se non mi sono piaciute affatto le critiche mosse da Casini al presidente Fini, critiche immotivate e fuori luogo per chi si definisce moderato e che non rappresentano un buon viatico al confronto - precisa Bondi - dico comunque che, con pazienza e lungimiranza, dobbiamo lavorare perche' si arrivi in futuro a una forma di alleanza che e' naturale per due partiti che condividono i valori del Ppe e che, come e' successo ultimamente, in Parlamento arrivano spesso anche a convergenze costruttive". "Sempre nello spirito di tessitura paziente, anche alla Lega secondo me - conclude - va proposto un passo avanti: un rapporto federativo".

 

2.       "Sorvolo sugli epiteti, mi fermo allo spirito del patto, ma con tutto il rispetto, puo' esprimersi Berlusconi piuttosto che Bondi perche' il patto e' sempre stato costruito e coltivato dal Cavaliere in persona. Siamo una piccola forza, ma abbiamo avuto l'onore sempre di dialogare senza intermediari". Dalle colonne del 'Corriere della Sera' il presidente della Regione Sicilia e leader dell'Mpa, Raffaele Lombardo, replica all'intervista pubblicata ieri dallo stesso quotidiano al coordinatore del Pdl Sandro Bondi.

"Bondi -prosegue Lombardo- non sa" che il patto con il centrodestra "fu stretto quando fummo invitati personalmente da Berlusconi per le elezioni comunali di Catania. E allora noi salvammo Berlusconi che, a parte Veneto e Lombardia, aveva perso tutte le Regioni. La risalita comincio' con l'elezione di Scapagnini, determinata dal nostro 30 per cento. Scatto' allora un patto personale che non romperemo. Puo' romperlo Bondi se vuole e se ne ha il potere".

Quanto alle contestazioni relative alle alleanze strette dall'Mpa con La Destra di Francesco Storace, "non e' la stessa persona -si chiede il governatore della Sicilia- che faceva il ministro della Sanita' nel Governo Berlusconi? Ora sarebbe il diavolo? Noi ci siamo ritrovati da Caltanissetta a Potenza e cosi' via con candidati del Pdl schierati senza che nessuno ci dicesse niente. Non vorrei apparire arrogante, ma nemmeno remissivo. Lealta' assoluta al capo (della coalizione alleata n.d.r.) -conclude Lombardo- ma non siamo ragazzini che si fanno intimidire".

giovedì 23 aprile 2009

Politica Siciliana: Termovalorizzatori Nuovo Capitolo... cassando il passato.


RAFFAELE LOMBARDO: AVANTI COL BUONSENSO

Il governo Lombardo ha deciso: per la costruzione dei termovalorizzatori in Sicilia si farà un nuovo bando. Il compito di predisporre la gara è stato assegnato all’Arra, l’agenzia regionale per i rifiuti e le acque. L’organismo, guidato da Felice Crosta, dovrà rielaborare il procedimento che era già stato messo a punto e successivamente congelato. Il presidente Lombardo ha chiesto all’Agenzia di rispettare le norme comunitarie, nazionali e regionali e, soprattutto, di adeguare il bando alle prescrizioni dettate dalla sentenza della Corte di Giustizia Europa del 17 luglio 2007. La regione Sicilia non ha intenzione di perdere nemmeno un euro rispetto alla tormentata vicenda della costruzione dei quattro termovalorizzatori in progetto da ormai sette anni. E anzi è pronta ad aprire un contenzioso sulla valutazione del rimborso su cui si è giunti ad un accordo con gli ex concessionari che nel 2003 si erano visti affidare l’appalto attraverso una procedura di affidamento di servizio impallinata nel 2007 dalla Corte di Giustizia europea.  

” La Giunta di Governo ha rimesso all'ARRA (l’Agenzia regionale delle acque e dei rifiuti) le ulteriori attività di definizione del procedimento amministrativo (ndr:iniziatosi con il bando di gara del 2002). Chi verrà chiamato a realizzare i quattro termovalorizzatori dovrà adeguare gli impianti e i progetti alle migliori tecnologie di salvaguardia ambientale oggi esistenti. Il dimensionamento degli impianti dovrà, inoltre, tenere conto dell'incremento stimato della raccolta differenziata dei rifiuti, in ottemperanza alle direttive comunitarie ”.  Questo il il comunicato ufficiale diffuso dal Governo siciliano.

