venerdì 30 luglio 2010

Sicilia Politica: Lombardo e i movimenti tellurici



Ho letto con interesse lo scambio di interventi tra Nicola Cipolla e il Presidente Raffaele Lombardo sulle pagine de Il Manifesto, scaturiti da un mio articolo del 13 luglio in cui individuavo nella particolarità del laboratorio politico siciliano una sorta di “buon segnale” di cambiamento per le prospettive dell’intero Paese.
Alla luce degli avvenimenti di questi ultimi giorni, la mia convinzione si rafforza.
Il 21 luglio l’intervento di Nicola Cipolla invitava a guardare a quanto accade in Puglia, piuttosto che “correre appresso a Lombardo”. Il giorno dopo giungeva puntuale la risposta dello stesso Lombardo che, pur condividendo la cronistoria dei fatti raccontati da Cipolla, non ne accettava il punto di vista troppo “ideologico”, a suo dire. E in ultimo, un nuovo articolo di Cipolla (manifesto del……) metteva in relazione antitetica la situazione siciliana con quella pugliese, chiedendosi se non fosse meglio individuare in Sicilia altri riferimenti politici.
Sulla vicenda di Vendola in Puglia e sul parallelismo avanzato da Cipolla, mi sono tornate alla mente le parole di Bertolt Brecht: “sventurata la terra che ha bisogno di eroi”.
Nella crisi politica e sociale che stiamo vivendo, infatti, sembra proprio che la “sinistra” non possa fare a meno di eroi, di salvatori e di leader carismatici dai poteri taumaturgici, capaci di attuare riforme e migliorare la società, dimenticando un passato strutturato da un meccanismo circolare di responsabilità e di partecipazione tra base e gruppi dirigenti
Mi chiedo allora se non se ne possa davvero fare a meno.
Anche perché il caso di Vendola è ben diverso dal caso Lombardo.
Il primo, infatti, è frutto di una forte volontà popolare ed elettorale tutta pugliese, che ha proiettato il confermato Presidente alla ribalta regionale e nazionale, tanto da spingerlo a proporsi come futuro leader dell’intera coalizione di Centro-Sinistra. Vendola è persona gentile, garbata e passionale al tempo stesso. (Si sa, le passioni a volte inducono in errori; sempre meglio, a mio modesto parere, coltivarle che rimuoverle o sopprimerle.) È un “eroe”? Non credo lui si senta tale. Ma, se lo è, lo è per delega, in quanto i pugliesi si sono cimentati in un’azione eroica collettiva, abbattendo pregiudizi di ogni sorta, facendo del loro presidente uno strumento di azione politica. È questa la vera forza di Nichi Vendola.
Il caso siciliano, invece, denota elementi di forte contraddizione all’interno della compagine elettoral-governativa che vanno necessariamente colte e coltivate; sempre che la sinistra ponga la propria azione in un quadro di prospettiva. È questo l’aspetto più affascinante che mi ha personalmente colpito: le contraddizioni di una situazione politica che può essere foriera di una grande stagione di riforme. In quanto a Lombardo, spero che la sua determinazione, risulti sufficiente a stabilizzare i “movimenti tellurici” in atto in un nuovo assetto e convinca i siciliani  a condividere e definire un percorso per il futuro della Sicilia e per il riscatto dell’intero Mezzogiorno.


