domenica 29 marzo 2009

PdL - Berlusconi : Un Uomo Solo al Comando

Ci aspettavamo di più. La nascita del più grande partito della storia repubblicana era atteso come un evento storico, preludio di un cambiamento politico risolutivo rispetto ad una transizione tra un sistema e l’altro, che dura ormai dal 1994. La cosiddetta seconda repubblica non è mai nata.

Adesso ci si prova con il bipartitismo,  rimarrebbero solo le forze autonomiste territoriali.

Può essere la soluzione ultima, questa, per uscire dal guado politico nel quale ci troviamo, sempreché siano fatte le riforme costituzionali e rendere il paese moderno per affrontare la sfida del futuro.

Ma la prima giornata di congresso non ci ha entusiasmato. Il discorso di apertura di Berlusconi ci è apparso lo stesso di sempre. Una riedizione del 1994 con gli stessi slogan di sempre. Molto marketing, buona comunicazione pubblicitaria, grande senso dello show, ma niente contenuti politici di spessore. Ci è sembrato di assistere al proseguo di un film di successo: Forza Italia 2.

Ed ieri ascoltando gli interventi della mattinata, abbiamo confermato se non addirittura peggiorato le nostre convinzioni, un partito che non c’è, o solo monocratico, che si tira in dentro e fagocita anche AN e la propria tradizione. Un solo uomo al comando.

Un inno a Berlusconi, questi sono stati tutti gli interventi di importanti esponenti di governo, per non parlare della Prestigiacomo, che ha recitato uno scarsissimo scorcio di lettura fatta anche male. Sconcertante.

Solo due contributi buoni, quelli, di Brunetta e Tremonti, ma questo onestamente ce lo aspettavamo, discorso da statisti, molto governo, poca politica, ma fanno bene il proprio mestiere … fino al panegirico del Capo.

Però il primo vero autentico acuto, un intervento politico di indubbia qualità si è avuto con il giovane ministro Giorgia Meloni, la prima a parlare di meritocrazia: “ Il merito in politica è il giudizio del popolo che si misura con le preferenze e queste sono il vero rapporto tra eletto ed elettore, si deve rivedere la legge elettorale”.

E poi il grandissimo intervento di Gianfranco Fini che chiude in gloria la mattinata del 28, dando finalmente il senso della politica a questo congresso.

Se vogliamo essere seri critici dei fatti, dobbiamo affermare che  in questo nuovo partito si potrebbe trasformare il concetto di movimento di plastica, quale è stata FI, in quello di un grande partito di popolo, ma solo col contributo ideale e serio di Alleanza Nazionale, questo è stato dimostrato al Palafiera di Roma, ma questo non succederà.

Proprio su alcune scommesse vere, di efficace cambiamento della società, si gioca la posta questa classe dirigente del PdL. Condividiamo senza dubbio alcune prescrizioni dichiarate, senza le quali il malato potrebbe morire, che dovrebbero essere i prerequisiti di ogni istituzione pubblica da Roma fino in periferia.

L’etica del dovere, innanzitutto, che i rappresentanti del popolo devono assumere come regola obbligatoria. Essere l’esempio per i cittadini, ai quali indicare col loro comportamento etico i precetti per perseguire i doveri che sono stati accantonati, indicare con la loro condotta il ruolo di buon cittadino. Anche Berlusconi nel suo intervento di chiusura usa la frase “il primo compito degli amministratori è quello di non rubare”.

Questo vale soprattutto per il sud Italia, dove troppo è stato abbandonato rispetto a questa frontiera, quella del dovere, fino a farla diventare emergenza.

Se non si assume il concetto di legalità nelle istituzioni, e si abbandona la via degli accordi ad ogni costo, anche con settori turpi della società al fine del mantenimento del potere personale ad ogni costo, e nel nostro territorio ne abbiamo fulgidi esempi, il meridione tutto non si alza, e questo vitale problema sociale rischia di tirarsi nella voragine tutto il resto del paese.

Altro tema ripreso da Fini è quello della meritocrazia.

Meritocrazia che in politica si sostanzia nel consenso ricevuto. E’ arrivata l’ora di abbandonare la formazione della classe dirigente per nomina. Anche perché questo cozzerebbe col concetto delle territorialità delle istituzioni e della riforma federale dello stato. E’ una “contraddictio in terminis”. E’  proprio questo che ci inquieta. Un  solo uomo al comando con la classe dirigente nominata ed al suo servizio. Berlusconi non ne fa mistero quando afferma che i parlamentari sono un inutile orpello di cui fare anche a meno “tanto votano a comando”, ma questo non è edificante esempio di democrazia autentica .

Quindi dove starebbe la novità del partito del popolo, le cui istanze dovrebbero provenire dalla base. Provate a simulare che qualcuno metta in discussione la leadership di Berlusconi. Sembra una ipotesi inammissibile, anche ridicola, e gli interventi in congresso dei massimi esponenti del PdL  l’hanno ulteriormente avvalorata, ma proprio perché la genesi del PdL è questa, la berlusconizzazione degli alleati.. Sul predellino della macchina, a piazza San Babila nel 2007, quando gli italiani hanno ascoltato per bocca di Berlusconi la fondazione del Partito delle libertà (allora lo chiamava ancora così),  era questa l’intenzione del Cavaliere, infastidito dalla troppa dialettica gli alleati, non ancora berlusconizzati a dovere.