Ma cosa vuol dire in effetti?  Raffaele Lombardo ha sottolineato: “Se dei 200 milioni su cui si è raggiunto l’intesa tra l’Agenzia regionale per i rifiuti (che ha piena autonomia) e i due operatori industriali Falck e Waste Italia ex concessionari verranno rifusi da chi si aggiudicherà le gare, bene. Se invece la gara andrà deserta e saranno gli stessi concessionari a realizzare gli impianti, nessuna cifra sarà dovuta. Se invece si verificherà la terza ipotesi, non improbabile, e cioè che la gara andrà deserta e cioè se gli ex concessionari non vorranno occuparsi di completare i termovalorizzatori siamo pronti a disconoscere la valutazione di 200 milioni di euro che spetterebbe loro. E anzi siamo pronti ad aprire un contenzioso”. In soldoni vuol dire che  Lombardo si è limitato a porre il tetto di 200 milioni di euro al doveroso rimborso delle opere edili già materialmente realizzate dalle società, ossia, si procederà al pagamento delle opere già prodotte sulla base del semplice computo metrico estimativo, remunerato in base ai prezzi del tariffario regionale vigente per le opere pubbliche.

. C’è, inoltre, la questione del sovradimensionamento. I quattro mega impianti previsti in precedenza, da costruire a Bellolampo, Paternò, Augusta e Casteltermini, erano stati progettati per una potenzialità standard di 2.604.410 tonnellate/anno di rifiuti contro una produzione consuntiva nell’anno 2004 pari a 2.544.316 tonnellate. Insomma, erano stati pensati per ‘bruciare’ il 100% dei rifiuti prodotti. Ma così non avrebbe dovuto essere. Infatti secondo le indicazioni dell’esecutivo, il bando dovrà prevedere la realizzazione di impianti e progetti che sfruttino le più recenti tecnologie di salvaguardia ambientale oggi esistenti I termovalorizzatori, dovranno tenere conto dell’incremento stimato della raccolta differenziata dei rifiuti, in ottemperanza alle direttive comunitarie, le quali non prevedono che si debba bruciare tutti i rifiuti di ogni tipo, ma solamente quelli compatibili, per evitare il rischio salute pubblica.

Il piano per la gestione dei rifiuti, predisposto nel dicembre 2002 dall’allora “Commissariato straordinario per l’emergenza dei rifiuti in Sicilia” ( Totò Cuffaro e Felice Crosta), non aveva affatto tenuto conto del Decreto Ronchi e le Direttive della UE, prevedendo un obiettivo da raggiungere per la raccolta differenziata dei rifiuti nell’Isola solo del 35% e per giunta nel lontano 2025. Non considerando, quindi, la fisiologica diminuzione della produzione indistinta dei rifiuti, proprio a seguito dell’obbligo di legge per la raccolta differenziata per il riciclaggio dei rifiuti, che in Sicilia dovrebbe attestarsi obbligatoriamente al 60% nel 2011, anno in cui, spiegano gli esperti, per soddisfare una corretta politica economica di gestione  dei mega impianti, addirittura, all’importazione di rifiuti dal resto d’Italia o anche dal Nord-Africa, ma chissà se era proprio questo, oltre a quello dei terreni, il vero affare a danno dei siciliani? Un nonsenso lampante, che Lombardo ha risolutamente rimosso.

Infine una ultima considerazione.  Il nuovo bando dovrà certamente prevedere anche che la localizzazione degli impianti non sia lasciata alle imprese aggiudicatarie, bensì vi sia l’indicazione da parte pubblica dei terreni ritenuti idonei per tale insediamento, e che non tenga conto solo degli interessi imprenditoriali e/o di bassa politica, come nel caso dei terreni della Sicil Power SpA (gruppo Waste), cha avrebbe individuato la localizzazione dell’impianto in un terreno ritenuto inidoneo non solo per impatto ambientale, ma addirittura riconosciuto Sito di Interesse Comunitario, e perciò tutelato dall’Unione Europea.

Quanto all’operato dell’Agenzia regionale sui rifiuti Lombardo sottolinea: “Si tratta di un organismo dotato di autonomia e sono certo che procederà nell’interesse della regione nell’emanazione dei nuovi bandi che non dovranno essere oggetto di attenzione da parte dell’Europa come in passato”. Il governatore siciliano ha inoltre posto altri paletti sempre per quanto riguarda la questione della realizzazione dei termovalorizzatori sull’isola. “Chiunque li costruirà dovrà attenersi alle tecnologie più avanzate non a quelle a cui ci si atteneva all’epoca dell’affidamento del servizio”. Di più: “Il sistema di smaltimento dei rifiuti in Sicilia dovrà essere dimensionato rispetto alle direttive europee prima tra tutti quella della raccolta differenziata che comporta il dimezzamento delle quantità da portare agli impianti di termovalorizzazione: questo comporta che se ne potranno costruire due rispetto ai quattro previsti o - per esempio - nove più piccoli”. Ma sarà una corsa contro il tempo perché se non si arriverà alla pubblicazione entro domenica c’è il rischio di pagare penali salatissime. La sentenza in questione aveva definito illegittima la precedente procedura di aggiudicazione per mancata applicazione della normativa che disciplina l’appalto di servizi. Se adesso il nuovo bando dovesse contenere clausole tali da impedire la partecipazione di imprese diverse dalle vecchie aggiudicatarie, e per alcuni casi anche della localizzazione degli impianti, ci sarebbe il concreto rischio di una nuova bocciatura.

