venerdì 29 febbraio 2008

ULTIMI SONDAGGI - SWG ed EUROMEDIA


Ultimi giorni di sondaggi, poi iniziata la campagna elettorale con la presentazione delle liste, nella prossima settimana, non potranno più essere resi pubblici per non influenzare il vot degli italiani.
Vediamo quindi due diversi istituti di sondaggi, SWG (notoriamente fornitore di Repubblica ed Espresso) ed Euromedia (istituto di cui si serve Berlusconi).

SWG:
Si è fermato il recupero del Partito Democratico. Ad affermarlo è l'amministratore delegato dell'Swg Maurizio Pessato, che rivela l'ultimo sondaggio della società di Trieste. "Confrontando i nostri dati del 25 febbraio rispetto a quelli precedenti del 18 emerge che il Pd è fermo. Si è completata la prima fase del dopo-crisi di governo e dell'accordo con Di Pietro. La coalizione di Veltroni si attesta al 37-38%". Sul fronte opposto, lo schieramento guidato da Silvio Berlusconi è anch'esso stabile. Non ha finora risentito né della Destra né dell'Udc e vale tra il 42,5-43,5%".
Per quanto riguarda le altre formazioni politiche, "l'Udc, prima però dell'accordo con la Rosa Bianca, è al 5,5-6%. Un po' sotto il valore del 2006, ora bisognerà vedere che cosa accadrà con la nuova costituente di centro. La Destra di Storace e Santanché è sull'1,5-2%, ma è un partito di nuova costituzione e quindi deve sfruttare tutta la campagna elettorale. La Sinistra Arcobaleno non ha un grande risultato, 8% circa, ed è un po' in difficoltà in questa fase". Attenzione, però, perché "gli indecisi sono parecchi: dal 25 al 35%. Sono dappertutto, un pochino di più verso il Centrosinistra".

EUROMEDIA:
"Si attesta tra gli 8 e i 10 punti a favore del Popolo della Libertà, la differenza tra le due principali coalizioni". Il Direttore di Euromedia Research, Alessandra Paola Ghisleri, rivela i dati raccolti dall’ultima rilevazione inerente le intenzioni di voto. Si tratta dei sondaggi che ha in mano Silvio Berlusconi. "Lo schieramento Pdl-Lega-Mpa è intorno al 46%, mentre la somma del Partito Democratico più L'Idv di Antonio Di Pietro si attesta intorno al 36%. Si tratta quindi di un distacco compreso tra gli 8 e i 10 punti percentuali, in quanto è tra il 44 e il 46% la coalizione che indica Berlusconi Premier e tra il 36 e il 38% quella che indica Veltroni".

Tra i partiti "il Popolo della Libertà è al 40,6% circa. La Lega Nord si attesta un punto percentuale sopra rispetto a quanto raccolto nelle Politiche del 2006, e quindi al 5,6%. Il Partito Democratico da solo è vicino al 33%. L'Italia dei Valori la registriamo al 3,5%. Ad oggi appare difficile definire le linee guida che prefigurano gli scenari del voto del 13 aprile. Esiste infatti ancora una difficoltà per i cittadini nell’individuare tutti i possibili schieramenti e partiti in gioco. Questa a mio avviso sarà la situazione sino al termine ultimo per le presentazione delle liste e degli schieramenti in campo".

"I dati - prosegue la Ghisleri – tuttavia vanno verso una stabilizzazione. Da una parte Veltroni sta facendo il suo cammino e la sua propaganda elettorale, galvanizzando il suo elettorato. Dall’altra un nuovo evento gazebo darà il via alla campagna elettorale del PdL, e solo successivamente saranno maggiormente definite le condizioni per rilevazioni statistiche più ricche di significato". E' possibile un pareggio o un sorpasso di Veltroni? "Non avendo una sfera di cristallo, ma lavorando su dati statistici raccolti di volta in volta, ad oggi non sono in grado di adempiere la sua questione".

Per quanto riguarda le altre formazioni politiche, "l'UDC è uno di quei partiti coinvolti in altalene e mutamenti continui a causa del suo momento travagliato e non avendo ancora rese pubbliche le sue scelte. Il suo elettorato è quindi molto stordito e maggiormente difficile da intercettare. Attualmente si trova sotto le sue solite performance ed è intorno al 4%, tuttavia il valore è ancora incerto, perché,come dicevo prima, non è definita la posizione del partito di Casini e di tutte le sfaccettature ex-democristiane in gioco.

La Sinistra Arcobaleno, attestandosi tra il 7% l’8%, sembra pagare il prezzo di una fuoriuscita di voti a favore del Partito Democratico, una leggera perdita rispetto alla somma algebrica dei partiti che la compongono. La Destra di Storace e Santanchè è tra l'1 e il 2%, mentre l'Udeur entro l'1%".

E a livello di seggi Senato? "Chiaramente parlando di seggi la distribuzione al Senato è basata su un premio di maggioranza calcolato a livello regionale. A differenza della Camera dove le attribuzioni del premio di maggioranza si sviluppano su scala nazionale.” Quali sono quindi le regioni in bilico? "In Liguria, Calabria, Puglia e Lazio sarà molto interessante studiare il comportamento degli elettori. Il Popolo della Libertà è forte con la presenza della Lega al Nord e con l’accordo con l’MPA per il Sud."

"Il sondaggio è stato effettuato nelle giornate del 22 e 23 febbraio 2008, con 1.000 interviste telefoniche su un campione pre-stratificato per sesso, età, area di residenza e altimetria. E’ stato realizzato in tutta Italia tramite l’osservatorio politico di Euromedia Research”.

SICILIA/ SONDAGGIO CRESPI: LOMBARDO AL 58% E LA FINOCCHIARO AL 42

Partita a due "senza storia in Sicilia", secondo il sondaggista Luigi Crespi. Raffaele Lombardo sembra destinato a una vittoria con il 58,0% dei consensi misurati da Crespi Ricerche, mentre Anna Finocchiaro (candidata del Centrosinistra) si attesterebbe sul 42,0%. "Le Regionali siciliane hanno sempre avuto dati diversi dai risultati delle Politiche e le differenze non sono mai state marginali - si legge in una nota -. Unico dato da appurare è se il voto nello stesso giorno di Politiche e Regionali porterà a dati più omogenei che in passato". I dati dei partiti sono i seguenti: Forza Italia 28,0%, Alleanza Nazionale 10,1%, MPA 10,9%, UDC 7,0%, La Destra 3,0%, Altri partiti di Centrodestra 1,0%; Partito Democratico 26,3%, Italia dei Valori 3,7%, Sinistra Arcobaleno 6,9%, Partito Socialista 1,0%, altri partiti di Centrosinistra 1,0%, altri partiti non schierati 1,0%. Gli indecisi sono al 20,2%. Ricordiamo che in Sicilia i partiti che non raggiungono il 5% non hanno diritto al riparto dei seggi a favore degli altri della stessa coalizione.

Come si nota non vi sono differenze notevoli tra i vari sondaggi, anche compiuti da diversi istituti e da diversi, per appartenenza politica, committenti.
Gli ultimi e definitivi per il pubblico saranno quelli resi l'ultimo giorno possibile dopo la stabilizzazione delle coalizioni.

«Silvio ti amo sempre più, perché farai risorgere Sud»


Le confessioni di Raffaele Lombardo.
Il leader del Movimento per l'Autonomia svela come ha fatto a convincere Berlusconi a imbarcare l'Udc in Sicilia. E assicura: il Ponte sullo Stretto non costerà un euro ai cittadini

Ci vuole il numeretto per il turno qui al piano terra di via dell'Oca 27. Il quartier generale capitolino di Raffaele Lombardo: il politico più corteggiato d'Italia. Neanche il tempo di celebrare le nozze col Cavaliere e già è partito l'assalto alla diligenza del Mpa.

Un via-vai di gente che lui cerca di sbolognare in cinque minuti con una promessa: «Io parlo a una velocità supersonica». È sempre collegato all'auricolare: «Voglio i nomi di questi candidati della lista, capito? I nomi», impartisce al cellulare. «La Lega del Sud ha scatenato l'inferno sulla mia testa. Bisogna evitare di beccare fregature imbarcando tutto e il contrario di tutto», sospira disegnando ghirigori alla Ellekappa che richiamano le onde del suo riporto.

D. Lei è l'unico che ha tenuto per gli attributi Berlusconi nelle trattative elettorali. Come c'è riuscito?
R. «Non credo ci sia stato un vincitore e un vinto. Berlusconi ha condiviso tutta la nostra politica per il Sud».

D. Ha ottenuto: il Ponte, la fiscalità di vantaggio...
R. «Berlusconi ha capito che il Sud è un a grande risorsa, grazie alla quale vincerà anche la sua scommessa di candidato premier».

D. Ma perché c'ha messo tanto a dire sì? Ha portato il Cavaliere sull'orlo di una crisi di nervi.
R. «A rallentare questa conclusione è stata una serie di sentimenti e affetti che Berlusconi nutre nei confronti di suoi amici cari».

D. Tipo Gianfranco Miccichè?
R. «Certamente. Berlusconi è fatto così. Quest'uomo, dipinto come uno spietato e cinico imprenditore, ha una dimensione umana e sentimentale davvero disarmante. E se permettete, dopo averlo incontrato più di qualche volta in questi giorni, io gli voglio bene molto di più. E sa perché?».

D. Perché?
R. «Perché tra i punti del suo programma mette il Sud».

D. Anche Berlusconi deve tenere molto a lei se pur di candidarla ha ingoiato il rospo dell'Udc.
R. «Produrre a livello locale la divaricazione che si è verificata a Roma avrebbe destabilizzato molti Comuni e Province che si reggono in piedi grazie alla partecipazione di FI, An, Udc ed Mpa».

D. Non reputa un po' schizofrenica questa soluzione?
R. «Se avessimo scatenato un terremoto senza tentare questa anomalia, la Sicilia non avrebbe avuto vantaggi. È stato un bene tenere dentro anche l'Udc».

D. Con buona pace dei siculi democristiani che, barrando scudocrociato, alle Politiche voteranno contro il centrodestra e, alle Regionali, a favore.
R. «Alle Regionali voteranno per me. Per il candidato del Mpa alleato con il PdL».

D. Ma lei era pronto a sacrificare l'accordo col PdL sull'altare di Totò Cuffaro. E cosi forte il vostro asse?
R. «Il nostro non è un asse di potere, ma di amicizia e reciproco affetto, che io oggi sento più forte che mai. E poi siamo cresciuti assieme».

D. A scuola di "Lillo" Mannino. Anche Marco Follini e Pier Ferdinando Casini sono stati allevati da Tony Bisaglia, poi s'è visto com'è andata
R. «Totò, a differenza di tanti sciacalli, è un uomo di cuore».

D. I vostri detrattori la fanno meno poetica: dicono che a legarvi sia la gestione dei fondi comunitari.
R. «Chi dice questo è un deficiente. I fondi vanno gestiti con il massimo della trasparenza, secondo le leggi».

