martedì 29 aprile 2008

iERI SI E' INSEDIATO IL PRESIDENTE DELLA REGIONE LOMBARDO, OGGI SI INSEDIA IL PARLAMENTO ITALIANO


Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, si è insediato ieri mattina a palazzo d’Orleans. “Lavorerò con consapevolezza delle difficoltà, ma anche con ottimismo e in sintonia con il parlamento regionale, gli amministratori locali, il governo nazionale e le istituzioni europee, nel rispetto dell’unità del Paese secondo un principio di sussidiarietà e solidarietà”. Tra le priorità che il neopresidente ha sottolineato c’è l’impegno contro la criminalità mafiosa in collaborazione con forze dell’ordine e magistratura per assicurare efficienza e trasparenza nell’azione amministrativa. “La Sicilia - ha sottolineato Lombardo - sta registrando ottimi risultati sulla strada della lotta alla malapianta della mafia grazie alla reazione coraggiosa di imprenditori e cittadini. La pubblica amministrazione deve dare esempio di efficienza e correttezza”.
Lombardo ha ribadito “la necessità di un forte impegno per una fiscalità speciale per fare decollare lo sviluppo dell’Isola nei vari settori dell’economia, dall’industria ecocompatibile, all’agricoltura, al turismo, alla ricerca e alle infrastrutture”. A questo proposito, il presidente auspica una riforma della legislazione per snellire la burocrazia e renderla facilmente applicabile. Il presidente della Regione, infine, ha parlato del ruolo della famiglia quale punto di riferimento di ogni azione di governo. Alla cerimonia d’insediamento erano presenti gli ex presidenti della Regione Salvatore Cuffaro, Giuseppe Provenzano, Matteo Graziano, Francesco Martino, Calogero Lo Giudice, Mario D’Acquisto, Mario Fasino, Vincenzo Giummarra, l’ex presidente dell’Ars Paolo Piccione, i coordinatori regionali, Angelino Alfano (FI), Pippo Scalia (AN), Turi Grillo (Democratici Autonomisti), i senatori Giovanni Pistorio (MPA) e Raffaele Stancanelli (AN), i segretari regionali Saverio Romano (UDC), Gino Ioppolo (La Destra), Arnaldo Rao (Fiamma), l’onorevole Lino Leanza (MPA), che nella qualità di presidente ha passato le consegne a Lombardo, il candidato presidente Ruggero Razza, il Sindaco Diego Cammarata, il presidente della Fondazione Banco di Sicilia, Gianni Puglisi, Don Perrelli, ispettore dei salesiani e Don Benedetto Sapienza con una delegazione di bambini della comunità Santa Chiara.
Nel salutare i presidenti uscenti, Lombardo ha ricordato Vincenzino Leanza, Rino Nicolosi e Piersanti Mattarella. Inoltre, prima dell’insediamento Raffaele Lombardo ha fatto visita all’onorevole Giuseppe Alessi, che il 29 ottobre compirà 103 anni.

lunedì 28 aprile 2008

TERREMOTO ROMANO DOPO 30 ANNI CROLLA IL SISTEMA DI POTERE ROSSO: ALEMANNO SINDACO DI ROMA


«Questa lunga battaglia si è conclusa con la nostra vittoria. Quando si vince bisogna essere generosi. Sarò sindaco di tutti i romani». Queste le prime parole di Gianni Alemanno dopo la vittoria. «Il dato è ormai consolidato, Roma comincia una nuova fase e si volta pagina. Da domani sarò al lavoro per la città», ha aggiunto il neo sindaco. «Non ha vinto una parte, ma ha vinto tutta Roma», ha continuato Alemanno.

«Garantisco che sarò il sindaco di tutti senza divisioni o pregiudizi», ha detto ancora il candidato del Pdl durante la prima conferenza stampa dopo le elezioni nel suo comitato in via Salandra. «Ringrazio coloro che mi hanno votato e anche coloro che non mi hanno votato».

«Roma è una città fantastica. Dedico la vittoria a Tony Augello (capogruppo di An in Campidoglio scomparso nel 2000 ndr) e a Gianfranco Fini», ha aggiunto Alemanno.

«Sicurezza, lavoro e socialità saranno le mie tre parole d'ordine per cominciare ad amministrare la città», ha sottolineato ancora il nuovo sindaco. «La mia sarà una Roma più sicura, più partecipata, con più rispetto nei confronti dei cittadini, con dinamiche di sviluppo più profonde e nette e con molta socialità, perché dovremo rispettare i diritti sociali di tutti i cittadini - ha proseguito -. Voglio una città veramente europea e mediterranea».

«Non sta a me dirlo. Certamente è un risultato che va al di là degli schieramenti
tradizionali e che apre una fase nuova che archivia almeno gli ultimi venti anni di contrapposizioni», ha poi risposto Alemanno alla domanda se ritenga questo risultato più importante della vittoria del Pdl alle ultime elezioni politiche.

Gianfranco Fini: "L'aggettivo 'storico' viene spesso abusato, ma in questo caso lo possiamo davvero usare".

''Da patriota padano dico ai Romani: onore al merito, per essere riusciti a dare - democraticamente - una simile bastonata alla superlobby affaristica di centrosinistra, che occupava da troppi anni il Campidoglio. Questo voto dimostra chiaramente che il popolo di Roma e' di ben altra pasta rispetto alle squallide, eterne cariatidi del vecchio sistema del potere centralista. Questa vittoria popolare, per noi Padani, si arricchisce di un dato beneaugurante: un sindaco di Roma - finalmente ! - con un bel cognome nordico, una faccia onesta e simpatica e, al collo, il simbolo dei nostri antenati Celti''. Lo afferma l'europarlamentare leghista Mario Borghezio.
Il dato politico va oltre il valore delle comunali. Trent'anni di amministrazione e di sistema di potere "sinistro" vengono spazzati via come se nulla fosse. La sinistra deve interrogarsi sui fallimenti a catena. E adesso il destretto federale per Roma Capitale.

domenica 27 aprile 2008

Il Cavaliere sigla l'intesa con la Lega per i nomi del Governo

Lo spadone della Lega si abbatte sul simbolo vivente del «volèmose bene»: Gianni Letta. Berlusconi rifiuta di prendersi Calderoli come vice-premier? Bossi china la testa, ma a patto che nemmeno Letta ricopra quel ruolo. E pareggia il derby Milano-Roma.

Dunque, Berlusconi non avrà un vice. O meglio, Letta continuerà a svolgere quel ruolo che ricopre da sempre (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), con il personale prestigio che gli deriva dalla simbiosi col Cavaliere, ma pure dall’avvolgente trama di relazioni che ha saputo tessere, perfino a sinistra. Proprio questo suo «fair play» ha finito per trasformare lui, l’Ambasciatore talmente schivo che non ha mai rilasciato una sola intervista, nel parafulmine della Lega. E non solo di Bossi. Pure An aveva mostrato, nei giorni scorsi, di non gradire un ruolo politico per questo personaggio tutto sommato estraneo ai partiti, al loro sistema di lealtà reciproche. Chissà, forse non ha torto chi sostiene che in fondo a Letta non spiace restare semplicemente un «tecnico» al servizio delle istituzioni.

A questo punto i giochi sono fatti, le poltrone importanti risultano tutte «battezzate». Ora Berlusconi ha una decina di giorni per sistemare le rimanenti caselle del governo: ministri senza portafoglio, vice-ministri e sottosegretari. Assisteremo a liti e sgomitamenti, pianti e proteste, ma certo non è una missione di quelle impossibili. L’ultimo vero inciampo il Cavaliere lo ha scavalcato ieri, accordandosi con Bossi e gettando le basi per una pace durevole con i «lumbard». Pendeva il caso Calderoli, del quale non era ben chiaro il destino. Si era parlato di lui quale possibile vice-premier, in coppia con Gianni Letta. E come sempre, alla vigilia di incontri risolutivi, il Senatùr aveva dato segni di nervosismo. Bastava aprire ieri mattina la «Prealpina» per leggere sue minacciose espressioni tipo: «Berlusconi tergiversa, con Letta cerca di fare qualche vecchio giochetto democristiano. Ma il coltello dalla parte del manico ce l’abbiamo noi...».