domenica 18 luglio 2010

Sicilia, la "cricca" dei servizi sociali non è solo Catania


“Plauso per l’iniziativa intrapresa dagli organi inquirenti della




Procura di Catania in merito all’inchiesta sui servizi sociali del
Comune. Una impietosa fotografia di come la burocrazia e la cricca
degli affari lucravano alle spalle dei più deboli con uno
spregiudicato senso di impunità, mentre alcuni politici lucravano voti
e consenso elettorale: queste le dichiarazioni a caldo degli on.li
senatore Pino Firrarello e deputati Vincenzo Gibiino, Pippo Palumbo e
Salvo Torrisi.
Quanto si apprende dall’indagine in corso, appare, tuttavia, ancora
marginale rispetto a quanto è avvenuto negli anni passati ed agli
attori reali dello scempio. I parlamentari auspicano che al più presto
l’azione della Procura incida fortemente sulla verità estirpando
definitivamente uno dei cancri di questa città.
Gli on.li, continuando, stigmatizzano su alcune leggerezze nella
pubblicazione di dati e nomi apparsi sui quotidiani: nessuna delle
persone che risultano indagate a vario titolo sono in staff della
segreteria del senatore Firrarello, il sindaco di Misterbianco non è
del Pdl, la moglie del deputato Arcidiacono non lo è più da anni e
soprattutto non lo era più al momento dei fatti.”
firmato
On.li senatore Pino Firrarello, deputati Vincenzo Gibiino, Pippo
Palumbo, Salvo Torrisi.

Questo il comunicato stampa che ieri ha diffuso parte del PdL Catanese, ma chi è senza peccato scagli la prima pietra ... e con Paternò come la mettono?

sabato 17 luglio 2010

La Politica Siciliana, Lombardo traccia la linea


Due punti fermi sono imprescindibili

di Raffaele Lombardo



Da stamattina mi sto occupando di problemi del governo regionale:dall’emergenza rifiuti, a cominciare dalla ottimizzazione dell’ufficio del commissario, alla ricerca di soggetti attuatori fino al fotovoltaico in agricoltura, compreso un approfondimento sul nuovo piano energetico per passare ad una ricognizione sui temi della sanità che ho fatto con Massimo Russo e per concludere con un approfondimento sulla concessione delle autostrade che l’Anas dovrebbe riaffidare.
Finalmente ho trovato un momento per la lettura dei giornali e mi sono reso conto di come oggi siano fioriti commenti, analisi e deduzioni sull’incontro con il Presidente del Consiglio, interventi tuttiper niente disinteressati e talvolta ispirati da un programma di disinformazione tendente a seminare zizzania e a confondere le idee.
Allora desidero precisare che in questi due anni travagliatissimi di governo regionale due sono i punti fermi che sono emersi e caratterizzano la prospettiva.
Il primo è che il rapporto di dialogo, di confronto e poi di collaborazione con gli uomini del Partito Democratico è stato fondamentale, a partire dalla riforma sanitaria che ci ha impegnato dall’autunno del 2008.
Il secondo è l’irreversibile inconciliabilità con le posizioni assunte dal Popolo delle Libertà, che da oltre un anno a questa parte boicotta, non escludendo colpi bassi di ogni tipo, l’azione di governo.
Sul resto si può discutere ma questi due punti, per la mia responsabilità di Presidente della Regione, sono imprescindibili.
Per il resto chiunque si può incontrare con chi vuole, di giorno o di notte, alla luce del sole o clandestinamente, ma se la nostra azione legislativa e di governo è sostenuta da un processo riformatore orientato allo sviluppo della Sicilia, alla creazione di benessere e di opportunità di lavoro, all’affrancamento dai mille condizionamenti e dalle mille dipendenze, sarebbe grave che si stesse dietro a commenti, analisi, deduzioni, ricostruzioni fantasiose e maligne che vanno prese per quello che sono: squallidi e indegni tentativi di nuocere non solo al cambiamento ma alla Sicilia stessa.

giovedì 15 luglio 2010

Laboratorio Sicilia visto da Il Manifesto

(del 13 luglio 2010, pag. 10)

