domenica 24 ottobre 2010

Sicilia, Catania, Politica - Questuare e Politica

Salvo Pogliese - Daniele Capuano - Castiglione e Rotella 

Nel commentare la “risoluzione Castiglione”, la chiamiamo così perché degna di autorevolezza tanto quanto quelle delle Nazioni Unite (sic !),  che prevede il ritiro delle deleghe ai due assessori del MpA sedenti nella giunta della Provincia di Catania con motivazioni del tutto personalistiche poco attinenti alla politica, non possiamo tralasciare gli aspetti più inverosimili del new look grossolano della politica siciliana (anche italiana).
Iniziamo da questo fatto, politicamente mortificante ed ingiustificabile sotto l’aspetto etico-politico, per aprire al ragionamento sulla deriva dozzinale che l’azione politica ha assunto da tempo, che definiremmo inzuppata solo da personalismi, sullo sfondo dell’utilità ad personam. Questa, oggi, è regola indiscutibile che fa muovere equilibri, adesioni, sostegni e partecipazioni, partendo dai consigli di quartieri fino alla Camera Alta della Repubblica.
Castiglione, non poteva sottrarsi a tale inadeguata regola, diventata il credo dei mediocri, e non poteva sottrarsi proprio perché, a prescindere dal vanto delle cene berlusconiane cui partecipa, fa parte della stessa ridda, ritenuto erga omnes uno dei tanti che zampettano in politica, senza grande statura da statista autoreferenziale. Ah ! se non ci fosse il suocero, come dicono anche i più vicini…ma torniamo al nostro ragionamento.
A sostituire i due uscenti autonomisti, sarà, per il momento solo uno, tale Mimmo Rotella, uomo dell’eterna ricerca di poltrone e di scorte. Rotella, anch’esso autonomista fino ad oggi, candidato alle regionali ultime nella lista del MpA, ha ben pensato che è meglio una poltrona nell’ente inutile della provincia che nulla, saltando quindi da uno schieramento all’altro,  quantomeno c’è l’autista e la macchina blu, oltre che qualche fotografia nei media. Quanto ci costa questa politica del futile.
Castiglione, con questa operazione, riunirebbe sotto le proprie schiere la celeberrima Comunità di Piero Capuana, padre di Daniele, assessore provinciale in carica, altro personaggio che non essendo stato candidato  a sindaco di Motta nelle schiere autonomiste per ritorsione approda alla corte del presidente della provincia che lo mantiene al posto di assessore designato in illo tempore dal MpA.
Una Comunità religiosa (?) che produce però effetti concreti in termini di voti anziché pensare allo spirito e fa proprio al caso della compagine firralelliana che si fonda sulla gestione delle prebende alla guisa degli antichi signori feudatari del medioevo, che si affacciavano la mattina distribuendo i resti dei banchetti alla plebe, ma il filetto lo avevano già mangiato loro.
Castiglione e Firrarello hanno bisogno di fare turn-over tra le proprie fila, tra chi va per delusione e chi viene per interesse e la comunità di Capuana che porta diverse migliaia di consensi ottenuti con le “preghiere”  è utilissima, salvo poi perderla come qualche anno addietro, se non ne viene soddisfatta la famelicità
Orbene, questa è la regola che oramai viene applicata nella politica degli eletti dal popolo. Il tanto esagerato “do ut des” …e del popolo ce ne fottiamo. Ma su questo si fonda il potere che non può prescindere, non può essere scevro del consenso e dai voti. Una contesa a levare e mettere, ad accrescere le schiere di “clientes”, un rubamazzetto senza fine senza nessun sussulto morale ad amministrare in nome e nell’interesse per il popolo.
Ma esistono anche casi al contrario, che cambiano non per prendere ma perché non hanno preso.
Il deputato regionale Salvo Pogliese per esempio, finiano da sempre, nemico (di gruppo) dei larussiani siciliani, era in procinto di essere nominato assessore nel governo regionale Lombardo/bis, l’accordo era stato consumato, il vestito pronto ed anche la cravatta, se nonché Fini da lo stop al Presidente della Regione e sceglie diversamente, a fare l’assessore ci va Nino Strano, forse ritenuto più idoneo alla carica. Ma Pogliese primo degli eletti nel PdL catanese con 20.000 preferenze, un plebiscito di “voto libero”, non ci sta. Non solo cambia baracca e si affida ai nemici interni del ministro della difesa anche ad essere l’ultimo dei sodali, ma adesso è diventato perfino l’alfiere della battaglia anti Lombardo, del quale negli anni passati era stato collaboratore da assessore alla provincia di Catania, lo si vede quotidianamente sulle TV locali a chiosare sulla politica del governo regionale in un accanimento inusuale.
Questa è la potenza della poltrona, mancata in questo caso. Eppure qualche osso che cade dal desco governativo si accontenterebbe di ghermirlo. Chi è rappresentante del popolo, e questi lo è più degli altri con 20.000 preferenze, non può certamente affidare la propria azione politica alla ricerca di un posto al sole, ma dovrebbe con coscienza svolgere l’incombenza che gli elettori gli hanno affidato, quello del legislatore solo  nell’interesse del popolo siciliano.
Finiamola qui questa nostra interpretazione, sarebbe oltremodo noioso per chi legge scendere nei particolari piccanti, aspettiamo solo le reazioni, qualora avessero gli argomenti, per continuare a particolareggiare i fatti che sono numerosi, l’inside new’s è essenziale, per capire e fare capire.

lunedì 11 ottobre 2010

Politica in Sicilia. Pubblichiamo la dichiarazione del dr. Domenico Sgnorelli a seguito dell'intervista su S dell'on. Torrisi





"Nell'ultimo numero di S l'avv. on. Torrisi Salvo per la seconda volta insinua su una presunta mia immoralità. Orbene, vero, io sono immorale nel credere che l'amicizia sia un sentimento, la politica un interesse, con una differenza tra il sottoscritto ed l'on torrisi , che il mio interesse per la politica si fonda esclusivamente come atto gratuito e senza fini, al contrario di chi fa lo scala vertici."

