
Una prudenza legata probabilmente all’esigenza di formare un governo che sia funzionale all’obiettivo di realizzare il programma, invece alle esigenze delle diverse componenti della coalizione. Ma anche all’intenzione del Cavaliere di non irritare il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, anticipando i nomi che il Quirinale dovrà vagliare. Sul versante della possibile delegazione leghista al governo, il tam-tam amplificato dai giornali accredita Roberto Maroni al Viminale, dove è già stato nel 1994, Umberto Bossi alle Riforme e Luca Zaia (vicepresidente delle Regione Veneto e assessore alle politiche dell’agricoltura e del turismo) all’Agricoltura. Oltre a Roberto Calderoli sulla poltrona di vicepresidente del Consiglio. Quanto alle asperità sul percorso del governo, Berlusconi ha affrontato l’argomento nel collegamento col Mediolanum Market Forum: “Siamo consapevoli delle difficoltà che attraversano il nostro paese, ma noi dobbiamo saper cogliere le opportunità. Questa mia esperienza pubblica mi ricorda quella precedente da imprenditore. Ho sempre avuto successo proprio nei momenti di crisi, come negli anni ’70, nel campo immobiliare, quando l’Italia attraversava momenti di grave difficoltà, e così anche negli altri settori in cui, anche grazie ai miei collaboratori ho avuto successo”. Per il Cavaliere “con queste elezioni è cambiata la politica in Italia. È stato approvato finalmente il bipartitismo. Con soltanto quattro o cinque partiti abbiamo un Parlamento in grado di affrontare molto più velocemente i provvedimenti. È possibile approvare in una settimana cose che una volta richiedevano 18 mesi di tempo. Il futuro premier ha quindi elencato le cose che potranno essere fatte: rivedere l’architettura istituzionale, con la fine del bicameralismo perfetto, rivisitazione del costo della pubblica amministrazione dove ci sono spazi per una riduzione di circa un terzo delle spese”. Sul fronte dell’evasione fiscale, ha proseguito Berlusconi, “ci sono oltre 100 miliardi di euro da recuperare. Bisogna poi diminuire il debito pubblico mettendo sul mercato il patrimonio immobiliare dello Stato: si potrebbero recuperare così uno-due punti di Pil all’anno”. Berlusconi ha quindi auspicato che la sinistra mantenga la coerenza con il proprio programma e contribuisca ad approvare le riforme insieme alla maggioranza: “Nel loro programma ci sono molte cose uguali rispetto al nostro”. Dunque potrebbero essere votate in modo bipartisan.
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