Questo in pubblico. A quattr’occhi, invece, è filato tutto liscio. Anzi, si può dire che nella sostanza l’ha spuntata Berlusconi. Astutamente s’è recato lui da Bossi (non viceversa) nella tana leghista di via Bellerio, un onore che non riservava al Carroccio dal lontano ‘94. Ha ribadito di non volere Calderoli come vice. Si spenderà per trovargli un ruolo alternativo. L’ipotesi, da verificare nelle prossime ore, consiste nel farlo ministro per l’Attuazione del programma. In pratica riceverebbe una scatola vuota da riempire sottraendo deleghe agli Affari regionali (in predicato è il forzista Fitto) e soprattutto alle Riforme, cioè proprio il ministero di Bossi. Il leader della Lega si occuperebbe dell’unica cosa che davvero gli preme, da quando è entrato in politica: il federalismo.

Ricapitolando, la nomenklatura del nuovo potere è la seguente: Berlusconi presidente del Consiglio, Fini della Camera, Schifani del Senato. Gasparri capogruppo Pdl a Palazzo Madama, Cicchitto a Montecitorio (con Rotondi che prova a insidiarlo). Frattini ministro degli Esteri, Maroni all’Interno, Vito alla Giustizia, La Russa alla Difesa, Tremonti all’Economia, Scajola alle Attività produttive (inglobano Sviluppo e Comunicazioni). Quindi Mariastella Gelmini titolare dell’Istruzione (ma anche di Università e ricerca), Zaia dell’Agricoltura, Matteoli delle Infrastrutture (comprendono i Trasporti), Fazio alla Salute (verrebbe «spacchettata» dal Welfare). Tra i ministeri con portafoglio restano da attribuire l’Ambiente (Prestigiacomo? Brambilla?), i Beni culturali (Bondi o Bonaiuti), ma soprattutto il Welfare, tenuto in caldo per Alemanno se dovesse perdere la gara con Rutelli a Roma. Se invece dovesse farcela, sono in pista due donne di An, Meloni e Poli Bortone. Gli ultimi nodi verranno sciolti martedì.

mercoledì 23 aprile 2008

GOVERNO, FORMIGONI RESTA IN LOMBARDIA


“Trenta minuti di faccia a faccia con Silvio Berlusconi a Villa San Martino e dopo, la faccia di Roberto Formigoni è quella che è: ‘Tutto bene, tutto bene’. E invece – scrive LA STAMPA – bene niente per il governatore della Lombardia che gira mezz’ora in auto per la Brianza prima di tornare in ufficio, telefonino spento, umore assai acceso. La sintesi di quei trenta inutili minuti ad Arcore, la trova Maria Stella Gelmini, coordinatrice di Forza Italia in Lombardia: ‘Lo sapevano tutti e due qual era la situazione’. La situazione era che Roberto Formigoni al suo secondo mandato al Pirellone, si sentiva pronto per scendere in campo anche a Roma. Pronto a fare il presidente del Senato, il ministro degli Esteri, andava bene anche quello delle Attività produttive, ultima richiesta messa sul piatto. Richieste bocciate una ad una dal futuro presidente del Consiglio che non vuole rischiare nuove elezioni, con la Lega che corre e macina voti al Nord, ministeri pesanti e pure le mani sulla Lombardia: ‘Mi affido al tuo senso di responsabilità, la gente non capirebbe se si tornasse a votare tra pochi mesi’. C’è tempo appena per un caffè. Amaro nonostante lo zuccherino di Silvio Berlusconi: per Formigoni un incarico importante nel Partito delle libertà, magari la vicepresidenza accompagnata da quella vaga promessa: ‘Tra due anni, alla fine del mandato in Lombardia, potresti entrare nella squadra di governo’. (...). Chi lo vede, racconta tutta l’amarezza di Silvio Berlusconi dopo il faccia a faccia: ‘Guarda che parte mi tocca fare, devo già accontentare tanta gente e mi tocca discutere con Formigoni’. Chi lo vede e gli parla, racconta le multiple arrabbiature del Governatore della Lombardia, in questa giornata iniziata male e finita peggio. Iniziata con Umberto Bossi che da Varese gli sega le gambe: ‘Formigoni rimane al Pirellone. Berlusconi ha paura della reazione della gente se il Presidente della Lombardia va direttamente a Roma. Se facciamo le elezioni a ottobre rischiamo la divisione tra alleati’. Roberto Formigoni incassa la dichiarazione via agenzia e replica: ‘Il mio futuro politico lo decidiamo io e Berlusconi, non Bossi’. Il viaggio ad Arcore è un calvario. Berlusconi ha già deciso. Gianfranco Fini a Porta a Porta liquida l’argomento: ‘Formigoni rimane in Lombardia’. Il Governatore replica a muso duro: ‘Non decide lui’. Fini giura di essere stato frainteso. (...) Roberto Castelli della Lega era dato come probabile successore di Formigoni. Sarà quasi sicuramente viceministro alle Infrastrutture. Comunque vada, con lui la Lega cade in piedi: ‘Non è che avendo vinto in tutto il Nord, si azzerano le cariche istituzionali. Per noi quello con la Regione Lombardia è solo un appuntamento mancato, se ne riparlerà tra due anni. Quanto a Formigoni, non mi sembrava che ci fosse spazio per le sue legittime aspirazioni. E comunque sono affari interni a Forza Italia’”.

martedì 22 aprile 2008

NECROLOGIO

Cav.: Sicurezza, federalismo fiscale e due veneti al governo

Uno dei primi provvedimenti del governo Berlusconi sarà incentrato sulla sicurezza, “immediatamente dopo” saranno posti all’ordine del giorno i problemi del federalismo fiscale e di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”. Al termine dell’incontro col governatore del Veneto, Giancarlo Galan, Silvio Berlusconi indica due tra le priorità che attendono l’esecutivo. Due punti fermi utili a rassicurare Galan e le istanze autonomiste del Nord, ma anche - col riferimento alla questione sicurezza, balzata nei giorni scorsi sulle prime pagine dei giornali - a tirare la volata di Gianni Alemanno a Roma contro Francesco Rutelli. Un appuntamento fondamentale in vista del quale i leader si mobilitano: giovedì Berlusconi e Gianfranco Fini saranno a Piazza Navona per trainare la rincorsa di Alemanno (e quella di Alfredo Antoniozzi su Nicola Zingaretti per la Provincia di Roma). Dall’incontro tra Berlusconi e Galan è emerso che il governatore veneto non farà parte dell’esecutivo, ma la Regione da lui amministrata “avrà una forte rappresentanza al governo”. Vi saranno “almeno due ministri veneti e una significativa componente fra i viceministri e i sottosegretari”, ha chiarito Berlusconi. Che domani incontrerà il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Le richieste di Formigoni sono note: presidenza del Senato - anche se in pole position appare l’ex capogruppo azzurro a Palazzo Madama, Renato Schifani - o ministero di “peso”. Altrimenti Formigoni rimarrà al Pirellone fino al 2010, scadenza naturale del mandato. Ma - ha avvertito oggi il Cavaliere intervenendo telefonicamente al Mediolanum Market Forum - “nulla è deciso, ci saranno sorprese”. Insomma, il Cavaliere non conferma le indiscrezioni secondo cui il toto-ministri starebbe per concludersi: “Stiamo sentendo tutti, ma deciderò io negli ultimi giorni utili e poi, da presidente del Consiglio incaricato, presenterò la proposta al presidente della Repubblica”.