TORRISI E FRISENNA

In merito all’intervista rilasciata dall’avvocato onorevole Salvatore  Torrisi su ESSE, rilevato il richiamo alla mia persona e al partito politico in cui milito, mi preme precisare, in ordine ai fatti,  che incontrai l’avvocato Torrisi nel mese di giugno e non dieci giorni prima l’arresto del Frisenna, verificatosi, come ben ricorderà l’avvocato Torrisi, nel mese di novembre 2008. In quell’occasione, discutemmo con l’on.le Torrisi dei problemi in agricoltura e delle possibili azioni parlamentari in materia.

Precisato quanto sopra, si aggiunge che il sottoscritto non ha avuto e non ha difficoltà a riconoscere il rapporto di amicizia, immutato, con Carmelo Frisenna e la moglie.
Quest’intervista, piuttosto,  è l’ennesimo tentativo, infondato e mal riuscito, dell’avvocato Torrisi di collegare l’immagine della sinistra ad una vicenda in cui i protagonisti sono ben altri, lontani dalla appartenenza politica e culturale alla quale il sottoscritto appartiene con orgoglio.
Evidentemente, l’avvocato Torrisi, nonostante i suoi innumerevoli incarichi politici, non ha ben chiaro il sentimento dell’amicizia, distinto dalla comunanza di interessi, o forse “ad alti livelli” i due piani si sovrappongono, tanto da non consentirne la distinzione.
In ogni caso, questi continui riferimenti non possono che compiacere il  sottoscritto che, contrariamente all’esponente politico, interpretato da Nino Frassica nel film Baarìa, non ha bisogno di accattare  da esponenti del fronte politico opposto citazioni del proprio nome.

PATERNO’08/10/2010                                                                 
                                                                                                        DOTT. (TALE) DOMENICO SIGNORELLI
                                                                                                         COORDINAMENTO REGIONALE S.E.L.

sabato 11 settembre 2010

Sicilia, Politica - Firrarello lo statista



Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Antonio Siscaro (Mpa), presidente della VII° Municipalità di Catania: “Bronte è una cittadina “pedemontana” popolata da 20 mila persone, mentre nell’ottava municipalità di Catania (San Leone/Rapisardi) vivono 28 mila cittadini. Se Bronte risente della crisi del mondo agricolo e della flessione del mercato delle costruzioni, i quartieri popolari di Catania sono la più evidente cartina al tornasole della crisi economica globale: registrano il più alto tasso di disoccupazione, di microcriminalità, di dispersione scolastica, di “caduta” del livello dei servizi pubblici, in ogni settore.
L’intervento di Pino Firrarello, in effetti aiuta a comprendere come l’interesse politico possa prevalere sempre e comunque sull’interesse comune. Al punto di distorcere la realtà ed usare le proprie ragioni di parte come grimaldello contro le – legittime – azioni di governo.
Il sindaco di Bronte getta benzina sul fuoco del disagio sociale. Ricorda, ma forse gli pare di ricordare, che nel lontano 1989 il governo Andreotti – proprio mentre a lui accadeva di essere andreottiano – abbia disseminato di precari “articolisti” le amministrazioni pubbliche siciliane. Ma il tempo è passato. E mentre Pino Firrarello – che non ha mai smesso il metodo andreottiano di fare politica – oggi è comodamente seduto a palazzo Madama, lui indica come responsabile del disagio del precariato il governo regionale.
Nelle città la disoccupazione aumenta in modo vertiginoso, esplode la violenza, aumentano le rapine, le scuole pubbliche lasciano a casa decine di migliaia di precari, ma la colpa non è della Gelmini o di Tremonti, ma del governo regionale…
La verità è che questa legislatura, dopo 15 anni di immobilismo, è stata la prima in cui si è dato corpo a un progetto di riforme. Gli sprechi, lo sfascio, i disservizi sono il “patrimonio negativo” che i siciliani hanno ereditato dalla generazione politica di cui Pino Firrarello è uno degli ultimi esponenti. La scommessa sta nell’aver puntato, senza esitazioni, su ciò che di buono e risanabile c’è all’interno della pubblica amministrazione. E su quello si sta provando a costruire. Andando contro la forte “resistenza” di chi sui benefici, sulle rendite di posizione, sull’immobilismo, ha costruito il suo potere economico e politico.
In Sicilia pochi hanno avuto il coraggio di impedire che la “sacca” del precariato si ampliasse. Nessuno aveva avuto il coraggio di “imporre” una vera riforma del ciclo dei rifiuti. E a questo proposito giova segnalare che la legge sui rifiuti – ad oggi – non presenta alcun problema di interpretazione giuridica. Incontra – invece – la ferma opposizione, ma è cosa diversa, di chi a diverso titolo è responsabile della nascita e dell’esistenza del sistema che ha portato al disastro finanziario i comuni e la stessa regione, anche con operazioni probabilmente criminali: questo riferiscono le cronache giudiziarie con costante periodicità a proposito di termovalorizzatori.
Mai un governo aveva varato una riforma della burocrazia che obbligasse i dirigenti pubblici alla trasparenza di tutti gli atti. E anche in questo caso gli unici oppositori di questa norma sono tutti i soggetti per decenni hanno operato e prosperato all’ombra dell’impunità e della protezione del “politico” di turno.
E’ innovativo un governo che costringe i comuni a farsi carico delle proprie scelte, annunciando che saranno commissariati quelli inadempienti. Ed è “rivoluzionario” un governo che affonda il bisturi della riforma in tutte le sacche di malcostume e malaffare della sanità pubblica.
Per non parlare dell’agricoltura, a cui sono state dedicate tutte le risorse disponibili, concordandone la destinazione direttamente con chi in campagna vive e lavora. Probabilmente non è abbastanza. E certamente la crisi del sistema non aiuta a verificare gli effetti positivi di queste riforme. Anche perché il governo nazionale non è certamente stato amico della Sicilia: attendiamo ancora lo sblocco dei fondi Fas e assistiamo quotidianamente al tentativo di “scaricare” sul Mezzogiorno i problemi nazionali, dalla Tirrenia a quello della gestione dell’Anas e della rete autostradale.
Bisognerebbe poi far sapere anche al sindaco Firrarello, che il disimpegno automatico dei fondi comunitari è stato abrogato definitivamente, il 16 giugno scorso, dalla Commissione e dal Consiglio europeo: causa dei ritardi nella spesa dei fondi 2007/2013, da parte di tutti gli stati e di tutte le regioni d’Europa. Ritardi dovuti alla complessa e laboriosa chiusura della contabilità del programma 2000/2006.
La Sicilia non ha ancora perso un solo centesimo e ha utilizzato i fondi Jeremie e Jessica proprio per venire incontro, con un fondo di rotazione di 200 milioni di euro, alle esigenze finanziarie degli enti locali e della piccola e media impresa.
Che Pino Firrarello non apprezzi questo tipo di governo è nelle cose. Che si atteggi a statista, è probabilmente eccessivo. Anche perché, in trasparenza, dietro i suoi sincopati “ragionamenti” politici, si intravede con evidente chiarezza il disperato tentativo di fornire risposte, forse anche giustificazioni, agli interessi “perduti” che animano la sua quotidiana azione politica.”.