Sulle decisioni di Lombardo e della Giunta Regionale,  sembra avere avuto un peso l’esposto presentato da un gruppo di associazioni ambientaliste ed il movimento di protesta che ha indirizzato a Palazzo d’Orleans centinaia di mail circostanziate di contestazione e denuncia, anche rispetto alla illegittima scelta dei terreni da parte delle precedenti ditte aggiudicatarie.

La  riunione di Giunta, in effetti, è stata molto animata. Le urla si sentivano fino a fuori Palazzo d’Orleans e i più duri sostenitori delle vecchie logiche del vecchio regime (assenti gli assessori dell’UDC a difesa dell’operato di Cuffaro e Crosta), sono stati quelli dell’ex Forza Italia, tutti associati contro quel rivoluzionario di Lombardo, irti a difesa degli interessi particolari.

Ma l’asprezza dei partner di governo, e la loro polemica in giunta, non ha trovato corrispondenza nell’atteggiamento di Raffaele Lombardo. Il Presidente della Regione, non ha portato in Giunta  la scelta già confezionata che questi si aspettavano, dopo l’improvviso stop imposto dieci giorni fa al vecchio piano che Crosta aveva elaborato.

Con tono distaccato, ha chiesto agli assessori di decidere cosa fare. “ Mi basta che – ha spiegato Lombardo- si rispettino le leggi comunitarie e nazionali in materia di rifiuti, e non vi sia alcun rischio di delitto ambientale “. Accusato di voler cavalcare un movimentismo ambientalista e di assumere atteggiamento demagogico, ha replicato dicendo che la legge ed il buonsenso non si possono sopravanzare né calpestare, e che non si può dileggiare l’istituzione che si rappresenta, tirando fuori una quantità considerevole di e-mail, inviate alla Presidenza della Regione in quest’ultima settimana, unitamente alle oltre 10.000 firme della Associazione “FIRMIAMO”, le quali chiedevano semplicemente di rispettare le previsioni di legge, ed in particolare le ultime novità tecnologiche in materia di bruciatura dei rifiuti e le tabelle obbligatorie sugli obbiettivi da raggiungere in Sicilia nella raccolta differenziata. Una petizione, ha fatto notare il Presidente,  che coinvolge il meglio del ceto medio siciliano, degli intellettuali e dei tecnici del settore. Ma soprattutto, che basa le proprie contestazioni, su dati e previsioni di legge incontestabili.

Questa la vera rivoluzione siciliana: ascoltare le giuste istanze che provengono dalla società e tradurre queste in atti, rispettare le norme senza scaltrezza nel volerle aggirare e l’uso del buonsenso senza prevaricazioni.

Tutto nell’esclusivo interesse del POPOLO SICILIANO.

martedì 21 aprile 2009

Politica: L'Autonomia per l'Europa, mentre vi sono gravi intimidazioni al Presidente Lombardo

Nel segno dell'autonomia nasce l'alleanza tra il Movimento per l'autonomia di Raffaele Lombardo, la Destra di Francesco Storace e Teodoro Buontempo, l'Alleanza di centro per la liberta' di Francesco Pionati e i Pensionati di Carlo Fatuzzo. L'obiettivo e' superare lo sbarramento del 4% alle europee. E ''lo supereremo ampiamente'', prevede il governatore della Regione Siciliana che punta ''a superare il 6-7%''. E per ottenere il risultato, Lombardo scioglie la riserva e si candida ''per dare una grossa mano''. ''Sono incompatibile, ma non ineleggibile. Quindi mi candido'', spiega nel corso della conferenza stampa di presentazione del simbolo della nuova lista.