Una prudenza legata probabilmente all’esigenza di formare un governo che sia funzionale all’obiettivo di realizzare il programma, invece alle esigenze delle diverse componenti della coalizione. Ma anche all’intenzione del Cavaliere di non irritare il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, anticipando i nomi che il Quirinale dovrà vagliare. Sul versante della possibile delegazione leghista al governo, il tam-tam amplificato dai giornali accredita Roberto Maroni al Viminale, dove è già stato nel 1994, Umberto Bossi alle Riforme e Luca Zaia (vicepresidente delle Regione Veneto e assessore alle politiche dell’agricoltura e del turismo) all’Agricoltura. Oltre a Roberto Calderoli sulla poltrona di vicepresidente del Consiglio. Quanto alle asperità sul percorso del governo, Berlusconi ha affrontato l’argomento nel collegamento col Mediolanum Market Forum: “Siamo consapevoli delle difficoltà che attraversano il nostro paese, ma noi dobbiamo saper cogliere le opportunità. Questa mia esperienza pubblica mi ricorda quella precedente da imprenditore. Ho sempre avuto successo proprio nei momenti di crisi, come negli anni ’70, nel campo immobiliare, quando l’Italia attraversava momenti di grave difficoltà, e così anche negli altri settori in cui, anche grazie ai miei collaboratori ho avuto successo”. Per il Cavaliere “con queste elezioni è cambiata la politica in Italia. È stato approvato finalmente il bipartitismo. Con soltanto quattro o cinque partiti abbiamo un Parlamento in grado di affrontare molto più velocemente i provvedimenti. È possibile approvare in una settimana cose che una volta richiedevano 18 mesi di tempo. Il futuro premier ha quindi elencato le cose che potranno essere fatte: rivedere l’architettura istituzionale, con la fine del bicameralismo perfetto, rivisitazione del costo della pubblica amministrazione dove ci sono spazi per una riduzione di circa un terzo delle spese”. Sul fronte dell’evasione fiscale, ha proseguito Berlusconi, “ci sono oltre 100 miliardi di euro da recuperare. Bisogna poi diminuire il debito pubblico mettendo sul mercato il patrimonio immobiliare dello Stato: si potrebbero recuperare così uno-due punti di Pil all’anno”. Berlusconi ha quindi auspicato che la sinistra mantenga la coerenza con il proprio programma e contribuisca ad approvare le riforme insieme alla maggioranza: “Nel loro programma ci sono molte cose uguali rispetto al nostro”. Dunque potrebbero essere votate in modo bipartisan.

Totonomine, Lombardo a Roma per parlare di Sicilia e Governo

Si trasferisce da Palermo a Roma la discussione sulla composizione del Governo (e non solo) cui ha partecipato il nuovo Presidente della Regione Sicilia, Lombardo.

L'Udc, l'Mpa e il Pdl siciliani confermano, intanto, l'alleanza anche per le prossime Elezioni amministrative che si terranno il 15 e il 16 giugno in otto province e in 140 comuni dell'isola. La conferma e' arrivata nella tarda serata di ieri, alla fine del vertice del centrodestra . Ma non si e' parlato solo delle Amministrative, fino a tarda notte, nella Capitale. Al centro dell'incontro la composizione del nuovo Governo regionale, presieduto dal Governatore Raffaele Lombardo.

Sembra allontanarsi, ma e' ancora un'ipotesi, la possibilita' della presenza in giunta di alcuni 'tecnici'. A volerli e', soprattutto, lo stesso Lombardo, mentre i partiti, sembra, che non ne ne vogliano sapere preferendo un esponente politico. Fino a questo momento i nomi piu' sicuri per la Giunta Lombardo sarebbero quelli di Santi Formica (An), di Lino Leanza (Mpa), molto vicino a Lombardo e di Giovanni La Via (Fi). Cosi' come e' certo, anche perche' confermato da Lombardo, il magistrato Giovanni Ilarda, appunto un tecnico, ma non ha ancora superato il niet dei partiti. La partita, comunque, e' ancora tutta da giocare.

domenica 20 aprile 2008

Lombardo alla Regione Siciliana

Roberto Maroni: « Io sono uno dei più grandi estimatori dello Statuto regionale siciliano, se l'avessimo noi in Lombardia la Padania sarebbe già Fatta'.. Lo ha detto Roberto Maroni a Raiuno.

'Noi, vogliamo modernizzare il Paese e introdurre un sistema fiscale federalista -ha aggiunto- e avere Raffaele Lombardo in maggioranza con noi è un'esperienza molto utile, perchè per la prima volta una forza politica del Sud è disposta a fare con noi la battaglia vera contro il centralismo romano'.

sabato 19 aprile 2008

Da questa, alla prossima. Immaginiamo il futuro politico dell'Italia











Non è cambiato molto? Però qualcosa sì. Anzitutto, contrariamente alla volta precedente, c'è stato un vincitore chiaro, non ci sarà bisogno d'aprire un indegno mercato di compravendita delle vacche per raggiungere una risicata maggioranza in uno dei rami del parlamento. Questo è un bene, ed è anche un cambio rispetto alla volta precedente: le democrazie funzionano molto meglio quando è chiaro, aldilà d'ogni ragionevole dubbio, chi deve governare e chi sta all'opposizione.

Poi vi sono i vinti ed i vincitori. In Italia vi sono sempre stati due tipi di vinti e di vincitori: quelli assoluti e quelli relativi. Nel sistema proporzionale che ha retto sino ai primi anni '90, i vincitori assoluti e quelli relativi erano gli stessi. Per ragioni geo-politiche (in nome della guerra fredda) doveva governare la DC, più chi servisse a fare maggioranza. Non c'erano dubbi su chi dovesse andare al governo e la vittoria o la sconfitta era misurata in movimenti relativi: quanti voti si guadagnavano, soprattutto rispetto al proprio gruppo di riferimento. Quindi la DC si confrontava con il PCI, ma quest'ultimo in certi periodi doveva tener d'occhio anche il PSI. Il PSI doveva sempre fare i conti con PSDI, PRI, PLI; raramente con il PSIUP (che a volte molestava il PCI, ma non era confrontabile). Idem per l'MSI ed i monarchici (che non durarono molto), i quali a volte toglievano voti alla DC, si diceva, ma anche al PLI ! Si', in Italia i fascisti ed i liberali prendevano, in parte, voti dallo stesso bacino elettorale. Insomma, era una baillame infernale e non cambiava mai nulla.

Ora invece i vincitori assoluti e quelli relativi sono diversi. I vincitori assoluti sono Berlusconi, Bossi e Lombardo, gli altri sono tutti sconfitti assoluti. Inutile girarla, ed è un passo avanti: sappiamo chi deve governare, e deve governare la coppia Berlusconi Silvio e Bossi Umberto, che sono necessari l'uno all'altro. Il resto, tipo Lombardo, è siciliano, potrebbe sembrare inutile a livello di seggi, ma sappiamo bene che la Lega Nord ha senso politico sull’intero territorio nazionale solo se ha un dirimpettaio che svolga le funzioni di “sindacalista” del territorio meridionale, infatti sono solidari e solidi alleati. Anche il signor Fini Gianfranco, non serve molto: i conti esatti di quanti siano i deputati ed i senatori in "carica" alla corrente AN del PdL non li abbiamo fatti, per cui magari Fini Gianfranco è ancora necessario, tecnicamente, per governare. Ma siccome è diventato politicamente marginale - perché è uno sconfitto relativo e quelli della sua corrente questa volta lo accoltelleranno (politicamente parlando), si accontenterà del posto di Bertinotti, e fine della fiera: per cinque anni è fuori. Belli gli opposti estremisti che ora fanno i presidenti della Camera, no? Vedete che di cose positive ne sono successe tra ieri e l'altrieri?