venerdì 30 luglio 2010

Sicilia Politica: Lombardo e i movimenti tellurici



Ho letto con interesse lo scambio di interventi tra Nicola Cipolla e il Presidente Raffaele Lombardo sulle pagine de Il Manifesto, scaturiti da un mio articolo del 13 luglio in cui individuavo nella particolarità del laboratorio politico siciliano una sorta di “buon segnale” di cambiamento per le prospettive dell’intero Paese.
Alla luce degli avvenimenti di questi ultimi giorni, la mia convinzione si rafforza.
Il 21 luglio l’intervento di Nicola Cipolla invitava a guardare a quanto accade in Puglia, piuttosto che “correre appresso a Lombardo”. Il giorno dopo giungeva puntuale la risposta dello stesso Lombardo che, pur condividendo la cronistoria dei fatti raccontati da Cipolla, non ne accettava il punto di vista troppo “ideologico”, a suo dire. E in ultimo, un nuovo articolo di Cipolla (manifesto del……) metteva in relazione antitetica la situazione siciliana con quella pugliese, chiedendosi se non fosse meglio individuare in Sicilia altri riferimenti politici.
Sulla vicenda di Vendola in Puglia e sul parallelismo avanzato da Cipolla, mi sono tornate alla mente le parole di Bertolt Brecht: “sventurata la terra che ha bisogno di eroi”.
Nella crisi politica e sociale che stiamo vivendo, infatti, sembra proprio che la “sinistra” non possa fare a meno di eroi, di salvatori e di leader carismatici dai poteri taumaturgici, capaci di attuare riforme e migliorare la società, dimenticando un passato strutturato da un meccanismo circolare di responsabilità e di partecipazione tra base e gruppi dirigenti
Mi chiedo allora se non se ne possa davvero fare a meno.
Anche perché il caso di Vendola è ben diverso dal caso Lombardo.
Il primo, infatti, è frutto di una forte volontà popolare ed elettorale tutta pugliese, che ha proiettato il confermato Presidente alla ribalta regionale e nazionale, tanto da spingerlo a proporsi come futuro leader dell’intera coalizione di Centro-Sinistra. Vendola è persona gentile, garbata e passionale al tempo stesso. (Si sa, le passioni a volte inducono in errori; sempre meglio, a mio modesto parere, coltivarle che rimuoverle o sopprimerle.) È un “eroe”? Non credo lui si senta tale. Ma, se lo è, lo è per delega, in quanto i pugliesi si sono cimentati in un’azione eroica collettiva, abbattendo pregiudizi di ogni sorta, facendo del loro presidente uno strumento di azione politica. È questa la vera forza di Nichi Vendola.
Il caso siciliano, invece, denota elementi di forte contraddizione all’interno della compagine elettoral-governativa che vanno necessariamente colte e coltivate; sempre che la sinistra ponga la propria azione in un quadro di prospettiva. È questo l’aspetto più affascinante che mi ha personalmente colpito: le contraddizioni di una situazione politica che può essere foriera di una grande stagione di riforme. In quanto a Lombardo, spero che la sua determinazione, risulti sufficiente a stabilizzare i “movimenti tellurici” in atto in un nuovo assetto e convinca i siciliani  a condividere e definire un percorso per il futuro della Sicilia e per il riscatto dell’intero Mezzogiorno.


domenica 18 luglio 2010

Sicilia, la "cricca" dei servizi sociali non è solo Catania


“Plauso per l’iniziativa intrapresa dagli organi inquirenti della




Procura di Catania in merito all’inchiesta sui servizi sociali del
Comune. Una impietosa fotografia di come la burocrazia e la cricca
degli affari lucravano alle spalle dei più deboli con uno
spregiudicato senso di impunità, mentre alcuni politici lucravano voti
e consenso elettorale: queste le dichiarazioni a caldo degli on.li
senatore Pino Firrarello e deputati Vincenzo Gibiino, Pippo Palumbo e
Salvo Torrisi.
Quanto si apprende dall’indagine in corso, appare, tuttavia, ancora
marginale rispetto a quanto è avvenuto negli anni passati ed agli
attori reali dello scempio. I parlamentari auspicano che al più presto
l’azione della Procura incida fortemente sulla verità estirpando
definitivamente uno dei cancri di questa città.
Gli on.li, continuando, stigmatizzano su alcune leggerezze nella
pubblicazione di dati e nomi apparsi sui quotidiani: nessuna delle
persone che risultano indagate a vario titolo sono in staff della
segreteria del senatore Firrarello, il sindaco di Misterbianco non è
del Pdl, la moglie del deputato Arcidiacono non lo è più da anni e
soprattutto non lo era più al momento dei fatti.”
firmato
On.li senatore Pino Firrarello, deputati Vincenzo Gibiino, Pippo
Palumbo, Salvo Torrisi.