Questo non avviene però nelle mature ed efficienti democrazie occidentali, che il Cavaliere vuole prendere ad esempio. Sarkosy, la Merkel, Brown, lo stesso Obama possono essere messi in discussione, pure rimossi da dialettiche diverse all’interno del proprio partito o la loro leadership contestata, come pertanto avviene periodicamente, e come è giusto che sia.

Nel Popolo della Libertà questo non può avvenire. Non può avvenire per due motivi.

Il primo è la concezione carismatica della leadership, non politica e peronista, il rapporto diretto che Berlusconi  ha col popolo degli elettori, che non è mediata dal partito né dai suoi satrapi territoriali. E’ lui che invero riceve i consensi, non altri, ed infatti quando non è candidato in prima persona, il partito perde quasi la metà dei voti.

L’altra disfunzione non meno importante è la cosiddetta nomina da parte del capo dei pseudo-rappresentanti del popolo. L’elettore non li sceglie, sceglie solo il capo, per cui la disfunzione democratica diventa vera difficoltà. Ma Berlusconi sa benissimo tutto ciò, ed il suo progetto egemonico, coltivato da anni, adesso si è realizzato. Mai nessuno in Italia, dopo il 1945, ha avuto tanto potere quanto lui ne ha adesso, è il capo unico del partito di maggioranza, ergo anche il capo del parlamento.

Bene fanno gli alleati del Cavaliere, Lega ed MpA, con le dovute proporzioni, a non farsi fagocitare, bene fa l’UDC di Casini ad essere rimasto fuori, per mantenere non solo la propria identità, territoriale per alcuni, ideologica per altri, e non diventare berlusconiani come tutti quelli che hanno aderito, ma soprattutto per non fare raggiungere quel famigerato 51% al PdL  e al suo uomo solo al comando, che potrebbe essere dannoso per la nostra democrazia.

Solo la diversità storico-culturale di Alleanza Nazionale può aiutare il processo di democratizzazione del Popolo della Libertà, ma dopo Berlusconi, se già non è troppo tardi.

CONGRESSO DEL PdL: AVREBBERO POTUTO PROIETTARLO

NO COMMENT

sabato 28 marzo 2009

Paternò (Catania): Ne facciamo fuori uno a settimana

Lo sguardo perso nel vuoto è la risposta certa a ciò che dicono di lui i colleghi di partito, i quali ci hanno chiesto di ghigliottinarlo oggi (COSì SPUTTANIAMO ANCHE LORO). Sempre candidato a tutto, mai scelto proprio per la sua poca autorevolezza. Incapace di trovare la "pax animii". Se ne parla ridendo,  per le proprie caratteristiche genetiche. 
Adesso, però,  non sprechiamo più il nostro tempo per descriverlo, questo lo lasciamo fare ai lettori.

giovedì 26 marzo 2009

Sicilia: Indennità Parlamentari - Se Roma non piange Palermo ride



Leggiamo stamattina un interessante intervento di Gian Antonio Stella, autore del saggio di successo  "La Casta" , che ha di fatto scoperchiato i privilegi della classe politica italiana, che oggi interviene sui parlamentari siciliani e dei loro privilegi che vanno oltre quelli nazionali leggiamo cosa dice:

"La mitica Assemblea Regionale Siciliana ne ha fatta un'altra delle sue. Per fregare la Corte costituzionale chiamata a ribadire le incompatibilità che costringerebbero vari deputati regionali a rinunciare ai doppi incarichi, ha votato una leggina: i consiglieri dovranno sì scegliere, ma solo dopo la sentenza finale in Cassazione al termine di un eventuale processo civile. Risultato: dato che in Sicilia ci vogliono in media 1.678 giorni solo per arrivare al verdetto d'appello, potranno tutti finire il mandato senza la seccatura di dimettersi.

Il carico di incarichi (scusate il bisticcio) dei deputati regionali siciliani non è una novità. Benedetti storicamente da privilegi spettacolari, tra i quali a un certo punto spiccava il contributo vacanze per il suocero (58 mila lire: sempre buoni per comprar le sigarette...), i «baroni» del Palazzo dei Normanni erano finiti per l'ennesima volta in prima pagina soltanto poche settimane fa. Grazie alla proposta di un esponente del Pd, Giovanni Barbagallo, di abolire l'accumulo di bonus supplementari dati in aggiunta all'indennità e ai benefit a quelli che hanno qualche carica. Cioè quasi i quattro quinti dei parlamentari isolani, che già incassano (per «nobile lignaggio»...) al netto quanto i senatori di Palazzo Madama. Rileggiamo il Giornale di Sicilia: «Ognuno dei due vicepresidenti incassa una indennità aggiuntiva di 5.149 euro lordi al mese. I tre questori si fermano a 4.962 euro ciascuno. I tre segretari del consiglio di presidenza hanno 3.316 euro e la stessa cifra guadagnano i 10 presidenti delle commissioni. I 23 vicepresidenti delle commissioni si fermano a 829 euro in più al mese mentre gli 11 segretari delle stesse commissioni ricevono 414 euro». Più i bonus ai capigruppo e agli assessori. Bene: in questo contesto già imbarazzante, spiccano i casi di deputati che, in smaccata violazione della legge nazionale, hanno contemporaneamente altri incarichi incompatibili. Esempi? Pino Federico, del lombardiano Mpa, che fa il presidente della «provincia regionale» (variazione delle province, sulla carta abolite) di Caltanissetta. Alberto Campagna, Pdl, consigliere regionale e comunale a Palermo. Davide Faraone, Pd, consigliere regionale e comunale a Palermo. Giovanni Greco, Pdl, consigliere regionale e comunale a Palermo.