D. Che risultato si aspetta alle Regionali?
R. «I sondaggi mi danno ampiamente sopra al 50%».

D. Non si sta montando la testa?
R. «Saranno i siciliani a dirlo».

D. Quanti soldi ha chiesto al Cavaliere?
R. «Neanche una lira».

D. Nemmeno un ministero nella "sua lista della spesa"?
R. «Assolutamente no. A Berlusconi ho chiesto cose concrete. Prima di tutto il Ponte sullo Stretto».

D. Ma un progetto così faraonico non rischia di far spendere cifre astronomiche per l'ennesima cattadrale nel deserto?
R. «Il Ponte non costa nulla al contribuente italiano. Lo hanno documentato le più importanti società di valutazione economica del mondo».

D. Vuole far credere che un'infrastruttura monumentale impiantata in mezzo al mare e che sarà visibile pure dalla luna è totalmente a costo zero?
R. «I contratti già firmati con le imprese dimostrano che costerà in tutto 3,5 miliardi: quanto i giochi invernali di Torino e il 40% in meno dell'alta velocità Roma-Napoli. Ma non si limita a questo il piano per il Sud che ho sottoscritto col PdL. Esso parla anche di ferrovie, fiscalità, disinquinamento del porto di Augusta, superamento dell'industria petrolchimica».

D. Lei fece uno sciopero della fame a Gela Contro l'Eni.
R. «Per questo il grande capitale ce l'ha con me. E i giornali in mano ai poteri forti mi aggrediscono quotidianamente. Ma non mi fermo. Una motivazione come la mia crede che la baratti per un ministero? Alla mia veneranda età, con qualche mezza pensione che percepisco, potrei starmene a casa a godermi la famiglia e dedicarmi ai miei hobbies».

D. Tipo?
R. «Ho un'azienda agricola, valorizzo prodotti locali».

D. Cosa coltiva?
R. «Arance rosse, fichi d'india, l'uva di Mazzarrone e quella di Canicattì, pomodori pachino e anche il pistacchio, che ha un significato politico importante».

D. Veramente, è più noto per il suo potere afrodisiaco...
R. «Politico, politico. Chi legge capirà, dia retta. Poi glielo spiego fuori registrazione».

D. Lei zappa la terra?
R. «Mi piace interessarmi personalmente della coltivazione degli agrumi. Allevo galline, un paio di cavalle e due cani: Chiara e Full. Sono due cirneti dell'Etna».

D. Cuffaro dice che lei gli regalò un gallo che uccise il suo.
R. «Non sarà mai successo. Cuffaro era sicuramente in vena di vittimismo. Troppi galli insieme non possono stare».

D. Però Totò dice anche che grazie al gallo che lei gli regalò le sue galline sono più contente.
R. «Si vede che era un gallo scarso quello di Cuffaro. Ma io ho galline molto belle. Prima facevo schiudere le uova solo con le chiocce. Poi mi hanno regalato un'incubatrice e in questi giorni mi sono nati una ventina di pulcini. Ma la campagna elettorale mi impedisce di assistere alla schiusa delle uova».

D. Oltre alla sua azienda agricola, lei gestisce anche una società controllata dalla Provincia che ne avrebbe raddoppiato i dipendenti gravando sul bilancio provinciale di 25 milioni di euro. O no?
R. «Sono menzogne montate ad arte dalla sinistra. Ho dovuto chiedere a un mio amico avvocato di presentare querela per calunnia nei confronti del Corriera della Sera e di Repubblica che hanno scritto questa cosa».

D. Non è vero che lei ha fatto assumere 500 persone in tre anni in cambio di voti?
R. «Non ci siamo meritati la fiducia dei cittadini distribuendo favori o posti di lavoro. Da noi ci sono centinaia di migliaia di disoccupai. Non sarebbero i 500 falsamente inventati dai giornali a risolvere il problema».

D. La accusano di «continuità con il cuffarismo», per aver alimentato un sistema di assunzioni clientelari come bacino di consensi quando guidava la Provincia di Catania.
R. «A prescindere dal fatto che molti esponenti della sinistra sono stati dietro la porta di Cuffaro per anni, ottenendone benefici e prebende».

D. A prescindere.
R. «Non mi faccia fare i nomi di quelli che sono andati avanti all'insegna di un consociativismo che con me sarà archiviato».

D. A Catania dicono non si muova foglia senza il placet di Lombardo. A partire dalla sanità.
R. «Io ho amministrato una provincia che Ecma Monitor e il Sole 24 Ore hanno dimostrato essere al primo posto in Italia per gradimento del suo presidente. E al secondo in quanto a efficienza, trasparenza e rigore finanziario».

D. Dev'essere stato molto amico anche di Follini, se lo scelse come testimone di nozze.
R. «SI, è vero».

D. Siete anche andati in vacanza assieme.
R. «Abbiamo fatto qualche viaggio di studio assieme».

D. Siete ancora così amici?
R. «Certamente. Ci incontriamo spesso al Caffè Sant'Eustachio, dietro al Senato».

D. E' per colpa di Casini che mollò l'Udc?
R. «Ho lasciato l'Udc perché quando ho rivendicato l'autonomia della classe dirigente siciliana si sono scatenati gli "ascari" casiniani contro di me».

D. Non perché nel rimpasto di governo Casini mandò Mario Baccini al governo al suo posto?
R. «È esattamente il contrario. Nell'ottobre 2005 mi fu offerto un ministero, ma io rifiutai».

D. Dicono che su di lei calò anche il veto di Fini. Tant'è che contemporaneamente il suo amico Nello Musumeci se ne andò da An.
R. «Nessun veto da parte di Fini, che in questo momento, anzi, ha dato un sostegno che neanche avrei sospettato a favore della nostra causa».

D. Lo fa l'apparentamento con Musumeci? Daniela Santanchè ha scommesso di no.
R. «Mi auguro sinceramente che si faccia. La Santanchè non mi conosce. Sono certo che, quando le parlerò, sarà lei stessa a battersi perché si faccia. Io e Musumeci condividiamo un sogno politico autonomista che non si è spento nel partito di Storace».

D. Lei non nasce politico, ma medico.
R. «Sono psichiatra. Ho fatto una bella tesi in psichiatria. Sa in cosa?».

D. Sentiamo.
R. «Sul nesso fra tradizioni popolari e costruzioni deliranti. E vorrei pubblicarla. Mi raccomanderò al Cavaliere che possiede qualche casa editrice».

D. Torniamo al delirio.
R. «Chi vive un delirio di onnipotenza si sente Garibaldi, che pur essendo vissuto come un mito positivo, si prestò solo a un'operazione di conquista nel Mezzogiorno che ancora continuiamo a pagare».

D. In politica chi soffre di delirio di onnipotenza?
R. «I deliri di onnipotenza sono neutralizzati dalla nostra Costituzione, che tende a mandare in sindrome depressiva il presidente del Consiglio. Un premier non potrà che sentirsi debole e inadeguato dinanzi alle scommesse alle quali è chiamato, perché sarà sempre sottoposto ai capricci di Camera e Senato».

D. Sta facendo psicanalisi preventiva di Berlusconi premier?
R. «No. Io lo vedo come un uomo positivo e, per quello che ho sperimentato, molto generoso. Lui soffre della "sindrome del fratello maggiore" nei confronti di persone per cui nutre forti sentimenti di amicizia».

D. A proposito di Miccichè, l'ha più sentito?
R. «Sì. Ora c'è un po' di freddezza, ma se l'incontro a Piazza del Popolo non ha idea degli abbracci e della festa che che ci facciamo».

D. Lei che ha convissuto con Casini nell'Udc, che tipo è?
R. «Anche se lo conosco da molto più tempo, non saprei definirlo. Non ci avrei scommesso, ma sta dimostrando di avere una discreta dote di coraggio».

D. Psicanalisi di Umberto Bossi, suo alleato nel 2006.
«Ha una forza sovrumana. Basta un suo bisbiglio o un fremito di sopracciglio a far tremare ancora Maroni e Calderoli».

D. E cosa le ispira la psiche di Veltroni?
R. «Niente. È il vuoto psichico».

D. Non è che poi lei si mette a fare la politica dei due forni, se Berlusconi la delude, e tratta col Pd?
R. «Lo escludo categoricamente».

D. Autoanalisi: chi è Raffaele Lombardo? Ha davvero il «carattere svedese» che dice Follini?
R. «Non so da cosa emerga questa valutazione, forse dai miei occhi azzurri. Ma non rinuncio ai baffi che sono tipicamente mediterranei. Siculi, anzi».

D. Quante coppole ha?
R. «Nessuna».

D. E che razza di siciliano è?
R. «Io ho contratto una sindrome per cui chiunque mi sfiori la testa mi fa impazzire, compresa mia moglie. Ecco perché non indosso né coppola né cappelli Borsalino. L'unica che può toccarmi i quattro capelli che ho è mia madre. Questo fa ingelosire moltissimo mia moglie».

D. E lei è geloso di sua moglie
R. «Gelosissimo. Io sono legatissimo alla mia famiglia e sono felicissimo di avere una moglie straordinaria che sia così gelosa di me».

D. Geloso, mammone e poi?
R. «Sono uno che non serba rancore, non esercita vendetta, non conosce odio e sono dotato di una virtù che ha pochi eguali di umanità nel mondo politico».

D. Addirittura...
R. «Sono molto più felice di aiutare un disabile a partecipare a un torneo di nuoto che di inaugurare una strada. Questo mi deriva dalla mia formazione cristiano-democratica e dall'essere cresciuto nel mondo salesiano, che ha messo al centro del mio essere il rispetto della persona, della vita e della famiglia».

D. «L'acqua lo bagna e il vento l'asciuga», dicono di lei.
R. «Mi rispecchia in pieno».

D. Da piccolo sognava di fare il politico o lo strizzacervelli?
R. «Volevo fare il professore di lettere. Ero il primo della classe dai salesiani. Ed ero così portato per le materie umanistiche da volermi iscrivere a Lettere».

D. Come mai optò per medicina?
R. «Perché mia nonna, una figura particolarissima della mia vita, mi condizionò al punto di farmi iscrivere a Medicina. Lei aveva un'idea mitica del medico di famiglia».

D. Ha figli?
R. «Due. Uno fa Medicina e l'altro Giurisprudenza a Roma. Frequentano università cattoliche: il Campus Biomedico e l'Università europea, Opus Dei e Legionari di Cristò. Sono stati nella scuola salesiana».

D. Non teme di passare per un cattolico ultrà?
R. «Il cattolicesimo o è o non è. Non si può essere cattolici a metà. Il cattolicesimo produce anche azione politica, guai se non fosse così. Ma guai a professarsi cattolici modello. Io non lo sono per niente. Anzi, sono pieno di vizi ed errori, lo confesso apertamente».

D. Quali sono i suoi peggiori vizi?
R. «ll senso di autosufficienza che mi pervade. Talvolta dimentico di essere una piccola cosa rispetto all'universo di problemi della mia terra. Penso di farcela da solo. E questo è un grande peccato di superbia».