Questo il comunicato stampa che ieri ha diffuso parte del PdL Catanese, ma chi è senza peccato scagli la prima pietra ... e con Paternò come la mettono?

sabato 17 luglio 2010

La Politica Siciliana, Lombardo traccia la linea


Due punti fermi sono imprescindibili

di Raffaele Lombardo



Da stamattina mi sto occupando di problemi del governo regionale:dall’emergenza rifiuti, a cominciare dalla ottimizzazione dell’ufficio del commissario, alla ricerca di soggetti attuatori fino al fotovoltaico in agricoltura, compreso un approfondimento sul nuovo piano energetico per passare ad una ricognizione sui temi della sanità che ho fatto con Massimo Russo e per concludere con un approfondimento sulla concessione delle autostrade che l’Anas dovrebbe riaffidare.
Finalmente ho trovato un momento per la lettura dei giornali e mi sono reso conto di come oggi siano fioriti commenti, analisi e deduzioni sull’incontro con il Presidente del Consiglio, interventi tuttiper niente disinteressati e talvolta ispirati da un programma di disinformazione tendente a seminare zizzania e a confondere le idee.
Allora desidero precisare che in questi due anni travagliatissimi di governo regionale due sono i punti fermi che sono emersi e caratterizzano la prospettiva.
Il primo è che il rapporto di dialogo, di confronto e poi di collaborazione con gli uomini del Partito Democratico è stato fondamentale, a partire dalla riforma sanitaria che ci ha impegnato dall’autunno del 2008.
Il secondo è l’irreversibile inconciliabilità con le posizioni assunte dal Popolo delle Libertà, che da oltre un anno a questa parte boicotta, non escludendo colpi bassi di ogni tipo, l’azione di governo.
Sul resto si può discutere ma questi due punti, per la mia responsabilità di Presidente della Regione, sono imprescindibili.
Per il resto chiunque si può incontrare con chi vuole, di giorno o di notte, alla luce del sole o clandestinamente, ma se la nostra azione legislativa e di governo è sostenuta da un processo riformatore orientato allo sviluppo della Sicilia, alla creazione di benessere e di opportunità di lavoro, all’affrancamento dai mille condizionamenti e dalle mille dipendenze, sarebbe grave che si stesse dietro a commenti, analisi, deduzioni, ricostruzioni fantasiose e maligne che vanno prese per quello che sono: squallidi e indegni tentativi di nuocere non solo al cambiamento ma alla Sicilia stessa.

giovedì 15 luglio 2010

Laboratorio Sicilia visto da Il Manifesto

(del 13 luglio 2010, pag. 10)

Che la Sicilia sia sempre stata laboratorio della politica, per la verità qua c’è solo questa che alimenta il sistema, dopo gli scippi unitaristi di 150 anni fa, la ragione è semplice, la genialità di un popolo che si arrabatta per sopravvivere viene fuori per genetica ma anche per disperazione. Ecco che finalmente irrompe Lombardo, il quale avrebbe potuto comodamente governare l’Isola ricalcando le orme di chi lo ha preceduto, non ci sta. Non ci sta per indole, non ci sta perché gli manca l’inclinazione del servo che occorre per essere “azzurro”, non ci sta per affrancare la propria terra, riscattarla, rivendicare un secolo e mezzo di torti subiti. Una terra libera deve essere pari alle altre realtà del paese.
Ed ecco come per magia esce dal cilindro magico mesi di convergenze riformiste. Proprio quando Micciché sembra voler volare verso la sua più grande aspirazione, la Presidenza della Regione più speciale d’Italia, Raffaele lo mette di fronte al bivio. Adesso bisogna scegliere o si aderisce ad una stagione di riforme e autonomismo siciliano, all’interno di un progetto che parte dalla porzione più meridionale d’Italia, oggi per stabilizzare una maggioranza ed un governo di quel che resta della legislatura, oltreché, in prospettiva, per varare l’alternativa terzo polista italiana. Proprio così. Il Lombardo ter era solo il preludio per ciò che era in cantiere e nelle menti di alcuni leader  per il dopo Berlusconi. Una alleanza che vede il PD di D’Alema, l’API di Rutelli, L’UDC di Casini, Generazione Italia di Fini ed il Movimento del Governatore Siciliano e che dovrebbe stabilizzarsi  per procedere insieme fino alle prossime elezioni sia regionali sia nazionali e realizzare l’alternanza politica che non sia una accozzaglia pur di vincere.
E Micciché, adesso, messo di fronte alle scelte che fa? Rinnega Berlusconi e Dell’Utri , ovvero si allontana dal potere reale che risiede a Palazzo d’Orleans? Certo non è più il cartaro della politica isolana, anzi qualcuno che ha fatto bene i conti non lo vuole nemmeno tra i piedi frustrando in siffatto modo le sue aspirazioni di grande leader  del Sud. Lui sa, però, che lasciato solo si farebbe ammazzare, prima da Alfano, sua antico pupillo, poi da Schifani, poi da Firrarello e dal genero di lui Castiglione.
Progetto ambizioso questo dell’alleanza riformista nazionale, forse difficile, ma intrigantemente catto-comunista di storica memoria o meglio democristianamente sinistrorso, che darebbe una spallata decisiva al potere berlusconiano e nordista .

Ma torniamo subito in Sicilia. Finora Lombardo ha tirato a campare per due anni, avversato da subito dai propri alleati elettorali, da qualcuno in verità, ha fatto qualche riforma scomoda ed importante, tagliando interessi inverosimili costruiti con sapiente illiceità dai predecessori  e che tanti guai gli hanno portato, politici senz’altro, giudiziario-politici forse. A ogni buon conto adesso si deve governare con un programma ampiamente condiviso, con una maggioranza solida che va verso la stessa direzione, con un Governo che governi e con una alleanza che programmi l’azione politica per il futuro.
Lombardo e Fini, innamoratissimi tra loro e ideologicamente "sinistrorsi" convinti, sembrano adesso avere verso il Cavaliere lo stesso sentimento, sapendo benissimo che, sia l’uno che l’altro, chi prima e chi dopo, si trovano in testa alla lista dei predestinati al macello politico. Lo sanno benissimo Lombardo e Fini che un ulteriore abraccio con Silvio sarebbe loro letale, per cui la strada sembra inevitabilmente segnata, quella che avevano ordito assieme ai leaders sopracitati, prima delle elezioni regionali. Ma la mancata sconfitta di Berlusconi, anche e soprattutto grazie alla Lega che adesso tiene sotto assedio il PdL, spostando l'asse degli interessi verso nord e relegando il co-fondatore del PdL Fini ad un ruolo secondario, ha fatto slittare il progetto.
Adesso però la Sicilia chiama, non può più essere rimandata la decisone in ordine ad una ferma maggioranza che porti al rilancio dell'Isola, che sia anche di prospettiva politica, dove insieme realizzare punti programmatici qualificanti e dove scegliere insieme anche il successore di Lombardo per tentare l’abbattimento della politica del Governo Nazionale del PdL, che oramai anche l’italiano medio considera tradimento e mortificazione, ma che in passato tanti consensi ha regalato al centrodestra, che naviga tra veline, escort, appartamenti acquistati ad insaputa di potenti acquirenti, dei tanti troppi “affair” di stato, dei ricatti, delle minacce, dei falsi dossier confezionati per screditare candidati non graditi alla Cupola e della nuova P3, in una china irreversibile in cui avidità e delirio di onnipotenza trascinano questa lacerata democrazia italiana.

martedì 8 giugno 2010

PATERNO' AL FALLIMENTO?