Per non dire di Giuseppe Buzzanca, che mentre siede a Palazzo dei Normanni fa anche il sindaco di Messina e si è preso in giunta altri due deputati isolani. Il vicesindaco (nonché assessore alle Politiche Culturali) Giovanni Ardizzone e l'assessore alla protezione civile Fortunato Romano. Ed è proprio intorno a questi due che nasce il caso di cui parliamo. Escluso dall'Ars perché primo dei non eletti dietro Ardizzone, il casiniano Antonino Reitano va dall'avvocato Antonio Catalioto e presenta un ricorso: l'articolo 62, comma 3, della legge regionale 29/51, prevede infatti «l'incompatibilità del Deputato regionale con la carica di sindaco o assessore dei comuni con popolazione superiore a 40 mila abitanti o presidente ed assessore provinciale». Parallelamente, il legale presenta un ricorso identico contro Romano per conto del primo dei non eletti del Mpa, Santo Catalano.

Mesi di attesa e finalmente, alla fine del gennaio scorso, il Tribunale di Palermo decide: i ricorsi non sono manifestamente infondati. Meglio chiarire la faccenda una volta per tutte girandola alla Corte Costituzionale. A Palazzo dei Normanni sbuffano: vuoi vedere che la Consulta spazza via per sempre la comodità di tenere i piedi in più scarpe? Detto fatto, una maggioranza trasversale di destra e sinistra, ritrovando una magica coralità d'intenti assente in tutte le altre questioni, prende in contropiede i giudici costituzionali e allestisce in tutta fretta una nuova leggina. Che sempre in tutta fretta vota e pubblica sulla Gazzetta Ufficiale perché entri in vigore. Cosa di pochi giorni fa. E cosa dice questa leggina? Che «nel caso in cui venga accertata l'incompatibilità, dalla definitiva deliberazione adottata dall'Assemblea, decorre il termine di dieci giorni entro il quale l'eletto deve esercitare il diritto di opzione a pena di decadenza. Ove l'incompatibilità sia accertata in sede giudiziale, il termine di dieci giorni per esercitare il diritto di opzione decorre dal passaggio in giudicato della sentenza». Traduzione: l'Ars si riserva il diritto di decidere chi è incompatibile e chi no (cosa che ha mostrato di guardarsi bene dal fare) ma in ogni caso la decadenza dall'una o dall'altra delle cariche accumulate sulla base della legge nazionale non è affatto automatica.

C'è chi contesta questa procedura da signorotti medievali?Faccia causa. Ma sia chiaro: il deputato regionale condannato a mollare una delle poltrone potrà restare dove sta fino alla sentenza definitiva in Cassazione. Sapete quali sono i tempi della giustizia civile in Sicilia? Lo dice il Presidente della Corte d'Appello di Palermo, Armando D'Agati, nella relazione dell'anno giudiziario: 1.678 giorni. Trentuno più che nel 2007. Quattro anni e mezzo. Ai quali va aggiunto almeno un altro anno per la Cassazione. È vero che, teoricamente, se gli avvocati dei denunciati non facessero ostruzionismo, la procedura potrebbe essere accelerata. Ma non abbastanza da evitare un finale scontato: prima che arrivi la sentenza definitiva, la legislatura sarà finita. E il deputato siciliano grondante di poltrone potrà rivolgere ai suoi compaesani e a tutti gli italiani il suo distinto saluto: marameo".    Gian Antonio Stella

E mentre la crisi economica avanza e le famiglie stentano, loro come se vivessero in altro pianeta continuano ad aumentare i loro privilegi, proclamano rigore e tagli ma in effetti pensano ad altro. Maria Antonietta moglie del re di Francia luigi XVI, quando le riferirono che il popolo non aveva più il pane disse di dare loro le brioches, ma finì con la testa mozzata. Aspettiamo un altro termidoro, se il popolo ne prende coscienza.

lunedì 23 marzo 2009

Paternò ( CT ): Un Banditore a Caccia di Banditi

Col proprio fare figuratemente dinoccolato, scanzonato ed irriverente ha fatto il personaggio di se stesso. Ma è una voce squillante nel contesto senza forma della città. Le sue battutte in "vulgaris" bacchettano il potere e lo rendono inviso alla casta che non ama i clamori, specialmente quelli derisorii. Le sue esternazioni che abbiamo riportato su questo blog hanno avuto sicuro successo tanto da fargli attribuire il premio "Mico Tempio 2009"

sabato 21 marzo 2009

Paternò ( Catania ): Questa settimana tocca a te


Dopo le nuove, anche se ripetue, perfomance dei servizi sociali, non potevamo che ghigliottinare il neo assessore Marilina Cancelliere. Tutto ciò che aveva proclamato all'atto dell'insediamento puntualmente è stato inesorabilmente smentito. Una operazione gattopardesca? Stessa solfa in ogni caso. Questa settimana tocca a te. 

mercoledì 18 marzo 2009

Paternò ( Catania ) Evasioni e poi ..... evasioni ?

Riceviamo una mail semiseria di un nostro attento quanto assiduo lettore, attento al settore dei sevizi sociali, molto attento anzi, che pubblichiamo qua di seguito:

"Egregio dott. ADOMEX: 

 Viste le sue amicizie con il sindaco di Bafatà, desidererei che Ella si facesse carico di recapitare, per mio conto, una richiesta di consulenza di natura amministrativa. Tale richiesta così si articola:

Sono il presidente di una cooperativa sociale appaltatrice di un servizio ai bambini disabili in un comune della Sicilia (Italia). Fino ad oggi tutto è andato bene per i pagamenti delle fatture spiccate al Comune a fronte del servizio reso. Adesso, l’ufficio preposto all’emissione  del mandato di pagamento, mi richiede la presentazione delle fatture accompagnate dal DURC in originale e non più in autodichiarazione come è stato fatto fino ad adesso. Il problema è che non pago i contributi dei dipendenti da parecchio tempo e quindi non posso ottenere il DURC in originale. Morale della favola è che il Comune, fino a quando non produrrò la documentazione in originale, non farà più pagamenti.