L'intesa e' stata raggiunta su un progetto politico e non nasce solo, assicurano, da questioni tecniche, legate al meccanismo dello sbarramento. ''Con questa lista -spiega Lombardo- dimostriamo di essere leali e conseguenziali con quanto abbiamo sempre dichiarato: a chi si assumeva la responsabilita' di una norma assurda e iniqua, abbiamo subito risposto che saremmo andati da soli. Abbiamo preferito la salvaguardia della nostra storia e dei nostri valori al seggio sicuro e al rimborso''.

 I promotori della nuova alleanza pero' guardano oltre la scadenza del 7 giugno. ''Ci siamo ritrovati sotto le insegne di un fattore caratterizzante: vogliamo -sottolinea Lombardo- l'Europa delle regioni e non delle burocrazie'' ed e' fondamentale esserci in un momento in cui anche il nostro paese si sta dando un assetto federale. E' naufragato invece il progetto di dare vita a una lista comune con il Carroccio: ''Con la Lega c'e' un rapporto eccellente di collaborazione. Ma si sta affrontando la fase finale del percorso della legge sul federalismo e le Lega vuole contare da sola tutto quello che vale nel territorio'', spiega il governatore della Sicilia.


Intanto c'e' un clima di intimidazione sempre piu' pesante attorno al Presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, preso di mira soprattutto dopo l'approvazione di alcune riforme che stanno cambiando molti settori dell'isola. L'ultima intimidazione e' di oggi con l'affissione di alcuni manifesti listati a lutto lungo le strade di Grammichele, piccolo comune del catanese che ha dato i natali al Governatore siciliano.

Si tratterebbe degli stessi manifesti comparsi nei giorni scorsi a Caltagirone e sui quali e' tratteggiata una croce rossa con una ''X'' sopra e con la scritta ''grazie Lombardo, il calatino non dimentica''. Il Presidente e' convinto che il riferimento sia al ridimensionamento dell'Azienda ospedaliera calatina, compresa nella riforma sanitaria. "Da qualche parte , disonestamente - ha detto  - si e' ingaggiata una squallida polemica, che mi vede 'vittima', ma io non faccio passi indietro, anzi mi ringalluzzisco". Il riferimento è chiaro. In questi mesi vi sono stati alcuni esponenti politici pseudo-alleati, che pur di mantenere privilegi ad personam non hanno lesinato basse speculazioni mendaci e populistiche nei confronti del Governatore, soprattutto in provincia di Catania, contestando la visione startegica e programmatica delle istituzioni regionali, messa in campo da Lombardo per fare decollare la Sicilia, rimuovendo quelle remore che storicamente hanno fatto dell'Isola terreno di clientelismo e malaffare, tirandola sempre più in basso nel rating europeo. Privilegi che alcuni vogliono, però, ad ogni costo mantenere, per perpetuare le proprie posizioni di potere personali e familiari. 

Come si sa, le rivoluzioni sono scomode ... per qualcuno. 

L'episodio ultimo segue numerosi atti che, hanno visto protagonista il Presidente della Regione con minacce, insulti anche molto pesanti, gravi affermazioni, tutti indirizzati a Lombardo, autore di leggi come il commissariamento dei Consorzi di bonifica, la riforma sulla Sanita', provvedimenti sulla Formazione e gli Ato rifiuti. Le persone piu' vicine al Governo sono convinti che il Presidente abbia "intercettato poteri forti", e che sarebbero molti "i nervi scoperti da Lombardo". E le partite aperte restano ancora tante, non ultima quella sui termovalorizzatori. Insomma, un clima sempre piu' pesante che potrebbe portare il Governatore ad adire alle vie legali per la tutela della sua persona. E noi diremmo anche a tutela degli interessi del Popolo Siciliano.

sabato 18 aprile 2009

Politica: "Perde chi non vuole l'UDC e il MpA"

 “Conosce quella del casellante? C’è un casellante che si rende conto che due treni sono in rotta di collisione. Per evitare il disastro, manovra segnali, allarmi, scambi. Poi, una volta resosi conto che è tutto inutile, chiama la moglie e le dice: cara, vieni alla finestra, almeno ci godiamo lo spettacolo. Ecco, io non voglio fare come quel casellante. Mi rifiuto di rassegnarmi al fallimento del Pd, o addirittura di augurarmelo”. Inevitabilmente sospettato (come del resto tutti i centristi del suo partito) di avere già la testa su quello che potrà succedere dopo l’impatto della segreteria Franceschini contro il muro delle elezioni di giugno, Enrico Letta non ci sta a fare la parte di chi punta sul tanto peggio tanto meglio.
Sulla scrivania ha il libro che ha appena scritto per la Mondadori:
Costruire una cattedrale, un atto di fede nella capacità del centrosinistra di essere anche in futuro la guida dello sviluppo economico e civile del Paese. Al segretario, Dario Franceschini, un ex della Margherita come lui, affida attraverso Panorama la sua ricetta per provare a salvare il partito. Qualche capacità profetica l’ha già dimostrata: nel 2004, mandando su tutte le furie Romano Prodi e i diessini, pronosticò l’insostenibilità dell’alleanza con Rifondazione, poi puntualmente entrata in crisi nel 2008.