SABATO CONCLUDEREMO L'INCHIESTA SUL DISASTRO FINANZIARIO DEL COMUNE DI PATERNO'.
DIPENDENTI DA LICENZIARE ? FORNITORI NON PAGATI ?  COME SI E' ARRIVATI A TUTTO QUESTO?
INTANTO LA POLITICA LOCALE NON SAPENDO DARE RISPOSTE SI RIVOLGE A MAMMA REGIONE, PREVISTO INCONTRO COL DIRIGENTE GENERALE DELLE AUTONOMIE LOCALI.

domenica 30 maggio 2010

Corrado Guzzanti : BERLUSCONI MERITA RISPETTO !

La crisi degli stati è l'ultimo atto di una politica economica mondiale



Tre giorni di tregua sui mercati finanziari possono dare l'illusione che il peggio sia alle spalle nella crisi dei debiti sovrani. Ammesso che la Germania si renda finalmente conto che l'euro e l'Unione europea sono conquiste imprescindibili e che i paesi a rischio varino davvero misure efficaci per contenere i deficit di bilancio, resta comunque il peso dei debiti pubblici a condizionare l'economia e una ripresa già stentata. E per quanto le autorità americane cerchino di minimizzare i pericoli di un contagio, il virus ce l'hanno già in casa, perché anche negli Stati Uniti il debito pubblico supererà il 100% del Pil fra qualche anno (senza contare i 6.300 miliardi di $ in carico alle agenzie di mutui).
La crisi degli stati è l'ultimo atto di una cultura del debito montata negli ultimi trent'anni tra le aziende, le banche, le famiglie e le istituzioni pubbliche. E non essendoci più nessuno che può salvare gli stati, la fine del ciclo non può che prevedere il trasferimento degli oneri sui cittadini e sulle imprese. Insomma sull'economia. Per un decennio sarà questa la «nuova normalità» teorizzata da Bill Gross, numero uno di Pimco, per i paesi avanzati. Per quanto si possa rendere meno dolorosa la nuova cura, l'economia crescerà meno che nel passato. E per quanto, questa volta, vi siano i paesi emergenti a far da locomotiva, la nuova normalità si farà sentire sulle borse occidentali e sui mercati obbligazionari.
La crisi dei debiti sovrani ha nuovamente minato la fiducia dei mercati, come era avvenuto nella recente crisi del credito. Ma ha anche reso più stringente lo scenario che s'è delineato. Le strane cadute di Wall Street nell'ultima mezz'ora in diverse sedute, come pure quell'improvviso tonfo del 6 maggio scorso, non sono probabilmente delle esasperazioni tecniche create solo dagli algoritmi del trading ad alta frequenza. Forse qualcuno sta forzando la situazione e saggiando il ribasso. Perché una borsa, che era salita fino a un massimo dell'80% dal marzo 2009, scontava gli scenari tipici delle rapide riprese economiche degli ultimi trent'anni, ma non quello più dimesso di una nuova normalità.
Walter Riolfi

venerdì 28 maggio 2010

Sicilia, Lettera al Presidente Lombardo



Pregiatissimo Presidente della Regione Sicilia
Raffaele Lombardo

Quando ero una ragazzina e le ferrovie erano solo dello Stato, non mi capacitavo del perché avessimo in Sicilia carrozze del periodo postbellico, mentre nelle città del nord, come Bologna o Milano, si poteva viaggiare dentro comodi e modernissimi vagoni. E perché in generale i servizi del nord erano più efficienti e, secondo il linguaggio che si può avere a quell’età, giudicati da me più belli.
La bellezza, signor Presidente, è una componente essenziale del benessere. E se esistono bellezza e benessere, se ne può trarre solo guadagno.
A questa Sicilia va restituita e garantita bellezza e benessere, e occorrono persone disposte a battersi per questi valori.
Faccio parte di un’organizzazione, che vuole essere non soltanto ambientalista, ma che si propone con un progetto e obiettivi molto precisi, Rifiuti Zero.
Rifiuti Zero significa in primis che i rifiuti non sono roba da gettare via o peggio da bruciare, ma da riutilizzare. Significa che con una corretta gestione,  raccolta,  recupero e  riciclo, i rifiuti costituiscono una risorsa per il mondo occupazionale. Siamo in grado di dimostrarle che in Sicilia si creerebbero non meno di 15.000 nuovi posti di lavoro. Ma questo Lei lo sa bene.
Ed è per questo che Le scrivo per la seconda volta. Nella mia prima lettera, facevo leva sul Suo impegno politico autonomista, invitandola a non cedere alle lusinghe di quegli imprenditori del nord, i cui cognomi finiscono per Oni, Ini, Atti, che non a caso sono proprio gli stessi imprenditori che ci vogliono “impaccare” i loro modernissimi, “sicurissimi”, impianti di incenerimento. Loro sponsor e promoter, il sindaco Cammarata, la ministra siciliana Prestigiacomo, e in testa Berlusconi. Dopo la dichiarazione di quest’ultimo di qualche giorno fa, è accaduto qualcosa. Si è palesata la Sua disposizione difensiva.
Sono consapevole in quali brutte acque si trova, e da un punto di vista strettamente umano, non posso che comprendere la Sua ricattabile posizione.
Vede Pregiatissimo Presidente, a nome di tutti i siciliani, anche di quelli meno interessati e consapevoli, non posso che ringraziarla per averci concesso qualche minuto di illusione. Illusione che con un presidente autonomista, questa terra potesse mostrarsi come esempio di alternative ai dictat del Governo centrale. Mi riferisco alla possibilità  di lasciare che l’acqua venga ben gestita dai siciliani , che il ciclo dei rifiuti venga gestitoin maniera trasparente, funzionale e senza nuocere alla salute dei cittadini, e che mai si  costruiranno centrali nucleari e depositi di scorie che graveranno sulle generazioni future.
Attraverso la nuova legge regionale, si intravedeva la prospettiva di un cambiamento che avrebbe potuto dare delle grandi soddisfazioni alla terra di Sicilia, che avrebbe potuto essere apripista per lo sviluppo della strategia Rifiuti Zero a livello nazionale.
Tuttavia, con le sue ambigue dichiarazioni, si è riaperto il fronte. Persino Realacci, che una volta era ambientalista (o diceva di esserlo), oggi afferma che gli inceneritori ci vogliono.
Quelle dichiarazioni del presidente del Consiglio sono state da noi, sensibili alla questione, vissute come una dichiarazione di guerra. E Lei ha ritenuto di rispondere ufficialmente di non essere contrario alla produzione di energia elettrica, con altri metodi tecnologici. Era all’eolico, al solare e al fotovoltaico, al geotermico, tutte possibilità offerte generosamente dalla nostra terra, che si stava riferendo? Mi auguro di si.
Non si stava riferendo al metodo più dannoso, antieconomico e assurdo di produrre energia, costituito dalle varie forme di incenerimento dei rifiuti?
Se Berlusconi intenderà imporre ciò che è accaduto in Campania, troverà un fronte deciso di no. Abbiamo la legge approvata e il buon senso, dalla nostra parte. Anche questo Lei lo sa pure.
Ed io so che se, con un vero colpo di stato, si militarizzerà il territorio siciliano sotto l’egida della protezione civile (che paradosso), io sarò fra quelli che prenderà le manganellate sulla testa. E non le prenderò solo per i miei figli, ma anche per i Suoi, Pregiatissimo Presidente.
La mia delusione consiste nel pensare che dovrò attendere ancora molto prima di vedere questa terra amata e ricca di munificenze, come lo fu ai tempi dello Stupor Mundi, di quel Federico II di Svevia, che ebbe il coraggio di mettersi contro il potere papale.
Sono certa, signor Presidente, che Lei rifletterà e si renderà conto che ha ancora la possibilità di evitare di essere ricordato come uno dei tanti presidenti che questa terra ha dovuto subire.
Donatella Costa, Rifiuti Zero Palermo