Che la Sicilia sia sempre stata laboratorio della politica, per la verità qua c’è solo questa che alimenta il sistema, dopo gli scippi unitaristi di 150 anni fa, la ragione è semplice, la genialità di un popolo che si arrabatta per sopravvivere viene fuori per genetica ma anche per disperazione. Ecco che finalmente irrompe Lombardo, il quale avrebbe potuto comodamente governare l’Isola ricalcando le orme di chi lo ha preceduto, non ci sta. Non ci sta per indole, non ci sta perché gli manca l’inclinazione del servo che occorre per essere “azzurro”, non ci sta per affrancare la propria terra, riscattarla, rivendicare un secolo e mezzo di torti subiti. Una terra libera deve essere pari alle altre realtà del paese.
Ed ecco come per magia esce dal cilindro magico mesi di convergenze riformiste. Proprio quando Micciché sembra voler volare verso la sua più grande aspirazione, la Presidenza della Regione più speciale d’Italia, Raffaele lo mette di fronte al bivio. Adesso bisogna scegliere o si aderisce ad una stagione di riforme e autonomismo siciliano, all’interno di un progetto che parte dalla porzione più meridionale d’Italia, oggi per stabilizzare una maggioranza ed un governo di quel che resta della legislatura, oltreché, in prospettiva, per varare l’alternativa terzo polista italiana. Proprio così. Il Lombardo ter era solo il preludio per ciò che era in cantiere e nelle menti di alcuni leader  per il dopo Berlusconi. Una alleanza che vede il PD di D’Alema, l’API di Rutelli, L’UDC di Casini, Generazione Italia di Fini ed il Movimento del Governatore Siciliano e che dovrebbe stabilizzarsi  per procedere insieme fino alle prossime elezioni sia regionali sia nazionali e realizzare l’alternanza politica che non sia una accozzaglia pur di vincere.
E Micciché, adesso, messo di fronte alle scelte che fa? Rinnega Berlusconi e Dell’Utri , ovvero si allontana dal potere reale che risiede a Palazzo d’Orleans? Certo non è più il cartaro della politica isolana, anzi qualcuno che ha fatto bene i conti non lo vuole nemmeno tra i piedi frustrando in siffatto modo le sue aspirazioni di grande leader  del Sud. Lui sa, però, che lasciato solo si farebbe ammazzare, prima da Alfano, sua antico pupillo, poi da Schifani, poi da Firrarello e dal genero di lui Castiglione.
Progetto ambizioso questo dell’alleanza riformista nazionale, forse difficile, ma intrigantemente catto-comunista di storica memoria o meglio democristianamente sinistrorso, che darebbe una spallata decisiva al potere berlusconiano e nordista .

Ma torniamo subito in Sicilia. Finora Lombardo ha tirato a campare per due anni, avversato da subito dai propri alleati elettorali, da qualcuno in verità, ha fatto qualche riforma scomoda ed importante, tagliando interessi inverosimili costruiti con sapiente illiceità dai predecessori  e che tanti guai gli hanno portato, politici senz’altro, giudiziario-politici forse. A ogni buon conto adesso si deve governare con un programma ampiamente condiviso, con una maggioranza solida che va verso la stessa direzione, con un Governo che governi e con una alleanza che programmi l’azione politica per il futuro.
Lombardo e Fini, innamoratissimi tra loro e ideologicamente "sinistrorsi" convinti, sembrano adesso avere verso il Cavaliere lo stesso sentimento, sapendo benissimo che, sia l’uno che l’altro, chi prima e chi dopo, si trovano in testa alla lista dei predestinati al macello politico. Lo sanno benissimo Lombardo e Fini che un ulteriore abraccio con Silvio sarebbe loro letale, per cui la strada sembra inevitabilmente segnata, quella che avevano ordito assieme ai leaders sopracitati, prima delle elezioni regionali. Ma la mancata sconfitta di Berlusconi, anche e soprattutto grazie alla Lega che adesso tiene sotto assedio il PdL, spostando l'asse degli interessi verso nord e relegando il co-fondatore del PdL Fini ad un ruolo secondario, ha fatto slittare il progetto.
Adesso però la Sicilia chiama, non può più essere rimandata la decisone in ordine ad una ferma maggioranza che porti al rilancio dell'Isola, che sia anche di prospettiva politica, dove insieme realizzare punti programmatici qualificanti e dove scegliere insieme anche il successore di Lombardo per tentare l’abbattimento della politica del Governo Nazionale del PdL, che oramai anche l’italiano medio considera tradimento e mortificazione, ma che in passato tanti consensi ha regalato al centrodestra, che naviga tra veline, escort, appartamenti acquistati ad insaputa di potenti acquirenti, dei tanti troppi “affair” di stato, dei ricatti, delle minacce, dei falsi dossier confezionati per screditare candidati non graditi alla Cupola e della nuova P3, in una china irreversibile in cui avidità e delirio di onnipotenza trascinano questa lacerata democrazia italiana.