 Domande:

1)      Cosa rischio per aver presentato autodichiarazione di regolarità contributiva (DURC) mendace?

2)      Cosa rischia il funzionario preposto del Comune al controllo della veridicità delle mie dichiarazioni?

3)      E’ vero che, secondo quello che c’è scritto nel capitolato d’appalto, l’ufficio dei servizi sociali dovrebbe revocarmi l’appalto perché non sono in regola con questo maledetto DURC?

4)      Come posso ovviare a questi problemi affinché si sblocchino i pagamenti delle fatture e quindi procedere al pagamento delle spettanze arretrate del personale?

 Illustrissimo dott. Kabron, sindaco di Bafatà, spero che l’esposizione dei fatti sia stata chiara e che affiori la drammaticità della situazione, per cui confido in una sua celere risposta restando a disposizione di eventuali chiarimenti che Ella vorrà richiedermi.

Egregio dott. Adomex, questo il contenuto della richiesta. Restando in attesa, cordialmente La saluto. Mastino".

Ora, se il tono è scanzonato, il problema appare serio. Abbiamo condotto una serie di informazioni informali e sembra che il nostro Mastino sia ben infornmato circa la seria probabilità che ad una delle cooperative che ha un appalto come prestatore di servizi presso il Comune di Paternò, sia stato bloccato il pagamento perchè non abbia prodotto l'originale del DURC, che è il documento rialsciato dall'INPS attestante i pagamenti contributivi dei propri dipendenti, necessario a tal fine da qualche anno. Ma delle domande che sorgono spontanee : L'ufficio si è accorto solo adesso della mancanza del documento ovvero prima ha acquisito solamente l'autocertificazione non ammissibile quale sotituto del DURC per i rapporti con la pubblica amministrazione? Se così fosse aggiungeremo al bianco lo splendore, tutti i rapporti sarebbero irregolari. Quali provvediementi ha assunto l'amministrazione comunale a seguito di questo controllo? Nessuno probabilmente, come sempre. Il neo assessore Cancelliere, che certamente sa, usa l'inerzia amministrativa per tirare a campare? Non risponde alle domande che provengono dai cittadini, questo lo sa fare bene.

Intanto la cooperativa in questione non ricevendo fondi non paga gli stipendi ai dipendenti da qualche mese.

I servizi sociali sono una autentica pentola a pressione che rischia di scoppiare e coinvolgere tutta l'amministrazione.

In mancanza di notizie ufficiali da parte dell'assessore al ramo, noi voce dei cittadini, ci vedremo costretti a chiederle ad altra autorità. Intanto si tira a campare con sprovvedutezza. 

 


Paternò ( Catania ) : MEGLIO LUI CHE IL PDL?

Sarebbe meglio l'on.le Laqualunque di altri che zampettano in questa città, almeno ha le idee chiare. Cetto Laqualunque for Major

martedì 17 marzo 2009

Paternò ( Catania ): Servizi Sociali, cambiano i suonatori ma la musica è la stessa


Dire che il settore dei Servizi Sociali del Comune di Paternò sia oramai il tormentone amministrativo, sembra un eufemismo oltremodo riduttivo. 
Malgrado il cambio di assessore e dei funzionari, avvenuto subito dopo l'arresto dell'assessore al ramo Frisenna, il sistema di gara rimane lo stesso, o meglio ad aggiudicarsi l'appalto è sempre la stessa associazione di imprese. Una situazione cristallizzata. Se si andasse ad indagare  nello score storico, salterebbe subito in evidenza che per anni la riconferma delle stesse imprese è cosa oramai assunta come fatto normale. 
Certamente i consigli del Sindaco di Bafatà, in Guinea Bissau, avranno sortito effetto. Ecco cosa suggeriva lo scienziato della difficile pratica delle turbative di gara agli amministratori di Paternò, riportiamo di seguito un pezzo della lettera dello stesso: 

"Più trasparente è la procedura di gara meglio viene. Invitare tutti, anche quelli che non ci sono, ma dare la possibilità di partecipare solo ad uno, o al massimo ad un altro che sa di perdere, poi si compensa più avanti. Come? Asinelli, mettendo dei tetti massimi di attribuzione dei vari punteggi.

Mi spiego meglio, dove vi accorgete che la caratteristica richiesta la possedete solo voi, non mettete nessun tetto all’attribuzione del punteggio massimo, in modo che raggiungerete un punteggio irraggiungibile per gli altri. Dove però sapete che in altri punteggi, diversi partecipanti, possono superarvi, mettete un limite pari al punteggio che anche voi possedete. Ed il gioco è fatto. Avete “ABBISSATU” (scusate il termine portoghese) la gara senza che nessuno potrà accorgersene".


Ecco proprio questa la ricetta, bandi sartoriali, come i vestiti su misura. Tetti massimi ad usum, attribuzione punteggi agli stessi secondo ricetta, esaltando il concetto di territorialità, e soprattutto, anzicché gare libere ad evidenza pubblica, trattative private. Invitate circa 40 imprese ma solamente due che partecipano. Ma nessuno si chiede come mai. Nessuno chiama le ditte non partecipanti per sapere quali siano i motivi che le portano alla non partecipazione . Ed il nuovo assessore Cancelliere (nella foto sopra) che fa? Silenzio sicuramente, ignavia forse, accondiscendenza passiva probabile. 