venerdì 14 maggio 2010

Sicilia: La nuova stagione dei veleni di Palermo


Di Pietro Orsatti
Ha riaperto il teatro dei pupi. Ma il puparo chi è? In Sicilia si sta verificando una serie di eventi politici e giudiziari che ci proiettano al clima di alcuni decenni fa, alle stagioni dei veleni che travolsero procure, giunte regionali e comunali, apparati dello Stato negli anni a cavallo della stagione stragista.
Partiamo dalla non notizia, dal trappolone in cui è caduto il quotidiano La Repubblica. Come è stato possibile che giornalisti esperti e il principale quotidiano italiano siano caduti in un errore clamoroso come dare per buona una notizia, poi rivelatasi falsa, come la richiesta di arresto del governatore Raffaele Lombardo? E chi ha preparato questa polpetta avvelenata? E perché? Ovviamente dare una risposta a queste domande è, ora, impossibile. Di sicuro c’è stata una fonte, ritenuta credibile, che ha fornito un’indiscrezione dall’interno del palazzo di giustizia di Catania. Una fonte crediamo autorevole, probabilmente la stessa che aveva già dato la notizia un mese fa, sempre ai giornalisti di Repubblica, del dossier elaborato dai Ros dei Carabinieri che indicavano le presunte relazione di Lombardo, di suo fratello parlamentare e di un cospicuo numero di politici locali con alcuni esponenti della criminalità organizzata. Chi abbia armato la mano della fonte di cotanta bufala è per ora un mistero, ma se andiamo a vedere i risultati diretti del non scoop di Repubblica ci accorgiamo che non solo Raffaele Lombardo esce rafforzato dalla vicenda, ma che di conseguenza si rafforzano anche la componente finiana del Pdl e il Pd siciliano che ora sostengono il governo della Regione. Un po’ meno Miccichè nonostante anche lui appoggi l’inventore del Mpa. La sua vicinanza a Dell’Utri pesa troppo in questa fase, come pesa la guerra in corso all’interno del Pdl siciliano con l’area che fa riferimento a Schifani e Alfano. Quindi, se la fuga di notizie (o meglio di non notizie) voleva colpire Raffaele Lombardo il risultato finale è stato l’opposto. Di caduti, però, ce ne sono stati e parecchi, come ha scritto nei giorni scorsi Sebastiano Gulisano proprio in queste pagine. Dai due giornalisti e dal loro giornale alla procura di Catania dopo che è emersa la spaccatura interna e i conflitti fra procuratore e suoi pm, dall’informazione in generale a quella non dichiarata alleanza fra la vecchia Udc di Cuffaro e l’area Schifani del Pdl. E fin qui può bastare.
Ma è davvero tutto qui? Tutto si risolve in questa vicenda di “bufale”, mala informazione, soffiate pilotate? Oppure l’obiettivo vero è un altro? Per esempio Palermo. Si, Palermo, i suoi palazzi dei veleni, i poteri mai risolti o quantomeno svelati, le inchieste sulla stagione delle stragi, sugli intrecci fra politica e affari e mafia, sulla trattativa fra pezzi dello Stato e Cosa nostra e sugli equilibri innominabili che quella trattativa avrebbe creato. Non solo quindi il palazzo della Regione, le stanze dei poteri e degli affari impronunciabili su sanità, rifiuti, appalti. Il can can delle bufale e mezze bufale su Raffaele Lombardo, potentissimo catanese salito al trono dell’Ars potrebbe essere solo una battaglia periferica, quasi una scaramuccia per scoprire le carte sul tavolo. Chi sta con chi e perché. Ma la guerra potrebbe essere per altro. Per Palermo.
Perché a Palermo da poco più di un anno l’aria è cambiata. E il primo segnale arrivò immediatamente, con la polpetta avvelenata nel gennaio del 2009 diretta al procuratore Messineo. Quella fuga di notizie (anche qui con protagonista La Repubblica) sul presunto coinvolgimento in mezze storie di mafia di un parente acquisito del procuratore era solo l’inizio, il primo avviso di una guerra che si sta davvero iniziando a combattere in questi giorni.

martedì 11 maggio 2010

Sui rifiuti abbiamo fatto saltare affari miliardari per la mafia




Le azioni del Governo che presiedo e dell’Assemblea Legislativa Regionale, seguite alla Sentenza della Corte di Giustizia Europea del 18 luglio 2007, che bocciava la gara dei termovalorizzatori, meritano di essere riconsiderate.