I vincitori relativi? Qui, questa volta, non ce n'è neanche uno, ed è questo il più bello! Nel passato erano quasi tutti vincitori relativi, mentre questa volta (a causa del fatto che i vincitori assoluti lo sono stati così brutalmente e chiaramente) sono spariti tutti i vincitori relativi. Tutti hanno perso voti rispetto al loro numero di riferimento. Quindi niente vincitori relativi. Neanche Storace può dichiararsi tale, perché ha preso così poco che non ha né un deputato né un senatore. Come Bertinotti. Fascisti puri e comunisti puri sono, parlamentariamente parlando, una cosa del passato. Ottimo risultato!

Bertinotti, come dicevamo, è sconfitto sia assoluto che relativo. L'estrema sinistra avrà finalmente il ruolo che le compete: quello di evanescente punzecchiatore extraparlamentare. Un ruolo utile ma limitato, e soprattutto non finanziato dalle tasse di tutti, anzi, peggio, di chi le paga. Perché, fra quelli che le tasse le pagano, pochissimi votano per l'estrema sinistra, quindi è giusto che non debbano mantenere le loro eleganti giacche di cashmire. Questo è certamente l'aspetto più positivo dei risultati delle elezioni. Di questo certamente va ringraziato Veltroni. Ok, scusate: vanno ringraziati anche gli elettori che NON hanno votato SA e le altre cose rare con falce e martello. In ogni caso, ringraziamo.

Con il ridimensionamento di Casini, l'idea di un partito che si rivolge all'elettorato cattolico è oggi ancora più lontana di quanto non fosse alla caduta della DC, ed è probabilissimo che partirà perdente in partenza alle prossime elezioni, qualsiasi possa essere la legge elettorale prossima ventura

Sono spariti anche altri partitini senza anima e senza messaggio, che esistevano solo perché c'era un simbolo storico a cui attaccarsi ed una vita passata in politica, a fare parte (seppur da fratello minore) della casta. Anche questo è un bene e non perché noi si abbia qualcosa contro la pluralità di partiti, ma perché né PSI, ne PLI, né le varie cose con la falce il martello, e l'UDEUR e quello che volete voi, avevano alcunché da dire. Non rappresentavano nessuna posizione, né ideale né di pratica progettualità. Erano solo dei vermi nel formaggio. Come il senatore Pallaro, che probabilmente non è sparito ma che ora conterà come il due di bastoni quando la briscola è a coppe. Ed è anche questo un bene: il formaggio ha un po' di vermi in meno.

Ci lamentavamo molto, su questo sito, di alcuni dettagli assurdi del Porcellum, che, alla fin fine, sembrano aver contato poco nella deteminazione di quanto è accaduto. Anche questa, se ci pensate, è una notizia positiva! Anzi, forse, questa è la grande notizia del 15 Aprile 2008: il Porcellum non ha fatto il suo dovere! Come vedete, stiamo facendo incetta di buone notizie dai risultati.

Ma ci sono ancora altre cose positive, per trovarle basta guardare avanti. Poniamoci un attimo nel 2013, e proviamo a ragionare. Forse solo fantapolitica.

Berlusca avrà allora cinque anni in più e non avrà la forza di fare ancora il leader. Meglio ancora, questo parlamento per pochi mesi non riuscirà a votarlo presidente della repubblica (sempre che duri Napolitano, cosa non ovvia ma questi argomenti contorti e complicati li discutiamo quando ridiventiamo cinici. Oggi abbiamo l'animo puro. Comunque sia, fra 5 anni probabilmente anche se Berlusconi avrà governato, molta gente sarà felice di votare per qualcun altro, in ossequio dell’alternanza, e vince chi è all’opposizione. Legge elettorale a parte, compresi i rapporti coi partiti territoriali : Lega Nord e Movimento per l’Autonomia – SUD, che siamo convinti che continuerà a crescere. Infatti ricordiamo solamente gli esordi della Lega che sono stati numericamente inferiori a quelli del Partito di Lombardo, e dopo 16 anni vedete dov’è. Tra l’altro il MpA-SUD è stato distratto dalle elezioni regionali siciliane (dove prende il 24 % dei voti a fronte del 14% delle nazionali in Sicilia)

Cosa sarà del PD nel 2013 è fonte di notevole incertezza. La bolla WV si è sgonfiata. Ha già detto che non si dimetterà. Ci sarà l'opportunità di passare cinque anni occupati in lotte al coltello fratricide e subdole per cercare di eliminarlo e sostituirlo con un nuovo candidato gradito ai maggiorenti del partito. Ognuno si diverta come vuole. Azzardiamo che con o senza Veltroni, l'attuale classe dirigente del PD non sarà in grado di produrre grosse idee innovative. Con Veltroni di sicuro no, e siccome Veltroni resterà, la probabilità che cambi qualcosa è infinitesima. Non notiamo grandiose idee nemmeno fra le nuove leve, la futura classe dirigente del partito. Anche perché, ha deciso Veltroni che per diventare capolista alla Camera per il PD non serve elaborare idee e darsi da fare per costruire politica nuova, basta frequentare la gente giusta, essere carini ed essere funzionali al capo. Solo vernissage.

La legge elettorale è stata nel frattempo migliorata. Ma azzardiamo che il problema non risieda (oggi, 2013, come cinque anni fa, 2008) nei dettagli delle regole del sistema elettorale bensì nella definizione del corpo politico e delle sue proposte. Il problema principale stava (nel 2008) nella mancanza di alternative al duo PdL-PD, ossia agli apparati dei partiti. Non a caso, ancora una volta come nel 1992-94, la Lega abilmente apparendo come estranea alla casta (lo era nel 1994, molto meno nel 2008, ora di certo non lo è più) raccolse voti a palate. Il federalismo è realtà, ed i partiti autonomistici hanno sempre più peso nella politica nazionale.

Questo fatto ha, a nostro avviso, delle implicazioni positive non solo per l'oggi del 2008, ma per tutti gli oggi che riempiranno i cinque anni a venire.

TORNIAMO AL 2008

Ed ecco la migliore delle notizie: i vantaggi dei nuovi soggetti politici (PdL e PD) sono, nel quinquennio che inizia ora, al massimo storico. Il fenomeno Grillo l'ha anticipato ed il maggiore astensionismo l'ha parzialmente confermato; lo interpretiamo come l'onda lunga di un processo d'emancipazione ideologica iniziato nel 1992-94, poi fermato dall’incongruenza politica della loro classe dirigente. Il forte movimento di voti in direzione "anti-Roma" ed "anti-tasse" prova l'esistenza di un elettorato molto più fluido ed ideologicamente molto meno attaccato ai propri simboli che nel passato. Il rinnovamento anagraficamente necessario e certo, nel PdL e nel PD, ridurrà il loro potere monopolistico. La possibiltà dei partiti di ispirazione autonomistica e quelli della cosiddetta società civile (Grillo per intenderci) possano essere il futuro discrimine tra vinti e vincitori, non è completamente azzardata.

Il Popolo italiano ha bisogno di risposte concrete, ha bisogno altresì di interlocutori locali e diretti di chi vive i problemi legati al proprio territorio e non di rappresentanti del popolo per nomina, chi riuscirà ad interpretare questo ed essere il “partito” del fare avrà futuro.

Buon lavoro Berlusconi.

Iniziamo il dibattito.