In questa fase vorremmo solamente chiederle, gentilissima assessore, chi ha redatto il bando? Chi ha scelto la formula della trattativa privata, ovvero sarebbe meglio definirla privatissima? 

Appena studiate le carte riprenderemo questo caso davvero interessante, anche in mancanza delle risposte  dell'assessore in questione, che certamente non ci risponderà o non ci potrà rispondere.


mercoledì 11 marzo 2009

POLITICA: INDIGNATEVI PURE

Qualche mese fa un neo deputato, nel fare un discorso da bar, ad alcuni che gli sottolineavano che lo “stipendio” era sproporzionato, rispondeva che in fondo in Italia e addirittura nel Mondo vi erano manager che percepivano somme molto più elevate, e che in fondo l’indennità parlamentare era bassa rispetto al posto occupato.
Noi, prima di iniziare ad affrontare di nuovo questo argomento vorremmo fare chiarezza sulle cifre ufficiali percepite dai nostri parlamentari di Camera e Senato, poi dei costi generali della politica e del disagio dei cittadini. E vorrei ulteriormente chiarire, che questa non è propaganda politica in favore o contro nessuno. Sono, però, perfettamente d'accordo con l'idea che gli stipendi dei politici italiani siano spropositati e che il numero di deputati e senatori (945 più quelli a vita) sia assurdamente consistente, a maggior ragione se rapportato a quello di altri stati. Ma credo che le iniquità e le assurdità non si debbano combattere usando dati falsi: bastano, e avanzano, già quelli reali. Oltretutto, cominciare qualsiasi iniziativa su una bugia significa offrire il fianco all'avversario, dandogli facile appiglio per screditare l’assunto.
Da fonti ufficiali di Camera e Senato: i nostri parlamentari percepiscono 15.237 euro mensili netti (qualcosa in più per i senatori) voci suddivise tra indennità, diaria, spese inerenti il rapporto con gli elettori, più 3.995 euro trimestrali per rimborso spese di trasferimento (taxi etc.), 3.100 euro annui per viaggi all’estero, 3.098 euro annui per spese telefoniche, per i senatori queste ultimi rimborsi si moltiplicano per tre ed oltre. TESSERA DEL CINEMA gratis, TESSERA TEATRO gratis, PISCINE E PALESTRE gratis, TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis, CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis, FS gratis, RISTORANTE a 2 euro, BIGLIETTI AEREO gratis. SPESE POSTALI gratis. Gratis per loro naturalmente, ma le spese sono a carico del contribuente. Tutto costa. Questa la situazione reale, di coloro che “strictu sensu” non rappresentano nemmeno il popolo, essendo stati nominati dalle segreterie di partito.
Ma quanto producono questi sedicenti manager per la collettività? Nulla ad interpretare il pensiero del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, anzi per “lui” sono del tutto inutili, forse anche fastidiosi. Non dovrebbero parlare per non far perdere tempo al Governo per la missione che deve compiere, addirittura non dovrebbero neppure votare: «Proporrò - dice - una legge popolare per dimezzare il numero di parlamentari», ed ancora, secondo Berlusconi, per snellire le procedure e adeguare i tempi del Parlamento all’attività di governo si dovrebbe «riconoscere il voto di un partito nel voto del capogruppo». Altro che manager questi parlamentari, una palla al piede secondo il Capo. D'altronde lo aveva detto prima delle elezioni che sarebbero bastate solamente trenta persone per lavorare in Parlamento, ora neppure di queste c’è bisogno. Quindi a parte l’indignazione del sentimento popolare per gli stipendi abnormi dei parlamentari, anche il “Principale” che senza dubbio ha dimostrato in questi anni di saperlo ben interpretare, sottolinea a più riprese, quello che è diventato un imbarazzante problema, e vuole concretizzare questi sentimenti con leggi che gli stessi onorevoli peones dovranno votare. Li considera, probabilmente anche “lui” tanti magnaccia. Non si cercano i voti, non spendono soldi per la campagna elettorale, non hanno legittimazione popolare, pensa a tutto “lui”, per cui ne può fare anche a meno, e non solo “lui”. Certo sarà dura per chi, abituato alla vacanze romane, deve tornare a tirare la carretta, ritornare fra i comuni mortali a lottare nel quotidiano, pur percependo la lauta indennità di fine mandato e l’assegno vitalizio per il “non lavoro” svolto.
Molto, troppi soldi, a giudicare dal contenuto dei messaggi che circolano da tempo non solo nella rete. Ciò che conta è che, comunque, il messaggio è una fotografia di una realtà: quella della disparità dei trattamenti. Una volta, un pensionato "sociale", che aveva letto un articolo in cui si parlava dei milioni che i personaggi pubblici spendono per la cura del proprio corpo, disse che era "una vergogna", che i giornali disquisissero su questioni simili, quando c'è gente che muore di fame. "Come si fa - scrisse - a preoccuparsi se un tale deputato o tale ministro spende 500 euro al giorno al centro di bellezza, quando io, e tanti come me, non le prendono neanche in un mese, 500 euro?". Già, come si fa.
A condire il tutto ci si mette pure l’on.le Emerenzio Barbieri, che in un suo sconcertante intervento alla Camera si lamenta della disparità di trattamento tra senatori e deputati. Ogni commento è vano. Riportiamo qui sopra il video in questione sicuro che vi indignerete anche voi ad accertare chi sono i nostri rappresentanti e di cosa si preoccupano,vi lasciamo alla visione.