D. Perché indossa il rosario anulare assieme alla fede?
R. «La preghiera è un momento fondamentale nella mia vita, cui dedico molti minuti al giorno. Mi permette di cogliere l'importanza di un'azione buona e mi dà anche la consapevolezza dei miei peccati».

D. È andato a Santiago de Compostela con Cuffaro?
R. «No. Però sono stato a Lourdes, a Fatima e a Loreto».

D. Il processo di Cuffaro si è concluso con una condanna per favoreggiamento alla mafia. Lei, invece, aveva scommesso sulla sua assoluzione.
R. «Io avevo previsto che non ci sarebbe stata l'aggravante. Ma Totò ha commesso grandi sciocchezze, come il vassoio di cannoli che gli è costato più caro della sentenza stessa».

D. Molti pensano che un governatore della Sicilia non possa non avere rapporti con la mafia.
R. «Nello Statuto c'è un articolo che affida al presidente della Regione la guida delle forze armate per combattere la mafia. Mai stato applicato. Molto dobbiamo fare anche noi. Il fatalismo e la remissione non possono più essere tollerati».

D. La mafia non ha cercato di avere contatti con lei?
R. «No, perché si sa che non ci esce niente. Io non sono avvicinabile».

D. Anche lei è finito più volte sotto processo, sebbene non per mafia.
R. «Quando la magistratura si è occupata di me graffiandomi, ha sbagliato e ha dovuto chiedermi scusa. Chi ha scritto cose diverse dovrà risarcirmi i danni morali per milioni di euro».

D. La prima volta, in piena Tangentopoli, nel'92, i carabinieri vennero a prenderla a casa con l'accusa di abuso d'ufficio.
R. «La prima inchiesta riguardava un concorso Asl che i miei presunti amici non hanno neppure vinto».

D. Il secondo processo è legato a una vicenda di tangenti per un appalto sulla fornitura di pasti all'ospedale di Catania.
R. «Si disse che il reato di corruzione era stato derubricato a finanziamento illecito ai partiti e poi prescritto. Ma quelle accuse non riguardavano nemmeno me e anche allora si risolsero in un'assoluzione».

D. Fu indagato proprio quando puntava alla presidenza della Regione. Non teme possa ricapitare adesso?
R. «Mi aspetto di tutto. Sono preparato ad aggressioni infinite. Ma sono qui ad aspettare che dopo la pioggia esca il vento e arrivi un po' di sole per questa nostra terra».

Io e mia Moglie
L'unica che può toccarmi i quattro capelli che ho è mia madre. Questo fa ingelosire moltissimo mia moglie. Io sono legatissimo alla mia famiglia e sono felicissimo di avere una moglie straordinaria che sia così gelosa di me. Del resto, anch'io sono gelosissimo.

Io e Follini
Siamo stati molto amici, tanto che Marco è stato il mio testimone d i nozze, e lo siamo ancora. Con lui abbiamo fatto anche alcuni viaggi di studio assieme e ci incontriamo ancora spesso al Caffé San t'Eustachio, dietro al Senato. Se ho mollato l'Udc è stata colpa degli "ascari" casiniani.

Io e il Cavaliere
Quest'uomo, dipinto come uno spietato e cinico imprenditore, ha una dimensione umana e sentimentale davvero disarmante. Dopo averlo incontrato più di qualche volta in questi giorni, io gli voglio bene molto di più. Anche perché tra i punti del suo programma mette il Sud. Ha capito che il Sud è una grande risorsa.

Io e la Psichiatria
E Sono uno psichiatra. Ho fatto una bella tesi sul nesso fra tradizioni popolari e costruzioni deliranti. Vorrei pubblicarla. Chiederò a Silvio, che possiede qualche casa editrice. In politica i deliri di onnipotenza sono neutralizzati dalla nostra Costituzione, che tende a mandare in sindrome depressiva il premier.

Io e l'infanzia
Sono cresciuto nel mondo salesiano, che ha messo al centro del mio essere il rispetto della persona, della vita e della famiglia. Ero il primo della classe e volevo fare il professore di lettere. Se poi ho fatto Medicina, è stato per mia nonna, una figura particolare nella mia vita, che aveva un'idea mitica del medico di famiglia.

(Libero) - 29/02/2008 di Barbara Romano

IL PROGRAMMA


Ci sono praticamente tutti i vertici del Pdl alla presentazione del programma elettorale. In sala sono presenti il leader di An Gianfranco Fini, il suo portavoce Andrea Ronchi, Giulio Tremonti, i leghisti Roberto Calderoli e Roberto Maroni, Raffaele Lombardo (Mpa), Mauro Cutrufo (Dca) e Alessandra Mussolini. Fini ha parlato brevemente prima con la Mussolini e poi, più diffusamente, con Tremonti. Sul podio campeggiano i tre simboli che rappresenteranno il centrodestra nella scheda elettorale: quello della Lega Nord (con la scritta "Bossi"), quello del Popolo della Libertà (con la dicitura "Berlusconi presidente") e infine quello del Mpa (con la scritta "Autonomia-Sud").
Solo dodici pagine, che contengono sette “missioni” per rilanciare la crescita dell’Italia e per riorganizzare la macchina-Stato. È “snello” il programma del Popolo della libertà che Silvio Berlusconi ha presentato alla stampa all’Auditorium di via della Conciliazione, a Roma. Una conferenza durante la quale il leader del centrodestra ha ricordato i danni del governo di Romano Prodi e ha accusato il centrosinistra di fare solo “promesse” e di aver presentato un programma “specchietto per le allodole”. Un documento copiato da quello del centrodestra, insomma, “ma in salsa statalista”. Dopo aver spiegato dettagliatamente i sette punti il Cavaliere ha poi voluto rassicurare i suoi: “Non sono vere le cose che si leggono, non candideremo veline o soubrette. Vogliamo portare in Parlamento persone oneste e che diano il loro contributo al paese”. Lunedì se ne saprà di più, quando cominceranno gli incontri e si cominceranno a decidere le candidature.
Qui di seguito riportiamo integralmente le 12 pagine del programma del PdL:

Prima missione: rilanciare lo sviluppo La nostra proposta per rilanciare la crescita dell’economia italiana si fonda su sei iniziative: un nuovo fisco per le imprese; infrastrutture, nuove fonti di energia e telecomunicazioni; lavoro; liberalizzazioni; sostegno al “made in Italy”; riorganizzazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione. 1. Un nuovo fisco per le imprese • detassazione di straordinari, premi e incentivi legati a incrementi di produttività; • graduale e progressiva detassazione delle “tredicesime” o di una mensilità; • versamento IVA dovuto solo dopo il reale incasso della fattura; • rimborsi IVA in tempo commerciale (da 60 a 90 giorni), per lasciare liquidità nelle imprese; • eliminazione di adempimenti burocratici e fiscali superflui e costosi; • riforma degli studi di settore, partendo dalle realtà economiche territoriali e coinvolgendo anche i Comuni; • graduale e progressiva abolizione dell’IRAP, a partire dall’abolizione dell’IRAP sul costo del lavoro e sulle perdite; • graduale e progressiva riduzione dell’IVA sul turismo. 2. Infrastrutture, nuove fonti di energia e telecomunicazioni • Rilancio e rifinanziamento della “Legge Obiettivo” e delle Grandi Opere con priorità alle Pedemontane lombarda e veneta, al Ponte sullo Stretto di Messina e all’Alta velocità ferroviaria; • coinvolgimento delle piccole e medie imprese di costruzione nella realizzazione delle Grandi Opere; • promozione e incentivazione della raccolta differenziata e della realizzazione di termovalorizzatori per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nelle regioni deficitarie; • rilancio del trasporto aereo, con la valorizzazione e lo sviluppo degli “Hub” di Malpensa e di Fiumicino; • partecipazione ai progetti europei di energia nucleare di ultima generazione; • incentivi alla diversificazione, alla cogenerazione, all’uso efficiente di energia, alle fonti rinnovabili: dal solare al geotermico, dall’eolico alle biomasse, ai rifiuti urbani; • realizzazione dei rigassificatori già autorizzati;
• diversificazione del funzionamento degli impianti elettrici ad olio combustibile attraverso il ricorso al carbone pulito; • completamento del processo di liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni e diffusione della larga banda su tutto il territorio nazionale; • regole europee nel settore dei media: pluralismo e concorrenza, valorizzazione delle produzioni europee, completamento del passaggio alla tecnologia digitale. 3. Lavoro • Incremento delle tutele, delle garanzie e dei controlli in materia di sicurezza sul lavoro anche attraverso incentivi per le imprese; • obiettivo della piena occupazione per trasformare la flessibilità di ingresso nel mondo del lavoro in opportunità di stabilità del rapporto e di crescita professionale, eliminando alla radice il fenomeno della precarietà; • attuazione della Legge Biagi per incentivare la creazione di nuovi posti di lavoro e per realizzare una maggiore inclusione nel mercato del lavoro di giovani, donne, anziani e disabili; • riforma degli ammortizzatori sociali secondo i principi contenuti nel “Libro Bianco” del professor Marco Biagi; • completamento della “Borsa lavoro” per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. 4. Liberalizzazioni • Liberalizzazione dei servizi privati e pubblici per migliorare il rapporto qualità/prezzo a favore dei consumatori a partire dal carico delle bollette; • liquidazione delle società pubbliche non essenziali; • difesa dei consumatori generalizzando e rafforzando il principio di “portabilità” dei rapporti con le banche, proposto dal Governo Berlusconi. 5. Sostegno al “Made in Italy” • Interventi sull’Unione Europea per ridurre la regolamentazione comunitaria, per difendere la nostra produzione, contro la concorrenza asimmetrica che viene dall’Asia (dazi e quote); • sperimentazione della certificazione obbligatoria del “Made in Italy”; • legge sui distretti industriali, sulle filiere produttive e sulle reti d’imprese; • sviluppo dell’agricoltura: salvaguardia degli interessi italiani in Europa, difesa e valorizzazione del prodotto italiano mediante l’indicazione obbligatoria dell’origine geografica, contenimento dei costi di produzione (anche con la stabilizzazione del regime fiscale e previdenziale agricolo), valorizzazione dei prodotti tipici, riduzione dei passaggi dal campo alla tavola dei prodotti agricoli, diffusione di mercati gestiti direttamente dai produttori agricoli. 6. Riorganizzazione e digitalizzazione della P.A. • Sviluppo del piano di riorganizzazione e di digitalizzazione della pubblica amministrazione avviato durante il Governo Berlusconi per raggiungere i seguenti obiettivi: considerevoli risparmi nel costo dello Stato, accesso dei cittadini agli uffici pubblici per via telematica, maggiore trasparenza e certezza delle procedure; • passaggio dall’archiviazione cartacea a quella digitale. Seconda missione: sostenere la famiglia, dare ai giovani un futuro La famiglia è al centro del nostro programma; per noi la famiglia è la comunità naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna; e per sostenere la famiglia noi proponiamo: meno tasse, una casa per tutti, migliori servizi sociali, mettere i giovani in condizione di costruire il loro futuro. 1. Meno tasse • Totale eliminazione dell’ICI sulla prima casa, senza oneri per i Comuni; • graduale e progressiva introduzione del “quoziente familiare” che tiene conto della composizione del nucleo familiare; • abolizione delle tasse sulle successioni e sulle donazioni reintrodotte dal governo Prodi; • graduale e progressiva diminuzione della pressione fiscale sotto il 40% del prodotto interno lordo in attuazione dei principi contenuti nella Legge delega per la riforma fiscale del governo Berlusconi; • graduale e progressiva tassazione separata dei redditi da locazione; • rilevazione sul territorio dei redditi delle abitazioni, ai fini della formazione del catasto; • rafforzamento delle misure di contrasto all’evasione fiscale già contenute nella legge finanziaria del 2006 del governo Berlusconi.
2. Una casa per tutti • “Piano casa” per costruire alloggi per i giovani e per le famiglie che ancora non dispongono di una casa in proprietà attraverso lo scambio tra proprietà dei terreni e concessioni di edificabilità. Ogni Regione determinerà i criteri di assegnazione su cui costruire le graduatorie; • piano di riscatto concordato con le Regioni a favore degli inquilini di alloggi pubblici; • riduzione del costo dei mutui bancari delle famiglie, rendendone conveniente la ristrutturazione da parte delle banche; • graduale e progressiva detassazione degli investimenti in riscaldamento e difesa termica delle abitazioni e degli investimenti per la costruzione nelle città di nuovi posti-auto sotterranei; • fondo pubblico di garanzia per i mutui contratti dai condomini per le opere di manutenzione e/o ristrutturazione; • stabilizzazione delle norme fiscali (IVA + Imposte dirette) sui lavori di ristrutturazione edilizia; • “Legge Obiettivo” per i quartieri svantaggiati e le periferie delle grandi aree metropolitane, con agevolazioni agli interventi di riqualificazione urbana e il finanziamento di progetti infrastrutturali. 3. Migliori servizi sociali • Reintroduzione del “bonus bebé” per sostenere la natalità; • graduale e progressiva riduzione dell’IVA su latte, alimenti e prodotti per l’infanzia; • sostegno alle famiglie per una effettiva libertà di scelta educativa tra scuola pubblica e scuola privata; • assegnazione di libri di scuola gratuiti per le famiglie meno agiate, estesa fino al 18° anno di età per garantire il diritto/dovere all’istruzione; • prosecuzione del piano di investimenti in asili aziendali e sociali, attraverso fondi pubblici e detassazioni; • graduale e progressivo aumento delle pensioni più basse; rafforzamento della previdenza complementare e avvio sperimentale di nuove mutue sociali e sanitarie; • attuazione del piano straordinario del Governo Berlusconi per le persone non autosufficienti (disabili, anziani, malati gravi) di concerto con il mondo delle autonomie e del privato sociale; • utilizzo delle Poste italiane per servizi sociali a domicilio, a favore dei cittadini in coordinamento con i Comuni;
• stabilizzazione del “cinque per mille” e sua applicazione a favore di volontariato, non-profit, terzo settore, ricerca; • revisione del sistema di assistenza sociale in base al principio di sussidiarietà, dando un maggior ruolo ai Comuni e garantendo la libertà di scelta tra i vari servizi offerti dal pubblico, dal privato e dal privato sociale; • riforma del libro primo del Codice Civile, per riconoscere il ruolo fondamentale assunto nella nostra società dal “terzo settore”; • rilancio del ruolo di prevenzione e di assistenza dei consultori pubblici e privati e, d’intesa con le Regioni, individuazione delle risorse finanziarie necessarie a garantire credibili alternative all’aborto per la gestante in difficoltà; • esclusione di ogni ipotesi di leggi che permettano o comunque favoriscano pratiche mediche assimilabili all’eutanasia. 4. Dare ai giovani un futuro • Sperimentazione di un periodo “no tax” per le nuove iniziative imprenditoriali e professionali dei giovani; • introduzione di un credito d’imposta per le imprese che assumono giovani e che trasformano contratti temporanei in contratti a tempo indeterminato; • “bonus locazioni” per aiutare le giovani coppie e i meno abbienti a sostenere l’onere degli affitti; • garanzie pubbliche per i “prestiti d’onore” e per il finanziamento d’avvio a favore di giovani che iniziano la loro attività di impresa; • graduale progressiva totalizzazione dei periodi contributivi; • ripresa in ogni settore di attività del sistema delle mutue che, con sostegno pubblico e privato, garantiscano ai giovani assistenza sociale e sanitaria in caso di non lavoro e di bisogno, sul modello storico delle “Casse edili”. Terza missione: più sicurezza, più giustizia Sicurezza e tutela del cittadino sono priorità assolute e saranno affrontate con interventi urgenti ed incisivi.
Una giustizia lenta ed inefficiente, oltre che essere fonte di disuguaglianza e di tensioni sociali, crea ostacolo alla crescita economica del Paese. Provvedimenti legislativi immediati e di sistema debbono trovare attuazione per ridare al cittadino la fiducia nello Stato. 1. Più sicurezza • Aumento progressivo delle risorse per la sicurezza; • maggiore presenza sul territorio delle forze dell’ordine ed incremento della polizia di prossimità, dei poliziotti e dei carabinieri di quartiere per rafforzare la prevenzione dei “reati diffusi” (furto in appartamento, furto d’auto, spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione, etc); • incentivi per installazioni di sistemi di sicurezza nei pubblici esercizi; • iniziativa del Governo italiano in sede di Unione Europea affinché non si attuino più sanatorie indiscriminate per i clandestini; • apertura di nuovi Centri di permanenza temporanea per l’identificazione e l’espulsione dei clandestini; • contrasto dell’immigrazione clandestina, attraverso la collaborazione tra governi europei e con i paesi di origine e transito degli immigrati; • contrasto all’insediamento abusivo di nomadi e allontanamento di tutti coloro che risultino privi di mezzi di sostentamento legali e di regolare residenza; • precedenza per l’immigrazione regolare ai lavoratori dei paesi che garantiscono la reciprocità dei diritti, impediscono la partenza di clandestini dal proprio territorio e accettino programmi comuni di formazione professionale negli stessi paesi; • conferma del collegamento stabilito nella Legge Bossi-Fini fra permesso di soggiorno e contratto di lavoro e contrasto allo sfruttamento illegale del lavoro degli immigrati; • incentivi alle associazioni, alle scuole e agli oratori per la conoscenza della lingua, della cultura e delle leggi italiane da parte degli immigrati; • lotta al terrorismo interno ed internazionale, anche attraverso lo stretto controllo dei centri collegati alla predicazione fondamentalista; • tutela dell’ordine pubblico dagli attacchi alla legalità dei vari “disobbedienti” e aumento delle pene per i reati di violenza contro le forze dell’ordine; 2. Più giustizia • perfezionamento dell’azione intrapresa nella legislatura 2001/2006 dal Governo Berlusconi, con il completamento della riforma dei codici, la definitiva razionalizzazione delle leggi esistenti e l’attuazione dei principi enunciati dalle sentenze della Corte Costituzionale, non ancora trasposti in atti legislativi; • attuazione dei principi costituzionali del giusto processo per una maggiore tutela delle vittime e degli indagati; • aumento delle risorse per la giustizia, con un nuovo programma di priorità nell’allocazione delle risorse: più razionalità nelle spese, più investimenti nell’amministrazione della giustizia quotidiana, a partire dalla giustizia civile; • garanzia della certezza della pena, con la previsione che i condannati con sentenza definitiva scontino effettivamente la pena inflitta ed esclusione degli sconti di pena per i recidivi e per chi abbia commesso reati di particolare gravità e di allarme sociale; • inasprimento delle pene per i reati di violenza sui minori e sulle donne; gratuito patrocinio a favore delle vittime; istituzione del Tribunale della famiglia, per garantire i diritti fondamentali dei componenti del nucleo familiare; • costruzione di nuove carceri e ristrutturazione di quelle esistenti; • rafforzamento della distinzione delle funzioni nella magistratura, come avviene in tutti i paesi europei; confronto con gli operatori della giustizia per una riforma di ancor maggiore garanzia per i cittadini, che riconsideri l’organizzazione della magistratura, in attuazione dei principi costituzionali; • limitazione dell’uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali al contrasto dei reati più gravi; divieto della diffusione e della pubblicazione delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, con pesanti sanzioni a carico di tutti coloro che concorrono alla diffusione e pubblicazione; • riforma della normativa anche costituzionale in tema di responsabilità penale, civile e disciplinare dei magistrati, al fine di aumentare le garanzie per i cittadini; • completamento della riforma del Codice di Procedura Civile con snellimento dei tempi di definizione ed incentivi alle procedure extra giudiziali. Quarta missione: i servizi ai cittadini. Sanità, scuola, università, ricerca, cultura e ambiente. Daremo agli italiani servizi pubblici degni di un Paese europeo, innovando nel campo della sanità, della scuola, dell’università, della ricerca e nella tutela dell’ambiente.
1. Sanità • completamento del piano del Governo Berlusconi per l’eliminazione delle liste d’attesa; • incentivazione del rinnovamento tecnologico delle strutture ospedaliere e della realizzazione di nuove strutture, in particolare al Sud, in accordo con le Regioni; • trasparenza nella scelta dei manager nelle aziende pubbliche sanitarie, con graduatorie che valorizzino il merito e la qualificazione professionale; • riforma della Legge 180 del 1978 in particolare per ciò che concerne il trattamento sanitario obbligatorio dei disturbati psichici; • attuazione della legge contro le droghe e potenziamento dei presidi pubblici e privati di prevenzione e di recupero dalle tossicodipendenze. 2. Scuola, università, ricerca e cultura • Ripresa nella scuola, per gli alunni e per gli insegnanti, delle “3 i”: inglese, impresa, informatica; • difesa del nostro patrimonio linguistico, delle nostre tradizioni e delle nostre culture anche per favorire l’integrazione degli stranieri; • attuazione per la prima volta in Italia del disposto dell’articolo 34 della Costituzione: “I capaci e meritevoli anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”; • commisurazione degli aumenti retributivi a criteri meritocratici con riconoscimenti agli insegnanti più preparati e più impegnati; • libera, graduale e progressiva trasformazione delle Università in Fondazioni associative, aperte ai contributi dei territori, della società civile e delle imprese, garantendo a tutti il diritto allo studio; • rafforzamento della competizione tra atenei, premiando qualità e risultati; • realizzazione dei “Fondi dei fondi” per finanziare gli investimenti in ricerca sul modello di quanto realizzato in Francia; • inserimento graduale e progressivo della detassazione degli utili reinvestiti in ricerca ed innovazione tecnologica; • legge quadro per lo spettacolo dal vivo (teatro, musica, danza) e per promuovere la creatività italiana in tutti i campi dello spettacolo, dell’arte e della multimedialità; • promozione delle “cittadelle della cultura e della ricerca”, con il concorso del pubblico e dei privati, per lo studio delle eccellenze italiane e lo sviluppo di piani e strategie per la valorizzazione delle produzioni tradizionali.
3. Ambiente • Introduzione della destinazione di un “5 per mille” per l’ambiente; • legge obiettivo per il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale e la tutela del paesaggio, nel rispetto delle autonomie territoriali, attraverso la demolizione degli ecomostri e il risanamento degli scempi arrecati al paesaggio italiano; • promozione di azioni coordinate di valorizzazione del territorio attraverso la programmazione negoziata con le Regioni, anche per ottimizzare l’utilizzo dei fondi europei relativi ai beni culturali e al recupero dei centri storici; • realizzazione di strumenti di tutela del suolo e delle acque per una razionalizzazione della gestione delle risorse e per la prevenzione dei disastri idrogeologici, fatte salve le competenze regionali; • aggiornamento della Legge 157/92 secondo gli indirizzi europei in materia di attività venatoria. Quinta missione: il Sud Noi vogliamo un’Italia che finalmente superi, attraverso un impegno straordinario, il drammatico divario tra Nord e Sud, realizzando una politica che valorizzi la responsabilità dei territori e metta a frutto tutte le energie presenti nel Paese. • Piano decennale straordinario concordato con le Regioni per il potenziamento, completamento e realizzazione delle infrastrutture: porti, reti stradali e autostradali, alta capacità ferroviaria, Ponte sullo stretto, in modo da formare un sistema logistico integrato; • creazione di zone e porti franchi; • “Leggi Obiettivo” speciali concentrate su turismo e beni culturali, agroalimentare e risorse idriche, infrastrutture e logistica, poli di eccellenza per la ricerca e l’innovazione; • realizzazione di un piano strategico di riconversione dell’industria chimica pesante (impianti petrolchimici e centrali termoelettriche) ispirato alle nuove tecnologie; • pieno e tempestivo utilizzo dei fondi comunitari attraverso nuove intese istituzionali di programma; • realizzazione della Banca del Sud secondo il progetto del Governo Berlusconi;
• federalismo fiscale solidale e misure di fiscalità di sviluppo (fiscalità compensativa) a favore delle aree svantaggiate; • contrasto alla criminalità organizzata; piano di emergenza per la sicurezza e la legalità. Sesta missione: il federalismo La riforma del Titolo V della Costituzione ha posto le premesse per avviare un ampio processo di trasferimento di poteri dal centro alla periferia. Per il riconoscimento di una effettiva autonomia delle Regioni e degli enti locali occorre realizzare il federalismo fiscale, che comporta il trasferimento di risorse finanziarie dal centro alla periferia, a parità di spesa pubblica e di pressione fiscale complessiva. • attuazione al disposto dell’articolo 119 della Costituzione, assegnando agli enti territoriali le più idonee fonti di finanziamento, trovando il giusto equilibrio tra autonomia, equità ed efficienza; • approvazione, a tal fine, da parte del Parlamento della proposta di legge “Nuove norme per l’attuazione dell’art. 119 della Costituzione”, adottata dal Consiglio Regionale della Lombardia il 19 giugno 2007; • garanzia della massima trasparenza ed efficienza nelle decisioni di entrata e di spesa, così da permettere il controllo della collettività sulle politiche fiscali e di spesa delle amministrazioni locali; • garanzia che la perequazione riduca ma non annulli le differenze di capacità fiscale, fermo il principio costituzionale di giusto equilibrio tra solidarietà ed efficienza, premiando i comportamenti finanziari virtuosi e le regioni con una minore evasione fiscale. Settima missione: un piano straordinario di finanza pubblica Questo programma si estende sull’intero arco della prossima legislatura e sarà integralmente realizzato entro il suo termine. Cinque anni sono un periodo di tempo sufficientemente lungo per graduare l’avanzamento progressivo degli interventi che ci impegniamo a realizzare. In ogni caso ci è ben chiaro che la realizzazione del nostro programma è sottoposta a 3 vincoli esterni essenziali:
a) il vincolo costituito dalla crisi economica in atto nel mondo ed in Italia. Una crisi che può aggravarsi e che in questi ultimi due anni è stata irresponsabilmente ignorata o sottovalutata dal Governo Prodi; b) il vincolo imposto dagli impegni di trattato europeo, impegni che l’Italia ha assunto e che il nostro prossimo Governo intende rispettare. Come è stato già fatto nel periodo del nostro governo caratterizzato da una congiuntura economica negativa che ha portato la Germania e la Francia – ma non l’Italia – sulla soglia delle “sanzioni” europee; c) il vincolo costituito dall’attuale instabile equilibrio dei conti pubblici italiani. In questi termini, gli interventi attuativi del presente programma saranno comunque progressivamente e responsabilmente realizzati in funzione dell’andamento dell’economia e nel rispetto dei criteri di rigore nella gestione del bilancio pubblico. Non facciamo e non promettiamo miracoli. In ogni caso non metteremo le mani nelle tasche dei cittadini. Non aumenteremo dunque la pressione fiscale. Anzi ci sforzeremo di ridurla. Fermo l’obiettivo di contrasto e di recupero dell’evasione fiscale. Il nostro impegno sarà all’opposto sul lato della spesa pubblica, che ridurremo nella sua parte eccessiva, non di garanzia sociale, e perciò comprimibile. A partire dal costo della politica e dell’apparato burocratico (ad esempio delle Province inutili). In parallelo a questi interventi di carattere ordinario, pensiamo comunque che sia possibile e necessario un piano di ristrutturazione straordinaria della nostra finanza pubblica. Un piano articolato come segue. Dentro la struttura della nostra finanza pubblica, come si è via via formata in questi ultimi trenta anni, noi vediamo emergere 5 punti caratteristici essenziali: a) l’attivo è superiore al passivo. Il patrimonio pubblico (circa 1.800 miliardi di euro) è in specie superiore al debito pubblico (circa 1.500 miliardi di euro); b) tutto il passivo è collocato come debito pubblico sul mercato, mentre la parte di attivo che potrebbe essere collocata e valorizzata sul mercato, fatta da azioni, aziende, immobili, crediti, diritti di concessione, etc. (fino al 40% del totale, fino a circa 700 miliardi di euro) è ancora in mano pubblica; c) simmetricamente, il grosso del risparmio privato è direttamente ed indirettamente investito in passività (ed in specie in titoli del debito pubblico) e non in attività; d) mentre quasi tutto il debito pubblico è del governo centrale (dello Stato), il grosso del patrimonio pubblico che può essere collocato e valorizzato sul mercato – circa i due terzi del totale – è dei governi locali (Regioni, Province, Comuni). Da ultimo, mentre il governo centrale (lo Stato) tende a privatizzare, molti Governi locali seguono il processo opposto tendendo a pubblicizzare; e) mentre quasi tutto il prelievo fiscale è centrale (dello Stato), la parte crescente della spesa pubblica discrezionale è locale (di Regioni, Province, Comuni). La nostra proposta è un grande e libero patto tra Stato, Regioni, Province, Comuni, risparmiatori ed investitori. Un patto che: - realizzi il federalismo fiscale solidale, di cui all’art.119 della Costituzione; - riduca il debito dello Stato, immettendo sul mercato una quota corrispondente di patrimonio pubblico, offrendo a risparmiatori ed operatori economici maggiori e migliori opportunità di investimento. Gli effetti finali attesi sono: la riduzione del debito pubblico; un minore costo del debito pubblico residuo; una maggiore trasparenza, una maggiore responsabilità ed efficienza della spesa pubblica; la riorganizzazione e la digitalizzazione della pubblica amministrazione, il rilancio dell’economia. Solo su questa base, non aumentando le tasse sul reddito, sulla casa, sul risparmio, sulle partite IVA, ma abbattendo la manomorta del debito pubblico, l’Italia può ripartire. L’effetto positivo cumulato atteso è stimabile in termini di 1 punto di prodotto interno lordo di minore spesa pubblica corrente e di 1 punto di prodotto interno lordo di maggiore crescita. Tutte le ipotesi di intervento di finanza pubblica presenti in questo programma sono ampiamente coperte, grazie alla somma degli effetti del piano straordinario e ai risultati della nostra azione contro l’evasione fiscale condotta con la riforma delle esattorie, mediante l’effettiva partecipazione dei Comuni all’accertamento, il potenziamento dell’amministrazione finanziaria, il progetto della riforma dal basso e non dall’alto degli studi di settore.