Come hanno funzionato le previsioni per il Senato

Durante questa tornata elettorale ci siamo cimentati con l'improbo compito di prevedere la distribuzione dei seggi al Senato. Nelle scorse settimane abbiamo spiegato la metodologia utilizzata, nota come "uniform national swing", una distribuzione uniforme sul territorio della crescita o decrescita di un partito. Siamo stati tra i pochi ad andare vicino al risultato elettorale definitivo. Eravamo visti come mosche bianche. Ma l'intuizione era quella poi risultata. Avevamo previsto da 21 a 30 seggi in più per la coalizione di Berlusconi. Tuttavia la coalizione del PdL è andata oltre, e spieghiamo il perchè.

Dal punto di vista empirico, la previsione dei dati per il Senato si scontrava con due grosse difficoltà:

1) L'indisponibilità di sondaggi a livello regionale. L'ipotesi di lavoro usata per risolvere il problema è quella della distribuzione uniforme dei cambiamenti. Si tratta ovviamente di un'ipotesi molto forte ma, in assenza di dati regionali, sembra meglio delle alternative (che consistono essenzialmente nell'assegnare arbitrariamente tassi diversi di crescita o decrescita di un partito nelle diverse regioni).

2) L'indisponibilità di sondaggi a livello nazionale relativi al Senato; praticamente tutti i sondaggi erano relativi alla Camera. L'ipotesi di lavoro qui è che gli incrementi e decrementi a livello nazionale per la Camera sono identici a quelli del Senato.

C'erano inoltre due problemi addizionali.

a) I partiti e le coalizioni presenti nell'elezione del 2008 erano differenti da quelli dell'elezione 2006. Nella maggior parte dei casi era abbastanza facile collegare le forze del 2006 a quelle del 2008, ma in alcuni casi minori (Rosa nel Pugno, Mussolini, scissionisti DS e altre cosucce) non era ovvio quale fosse la cosa giusta da fare.

b) Non avevamo alcun controllo sulla qualità dei sondaggi che venivano usati come input per la predizione.

Bene, adesso i dati delle elezioni sono praticamente definitivi, quindi ci possiamo porre la domanda: come ha funzionato il modello previsivo? Quali ipotesi hanno creato i maggiori problemi? Per chi si stufa presto di leggere ecco la risposta: il modello ha funzionato abbastanza bene e i problemi principali sono derivati dal punto 2) e dal punto b). Il tasso di crescita dei voti della coalizione PD alla Camera è stato più basso che al Senato (dove il PD partiva da una percentuale più bassa), e questo ha causato una sottostima dei seggi PD. I sondaggi sono stati un problema perché hanno sbagliato clamorosamente il risultato della Sinistra Arcobaleno; a dir la verità non hanno fatto così male per gli altri partiti.

Veniamo ai dettagli. Prima domanda: qual è stata la previsione finale che abbiamo fatto usando la media Tocqueville? Partiamo comparando i risultati della media sondaggi con il risultato effettivo della Camera.


Sondaggi
(media Tocqueville)
Dato effettivo
PdL 44,4 46,81
PD 37,8 37,54
UDC 6,0 5,62
SA 6,6 3,08
DX 2.4 2.4
PS 1.2
1

Come si vede, il risultato di PD e UDC è stato previsto quasi con esattezza (oltre a quello dei partiti minori escusi dalla ripartizione, Socialisti e La Destra). Il risultato del PdL è stato sottostimato, par di capire perché nessuno ha compreso l'esplosione della Lega, e il risultato di SA è stato gravemente sovrastimato.

Confrontiamo ora i risultati finali in termini di seggi esclusivamente per le regioni del porcellum (escludendo quindi Estero, Val d'Aosta, Trentino Alto-Adige e Molise) che sono quelle oggetto dell'analisi. Si tratta di 299 seggi, la seguente tabella descrive la predizione sui seggi che risultava dai sondaggi e quella effettiva che si è realizzata.


Sondaggi
(media Tocqueville)
Dato effettivo
PdL 160 167
PD 125 129
UDC 2 3
SA 12 0

Le variazioni rispetto al dato effettivo riflettono gli errori dei sondaggi, combinati con le caratteristiche del sistema elettorale. In verità l'errore sul PdL, di per sé, non genera grossi sbagli nell'assegnazione dei seggi. Infatti, in tutte le regioni in cui il primo partito è sotto il 55%, una sottostima di due-tre punti non ha alcuna conseguenza in termini di seggi. Il vero problema è stato l'errore su SA. Il dato dei sondaggi la dava oltre la soglia dell'8% in diverse regioni, e in tutte queste regioni sottraeva seggi al secondo arrivato. In altre parole, secondo la media sondaggi l'effetto "regioni rosse" c'era, e in più SA sottraeva qualche seggio addizionale al PD dove questo è minoritario (per esempio in Piemonte).

Ovviamente non possiamo farci molto se i sondaggi sono sbagliati. Però il bello dei dati elettorali è che alla fine il dato vero sulla forza dei partiti viene rivelato. Possiamo quindi porre la seguente domanda: se avessimo avuto sondaggi perfetti quanto avremmo sbagliato nell'attribuzione dei seggi? La risposta a questa domanda ci fornisce un'idea di quanto siano buone o cattive le ipotesi di omogeneità di comportamento tra Camera e Senato e tra regioni. Se mettiamo nel foglio di calcolo i dati veri della Camera otteniamo il seguente risultato.


Seggi: previsione
in base ai risultati Camera
Dato effettivo
PdL 173 167
PD 126 129
UDC 0 3
SA 0 0
Quindi sovrastimiamo PdL e sottostimiamo PD e UDC. Per l'UDC questo è dovuto al fatto che i nostri calcoli la danno appena sotto la soglia in Sicilia. Per il PD il problema è che i dati della Camera sottostimano la crescita del partito al Senato. La situazione infatti è la seguente.

2006 2008 rapporto 08/06
Coalizione PD Camera 36,65 37,54 1,02
Coalizione PD Senato
33,61 38,01
1,13

Nelle ultime elezioni l'Ulivo si è presentato unito alla Camera e diviso al Senato, e ha preso circa il 3% in meno al Senato (non ci furono grosse variazioni invece per IDV e RNP). In queste elezioni questo effetto si è annullato, le percentuali di Camera e Senato sono praticamente identiche. Ma questo ha significato un aumento assai più forte al Senato che alla Camera. Quindi, assumendo che i voti al Senato amentassero come alla Camera abbiamo sottostimato il risultato del PD al Senato.

Quindi l'ultima domanda è: se avessimo avuto sondaggi perfetti nazionali per il Senato quanto avremmo sbagliato nell'attribuzione dei seggi? L'errore in questo caso si può attribuire totalmente all'ipotesi di "uniform national swing", ossia l'errore ci puo dire quanto il risultato elettorale è dovuto a una distribuzione non omogenea tra le regioni della crescita o decrescita dei diversi partiti. Questa è la tabella.


Seggi: previsione
in base ai risultati Senato

Dato effettivo
PdL 165 167
PD 134 129
UDC 0 3
SA 0 0

Se compariamo questi dati con la distribuzione effettiva dei seggi direi che l'ipotesi "uniform national swing" ha funzionato abbastanza bene, almeno per quanto riguarda la distribuzione dei seggi. Se siete interessati all'analisi completa, qui c'è il foglio di calcolo con la comparazione regione per regione. I seggi vengono previsti esattamente in 12 regioni su 17. In Toscana sottostimiamo il PD di un seggio, mentre in Campania lo sovrastimiamo di un seggio (la debolezza del PD in Campania era attesa). In due regioni sbagliamo ad attribuire il premio. In Abruzzo è semplicemente il caso che i due partiti sono vicini. In Calabria il risultato del PD è nettamente inferiore a quello nazionale (l'effetto Fuda-Loiero, anche questo atteso e discusso). Infine, in Sicilia sbagliamo di poco la previsione su UDC, che resta sopra la soglia e prende 3 seggi.