È dura essere ottimisti. Per il Pd i sondaggi sono neri, Silvio Berlusconi è al top della popolarità e mancano solo sette settimane alle elezioni. 
Quel che mi preoccupa non sono i sondaggi. Quando vedo che nelle fabbriche del Bresciano i voti della Fiom vanno verso la Lega, o verso Antonio Di Pietro, ho di fronte una realtà ben più grave di un sondaggio. In tre regioni vitali del Paese, la Lombardia, il Veneto e la Sicilia, nonostante l’impegno dei nostri ottimi amministratori, il Pd non è più competitivo, è diventato il terzo partito. Il gioco per la supremazia sta tutto nel centrodestra: nel Nord tra il Pdl e la Lega, in Sicilia tra il Pdl e il
 Mpa di Lombardo.
E quale conclusione ne trae? 
Che anche nel Pd qualcuno stenta a capire come lo schema novecentesco della destra contro la sinistra in Italia è saltato definitivamente. La segreteria di Walter Veltroni è stata l’ultimo tentativo di tenere in piedi questo schema.
Nelle condizioni attuali, suona come un de profundis per il Pd… 
Calma. Oggi in Italia, come ho scritto nel mio libro, ci sono tre segmenti: i progressisti, i moderati e i populisti. Vince chi riesce a tenerne insieme due. Oggi lo fa Berlusconi e non lo fa il Pd. Noi possiamo vincere se riusciamo a spezzare l’alleanza tra populisti e moderati.
Piano suggestivo, ma come fare? 
Anzitutto il Pd non deve esitare a stringere alleanze con il campo moderato e centrista.
Ponti d’oro a Pier Ferdinando Casini?
Premesso che nel Pd chi mette in discussione l’opportunità di un’alleanza con Casini non vuole nemmeno provare a giocare la partita della salvezza, bisogna dialogare anche con il
Mpa di Raffaele Lombardo, la nuova forza meridionalista di Adriana Poli Bortone e partiti che si sono allontanati da noi come gli altoatesini del Svp e l’Union Valdôtaine. Naturalmente questo non basta, non si può risolvere il problema solo con operazioni di ceto politico. Bisogna saper parlare in modo più convincente all’elettorato moderato.
Questo sembra ancora più difficile che le nuove alleanze.
Non è vero. Faccio due esempi.
 Il terremoto: tutti si aspettano che la sinistra proponga come al solito un aumento delle tasse. Spiazziamoli. Io propongo che le 50 mila famiglie di senzatetto siano adottate a distanza da altrettante famiglie italiane, come si sta pensando di fare per la ricostruzione dei monumenti, usando la leva di sgravi fiscali. O le quote latte: dobbiamo aprire la campagna elettorale spiegando che il governo, per compiacere la Lega, ha premiato i furbi e punito gli onesti che hanno pagato.
L’aggancio dei moderati, visti i numeri attuali del Pdl, ha bisogno di una legge elettorale che consenta le coalizioni, e magari non predetermini il premier. E invece con il referendum elettorale di Mario Segni si rischia di passare a un sistema ancora più maggioritario. 
La sorprenderò dicendo che sono a favore del sì. Il referendum è di tipo abrogativo, e in ballo c’è una legge elettorale, che il Pd ha sempre considerato pessima. Questo deve condurci senza esitazioni al sì, e a lavorare per la vittoria del sì.
E dopo?
Nel 1993 l’abrogazione fu seguita dall’approvazione in Parlamento di una nuova legge elettorale.
Quale sarebbe secondo lei la legge più utile al Pd?
Oggi, una legge elettorale alla tedesca. Che sarebbe anche quella giusta per il Paese. Dove non ci sono due partiti, ma 5 o 6. Come in Germania.
Si illude che Berlusconi rinunci a fare la crisi e a usare la legge dei referendari, che gli consentirebbe di stravincere ridimensionando anche la Lega…
C’è il precedente del ‘93. E semmai confido che saranno i presidenti dei due rami del Parlamento a far cambiare idea a Berlusconi. Perdipiù una sua richiesta di rivotare subito non avrebbe fondamento politico: cosa fa, chiede più forza avendo già la maggioranza più forte nella storia della Repubblica?
Dario Franceschini sta facendo bene il segretario? 
Sì, ha un compito difficilissimo e sta facendo tutto il possibile. Il fatto che lo critichino qualche volta da destra e qualche volta da sinistra ne è una conferma. Certo, deve passare le forche caudine del voto di giugno.
È preoccupato per le europee? 
Più che per le europee, dobbiamo essere preoccupati per le amministrative. Si vota in 70 province e 5 mila comuni. Nell’80 per cento dei casi, le giunte uscenti sono di centrosinistra, perché alle elezioni precedenti eravamo al massimo. Il risultato più importante per noi sarà quello di città come Bologna, Firenze, Bergamo, Bari.
Lei pensa di candidarsi al congresso di ottobre?
Io continuo a credere che le idee contino più delle leadership. Non c’è dubbio che il libro che ho scritto sia una piattaforma politica. Quel che è sicuro è che intendo portarla avanti. Se con una candidatura diretta o in altra forma, questo è ancora presto per dirlo.
Difficile che a questo punto possa appoggiare la candidatura di Pierluigi Bersani?
Bersani fa assolutamente bene a dire che si impegnerà in prima persona per il futuro del Pd.
La scissione del Pd dopo le elezioni di giugno è una prospettiva realistica? 
Non ci potrà essere scissione perché non potrà esserci ritorno all’indietro. Dobbiamo fare del Pd una vera novità della politica italiana. Se no, uniti o divisi, sarà per forza un ritorno all’indietro.
Gira nel Pd l’idea che la prossima premiership vada offerta a Casini. 
Si rivoterà nel 2013, e questo è un discorso prematuro. Aprire in anticipo il tema della premiership è l’errore che facemmo nel 2007, quando anziché un segretario di partito abbiamo pensato di indicare un candidato premier. E tutto questo lo facemmo appena un anno dopo le elezioni.