giovedì 28 febbraio 2008

Elezioni tra la Sicilia e L'italia: a la guerre comme a la guerre

Una agenzia di oggi ripropone la non omogeneità della sinistra siciliana, le dichiarazioni della sen. Anna Finocchiaro:
"Trovo curioso il fatto che gli esponenti della sinistra siciliana, e oggi anche Rita Borsellino, siano da due giorni impegnati ad esercitare bizantine esegesi delle mie dichiarazioni, piuttosto che rivolgersi con altrettanta criticita' nei confronti del candidato del centrodestra". Lo ha detto il candidato alla presidenza della Regione siciliana, Anna Finocchiaro, alla quale esponenti di Sinistra arcobaleno e Rita Borsellino rimproverano le parole sul voto utile e sul numero delle liste, ma anche il non avere concordato l'appuntamento di sabato ad Agrigento, dove e' previsto l'avvio della campagna elettorale.
"Ho detto fin dal primo momento - ha aggiunto - che ero disponibile a candidarmi alla Regione solo nell'unita' del centrosinistra siciliano. Resto della stessa idea. Per due anni, in una posizione di piena esposizione, ho sostenuto le ragioni della semplificazione del quadro politico italiano. Non sono abituata a mentire, nemmeno in campagna elettorale. E dunque, con esclusivo riferimento alle elezioni nazionali, ho sostenuto le ragioni del voto ai grandi partiti". Per quanto riguarda, poi, la lista del candidato presidente in Sicilia, Anna Finocchiaro conferma che si tratta di una terza lista dopo quella del Pd e quella della Sinistra arcobaleno.
La solita politica politicante dei due forni, altro che nuovo. Il PD vuole solo sudditi ubbidienti.