Direi che, tutto sommato, la metodologia non ha fatto niente male. Con i dati "giusti", ossia i dati nazionali del Senato, l'ipotesi di "uniform national swing" avrebbe sbagliato la previsione sul PdL, quella che più contava, solo di due seggi.

giovedì 17 aprile 2008

Incredibile!!! Veltroni canta Meno male che Silvio c'è

POVERINO SI ADATTA AL MOMENTO

Governo: Lombardo, Mpa in Commissione che Scegliera' Griglia Nomi


"E' stata pienamente accettata la nostra idea di condividere le responsabilita' di governo. Berlusconi a tal proposito ha parlato dell'insediamento di una commissione, di cui faranno parte Letta, Matteoli, Calderoli e un esponente dell'Mpa, che avra' il compito di preparare una 'griglia' di 60 nomi, tra ministri, viceministri e sottosegretari. Come prevede la Costituzione italiana, sara' il capo dello Stato a nominare i ministri su proposta del presidente del Consiglio". Lo ha detto il neo presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, che oggi ha partecipato a Roma al pranzo di lavoro con il leader del Pdl Silvio Berlusconi, con Umberto Bossi e Gianfranco Fini.

"E' stato il primo incontro ufficiale, dopo le elezioni, dei tre partiti della coalizione: Pdl, Lega ed Mpa - ha aggiunto il governatore - Sono pienamente soddisfatto dell'esito di questa prima riunione. Abbiamo preso atto del successo ottenuto. Il presidente Berlusconi ha ribadito quali saranno i primi interventi in calendario: abolizione dell'Ici, emergenza rifiuti in Campania. Ma si e' parlato anche delle priorita' meridionali. Il leader del Pdl ha subito puntato l'attenzione sul Ponte, dicendo che il cantiere per l'avvio dei lavori riaprira' molto presto. Tutto questo senza dimenticare la fiscalita' di vantaggio".

Finita anche la tornata elettorale siciliana, che ha visto Raffaele Lombardo (Mpa) vincere con oltre il 65% di voti contro la sua avversaria Anna Finocchiaro (Pd), nell'isola si pensa gia' al dopo voto, non senza qualche mal di pancia tra i partiti. Intanto, tra lunedi' o martedi' prossimo, e' prevista la proclamazione di Raffaele Lombardo a Governatore della Sicilia da parte della Corte d'Appello di Palermo. Subito dopo si lavorera' alla formazione del nuovo governo regionale, che potrebbe essere deciso gia' entro la fine del mese, anche se molti pensano che si arrivera' "anche a meta' maggio".

La prima seduta dell'Assemblea regionale siciliana con i nuovi novanta inquilini di Sala d'Ercole, anche se resta da trovare una soluzione al seggio che lascera' vuoto Anna Finocchiaro, e' prevista tra la meta' e la fine di maggio prossimo.

Non sono facili le decisioni da prendere sulla formazione del nuovo Governo regionale. Sono gia' numerosi i 'papabili', ma gli accordi tra i partiti sono ancora ben lontani. Sembra sicuro, fino a questo momento, un posto in giunta per il Presidente vicario della Regione, che ha preso il posto di Salvatore Cuffaro dopo le sue dimissioni, Lino Leanza, molto vicino a Lombardo. Sempre in quota Mpa potrebbe entrare un esterno, forse il magistrato Giovanni Ilarda, anche se nel partito qualcuno mugugna. Sembra arrivare un 'no grazie', invece, sempre in quota Mpa, da un altro magistrato, Massimo Russo, che per alcuni mesi e' stato fianco a fianco con l'ex Guardasigilli Clemente Mastella.

mercoledì 16 aprile 2008

Berlusconi: MpA farà parte del Governo

"Certamente ci saranno esponenti dell'Mpa nel governo, come e' logico e giusto che sia". Lo ha detto il leader del Pdl Silvio Berlusconi durante una conferenza stampa, insieme ad Umberto Bossi, Gianfranco Fini e allo stesso leader dell'Mpa, Raffaele Lombardo.

Berlusconi ha sottolineato "la straordinaria vittoria in Sicilia" di Lombardo: "Un successo straordinario - ha detto - credo che sia un record assoluto per le elezioni regionali con il nostro candidato che ha letteralmente doppiato il candidato del centrosinistra Anna Finocchiaro. Questo successo - ha continuato - si inserisce nel grande successo che abbiamo ottenuto nel Sud in importanti regioni come la Puglia, la Calabria, la Campania e gli Abruzzi".

Berlusconi infine ha ribadito che la vittoria in Sicilia e l'affermazione dell'Mpa dara' "la possibilita' al nostro governo di avviare quello che consideriamo tra i punti piu' importanti del nostro programma cioe' il piano infrastrutture che comprende anche il ponte sullo Stretto. Metteremo in atto - ha concluso - anche un forte contrasto alla criminalita' organizzata e avvieremo la fiscalita' compensativa".

ELEZIONI 2008: In Sicilia mai così male la sinistra

Mai così male il centrosinistra in Sicilia. Lo spiega REPUBBLICA: “L´assalto dei ‘catanesi’ su Palermo è finito con una trionfale conquista e una disfatta senza precedenti. Mai tanta distanza c´era stata fino ad ora fra un vincitore e uno sconfitto in Sicilia, mai era accaduto che qualcuno salisse così in alto e qualcun altro scivolasse così in basso. Più del doppio il distacco, un milione di voti, un´altra Sicilia di differenza. E´ stato un colpo, come e più di quel 61 a 0 del 2001. Quell´anno, alle regionali, Ds e Margherita avevano raggiunto insieme il 22,6%. In questo aprile del 2008, il Partito democratico affonda nella palude siciliana intorno al 18,8. E Raffaele Lombardo, successore di Totò Cuffaro, diventa l´uomo politico più votato nella storia della Sicilia. Sono esattamente 1.862.658 i siciliani che l´hanno scelto come Presidente. L´annunciatissima presa del governatorato dell´isola da parte del ‘leghista’ del Sud si è trasformata in una disastrosa ritirata per l´altra catanese, Anna Finocchiaro, il primo che sfonda il 65% e la seconda che arranca intorno al 30, il ‘modello Cuffaro’ che si impone nelle 9 province anche senza Totò Cuffaro, il Partito democratico che perde un quinto dei suoi voti alla Regione rispetto alla Camera. Elezioni siciliane da incubo per Anna Finocchiaro e tutto il centrosinistra. E´ la Sicilia che stupisce sempre, sempre di più e sempre dalla stessa parte. Ogni volta che si vota il risultato non cambia mai: o è Berlusconi o è Cuffaro o è Lombardo, per il centrodestra è festa grande. E´ toccata ora al gelido catanese di Grammichele raccogliere, per il momento, l´eredità di Totò costretto a dimettersi neanche cento giorni fa per una condanna a cinque anni per favoreggiamento. Una staffetta a Palazzo d´Orleans fra due amici e due vecchi compagni di partito, due fedelissimi di quel Calogero Mannino tornato anche lui in Parlamento con l´Udc. Ma Raffaele Lombardo ha superato in questo aprile 2008 tutti i record che aveva già scavalcato Totò, è primato assoluto con il 68,04 per cento delle cinque liste che l´hanno sostenuto, una ‘vetta’ mai raggiunta neanche negli anni della Palermo felicissima dei Lima e dei Gioia e dei Ciancimino, quando la loro Dc ‘volava’ sul 50 o al massimo sul 51%. ‘Il nostro Movimento per l´Autonomia deve essere presente con un ministro nel governo Berlusconi, abbiamo raddoppiato in tutto il Sud’, fa sapere alla fine della sua prima giornata di gloria Raffaele Lombardo. Dopo la passerella in via Etnea, dopo il bagno di folla alla pescheria davanti al Duomo di Catania, Lombardo con la sua richiesta certifica la nascita ufficiale della ‘Lega del Sud’. Dice ancora: ‘E´ la prima volta che con un´elezione diretta abbiamo un Presidente che è espressione di una forza autonomista nell´isola’. Dall´altra parte, stritolati dai risultati, prendono atto. Anna Finocchiaro: ‘Quando il 65% dei siciliani esprime così nettamente la propria preferenza, è ovvio che quel modello di governo Cuffaro del quale non è mai stata smentita la continuità da Lombardo, è un modello vincente’. E ancora: ‘Bisogna chiedersi in ogni caso perché il "modello" risulta vincente. Lombardo lo terrò d´occhio, non lo perderò di vista neanche un minuto’”.