domenica 8 marzo 2009

Tagliare gli Stipendi d'oro ai Politici Superpagati mentre la popolazione soffre



(da "la Repubblica.it)
Tagliarsi lo stipendio. Per lanciare un segnale in questa tempesta. Il Palazzo adesso ne parla. Un po' per l'imbarazzo crescente di fronte alle migliaia di nuovi disoccupati, alle famiglie sul lastrico, all'esercito di cassintegrati. Un po' per lo spettro del "forcone" lì fuori, che puntuale turba i sonni degli onorevoli in ogni momento di crisi. E questa è crisi nera.  "Il momento è grave, usciamo dalla retorica e versiamo tutti il 25% della nostra indennità base ad un fondo di solidarietà per l'intero 2009. Consegneremo l'elenco delle adesioni ai presidenti di Camera e Senato e poi si vedrà che fare". La platea chiamata in causa è quella dei 952 parlamentari nazionali, dei 78 europei (da giugno saranno 72) e dei 1.129 consiglieri regionali.  Per poi coinvolgere magari sindaci e presidenti di Provincia. "Se tutti aderissero, con 2.500 euro a testa, arriveremmo quasi a 6 milioni di euro al mese. Lo so che adesso i colleghi mi odieranno, ma dobbiamo provarci". Vita è convinto che non si possa più "restare a guardare, è l'ora di agire, di fare qualcosa di concreto e per questo ci muovere anche noi al Senato". Francesco Boccia, economista e deputato Pd, ha presentato un ddl di revisione dei vitalizi e delle pensioni dei parlamentari: "Non possiamo chiedere sacrifici se non siamo i primi a farli, altrimenti perderemo ogni credibilità". 
Lo spunto, va detto, lo stanno dando in questi giorni alcuni amministratori locali. Dai consiglieri provinciali della Volkspartei che a Bolzano hanno deciso due settimane fa di tagliarsi di 600 euro al mese l'indennità (di 6.300 euro) per devolvere le relative somme ad associazioni benefiche, al sindaco di Finale Emilia, Raimondo Soragni, che si è decurtato lo stipendio del 50% (da 2.000 a 1.000 euro). Piccole cose, certo.  L'idea adesso rimbalza a Roma, raccoglie consensi ma anche veti. "Diffido dai gesti simbolici, ma il tema dei costi della politica sta diventando fondamentale ed è fondamentale affrontarlo" dice Marco Follini che la scorsa settimana dalle colonne del "Riformista" ha suggerito una ricetta analoga per i rimborsi elettorali: "Se operassimo un taglio lineare a tutte le voci di spesa - emolumenti, rimborsi, editoria di partito - allora la proposta di razionalizzazione sarebbe ragionevole". E così pure Helga Thaler, senatrice Svp, forte dell'esempio dei "suoi" consiglieri in Trentino Alto Adige: "È giunto il momento di dare l'esempio anche a Roma, tendere una mano a chi è in difficoltà".  Ma il centrodestra stronca il progetto sul nascere, altro che operazione solidarietà bipartisan. "Il nostro compito è fare buone leggi e arginare in Parlamento la crisi, non creare fondi per chi perde il lavoro - taglia corto il vicecapogruppo Pdl alla Camera, Italo Bocchino - . Detto questo, personalmente sarei disposto a cedere anche il 50% in favore di chi è in difficoltà. Ma non è con misure come questa che si risolvono i problemi".  Anche perché, rincara dal Senato il suo omologo Gaetano Quagliariello, "è una proposta priva di qualsiasi portata, politica o solidale che sia: serve solo a farsi propaganda. La dimensione della solidarietà, della carità, è strettamente privata, la si esercita lontano dai riflettori. Non è questo che i cittadini si attendono da noi".  E fuori dal Parlamento la musica non cambia. Giuseppe Castiglione (Pdl) ha appena lasciato lo scranno dell'europarlamento per la presidenza della Provincia di Catania: "Il Pd non va lontano con proposte come questa. Io ho ridotto da 15 a 9 gli assessori, ho tagliato dieci dirigenti, risparmiato 1 milione in collaborazioni esterne. Lasciando Strasburgo ho rinunciato a 12 mila euro al mese, ora ne guadagno 6.400. Dovrei tagliare pure quelli?" Un ragionamento supponente di cui vergognarsi e che offende la tanta, troppa gente che vive sotto la soglia della povertà !!!



venerdì 6 marzo 2009

Paternò (Catania)- L'MpA impone il Lo Faro bis

Era l'ipotesi più remota. Nella mattinata di ieri sembrava fatta per la Presidenza Venora. Forza Italia si era riunita la sera prima, in una riunione molto nervosa alla fine aveva scelto la via più autorevole, quella di fare votare il proprio capogruppo Daniele Venora, scartando l'ipotesi dell'autodesignazione di Chisari, ritenuta assolutamente non proponibile stante l'inadeguatezza e l'inaffidabilità dello stesso, così come affermano voci del partito azzurro condivise oggettivamente. Chisari, anche se politico di lungo corso, non viene considerato tra i più bravi forzisti, il fallimento della sua esperienza di assessore nella prima giunta Failla, oltre che l’esercizio politico fatto nella prima repubblica, quando a seguito di fatti imbarazzanti  legati ad alcuni arresti per tangenti dichiarò la propria estraneità all’ambiente perché fortemente scosso ed impaurito, pesano come macigni, ma questa è altra storia.