Pdl intesa su candidati. An spunta un posto su 4


“L’operazione sembra presa pari pari da un manuale di strategia militare. E Silvio Berlusconi – scrive LA STAMPA - sull’argomento non ammette sbavature. Tiene duro. ‘Con l’Udc, a parte in Sicilia dove con Lombardo c’è una situazione particolare - continua a ripetere con i suoi colonnelli -, non ci si allea a livello locale. Non dobbiamo assicurargli l’ossigeno per sopravvivere, cioè le poltrone. Chi tra gli uomini di Casini vuole governare con noi deve entrare nel Pdl. E visto che ciò sta avvenendo, l’ultimo esempio è il sindaco di Agrigento, dobbiamo essere fermi su questa posizione’. Tant’è che ieri a Montecitorio durante la riunione dei coordinatori regionali di tutti i partiti che sono entrati nel Pdl, Berlusconi ha anche contestato l’intesa siglata con l’Udc in Friuli. ‘Io non sono d’accordo - se l’è presa con il coordinatore friulano di An, Roberto Menia -. Chi vi ha detto di farlo?’. Questo non significa che l’alleanza in Friuli salti visto che la regione è a statuto speciale e potrebbe rientrare nella categoria delle “eccezioni”, ma questo non cambia di una virgola la linea di Berlusconi, che vuole regolare i conti con Casini e i suoi. Questa prima fase della campagna elettorale del Cavaliere, infatti, sembra programmata per togliere spazio ai centristi. Si tratta di un’escalation continua. La lettera che il leader del Pdl farà recapitare agli elettori per elencare tutti i suoi sforzi per favorire le famiglie è un’operazione che punta proprio a dare battaglia su un argomento che è la bandiera della politica Udc. Lo stesso vale per un altro slogan lanciato in questi giorni dal Cavaliere: ‘Un voto all’Udc - ha ripetuto ieri a Radio anch’io - è un voto che favorisce Veltroni, questa è una cosa ovvia’. Infine l’ultima arma messa in campo per svuotare i serbatoi elettorali di Casini è quella di negargli un possibile domani: ‘Con l’Udc - spiega netto Berlusconi - non ci alleeremo neppure dopo le elezioni. Non ne abbiamo bisogno’. Ma perché Berlusconi è così duro, per non dire spietato con gli ex-alleati? La questione è squistament politica: vuole dimostrare che il “centro” in Italia è rappresentato dal Pdl. ‘Questo - non si stanca di ripetere ai suoi - è un obiettivo strategico. Dobbiamo spazzare via tutto ciò che c’è tra noi e il Pd partendo dal presupposto che noi siamo il partito che rappresenta il Ppe in Italia. Occupare il centro per noi è fondamentale per dimostrare che creando il Pdl abbiamo trasportato An al centro e noi siamo stati noi ad andare a destra’. Anche per questo il Cavaliere è stato rigido con Fini sulle candidature. I due ieri si sono visti a quattr’occhi in due occasioni per sbloccare una trattativa che per 24 ore è stata ferma su due cifre: gli emissari del presidente di An volevano portare a casa 90 seggi alla Camera; quelli del Cavaliere non erano disposti a concederne più di 80. Alla fine ci si è fermati ad 83, con Fiamma Nirenstein che è per metà considerata di Forza Italia e per metà di Alleanza nazionale (sono i paradossi della politica). In ballo non c’erano solo i seggi, ma anche il peso di An nel nuovo partito. Alla fine la quota della destra è meno del 25 per cento perché va conteggiata (annoverando Forza Italia, piccoli partiti e Lega) sui 340 parlamentari che il centro-destra otterrebbe se vincesse le elezioni. In più sempre per esaltare l’attitudine centrista della coalizione in alcune regioni ci sarà un’altra lista Dc collegata con il Pdl, nella quale confluiranno gli ex-Dc che detengono lo sudocrociato (Giuseppe Pizza e amici), la corrente ex-Udc di Bonsignore e magari all’ultimo momento qualche altro ex-Dc, magari lo stesso Mastella. Detto questo non tutti sono contenti di come stanno andando le cose. C’è chi come Gianfranco Rotondi, ex-Dc confluito nel Pdl, vorrebbe che il Cavaliere facesse pesare di più gli eredi dello scudocrociato nelle scelte del nuovo partito. Invece ieri nella riunione di Montecitorio Berlusconi si è occupato di loro solo per rivolgergli qualche battuta. Ha salutato Carlo Giovanardi con una battuta: ‘Quando eri nel partito di Casini non ti facevano parlare’. Un’altra l’ha dedicata a Rotondi che faticava a trovare posto nella sala: ‘E’ strano che un ex-Dc non riesca a trovare una poltrona’. Un po’ poco. Motivo per il quale lo stesso Rotondi ha storto il naso. ‘Io - si è sfogato - dalla riunione non me ne sono andato solo per educazione. Qui manca la gamba democristiana. E non pongo un problema di seggi, ma di visibilità e di peso nelle decisioni. Se vogliamo stringere Casini gli ex-Dc che sono entrati nel Pdl debbono contare. In Italia il centro vince sulla sinistra, ma la sinistra vince sulla destra. Ecco perché è fondamentale per Berlusconi dimostrare che siamo il centro e non la destra. Ne è consapevole anche Fini’. La questione probabilmente terrà banco nelle prossime settimane, ma intanto ieri il Cavaliere ha risolto per linee generali il problema delle candidature anche per i piccoli partiti (avranno 15 seggi alla Camera). E si è occupato anche dei vari circoli. Naturalmente ne ha limitato le pretese al grido ‘qui ci sono più candidati che elettori’: la Brambilla si dovrà accontentare di tre seggi (ne aveva chiesti 30) e, a quanto pare non è rimasta contenta (‘Silvio mi aveva promesso di più’); Dell’Utri ne avrà qualcuno di più. Chi, invece, rischia di restare a bocca asciutta è Giuliano Ferrara che l’altra sera è tornato alla carica chiedendo tre seggi ma solo al Senato per non presentare le sue liste. Il Cavaliere, però, continua a sentirci poco da quest’orecchio. Lui ormai pensa solo a calibrare la campagna elettorale. Ha lanciato l’offensiva verso l’Udc è sta impostando la strategia verso il Pd: ‘Io continuo nel mio fair play. Ma dall’altra parte c’è Veltroni che fa il buonista mentre D’Alema fa il cattivo. Se continua così mi dovrò adeguare...’”.

mercoledì 27 febbraio 2008

APERTURA DI CAMPAGNA ELETTORALE

SE IN DEMOCRAZIA LA PAROLA TORNA AL POPOLO, IL POPOLO INIZIA A ..... SPARLARE

Pdl: bozza programma in 10 punti, il 29 la firma


Trenta cartelle, dieci punti programmatici introdotti da un preambolo in cui si richiama il legame della nuova formazione con il partito popolare europeo, infine una conclusione sulla fattibilità e sostenibilità economica delle proposte. Si presenta così la bozza del programma del Pdl licenziata oggi da 'Officina' e inviato a Silvio Berlusconi per le ultime limature. Un testo che, a quanto si apprende, sarà siglato probabilmente venerdì prossimo, ad Arcore da tutti i leader della coalizione, oltre al Cavaliere, Gianfranco Fini, Umberto Bossi e Raffaele Lombardo.

Il 'decalogo' del Popolo della Libertà parte dall'economia. Il primo punto del programma ha infatti come titolo 'difendere e far ripartire l'economia italiana'. Quindi si parla di fisco equo con la formula 'la giusta imposta'; di 'legge e ordine, sicurezza territoriale e governo dell'immigrazione', di abitazioni con la dicitura 'una casa per tutti'; di sanità ' per tutti i cittadini'; di 'una societa' più solidale basata sulla famiglia' e come 'permettere ai giovani di costruirsi un futuro migliore'.

Un capitolo a parte è dedicato al Sud e ai suoi problemi, tema caro al movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo, uno alla scuola, all'università e alla ricerca, infine 'last but not least' alla riforma federale dello Stato, da sempre punto fermo dell'alleanza con la Lega Nord.

martedì 26 febbraio 2008

ELEZIONI POLITICHE: ADESSO RINNOVIAMO I RAPPRESENTANTI DEL POPOLO

Dopo la kermesse degli accordi di coalizione, gli strappi, le ricuciture e le ricomposizioni, adesso è l’ora delle candidature.

Vogliamo valutare ora se gli intendi si concretizzano, se il Partito del Popolo delle Libertà mantenga le premesse.

Berlusconi ha inteso rivoluzionare ed invertire la legittimazione di quelli che devono rappresentare il popolo, dalla base verso il vertice, queste sono le premesse per una rinnovazione della classe politica. Se tutto rimane immutato, se i soliti parrucconi come Michela Brambilla li definisce, verranno ricandidati senza che essi abbiano una benché minima legittimazione popolare, senza che abbiano aderenza territoriale, sarebbe una ulteriore presa in giro, tutto uno scherzo.

Quando l’antipolitica avanza, la politica deve cambiare e dare voce al popolo. Le liste sono bloccate, l’elettore non può esprimere preferenze per chi vuole che lo rappresenti al parlamento nazionale ed il rischio concreto è che i soliti noti decidano chi deve rappresentare il popolo e chi invece è costretto a portare l’acqua. E’ serio, visto che la legge elettorale non è mutata, che il partito guida del centrodestra, il PdL, adotti un sistema nuovo, per le candidature cosiddette sicure, che sia rispondente alla rappresentanza reale e non virtuale, una rappresentanza legittima che deve avere il territorio da rappresentare. Ne ha i mezzi per farlo.

Certo qualche segnale arriva in ordine alle teorie che esprimiamo.

Il riconoscimento della questione meridionale alla maniera di quella del nord, l’assegnazione della Presidenza della Regione Siciliana al leader del movimento autonomista Raffaele Lombardo, l’intenzione di Micciché di formare liste per le regionali fatte dal popolo dei blogs. Tutto questo inverte di certo l’approccio alla politica. Ma questo non basta se non viene completato dalle nuove idee sulla formazione delle liste “bloccate” nazionali.

Bondi, coordinatore nazionale parla di liste pulite, di limiti di mandati, tutto bene, ma attuate queste dichiarazioni di intendi, anche per non rimanere indietro rispetto al PD che di tagli ne farà molti, rinnovando completamente la propria classe dirigente, non solo anagraficamente, ma anche e soprattutto in uno sforzo di rinnovamento di uomini.

Per non ancora dilungarci su teorie generali, che potrebbero non far comprendere ai lettori cosa in concreto si dovrebbe fare, a titolo esemplificativo vorremmo affrontare la situazione locale siciliana orientale.

La rappresentanza politica nazionale, (per quella regionale ci pensa il popolo con le preferenze) nella circoscrizione Sicilia 2, è da 14 anni sempre la stessa, con qualche eccezione minima ed irrilevante. Floresta, Palumbo, Ziccone, Firarrello, Grimaldi, Stagno d’Alcontres, Germanà, ma anche Prestigiacomo e Martino. Le eccezioni ci sarebbero per Firrarello e Prestigiacomo che vivono e lavorano nel territorio e per il territorio, e che probabilmente alla verifica delle preferenze sarebbero eletti comunque, per Martino illustre tecnico di livello internazionale, ma gli altri? Non hanno nessun merito politico, ne tecnico, ne di rappresentanza locale. Mandateli a casa. Candidate persone che rappresentino il mondo delle professioni, dell’imprenditoria, del sociale, ma che questi abbiano anche meriti indubbi e certificati di rappresentanza politica per avere svolto nei propri ambiti professionali e nelle istituzioni pubbliche servizio politico e che al vaglio ed al discrimine delle preferenze risulterebbero eletti al posto di questi parassiti della politica che stanno incollati alla poltrona solo per nomina. Berlusconi, questo è quello che devi fare, non farti tirare la giacca da nessuno, e sarai ancora più credibile.

Noi seguiremo con molta attenzione l’evolversi della situazione denunziando ai nostri lettori che adesso sono tantissimi, il tradimento delle “promesse” del rinnovamento reale.