martedì 15 aprile 2008

LA STAMPA ESTERA SALUTA LA VITTORIA DI BERLUSCONI


Il New York Times, che definisce Berlusconi “l’eccentrico miliardario che già domina buona parte della vita pubblica”, mette in luce soprattutto le difficoltà che attendono il presidente del Consiglio in pectore, cioè “il cattivo stato dell’economia e la frustrazione perché l’Italia ha perso terreno rispetto al resto dell’Europa”. Questi problemi, scrive il quotidiano statunitense, non consentono di capire se Berlusconi sia stato eletto per affezione o perché considerato “il meno peggio dopo due anni in cui il paese è stato esposto alle intemperie da due anni di inazione da parte del fratturato governo di centro-sinistra”. Prodi viene citato come “uno dei meno emozionanti primi ministri che si ricordino”. Berlusconi “Wins Big in Italian Elections” è il titolo d’apertura del sito internet del quotidiano statunitense. Secondo cui il Cavaliere ha “vinto alla grande” segnando in questo modo un “rimarchevole ritorno al potere”. Con questa “forte vittoria”, scrive il giornale della Grande Mela, Berlusconi ha dimostrato di aver saputo “capitalizzare il generale malcontento sulla stagnante economia nazionale e l’impopolarità del governo guidato da Romano Prodi”. E riferisce le parole del leader del Pdl in collegamento telefonico con Porta a Porta una volta appresi i risultati: “Sono commosso, sento una grande responsabilità”. Il Washington Post sul proprio sito internet ospita un articolo di un’agenzia. Il titolo è però emblematico: “US Friend Returns to Power in Italy”, cioè “gli amici degli Stati Uniti tornano al potere in Italia”. In un altro pezzo, il quotidiano della capitale sottolinea che il Popolo della libertà dell’ “estroverso, fiammeggiante” Cavaliere ha imposto una “inaspettatamente dura sconfitta” agli avversari, quella “coalizione che aveva messo insieme gli scampoli del defunto governo Prodi”. E adesso - prosegue il quotidiano Usa - l’“infaticabile settantunenne” prenderà per la terza volta il timone dell’Italia. Come la gran parte della stampa estera, anche il Washington Post non manca di evidenziare le difficoltà che il nuovo governo si troverà ad affrontare in un paese che “soffre di una crescita economica vicina allo zero, un deficit impressionante e una crescente insofferenza dell’opinione pubblica nei confronti della classe politica”. Ma – nota il quotidiano Usa – Berlusconi, pur sottolineando i “mesi difficili, la grande responsabilità e i notevoli sforzi” che lo aspettano, ha “promesso di lavorare con l’opposizione per attuare riforme in grado di far ripartire l’economia, una collaborazione che richiederà il superamento dell’animosità delle ultime settimane della campagna elettorale”.

Nel tentativo di controllare il disavanzo, Prodi – scrive ancora il quotidiano statunitense – “è stato incolpato dagli italiani di aver alzato le tasse”, mentre Berlusconi ha promesso di ridurle. “E la gente gli ha dato fiducia”, ha commentato Marc Lazar, docente all’Istituto di Studi politici di Parigi citato dal Washington Post. che riporta anche il commento di Raffaele de Mucci, docente di scienze politiche alla Luiss di Roma, secondo il quale il leader del Pdl è riuscito a “parlare con successo al timore degli italiani per la perdita di potere d’acquisto dei loro salari e il disastroso accumulo d’immondizia a Napoli causato dal tracollo delle infrastrutture cittadine”. E seppure il Cavaliere nel resto d’Europa, “non è considerato con grande serietà, potrà recuperare credibilità moderando un po’ il proprio temperamento”. Nel riferire la vittoria di Berlusconi anche il Los Angeles Times identifica nelle “serie difficoltà economiche” del nostro paese il “tema prevalente tra molti elettori, a prescindere dagli schieramenti”. L’ampio margine della vittoria del Popolo della libertà – nota ancora il Los Angeles Times – suggerisce inoltre una “pungente condanna” della sinistra e dell’uscente amministrazione di centrosinistra di Romano Prodi. In questi ultimi mesi, gli italiani – spiega il quotidiano californiano – sono rimasti “attoniti” davanti allo “spettacolo di una decina dei più vari partitini in perenne contestazione all’interno del riottoso governo Prodi”. Un governo dove “un piccolo partito della coalizione alla fine ha fatto cadere il governo dopo solo 20 mesi e con tre anni d’anticipo”. ”. Il sito internet dell’Herald Tribune, infine, utilizza un pezzo preso da un’agenzia di stampa internazionale, ma invece di Berlusconi, la cui immagine domina le pagine degli altri siti, mette in bella mostra una grande foto di Umberto Bossi.

giovedì 10 aprile 2008

ELEZIONI 2008: RAFFAELE LOMBARDO chiude la campagna elettorale

Ha dedicato il pomeriggio di giovedì all'interland catanese. Biancavilla, Paternò, Misterbianco e S.Giorgio di Catania. Malgrado l'ora infausta (le 17 e 30 di un pomeriggio sciroccoso) la partecipazione è sentita e spontanea.
A Paternò ad attenderlo 300 persone molti dirigenti del MpA (soprattutto), del PdL e dell'UDC.
E cittadini desiderosi di sentire dal vivo quello che il prossimo Governatore della Sicilia ha in mente. Dopo i saluti di benvenuto del Sindaco, del Presidente del Consiglio Comunale, e dei rappresentanti dei partiti della coalizione (Salvo Panebianco PdL e Rossella Puglisi UDC), Raffaele Lombardo traccia con eloquenzia informale, con parole comprensive ma dirette, accorate e convinte, quelli che sono gli obiettivi della sua annunciata rivoluzione politica siciliana. Con grande coraggio affronta temi delicati, pericolosi dicono alcuni, iniziando dagli insediamenti petrolchimici che tanti problemi hanno arrecato alla Sicilia e che nulla hanno dato in termini economici eludendo l'art. 37 dello Statuto, passando alla lotta alla criminalità, alle soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti e ai termovalorizzatori, al rapporto con gli istituti di credito, rilanciando la istituzione di una banca del sud, alla ricontrattazione e contenimento dei mega centri commerciali, alla fiscalità di vantaggio che attirerebbe insediamenti produttivi internazionali che darebbero lavoro ai giovani siciliani, la quale renderebbe la Sicilia la regione più ricca d'Europa nel giro di 10 anni, al ponte sullo stretto che si completerebbe con le infrastrutture stradali e ferroviarie ad esso per forza di cose collegate, finendo alla applicazione, reale e concreta, dello Statuto autonomistico, la vera risorsa siciliana.

"Nessuno potrà telefonarmi per farmi recedere da questi intendimenti che sicuramente saranno scomodi per i grandi gruppi finanziari e per le multinazionali, che finanziano i partiti, nessuno potrà dirmi sono il capo del tuo partito e devi fare così. Ho un solo padrone. E' il Popolo Siciliano, ed opererò esclusivamente nell'interesse dello stesso, e chi mi conosce sa perfettamente che è difficile che cambi idea. Il Movimento per l'Autonomia ha questo fine, quello di liberare la politica siciliana, di non avere condizionamenti politici che risiedono altrove e che possano essere ostacolo agli interessi dell'isola".