Così l’abolizione dell’Agenzia dei Rifiuti votata a scrutinio segreto dall’A.R.S. a fine 2008. E la delibera di Giunta dell’aprile 2009 in cui si disponeva che “il possibile subentro dell’Amministrazione regionale ai raggruppamenti affidatari non comportasse l’automatico riconoscimento dei danni per oltre 300 milioni da loro pretesi”.
La nuova Legge e il nuovo Piano Rifiuti e forse ancor più la delibera che dispone il riesame della procedura di affidamento adottata il 18 marzo scorso e trasmessa alla Procura della Repubblica di Palermo il 22 marzo.
Se è vero che si trattava del più grosso “affare” del secolo, le cui dimensioni superano i 5 miliardi di euro; se è vero che certa “politica” e la mafia vi si sono incontrati e alleati.
Se è vero che il Governo che presiedo e la politica che lo sostiene lo hanno di fatto smantellato affidando le competenti valutazioni alla Magistratura; c’era e c’è da aspettarsi ogni tipo di reazione anche tra quelle che possono apparire inimmaginabili.
Se fosse vero, com’è vero, quanto precede, sarebbe quanto meno plausibile rileggere i fatti di questi ultimi mesi: composizione dei Governi, ridefinizione delle maggioranze, divaricazioni nei Partiti, prese di posizione, minacce ed aggressioni mediatiche e non solo.
Ne ero consapevole quando nel dicembre scorso previdi e lo dichiarai in Aula, che contro di me sarebbe stato scatenato un attacco politico, quindi un attacco mediatico giudiziario, senza nulla, infine, escludere.
Ecco perché ho chiesto di anticipare a stasera la comparizione dinanzi alla Procura di Palermo in qualità di persona informata dei fatti. Per assicurare pieno e incondizionato, il doveroso contributo all’accertamento della verità.
Forse, senza neppure accorgecene, siamo entrati in un gioco più grande di noi.
Quel che conta è che i siciliani possano vivere, costi quel che costi, la stagione dell’affrancamento dai mille sfruttamenti e imboccare la via dello sviluppo.


Raffaele Lombardo

150° dello sbarco. Lombardo snobba Marsala, Salemi, Schifani e La Russa


maggio 2010| Invia l'articolo | Stampa |

3bandieretopIl Presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo ha, come massima istituzione siciliana, incontrato il presidente della repubblica italiana, Giorgio Napolitano presso l’Ufficio del Governo (peraltro organo incostituzionale in Sicilia in quanto il rappresentante dello Stato nell’Isola è il Presidente della Regione) per porgere al capo dello stato, il suo saluto istituzionale.
Lombardo non partecipa alla manifestazione marsalese e, anche se non è stato ufficialmente comunicato, c’è da supporre che questa defezione sia stata dettata dalla necessità di far “evidenziare” , in un momento di euforia garibaldina, il proprio dissenso alla storiografica ufficiale “dogma” falso e costruito con l’assistenza di quanti, per mero interesse, si sono prestati a scrivere menzogne e falsità.
Un atto politico che ogni siciliano dovrebbe apprezzare al di là di ogni considerazione sulla situazione politica regionale, perché Lombardo, a differenza di tanti politici pseudo sicilianisti, questa volta ha agito da “Siciliano” e coerente con i suoi doveri istituzionali imposti dallo stato italiano, ha presentato a Napolitano il benvenuto in terra di Sicilia senza partecipare al teatro che tanti politici, desiderosi di visibilità, hanno messo su per il presidente italiano.
Insomma, un bon ton istituzionale, niente più, messo in atto in territorio neutro così da poter “eludere” , fatto non secondario politicamente, il contatto ravvicinato con il Ministro della Difesa La Russa e il presidente del Senato, Schifani.  
base monumento spostata webA Marsala, per celebrare Garibaldi e la retorica nazionalista, l’amministrazione comunale, per vergogna,  ha pensato bene di spostare il cippo del monumento dedicato allo sbarco eretto nel 1893 al porto di Marsala, e mutilato da oltre un secolo della sua Fortuna Alata.
Il monumento era stato eretto all’altezza della banchina curvilinea, luogo che gli storiografi ufficiali hanno individuato come area dello sbarco.
Ebbene, poiché da 5 anni la banchina curvilinea è abbandonata a se stessa, l’amministrazione ha coperto le vergogne con dei drappi pensato bene di spostare la base del monumento che reca il cippo con le iscrizioni, ecurvilinea weebpiazzarlo, per comodità del presidente italiano, proprio al centro della grande banchina utilizzata dalle navi passeggeri e che nel 1860 non esisteva neanche, e coperto con drappi colorati la “vergognosa situazione della banchina”.

monumeot spostatoAl posto originario del monumento, una semplice gettata di catrame tanto per coprire la il buco lasciato dal basamento.
A Marsala, Napolitano ha visto solo una zona della città “truccata” e  falsa. La realtà è quella che anche oggi si è vista in tutta la città non interessata dalla visita. Ma questa Marsala è impresentabile e quindi “è stata opportunamente” tenuta fuori dal salotto truccato …
Se solo avesse percorso 50 metri da Palazzo VII Aprile, avrebbe potuto gabinetti pubblici webvedere parte della città vera e non falsa. I gabinetti pubblici, puzzolenti e malandati, erano proprio vicino a lui.
E la stazione ferrovia non è stata da meno. Per l’occasione è stata “truccata” e profumata e sono stati ridipinti i cartelloni.
A conti fatti, questo teatro risorgimentale, costerà alle casse cittadine molto FFASS webdi più dei 350 mila euro di cui tanto si parla. E’ probabile che il costo finale sarà oltre 700 mila euro. In compenso l’ipocrisia di stato è andata in onda.
Anche questa è sana amministrazione. 
Michele Santoro
   

Lega Nord: «Il call center resti in Lombardia No al call center del centro siciliano di Paternò»