ELEZIONI DIETRO LE QUINTE

C’è una ragione assai precisa, dietro la grande agitazione cattolica attorno al Pd, cui ieri ha dato il suo contributo anche la rivista Famiglia Cristiana, che esce il giovedì ma ha ritenuto necessario anticipare il proprio editoriale sul “pasticcio veltroniano in salsa pannelliana” di lunedì. Una rivista, va ricordato, che Silvio Berlusconi giudicò nel 2006 troppo “di sinistra” per concederle un’intervista in campagna elettorale, e quindi non assimilabile ad altra stampa cattolica di osservanza più ruiniana che guarda a Udc e Pdl. L’anticipazione dell’editoriale coincide con la presentazione del programma democrat, che contiene anche un capitolo sui temi cosiddetti “etici” (difesa della 194, sì al testamento biologico), e soprattutto con la grande adunata dei cattolici Pd organizzata per domani a Roma. Nonché, e forse soprattutto, con l’entrare nel vivo della formazione delle liste: ieri si è riunito per la prima volta il tavolo nazionale sulle candidature, e si è capito subito che la strada è tutta in salita, e lo scontro tra le varie anime in cerca di rappresentanza sarà assai duro. Insomma, la ragione vera non sta tanto nelle preoccupazione morali, ma in quelle molto concrete sui posti.

L’ingresso di nove radicali (più il professor Veronesi, in odor di zolfo pure lui) è il grimaldello che i cattolici intendono usare per assicurarsi il maggior numero possibile di candidature sicure, e il forte pressing su Veltroni ha questo obiettivo, che riesce a “ricompattare”, come sostiene la senatrice Binetti, tutte le diversissime anime cattoliche del partito, solitamente in guerra tra loro: ex Ppi, prodiani, teodem, bindiani eccetera. Proprio il caso Binetti è esemplare di come la decisione di imbarcare nelle liste la pattuglia pannelliana sia stata una vera e propria manna dal cielo per gli “indignati” cattolici: la candidatura della senatrice, infatti, era fortemente a rischio. Non certo per ragioni religiose: più semplicemente perché l’esponente Opus Dei, con annesso cilicio, è colei che arrivò, pochi mesi fa, a votare contro la fiducia al governo Prodi sul decreto sicurezza (voluto da Veltroni), per il richiamo che era stato inserito nel testo contro le discriminazioni di carattere sessuale. Pretendere la sua ricandidatura, insomma, era un po’ come pretendere che venissero inseriti nelle liste Pd Fisichella, Dini o De Gregorio.

Ma proprio grazie all’ingresso della Bonino, e alla rapidità con cui la Binetti si è fatta portabandiera della battaglia anti-radicale, la sua candidatura è diventata obbligata, per evitare attacchi ancora più diretti delle gerarchie cattoliche contro il partito veltroniano. Non solo toccherà, obtorto collo, riportare in Parlamento la mini-corrente teodem, ma anche darle i posti che reclama: Binetti e Bobba, infatti, non ne vogliono sapere di essere trasferiti dal Senato alla Camera, dove potrebbero fare meno danni dal punto di vista del Pd. Ora il segretario del Pd dovrà però fronteggiare la massiccia richiesta di posti che, forti del battage della stampa cattolica, gli ex democristiani di varia confessione gli stanno squadernando di fronte. Richiesta che Beppe Fioroni ha già esplicitato: servono almeno 130 seggi sicuri, un’enormità per il peso elettorale effettivo dei cattolici.

ELEZIONI SICILIA: MICCICHE' E LA RIVOLUZIONE SICILIANA

ECCO DOVE SIAMO ARRIVATI STAMATTINA:

"Oggi è stata una giornataccia, non lo nascondo.
E’ stato molto utile però leggere il vostro disappunto e la vostra reazione, talvolta scomposta, riguardo a quanto vi ho comunicato ieri. Certo, qualcuno ha pure superato il limite, qualcuno ha esagerato con offese personali non giustificabili, ma poco importa in questo momento.

Ciò che mi interessa è invece continuare a dialogare con quelli tra voi che hanno la reale intenzione di incidere nel futuro politico e sociale di questa terra.Abbiamo un’occasione, cerchiamo di farla diventare un progetto: segniamo la differenza tra il disegno di un sogno e la definizione di una strategia concreta per rilanciare la Sicilia ed i siciliani.

Passiamo all’azione facendo i conti con la realtà che ci circonda. Non ho voluto e non voglio illudere nessuno di voi e tanto meno me stesso ma la politica si fa con i numeri e con la partecipazione.
Partecipiamo, partecipate portando all’interno delle istituzioni un nuovo modo di fare politica. Per questo insisto sulla opportunità di lanciare la nostra lista alle prossime elezioni regionali, la lista del blog, la vostra lista.

Io la sosterrò e farò tutto il possibile perché diventi una cosa reale, uno strumento di lotta e progetto politico, ma abbiamo poco tempo.

In questi mesi ed in queste ultime ore mi sono arrivati, da queste pagine, molti curricula: li sto esaminando tutti e tutti riceveranno un riscontro da parte mia. Ma continuate a mandare le vostre adesioni e le vostre candidature. Dobbiamo costruire, in poche ore, una squadra di persone per bene.

Uscite allo scoperto anche voi, abbandonate i vostri nick ed incominciate ad assumervi le vostre responsabilità. Io l’ho già fatto e continuerò a farlo senza arrendermi.

Gianfranco Micciché "

Questo è quello che scrive sul suo blog. Noi diciamo subito che ci vuole coraggio a misurarsi su campo regionale con una propria lista. Capirete benissimo che in caso di insuccesso la credibilità di quello che ha capitanato per anni Forza Italia sarebbe messa alla berlina. Una lista peraltro fatta dal popolo della rete. Ma in caso di successo, certamente, rivoluzionerebbe il sistema. Per la nascita fuori dagli schemi usuali, per il reclutamento del personale, e per le istanze nuove ricercate.

Noi incoraggiamo certamente soluzioni di questo tipo, fanno bene al dibattito democratico, ed invertono la tendenza che finora c'è stata della partecipazione istituzionale, se condotte al di dentro della coalizione del centrodestra.




lunedì 25 febbraio 2008

LOMBARDO, PRESIDENTE DEI SICILIANI, LEADER DEL SUD



«L'accordo con il Pdl è un fatto storico: ora il Sud è federalista»

Il politico siciliano, leader del Movimento per l'Autonomia: «Parte un processo inarrestabile che porterà a un grande partito in una regione potenzialmente tra le più ricche d'Europa»


D. Ha vinto su tutta la linea: una candidatura unica per l'intero centrodestra, Udc inclusa, a presidente della Regione e, soprattutto, la nascita dì un partito del Sud con liste apparentate con il Pdl nelle regioni meridionali...
R. «È questo il vero fatto storico. Nell'arco di due anni prima è nato un partito regionale e ora una federazione di gruppi e associazioni che è riuscita ad imporre il tema dello sviluppo del Mezzogiorno e costringere il Pdl all'apparentamento con noi. Avremo liste in tutto il Sud e nelle isole, non solo in Sicilia. Nei prossimi giorni ci sarà un intensissimo lavoro per mettere in piedi le liste necessarie, e ad ogni riunione sarò presente. Proprio un fatto storico».

D. Cosa alla fine ha convinto Berlusconi a scegliere lei e a mettere da parte il suo pupillo storico, Gianfranco Miccichè?
R. «Da politico intelligente ha accolto questa grande opportunità politica. Adesso c'è una Lega a Nord, e questa operazione fa nascere un progetto politico per il Sud, in accordo con la Lega. È nato un federalismo politico per affermare adesso quello regionale e poi quello fiscale. Un processo inarrestabile».

D. La butta molto in politica, ma in tanti pensano che Berlusconi le abbia regalato la Sicilia, a lei e a Cuffaro, pur di ottenere il premio di maggioranza al Senato.
R. «Vede, la Sicilia è innanzitutto dei siciliani, e il presidente ha capito che invece di far valere la candidatura del Pdl a tutti i costi doveva cogliere l'occasione che gli abbiamo offerto. Il premio di maggioranza al Senato? Ma quello ci sarebbe stato in ogni caso! L'accordo fatto porterà invece a un grande partito di una regione, la Sicilia, che potrebbe essere tra le più ricche d'Europa».

D. Sì, va bene, ma queste affermazioni suonano di politichese. Non sarà facile fare i comizi negli stessi giorni avendo accanto l'Udc in Sicilia mentre nel resto d'Italia lo scontro tra Pdl e Casini sarà sempre più alto...
R. «Non ci sarà alcun problema. Qui c'è una situazione diversa e questo è stato compreso sia dal Pdl che dall'Udc. Riconosco sia a Berlusconi che a Casini di non avere impedito la realizzazione di questo progetto. Il nostro è un discorso legato alla Sicilia e ai suoi bisogni. Punto e basta».

D. Lei si è ritrovato ad essere il maggiore alleato di Cuffaro, che è pur sempre il vicepresidente nazionale dell'Udc, anche se quando è uscito dall'Udc, tre anni fa, le sue posizioni erano di grande rottura. Cosa rimprovera sostanzialmente all'Udc?
R. «C'è un diverso modo di intendere la politica sul territorio. I miei valori sono quelli cristiano-democratici è indubbio. Ma in più amo profondamente la mia terra tanto da metterla davanti agli interessi generali. Sano talmente certo della bontà delle mie posizioni e del seguito che queste hanno in Sicilia che sin dal primo momento ho detto che mi sarei candidato anche solo con l'appoggio del mio movimento».

D. Perché ha detto no a qualunque ipotesi diversa di candidato alla presidenza della Regione, come quella avanzata da Berlusconi della Prestigiacomo?
R. «Non ho detto di no e non volevo dire di no ad una candidatura rispettabilissima, ma l'Mpa non poteva fermarsi più e le nostre decisioni erano ormai prese».

D. Ma il suo no a Miccichè è stato solo per difendere il suo amico Cuffaro, che con l'esponente azzurro è ormai in rotta totale?
R. «Le capovolgo la questione: il tentativo è stato quello di tentare di bloccare la mia candidatura, non altro. Qualcuno ha resistito alla mia proposta per un deficit di autonomia. L'opposizione a me è stata un'anomalia che fa rima con autonomia. La convergenza del Pdl nei miei confronti è stata evidente nella manifestazione di Acireale. C'era tutta Forza Italia: da Alfano, a Vizzini a Musotto. A prova della loro solidarietà nei mie confronti. Mancava Miccichè. Mah... Penso che nei prossimi giorni incontrerò anche lui».

D. I suoi tre primi atti da presidente della Regione siciliana?
R. «Innanzitutto trasformare la burocrazia regionale. Punterò sulla qualità dei dirigenti, imprimendo un cambiamento forte. Poi una serie di norme che possano rendere più agile la burocrazia. Lo spoil system avrà l'obiettivo di una cura dimagrante per tutta la macchina: bisogna abolire gli enti inutili e le funzioni inutili. Quindi i fondi strutturali: bisogna realizzare una solida programmazione che rientri in una strategia politica».

di Marianna Bartoccelli - Il Giornale

MICCICHE' : AVANTINTRE' AVANTINTRE' CHE BEL DIVERTIMENTO


Siamo alla farsa. Dopo le dichiarazioni estremamente chiare che Gianfranco Miccichè aveva reso dopo la designazione fatta da Berlusconi di Raffaele Lombardo alla Presidenza della Regione Sicilia, sembrava che tutto fosse tornato alla normalizzazione, avrebbe solamente fatto una lista del popolo di internet, di nuove istanze sociali, giovani, donne, volti nuovi. E fin qui tutto bene.