(Panorama.it)

Paternò nella STORIA BIBLICA: IL PICCOLO POPOLANO CONTRO IL POTENTE GOLIA

Davide già da piccolo ha imparato a confidare nella sua testa e nei momenti di riposo metteva in atto la sua enorme intelligenza con strumenti che lui stesso costruiva, pensando ai cittadini, provvedendo ai loro bisogni e proteggendoli nei momenti di pericolo.


Davide va dai filistei

In quel tempo vi era in corso una guerra contro i Filistei ed anche i fratelli maggiori di Davide si erano arruolati nell'esercito d'Israele per difendere la loro terra. Un giorno il padre mandò Davide a portare del cibo per i suoi fratelli.


Davide e il gigante Golia

Quando arrivò all'accampamento notò che tutti i soldati erano impauriti e preoccupati per l'andamento della guerra. Il motivo della loro preoccupazione era la presenza di un potente filisteo di nome Golia. Quello era diverso dagli altri, era alto circa tre metri ed era molto forte ed agile.


Golia sfida gli Israeliti

Da diversi giorni Golia si presentava spavaldamente davanti all'esercito deridendo i soldati, e ingiuriando tutto il popolo. Ogni giorno lanciava una sfida per chi volesse battersi con lui, e diceva: "Se lo sfidante mi batterà tutti i filistei saranno vostri schiavi, ma se sarò io il vincitore tutti gli israeliti saranno nostri schiavi."


Davide accetta la sfida

Mentre Davide era all'accampamento, Golia si ripresentò facendo la sua ennesima prepotenza. All'udire le ingiurie che Golia rivolgeva al popolo e che nessuno osava contrastarlo, Davide si indignò e prese la decisione di sfidare Golia e andò dal re d'Israele per avere il suo consenso.


Davide con la fionda

Sul momento il re non era per niente convinto della decisione del giovane, ma quando Davide gli raccontò di come aveva ucciso il leone che voleva divorare la sua pecora, si ricredette e gli offrì persino la sua armatura. Ma Davide non si sentì a suo agio con quella armatura così pesante e preferì usare la sua arma tradizionale: la fionda.


Davide contro Golia

Finalmente i due si trovarono uno di fronte all'altro: il gigante guerriero, con la sua grande lancia ed il suo pesante scudo, ed il piccolo popolano con la fionda. Ma la differenza tra i due non era solo nell'apparenza: Golia era un pagano prepotente e supponente, mentre Davide era un semplice uomo del popolo.

Le caratteristiche di Davide sono state veramente influenti per l'esito del confronto, infatti l’intelligenza aiuta sempre l’uomo anche nello scontro impari contro uno più potente.