MILANO - In merito ai call center della sanità lombarda, è intervenuto il capogruppo regionale della Lega Nord, Stefano Galli.
 "Sono assolutamente contrario – afferma Galli – al trasferimento di tutta l'attività dei call center di prenotazione sanitaria al di fuori dei confini regionali. La Lega Nord esprime la propria contrarietà al raddoppio del call center di Paternò in Sicilia con la conseguente chiusura di tutti i centri di prenotazione situati in Lombardia e la perdita del posto di lavoro di centinaia di lombardi. Si tratta di una questione che avevamo sollevato già nella scorsa legislatura, ma ora, grazie anche alla maggior fiducia accordataci dagli elettori, deve essere chiaro che certe "porcate", per dirla alla Calderoli, non verranno più tollerateBasta con le marchette ai soliti noti. Le attività di Regione Lombardia, call center compresi, devono rimanere sul nostro territorio e creare posti di lavoro per i lombardi. Se vogliamo mantenere l'eccellenza – continua Galli – che sta tanto a cuore a Lega e PDL, i call center di prenotazione sanitaria devono restare in Lombardia, pena iniziative drastiche a livello politico da parte del gruppo Lega Nord in Regione".

lunedì 10 maggio 2010

Sicilia, Paternò - IL PHARAONE E' NUDO


A FURIA DI CIUCCIARE GLI SI SON RISTRETTE LE POCHE "PALLE" CHE AVEVA
( per questo post tutti i commenti saranno sottoposti al vaglio della censura)

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Un anno fa avevamo pubblicato questa vignetta che aveva suscitato tanta reazione, perfino una audizione presso Sua Maestà affinché intercedesse e facesse smorzare la satira che tanto fastidio suscitava.
Adesso con questa anteprima criptica iniziamo la campagna di primavera.
La nostra tribù disotterra l'ascia di guerra ci dipingiamo in viso i colori della battaglia, usciamo dalla riserva indiana ......... e chi ha più filo da tessere .... TESSA, accussì finisci sta farsa.

giovedì 6 maggio 2010

Sicilia, Il PdL ed i suoi servi



"Apprendo dai media di un incontro nelle prossime ore tra me, alcuni esponenti cosiddetti lealisti e il Presidente Silvio Berlusconi. Bene, me ne rallegro! Solo che hanno dimenticato di avvisarmi. Ma in fondo, che volete che sia?  Capisco che possa da taluni essere considerato un dettaglio informarmi di una riunione, cui si dà per certo la mia stessa presenza. Pazienza, me ne farò una ragione. Per fortuna, ci sono le televisioni e i tg a tenermi l’agenda e ad informarmi dei miei impegni.

Però, mi domando: qualcuno ha avvisato il Presidente? O forse gli si vuol fare una bella improvvisata, stile siculo, guantiera di dolci e bottiglia di vino in mano? Magari, perchè no, andare sotto Palazzo Grazioli, citofonare e dire: “Presidente, ci apra, siamo noi, quelli del Pdl siciliano, Sicilia, noi, quelli leali ribelli, lealisti sleali…insomma siamo noi, ci apra”. Ma si, proprio una bella improvvisata! Non vorrei, però, che sia un pò troppo per il Presidente, impegnato, com’è, a risolvere questioni nazionali ed internazionali della massima importanza. A pensarci bene, almeno lui, è meglio che lo avvisino.
Oppure, non sarà mica una specie di sketch, mandato in onda dal tg regionale? Qualcosa mi riporta alla mente una gag dei nostri bravissimi Ficarra e Picone: chiederò a Staffsud di cercarla e metterla on line, così ci facciamo altre due belle risate. Alla prossima". 
Gianfranco Micciché


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Proprio così, c'è da farsi veramente due belle risate. La farsa che ci propinano quotidianamente quelli del PdL cosiddetto lealista che affamati ed assetati (questo mi ha affermato un loro deputato regionale) non ci stanno più con la testa e guardano Lombardo come quello che prima gli ha tagliato i viveri e poi tolto lo sgabello da sotto il culo.
Hanno un atteggiamento acido, anzi, hanno molta acidità che gli perfora lo stomaco, non riescono più a vivere tranquilli, ed ogni giorno fanno esternazioni, che definirei sfoghi, lai, direbbe padre Dante.
Soprattutto Castiglione, il Presidente delle Provincia di Catania, tutti i giorni a lamentarsi.
Traditori, farabutti, scorretti, questi i temi giornalieri .... voleva farlo proprio lui il Presidente della Regione, e Micciché a prenderlo per il culo ... come avrete di certo letto sopra.
Adesso si rivolge al proprio dante causa, il ministro Alfano, come quei scolaretti che adiscono il maestro per qualche torto subito in classe.
Gli brucia proprio il fatto che nonostante il proprio arroccamento e l'opposizione decisa, le leggi in Parlamento passano e la finanziaria regionale che avrebbe dovuto essere il day-after è stato invece il trionfo di chi vuole governare la Sicilia ed andare avanti a prescindere dalle formulette partitiche.
Il tutto mentre Berlusconi se ne fotte e sta a guardare, tanto.............
Ai poveracci, non bastano nemmeno i gastroprotettori (per loro), e si abbarbicano su ogni cosa che emerge, ogni pelo gli pare una trave, e giù querele (a Lombardo) per avere detto in Parlamento ed in "mondovisione" ciò che tutti sapevano per averlo letto sulla stampa periodica e su atti riservati (ma che dalle nostre parti di riservato non vi è nulla), facendo a nostro avviso un autogol per più motivi, non ultimi quelli di fare riparlare, con documentazione alla mano stavolta e con dovizia di particolari inediti, di una vicenda dolorosa per la comunità che vi è coinvolta, Paternò in questo caso, trascinata nella melma non da chi ne ha parlato pubblicamente (Lombardo) bensì da chi l'ha usata in modo malverso (il PdL locale e non). Non ha certo colpe il cronista ma l'autore del misfatto, mi pare.
 Ed io che sbaglindo li avevo definiti camerieri di un solo padrone, LUI, non è così, questi sono servi perché non hanno nemmeno la dignità professionale che hanno i camerieri, i quali vengono pagati e ai quali si porta rispetto all'interno di regole contrattuali ma loro non sono in questa condizione, sono SERVI.
Continuate nell'avversione nei confronti di una storia che vi travolgerà, quella della rivoluzione democratica di una Sicilia che ha bisogno del riscatto definitivo, non asservita a nessun servo del padrone romano.
Noi rimaniamo all'interno della riserva indiana ad osservare il vostro fallimento, ridendo di voi, anche, e non solo, per come vi tratta Gianfranco Micciché, senza nessun freno inibitorio, con schiettezza e chiarezza, vi conosce molto, molto bene ... ma io ancor meglio !!!