Alla fine Forza Italia cede alle pressioni che arrivano dall'alto, e malgrado la forte contarietà dei vertici locali, è costretta a subire lo smacco.

L’MpA  impone di nuovo il Presidente uscente Lo Faro. Ma nella votazione si riscontrano 7 franchi tiratori. Failla dichiara sottovoce che almeno 5 di questi siano di FI, sottolineando la serietà di comportamento di AN. Anche i rappresentanti dell’UDC stigmatizzano tale comportamento.

Adesso vedremo come si comporrà l’accordo complessivo, se il Movimento del Presidente della Regione sarà ammesso al tavolo che conta, se i nuovi equilibri regionali influiranno nella conduzione politica locale, e se la tesi dei falchi di FI che prevedeva l’esclusione degli autonomisti dalla "politica che conta" sia ancora attuale ovvero ingoieranno il rospo attendendo tempi migliori, tutto in proiezione 2012.

martedì 3 marzo 2009

Paternò: E' ora di smetterla !!!

Chi siamo, da dove veniamo e dove andremo. Ogni settimana in trepida attesa dello stillicidio di notizie. Una invettiva unilaterale senza possibilità di contraddittorio. Un uso indiscriminato di notizie tratte da atti giudiziari e artigianalmente arricchite con storie personali anacronistiche che non interessano a nessuno. Questo il mestiere che esercita il direttore, che non citiamo per evitare ....., del settimanale MAGMA. Quale può essere il fine non ci è dato sapere. In un momento in cui il nostro paese è attanagliato da una crisi economica senza precedenti, dove la disoccupazione cresce tutti i giorni, non abbiamo certamente il bisogno di vederci propinare pseudo-scandalismi scopiazzati e commentati da rapporti di PG e tratti da intercettazioni telefoniche. Altri sono i problemi seri che devono essere affrontati, quelli che interessano la gente che stenta quotidianamente a far quadrare il proprio bilancio.
Come abbiamo sempre sottolineato ci sembra uno scandalo già questo, l'uso indiscriminato per fini di lotta politica delle stesse con l'aggravante poi di usarne solo determinati pezzi che scollegati dal contesto generale ingenerano nel lettore erronee convinzioni.
Noi censuriamo tali comportamenti e plaudiamo la iniziativa governativa del blocco della diffusione degli atti giudiziari che devono servire solo agli inquirenti per fare luce su fatti penalmente rilevanti e non a giornalisti che per vendere molto di più le usano come richiamo scandalistico.
Ora che questa pratica di questa turpe consuetudine termina vorrei capire quale mestiere andranno a fare tutti questi giornalisti che per professione hanno fatto gli avvoltoi.

domenica 1 marzo 2009

Politica: Il Lombardo Pensiero - MpA erede moderno della tradizione D.C.

Che cosa è l’MPA ? Un ennesimo partito post-ideologico? Un movimento d’appoggio della Lega al Sud ? La sigla casalinga di Raffaele Lombardo? Una congrega di furbacchioni che vuole speculare sulle contraddizioni politiche insite nel progetto berlusconiano del PDL ? 
Sono queste le domande che si affollano nella mente di un osservatore, constatando l’incremento di adesioni che l’MPA 

registra in tutta Italia – evidente nel congresso in corso - addirittura pure a Milano.
Mentre Pier Ferdinando Casini ed i Popolari del PD almanaccano sulla possibilità di dar vita ad un partito di sintesi nazionale post moderno, stile l’israeliano Kadima. O mentre si ragiona su  una ipotetica formazione del Centro politico che, ispirandosi ai valori sociali della Chiesa, possa intercettare i prevedibili sfrangiamenti elettorali che la crisi economica, prima o poi, dovrà provocare. 
Ecco, mentre nei “palazzi bizantini” della neonata terza repubblica si continua a “ragionare”, Raffaele Lombardo e Vincenzino Scotti hanno creato – come lo chiamano loro - il “partito delle autonomie regionali”. Ossia un partito che sia la somma di più realtà politiche regionali autonome. Il federalismo come opzione strategica e la risoluzione dell’annosa questione Meridionale come occasione economica per rilanciare l’Italia in Europa e nel Mediterraneo. E anche la sua unità politica. Riattivando la voglia dei territori 

regionali di continuare a stare ancora insieme, ma lealmente. Tagliando gli istinti predatori di un certo capitalismo del Nord-Italia, e relegando nel dimenticatoio una certa parte di classe dirigente meridionale imbrogliona ed inconcludente. 
Insomma, una novità. Che gli scettici potranno semplificare, brutalmente, spiegando che si tratta di una mera operazione di marketing . Sottolineando che alla fine ci si trova di fronte, per lo più, ad una semplice operazione di franchiising politico, magari dal sapore originale, perchè  gestito da gente del sud.