Davide vince il gigante

Davide andò subito all'attacco. Mise un sasso nella sua fionda, e facendola roteare velocemente lo lanciò verso il gigante, colpendolo direttamente in fronte.. E' stato un colpo tremendo e Golia cadde a terra tramortito e privo di forze. Fu così che Davide sconfisse il gigante Golia e la sua fama si sparse per tutta la nazione. Il piccolo popolano contro il potente gigante.

venerdì 17 aprile 2009

Sicilia, patto di Cosa nostra per gestire i rifiuti

Qualche giorno fa è stato pubblicato da  Roberto Galullo e Giuseppe Oddo,su  "ilsole24ore.com" ,  un interessante articolo a seguito dell'audizione della Commissione Antimafia di Roberto Scarpinato della DDA di Palermo, ve lo proponiamo qui di seguito:

" Cosa nostra punta al controllo dell’intero ciclo economico dello smaltimento dei rifiuti in Sicilia. Roberto Scarpinato, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, non ha usato mezzi termini davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti. Nell’audizione del 12 ottobre 2007 ha denunciato l’esistenza di un patto scellerato: una «cooperazione tra mafiosi, politici, professionisti e imprenditori anche non siciliani per aggiudicarsi il monopolio degli appalti della discarica di Bellolampo, per la progettazione e la realizzazione di un inceneritore». Quello di Palermo-Bellolampo è uno dei quattro termovalorizzatori che saranno realizzati nell’Isola. Gli altri sorgeranno ad Augusta, Casteltermini-Campofranco e Paternò.

Gli attori di questo patto avrebbero «progettato d’intervenire sull’intero piano regionale d’organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti urbani, per plasmarlo secondo i propri interessi». Progetti e piani, secondo Scarpinato sono stati «accettati a scatola chiusa dagli enti pubblici e fatti propri». Il riferimento è al piano per il ciclo integrato dei rifiuti che fu messo a punto dall’allora presidente della Regione Sicilia, Totò Cuffaro, in veste di commissario  straordinario (del Governo Nazionale - ndr) per l’emergenza.

Un altro segnale dell’interesse di Cosa nostra viene dalle dichiarazioni di Maurizio Di Gati, il boss dell’Agrigentino oggi collaboratore di giustizia. Di Gati ha parlato delle estorsioni e delle minacce della mafia contro il gruppo Catanzaro per la gestione della discarica di Siculiana. Ma ha anche riferito la confidenza di un altro boss, Leo Sutera, secondo il quale sarebbe stato «necessario» votare Cuffaro alle regionali del 2001 per «avere un presidente della Regione a disposizione» per la discarica di Aragona e l’inceneritore di Casteltermini-Campofranco. Come faceva Di Gati a sapere già nel 2001, prima che fosse indetta la gara, che a Casteltermini-Campofranco avrebbe dovuto sorgere un impianto del genere? La vicenda rientra nel processo “talpe in Procura” che vede Cuffaro imputato per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra.

Non è più solo al “pizzo” che puntano i mafiosi, ma all’intero business: raccolta, trasporto, discarica, incenerimento. La relazione finale della citata Commissione parlamentare, approvata il 27 febbraio 2008, parla chiaro a questo proposito: «Vi è da parte di Cosa nostra l’assunzione in proprio dell’attività d’impresa, senza, peraltro, l’assunzione del connesso rischio potendo contare sulle tecniche di dissuasione proprie dell’affermazione mafiosa. Il dato relativo all’aumento dei sequestri di imprese specializzate per infiltrazione mafiosa è indicativo».

Le cosche stanno cercando di aggredire anche i settori a monte dell’incenerimento. Per la Corte dei conti siciliana si corre il rischio che queste attività vengano «delegate» dalle imprese aggiudicatarie «a soggetti terzi, fuori dal controllo pubblico e, quindi, ancora più esposti alle pressioni delle ecomafie». È in questo senso indicativo il passaggio di molte imprese siciliane di movimento terra (campo tipico d’interesse mafioso) all’Albo dei trasportatori di rifiuti: fenomeno già segnalato dalla stessa Commissione bicamerale nel 2005.

D’altro canto, l’intero affare è stimato intorno ai 6 miliardi nei prossimi venti anni: 1,2 destinati ai quattro termovalorizzatori e ai 34 impianti di raccolta e smistamento e una previsione di spesa di 210 milioni l’anno da parte degli Ato (gli Ambiti territoriali ottimali) per l’acquisto di tutti i servizi. Aggiungiamo a questi numeri 392 milioni di fondi europei provenienti da Agenda 2000 per il finanziamento delle opere infrastrutturali per la raccolta differenziata. Stiamo parlando del maggiore afflusso di denaro pubblico in Sicilia degli ultimi vent’anni.