Un intervento dai tempi europei, ma incisivo. Interotto più volte da applausi di consenso partecipato e non manicheo. Un piglio da vero grande leader del prossimo Presidente della regione, che siederà, unico governatore d'Italia, in Consiglio dei Ministri, così come prevede lo Statuto speciale.
Il commento della piazza : "questo farà la rivoluzione, se non lo ammazzeranno".
Coraggio Raffaele la Sicilia è con Te.

ELEZIONI 2008: RAFFAELE LOMBARDO RISPONDE


Un Raffaele Lombardo in gran forma risponde ad una intervista su un quotidiano nazionale che noi riportiamo:

IL CARROCCIO
«Umberto malato? Anche se avesse solo un occhio e solo un orecchio potrebbe fare contemporaneamente il ministro degli Interni e quello degli Esteri»

I DIPENDENTI
«È necessario ridurre il personale della Regione. Ma non possiamo mandarli a casa da un giorno all'altro. Bisognerà studiare una razionalizzazione»

Il candidato governatore promette: il Ponte si farà, e diventeremo una delle regioni più sviluppate.

«I fucili di Bossi? Semplicemente una battuta su cui è stata montata una speculazione assurda». E i fucili siciliani contro Roma? «La nostra sola arma è lo statuto dell'Autonomia: non è un proiettile ma è micidiale. Prometto che l'useremo fino in fondo». E la Sicilia? «In dieci diventerà una delle regioni più ricche d'Europa». A prometterlo Raffaele Lombardo, leader di Mpa che, secondo ogni previsione, lunedì sera sarà Governatore della Sicilia al posto di Totò Cuffaro.

D. Onorevole va bene che Bossi è un alleato ma forse esagera.
R. «Andiamo. Conosco bene Umberto. Non userebbe nemmeno una pistola ad acqua».

D. Ma Berlusconi ha detto che è malato e forse non è adatto a fare il ministro.
R. «Umberto è bravissimo. Anche se avesse solo un occhio e solo un orecchio potrebbe fare contemporaneamente il ministro degli Interni e il ministro degli Esteri».

D. E le vostre armi?
R. «Lo Statuto dell'Autonomia».

D. Che cosa vuol dire?
R. «Vuol dire che la Sicilia farà da sola. Con merito e responsabilità. Senza chiedere assistenza e contributi. In dieci anni possiamo diventare una delle regioni più ricche d'Europa».

D. Programma ambizioso. Come farete con la pubblica amministrazione: diciottomila regionali e un esercito di dirigenti alcuni dei quali strapagati?
R. «Il problema esiste. Avremo bisogno di meno burocrazia e di più libertà. Faremo molta attenzione alle esigenze sociali. Innanzitutto quelle delle famiglie. Ma bisognerà favorire la libera iniziativa e il senso di responsabilità dei siciliani. Due giorni fa mi sono confrontato con Formigoni. Trovo che il modello di governo della Lombardia meriti attenzione»

D. Ma che farete di tutti i dipendenti della Regione?
R. «È necessario ridurre il personale. Ma non possiamo mandarli a casa da un giorno all'altro. Bisognerà studiare un sistema per razionalizzare la pubblica amministrazione in Sicilia. Nel frattempo svilupperemo gli strumenti della sussidarietà per trasferire funzioni fuori dal perimetro della pubblica amministrazione ».

D. Facile a dirsi.
R. «Lo sviluppo si fa con la crescita. Non certo assumendo precari». Che cosa ha chiesto a Berlusconi? «Attenzione ai problemi della famiglia e alle esigenze sociali della Sicilia».

D. E poi?
R. «L'adozione di una fiscalità di vantaggio per tutto il meridione. Sarà più facile attrarre investimenti».

D. Vecchia richiesta. Difficile che la Ue accetti.
R. «Non è detto. Esiste una direttiva del 2006 che li consente. Altrimenti dovrebbero essere vietati i fondi strutturali. Anche in questo caso si tratta di aiuti al sistema industriale che potrebbero alterare la concorrenza».

D. Con Berlusconi avete anche parlato del Ponte. Si farà?
R. Certo che si farà. Anche perchè allo Stato italiano non costerà nemmeno un centesimo».

D. Tredici miliardi di euro e lo Stato non tira fuori un soldo: come crederlo?
R. «Vedrete che sarà così. Il lavoro sarà pagato tutto con il sistema del project financing. Vuol dire che i pedaggi rimborseranno il costo dell'opera. Poi ci sarà il contributo dell'Europa. Non più di due miliardi».

D. Nient'altro?
R. «Nient'altro. Le dirò di più. O facciamo il Ponte oppure la Sicilia, fra un po', sarà priva di collegamenti terrestri con il resto del Paese».

D. Addirittura.
R. «Le Ferrovie non ce la fanno più a finanziare il costo dei traghetti. Potrebbero essere costrette a interrompere il servizio. Vuol dire che i treni si fermano a Villa San Giovanni. I viaggiatori prendono le valigie e usano i mezzi dei privati per passare dall'altra parte».

D. Non le sembra di essere catastrofico?
R. «Assolutamente no. Le Ferrovie non ce la fanno più. Ho il forte sospetto che l'opposizione al Ponte nasca anche da forti interessi che ci sono all'interno del centro-sinistra di Messina e della Calabria perchè non cambi nulla».

D. Accuse forti.
R. «Diciamo che qualche titolare di cariche pubbliche è in conflitto d'interessi vista la sua attività legata al servizio dei traghetti».

D. Insomma il passaggio dei delfini che sarebbe disturbato dalla costruzione del Ponte non c'entra nulla.
R. «Direi proprio di no. Anche perchè i Verdi che sono tanto preoccupati dai pesci dello Stretto perchè non si sono mai preoccupati per i danni che l'industria energetica e la petrolchimica hanno creato in Sicilia?».

D. Voi che farete?
R. «Dal punto di vista energetico punteremo sul sole e sul vento. Sia perchè costano poco sia perchè producono ricchezza diffusa»

D. E gli incenritori?
R. «Li costruiremo. Non voglio che la Sicilia faccia la fine di Napoli Non c'è bisogno di impianti giganteschi. Bastano insediamenti più piccoli. Magari da mettere vicino alle città per sfruttare la produzione di energia».

martedì 8 aprile 2008

SICILIA NAZIONE

L'evento è assolutamente unico. Per la prima volta nella storia dell'isola il candidato Presidente della regione Sicilia è un autonomista. Non solo nella storia siciliana, ma anche dell'Italia, dove nessun governatore è stato rappresentante dell'autonomismo locale, bensì legato ai partiti tradizionali.
Finalmente i sacrifici ed il sangue siciliano, che nell'immediato dopoguerra è stato profuso sul suolo della trinacria, potrebbero vedere concretizzati i propositi e le premesse che portarono all'Autonomia Siciliana, quale accordo tra lo stato italiano ed il Popolo Siciliano, concretizzato con la "specialità" dello Statuto di rilevanza costituzionale, che concede ampissima autonomia di governo, mai attuato. L'occasione è storica.
Raffaele Lombardo è il primo leader autonomista che sia riuscito a raccogliere attorno a se l'attenzione del mondo intero, l'unico che sia riuscito ad imporre una soluzione, siciliana e non mediata, ai poteri romani e ai poteri forti. Per rendere libera la nostra Madreterra.
Questo è l'interesse dell'intero popolo siciliano.
Ed i siciliani devono saperlo.
Qui di seguito pubblichiamo il video dell'Inno Siciliano con immagini e musica veramente suggestive.

Viva la
SICILIA NAZIONE.