Ed invece l’MPA è nipote della filosofia politica che ha generato la grande “balena bianca”, la DC “che tutto teneva”: solidarietà socialità e sapienza del potere; democrazia progressiva e conservatorismo dei valori. E potrebbe  anche essere , un po’, figlio dell’esperienza e delle ampie vedute del CCD e dell’UDR di cossighiana memoria. 
Vediamo allora, in dettaglio, alcune indicazioni politiche che stanno emergendo dal congresso in 
Vincenzino Scotti ha subito puntualizzato che il movimento ha una ispirazione liberale, e niente affatto liberista. Additando la “globalizzazione dei mercati”, “senza regole politiche nazionali ed internazionali”, come l’inevitabile matrice della crisi economica internazionale. La pretesa della Finanza di voler sopravanzare il ruolo legittimo delle istituzioni democratiche, in ogni dove,volendo essa indicare al mondo le vie dello sviluppo, del futuro. Di un futuro che prevedeva la marginalità della politica. E invece è oggi chiaro a tutti che senza la forza della politica legittimata dalla democrazia l’Occidente da questa crisi non può che uscire con le ossa sane. Altrimenti come spiegare la novità del fenomeno Obama?
Lombardo ha rincarato la dose contro l’economia ”del profitto a tutti i costi e senza responsabilità nei confronti dei territori”, indicando la correlazione esistente tra questo modo disinvolto di pensare all’economia, come un mondo di consumi punto e basta: il cui primo risultato è la progressiva distruzione dell’ecosistema ambientale, che cammina di pari passo con il degrado civile dei territori e delle loro popolazioni. 
Lombardo, a tal proposito, ha fatto due esempi concreti, strappando ovazioni alla platea congressuale. 
Anzitutto, lo sfregio ambientale provocato in alcuni territori siciliani dalla disinvolta e  sparagnina gestione degli impianti di raffinazione del petrolio con un profilo ambientale pesante. Senza che mai nessuno di questi inquinatori pensasse di chiedere scusa per i danni epocali prodotti a danno delle popolazioni. Senza che mai si parlasse di legittimo risarcimento, ne’ tantomeno ne giungesse alcuno. E peggio, senza che mai la classe dirigente siciliana chiedesse a qualcuno – multinazionale o governo centrale - conto e ragione di questo disastro perpetrato. Non dovrà mai più accadere, si è impegnato Lombardo.
Poi, il leader dell’MPA ha parlato del montante degrado civile, che trae anche origine dall’incrociarsi di più crisi: l’economica, quella del modello famiglia degli anni 2000,  quella dei ritardi e delle inefficienze della scuola pubblica. Ma mentre padri, madri, insegnanti e professori provano, comunque faticosamente, ogni giorno, ad onorare il loro impegno educativo e formativo, la pubblicità e le Tv distruggono la loro funzione proponendo ai giovani modelli comportamentali e sociali devastanti. Siamo sommersi ed aggrediti  da una valanga di “reality” e altre pessime trasmissioni   di egual genere, a cui basta solo un ora di messa in onda per distruggere tutto il lavoro positivo di cui genitori ed insegnanti si sono fatti carico in settimane e mesi di duro impegno.
E veniamo alla conclusione del Lombardo-pensiero: le colpe di questo folle andazzo è tutta dell’assenza della politica vera. Peggio di una classe politica che ha pensato solo ai suoi affari,costituendosi in casta, restando programmaticamente subalterna a qualunque volere dei grandi interessi economici, o piegandosi acriticamente alle esigenze strumentali di autoreferenziali  governi centrali.
 Oggi la politica - ha rilevato Lombardo – è popolata da partiti leaderistici che non praticano la democrazia interna, ne’ rispettano l’autonomia e le esigenze dei territori locali. Partiti, che formano le loro classi dirigenti indipendentemente dal consenso reale di cui è titolare solo la gente. Partiti che intendono determinare e pianificare tutto: da chi deve fare il consigliere di quartiere, sino alle massime cariche nazionali. Uccidendo,così, la passione civile e politica dei cittadini. Fagocitando il loro disprezzo per l’impegno politico. Permettendo in tal modo ai soggetti economici, alle mafie, alle terribili ed immutabili burocrazie, agli imbroglioni di tutte le risme, di far andare in malora la qualità e l’efficacia dei servizi pubblici e della pubblica amministrazione.
Ecco perché per Lombardo la vicenda della riconversione all’efficienza e trasparenza della Sanità in Sicilia , è la madre di tutte le battaglie politiche. Ecco perché, l’operato dell’Assessore Massimo Russo è una battaglia politica dalla quale l’MPA non intende recedere. E’ la cartina tornasole che il cambiamento politico in Sicilia è possibile. La prima prova concreta che gli imbroglioni, i malavitosi, gli speculatori, gli incapaci ed il malaffare, in Sicilia possono essere messi in un angolo. Che la politica espressa dai cittadini, possa gestire la pubblica amministrazione in modo efficiente e corretto, rispondendo anzitutto alle esigenze delle popolazioni locali. 
Lombardo ritiene che sulla base di questa linea politica, un partito federalista che sia la somma di tanti partiti regionali autonomistici, attestati su questi principi, possa riattivare la passione civile e politica delle popolazioni locali interessate a determinare i prima persona lo sviluppo del futuro, loro e delle generazioni a venire.
Una strategia ed un impegno non semplice, che dovrà contare sul determinante aiuto della provvidenza divina. Anche perché questo progetto politico può essere ben compreso dalla gente, crescere e  vincere in tutta Italia, proprio grazie al radicamento diffuso dei valori cristiani. Radicati in Italia sia nell’animo dei singoli come in quello delle famiglie.
Insomma con l’MPA ritornerebbe quella circolarità della filosofia politica che ha fatto grande la DC, che riusciva a coniugare le diversita’ fra il lombardo Marcora e Andreotti e Fanfani; Aldo Moro e Gabrio Lombardi; la Cisl di Macario e Carniti, e gli esponenti nordisti della Confindustria. La storia e l’esperienza, in definitiva della prima repubblica. Uno stato, una nazione, dove bene o male la prevalenza della politica democratica ha garantito un tasso di democrazia economica e politica di qualità, che gli osservatori europei hanno sempre riconosciuto.

(S.I.)