Pesano poi come macigni le considerazioni della stessa Corte dei conti nella relazione dell’aprile 2007. La magistratura contabile siciliana sostiene che le imprese aggiudicatarie delle gare che erano state indette nel 2002, dall’allora commissario Cuffaro, per la costruzione dei quattro termovalorizzatori, erano sostanzialmente a conoscenza dei bandi prima ancora che fossero pubblicati e alcune addirittura già in possesso di impianti e studi di fattibilità. La Corte denuncia in sostanza l’esistenza di un tavolo di spartizione tra politici e imprese cui era stata invitata persino l’Altecoen ( già socio di Sicil Power per l’impiano di Paternò -ndr), un’azienda «infiltrata dalla criminalità mafiosa», si legge nella relazione, facente capo all’imprenditore Francesco Gulino ( vicino ai D.S. ). Questa circostanza, scrivono i giudici contabili, «non poteva essere ignorata da Cuffaro dal momento che la stessa impresa era coinvolta nell’esperienza sulla raccolta dei rifiuti nel Comune di Messina». Altecoen, promotrice di Messinambiente – società tuttora attiva, nonostante le inchieste ne abbiano prospettato il controllo diretto da parte della mafia – era entrata nella gestione dei rifiuti nella città dello Stretto con l’aiuto del boss catanese Nitto Santapaola e di altri elementi di spicco della mafia. E figurava in due dei quattro raggruppamenti d’imprese ai quali sono state aggiudicate le gare per i temovalorizzatori (gare poi annullate dall’Unione Europea, che dovranno essere bandite per la seconda volta).

La difesa di Cuffaro è stata che Altecoen è poi uscita dai due raggruppamenti, tra cui quello per l’impianto palermitano di Bellolampo ( era presente anche in quelo di Paternò come socio di Sicil Power S.p.A.), cedendo le proprie quote agli altri soci. Ma, come rileva la Corte, la cessione è stata un affare per Altecoen perché l’aggiudicazione delle gare aveva nel frattempo aumentato il valore delle azioni cedute. La società di Gulino ha in sostanza incassato svariati milioni senza aver speso un centesimo. «E non risulta che gli altri soci del raggruppamento aggiudicatario gli abbiano fatto azione di responsabilità», dichiara Domenico Fontana, presidente di Legambiente Sicilia.

………………………….(OMISSIS)……………………………

A ulteriore conferma dell’esistenza di un tavolo parallelo di spartizione degli affari tra politici e imprese, la Corte dei conti indica «la discutibile opzione d’attribuire agli operatori privati la facoltà di scegliere i siti dove ubicare i vari impianti» di incenerimento. La Regione ha così rinunciato a una funzione pubblica primaria: la scelta delle aree più adatte, dal punto di vista economico, sociale e ambientale, a ospitare gli impianti. Per di più è emerso che nessuno dei raggruppamenti aggiudicatari aveva la disponibilità fisica delle aree (secondo quanto previsto nel bando) al momento della presentazione delle offerte. Si è arrivati all’assurdo che la società Platani Energia e Ambiente (anch’essa del gruppo Falck), aggiudicataria dell’inceneritore di Casteltermini-Campofranco, ha ottenuto solo il 7 maggio 2007 la “sdemanializzazione” dei terreni su cui dovrà sorgere l’impianto e il loro passaggio dal demanio al patrimonio dello Stato. L’aggiudicazione della gara risale invece all’agosto 2002 e il giudizio di compatibilità ambientale, firmato da Cuffaro, all’aprile 2005 nonostante l’opposizione del dirigente regionale responsabile, Gioacchino Genchi, rimosso dal servizio e tuttora in attesa di essere reintegrato.

Un Governo regionale che volesse smantellare questo tavolo affaristico-mafioso dovrebbe cambiare di sana pianta l’approccio politico alla gestione dei rifiuti, e la pubblicazione dei nuovi bandi prevista entro fine mese potrebbe dargliene l’opportunità. Anche il Governo nazionale potrebbe fare la sua parte non reintroducendo i contributi statali “Cip 6″ che consentirebbero alle società di gestione dei termovalorizzatori di vendere elettricità alla rete pubblica di trasporto dell’energia a prezzi incentivati. Il che porterebbe il contribuente a pagare due volte: la prima con la tassa sui rifiuti e la seconda con gli aggravi in bolletta previsti nella normativa Cip 6. Saranno il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e il capo del Governo, Silvio Berlusconi, a scrivere il finale di questa storia. "