Invece no! Stamattina dal suo blog Miccichè rilanciava, dicendo che voleva ancora rilfettere sull'eventualità di andare avanti per la sua strada, e ci sembrava di essere tornati indietro.

Invece si! Dopo qualche ora scompare il post dal suo blog, cancellato dallo stesso Micciché.
Non sa cosa fare, ha perduto la bussola dell'orientamento.

Mentre Angelino Alfano in una dichiarazione resaci ieri alla convention lombardiana ed oggi dalle colonne del quotidiano La Sicilia: "Noi siamo sempre stati convinti che questa con l'MpA sia la migliore soluzione e che Micciché non è il garante della coalizione, il garante è Berlusconi". E lo liquida così.

domenica 24 febbraio 2008

ULTIMORA - SICILIA ELEZIONI


09:44 Berlusconi, scelta Lombardo nell'interesse della Sicilia

"Tutti si sono comportati al meglio pensando prima che ai propri interessi personali, agli interessi della Sicilia e del paese" afferma il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, lasciando palazzo Grazioli, soddisfatto per la scelta di candidare Raffaele Lombardo alla presidenza della Regione Sicilia. Berlusconi conferma inoltre che Gianfranco Micciché avrà un ruolo nell'eventuale futuro governo in materia di sviluppo del Mezzogiorno

09:47 Micciché, da governo garantirò cambiamento Sicilia

"Silvio Berlusconi mi ha chiesto di essere il garante, a livello di governo nazionale, del rinnovamento e del cambiamento nella politica siciliana: io fino a oggi mi sono sempre rifiutato per non dare l'idea di alzare il prezzo ma oggi quella partita è finita e la situazione è diversa". Così Gianfranco Micciché, lasciando palazzo Grazioli spiega le ragioni del ritrovato feeling con Silvio Berlusconi e le sue prospettive di ritorno al governo nazionale. "Sul piano siciliano - aggiunge Miccichè - sceglierò gli uomini della giunta Lombardo ed è possibile che presenti una lista composta da giovani, da nuove idee, per continuare la battaglia di rinnovamento. Al governo nazionale posso continuare questa lotta per un nuovo sviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno in grado di governare al meglio l'importante capitolo del quinquennio di sviluppo Agenda 2007-2013"

Sicilia, Lombardo candidato Pdl


Il leader del Movimento autonomista sarà il candidato di tutto il Centrodestra alla Regione.
Scaricato il fedelissimo Micciché


Raffaele Lombardo candidato del Pdl alla presidenza della Regione Sicilia. La Lista del Movimento per l'Autonomia sarà "apparentata" con quella del Popolo della Libertà alle elezioni politiche nazionali nelle regioni del Centro-Sud e nelle Isole. E' l'accordo raggiunto durante l'incontro tra Silvio Berlusconi e Lombardo a Palazzo Grazioli, al quale ha partecipato al telefono anche il leader di An Gianfranco Fini.

"A seguito dei colloqui tra il presidente Silvio Berlusconi e l'on. Raffaele Lombardo, cui si è aggiunto telefonicamente il presidente Gianfranco Fini - si legge nella nota del Pdl - si è convenuto che il Popolo della Libertà e il Movimento per l'Autonomia si apparentino in occasione delle prossime elezioni politiche nazionali per le regioni del Centro-Sud e per le Isole". "Anche per quanto riguarda le elezioni regionali siciliane - aggiunge il comunicato - si è raggiunto l'accordo di un'alleanza tra il Popolo della Libertà e il Movimento per l'Autonomia con l'indicazione dell'on. Lombardo quale candidato alla presidenza della Giunta regionale".

Prima dell'incontro con Raffaele Lombardo Berlusconi ha riunito alcuni dirigenti del partito, fra cui Gianni Letta, Marcello Dell'Utri e il coordinatore regionale della Sicilia Angelino Alfano. Poi ha visto anche Gianfranco Micciché, che si è opposto all'accordo con Lombardo e con l'Udc di Cuffaro. In serata, però, l'annuncio dell'accordo ha risolto finalmente la questione.

Il presidente Silvio Berlusconi ringrazia l'on. Stefania Prestigiacomo per la disponibilità che aveva offerto a lasciare il Parlamento nazionale, pronta ad impegnarsi nella corsa alla presidenza della Regione Sicilia, dando prova di spirito di sacrificio e di amore per la sua terra". E' quanto si legge in una ulteriore nota diffusa dall'ufficio stampa di Forza Italia dopo l'annuncio dell'intesa tra Pdl e Mpa.





Elezioni, siglata intesa Dc-Mpa



(ANSA) - Raffaele Lombardo e il segretario politico della Democrazia Cristiana, Giuseppe Pizza, hanno annunciato il raggiungimento di un accordo.L'intesa riguardera' le elezioni politiche e le amministrative. Le due formazioni - si legge in una nota - ''concordando sul valore dell'autonomia dei territori e dei corpi sociali, hanno deciso di condividere la prossima competizione elettorale e politica''. Il comunicato e' stato diffuso dalla Dc, il partito che detiene il simbolo dello Scudocrociato.

venerdì 22 febbraio 2008

CANDIDATI !!! TUTTI DEVOTI TUTTI ...... DI VELTRONI

Veltroni annuncia ufficialmente il capolista per il Partito Democratico alla Camera nella circoscrizione Lazio 1, che include la citta’ di Roma: Marianna Madia. Chi? Marianna Madia, ho detto. E chi e’? Domanda difficile; perche’ Marianna Madia, in pratica, non e’, apparentemente, nessuno. Nella sua disperata rincorsa dell’antipolitica, Veltroni, dopo aver imbarcato Di Pietro, cerca di contrastare il risentimento popolare, contro ‘i soliti noti’ candidando una ragazza qualunque, ventisettenne, sconosciuta: alla quale non potremo cosi’ contestare di scaldare gli scranni del parlamento da una vita; fuori i Ciriaco De Mita, dentro le Marianna Madia. Perche’ avere una storia, in Italia, significa essere compromessi, quale che sia la propria storia. Il Partito Democratico e’ il partito del cambiamento, dei giovani, delle donne: allora ecco una giovane donna senza una storia, for a change. La strategia, fin troppo ovvia: la qualita’, come dimostrano le presidenziali americane, e’ molto piu’ difficile da comunicare della novita’.

Peccato pero’ che Marianna Madia Veltroni non l’abbia trovata in fila al supermercato: no, Marianna Madia e’ la figlia di Stefano Madia , attore prestato alla politica, consigliere comunale a Roma con una lista civica per Veltroni, fino alla morte del dicembre 2004. Insomma Marianna Madia e’ l’orfana di un amico di Veltroni. Non sorprende che il buon Walter si sia sentito in dovere di prendersi cura della figlia dell’amico morto - quando poi c'e' di mezzo il cinema... La bella Marianna lavora alla Presidenza del Consiglio: apparentemente alla segreteria tecnica dell’Osservatorio per la piccola e media impresa, con un contratto di consulenza, in realta’ mi dicono che la Dr.ssa Madia lavori alla segreteria di Enrico Letta – cui e’ legata anche attraverso l’Agenzia Ricerche E Legislazione, fondata da Nino Andreatta, che adesso e’, appunto, nell'orbita di Letta – ed e’ proprio grazie a questa non meglio precisata collaborazione con l’Arel che i media potranno presentarla come giovane economista. Marianna Madia, cura e conduce con Minoli alla RAI una trasmissione su questioni ecologiche ed energetiche, eCubo. Quante cose.......... e poi è anche una bella gnocca, che non guasta mica.

Quello che non troverete da nessuna altra parte, però, e’ questo: Marianna Madia non e’ solo giovane, donna, figlia di un amico morto di Veltroni, e collaboratrice di Enrico Letta, Marianna Madia e’ anche la fidanzata del figlio del Presidente della Repubblica, Giulio Napolitano, quarantenne professore di diritto pubblico all’Universita’ della Tuscia.
Bravissimo Veltroni un rinnovamento con maestria chirurgica plastica, fuori i vecchi, anche se hanno meriti, dentro i giovani, ma non sconosciuti, bensì di sistema. Non conta l'età, ma l'intelligenza.

ULTIMORA SICILIA: FI LANCIA LA CANDIDATURA DI PRESTIGIACOMO

Cambio di strategia per la candidatura al governo della Regione siciliana. Secondo quanto apprende l'Agenzia Agi da fonti parlamentari azzurre, il partito in Sicilia avrebbe trovato un accordo per lanciare il nome dell'ex ministro per le Pari opportunita', Stefania Prestigiacomo. Sul nome dell'esponente azzurra ci sarebbe anche la convergenza dell'Mpa di Raffaele Lombardo sostiene l'Agenzia AGI.

Giuseppe Castiglione, vicecoordinatore regionale del partito di Berlusconi, mentre sono in corso nuovi contatti con il Cavaliere, ci dice: "La candidatura di Stefania Prestigiacomo è autorevole, ma noi dobbiamo ad ogni costo ricercare una convergenza col MpA e lavorare assieme a Raffaele Lombardo per la Sicilia".

"Ci hanno proposto il nome di Stefania Prestigiamo. Ma per noi la candidatura di Lombardo e' irrinunciabile". Fonti vicine al leader dell'Mpa Raffaele Lombardo - il senatore Giovanni Pistorio, raggiunto al telefono - chiarisce che per ora non ci sono le condizioni per convergere sul nome di Stefania Prestigiacomo. "Ho appena parlato con Raffaele: per lui, la scelta di correre per la Regione è irrinunciabile". E ci dichiara: "E' una stronzata stostenere che Raffaele Lombardo rinuncerebbe alla candidatura, si va avanti con forza anche da soli, assieme a quanti condividono il nostro programma autonomista. La candidatura della Prestigiacomo è perfetta ........... ma per il PdL, non per noi". E conferma l'apertura della campagna elettorale per domenica pomeriggio ad Acireale.

"Il nostro candidato era e rimane Raffaele Lombardo", ci afferma Saverio Romano, segretario dell'UDC in Sicilia.
Sul nome dell'ex ministro per le Pari opportunita' il partito azzurro ha forse trovato un'intesa ancora flebile per lanciare una candidatura unitaria al governo della Sicilia, è decisivo accordarsi con l'MpA.

Ma come noi sosteniamo da tempo (leggi intervista con Cuffaro), anche a costo di dire stronzate, per Lombardo la corsa alla Presidenza delle Regione Sicilia non è la scelta prioritaria, il suo obiettivo è un posto di Ministro a Roma dal quale può far crescere il suo movimento nel meridione d'Italia, assumendo posizioni politiche più ampie.
ore 11:58