Il politico siciliano, leader del Movimento per l'Autonomia: «Parte un processo inarrestabile che porterà a un grande partito in una regione potenzialmente tra le più ricche d'Europa»
D. Ha vinto su tutta la linea: una candidatura unica per l'intero centrodestra, Udc inclusa, a presidente della Regione e, soprattutto, la nascita dì un partito del Sud con liste apparentate con il Pdl nelle regioni meridionali...
R. «È questo il vero fatto storico. Nell'arco di due anni prima è nato un partito regionale e ora una federazione di gruppi e associazioni che è riuscita ad imporre il tema dello sviluppo del Mezzogiorno e costringere il Pdl all'apparentamento con noi. Avremo liste in tutto il Sud e nelle isole, non solo in Sicilia. Nei prossimi giorni ci sarà un intensissimo lavoro per mettere in piedi le liste necessarie, e ad ogni riunione sarò presente. Proprio un fatto storico».
D. Cosa alla fine ha convinto Berlusconi a scegliere lei e a mettere da parte il suo pupillo storico, Gianfranco Miccichè?
R. «Da politico intelligente ha accolto questa grande opportunità politica. Adesso c'è una Lega a Nord, e questa operazione fa nascere un progetto politico per il Sud, in accordo con la Lega. È nato un federalismo politico per affermare adesso quello regionale e poi quello fiscale. Un processo inarrestabile».
D. La butta molto in politica, ma in tanti pensano che Berlusconi le abbia regalato la Sicilia, a lei e a Cuffaro, pur di ottenere il premio di maggioranza al Senato.
R. «Vede, la Sicilia è innanzitutto dei siciliani, e il presidente ha capito che invece di far valere la candidatura del Pdl a tutti i costi doveva cogliere l'occasione che gli abbiamo offerto. Il premio di maggioranza al Senato? Ma quello ci sarebbe stato in ogni caso! L'accordo fatto porterà invece a un grande partito di una regione, la Sicilia, che potrebbe essere tra le più ricche d'Europa».
D. Sì, va bene, ma queste affermazioni suonano di politichese. Non sarà facile fare i comizi negli stessi giorni avendo accanto l'Udc in Sicilia mentre nel resto d'Italia lo scontro tra Pdl e Casini sarà sempre più alto...
R. «Non ci sarà alcun problema. Qui c'è una situazione diversa e questo è stato compreso sia dal Pdl che dall'Udc. Riconosco sia a Berlusconi che a Casini di non avere impedito la realizzazione di questo progetto. Il nostro è un discorso legato alla Sicilia e ai suoi bisogni. Punto e basta».
D. Lei si è ritrovato ad essere il maggiore alleato di Cuffaro, che è pur sempre il vicepresidente nazionale dell'Udc, anche se quando è uscito dall'Udc, tre anni fa, le sue posizioni erano di grande rottura. Cosa rimprovera sostanzialmente all'Udc?
R. «C'è un diverso modo di intendere la politica sul territorio. I miei valori sono quelli cristiano-democratici è indubbio. Ma in più amo profondamente la mia terra tanto da metterla davanti agli interessi generali. Sano talmente certo della bontà delle mie posizioni e del seguito che queste hanno in Sicilia che sin dal primo momento ho detto che mi sarei candidato anche solo con l'appoggio del mio movimento».
D. Perché ha detto no a qualunque ipotesi diversa di candidato alla presidenza della Regione, come quella avanzata da Berlusconi della Prestigiacomo?
R. «Non ho detto di no e non volevo dire di no ad una candidatura rispettabilissima, ma l'Mpa non poteva fermarsi più e le nostre decisioni erano ormai prese».
D. Ma il suo no a Miccichè è stato solo per difendere il suo amico Cuffaro, che con l'esponente azzurro è ormai in rotta totale?
R. «Le capovolgo la questione: il tentativo è stato quello di tentare di bloccare la mia candidatura, non altro. Qualcuno ha resistito alla mia proposta per un deficit di autonomia. L'opposizione a me è stata un'anomalia che fa rima con autonomia. La convergenza del Pdl nei miei confronti è stata evidente nella manifestazione di Acireale. C'era tutta Forza Italia: da Alfano, a Vizzini a Musotto. A prova della loro solidarietà nei mie confronti. Mancava Miccichè. Mah... Penso che nei prossimi giorni incontrerò anche lui».
D. I suoi tre primi atti da presidente della Regione siciliana?
R. «Innanzitutto trasformare la burocrazia regionale. Punterò sulla qualità dei dirigenti, imprimendo un cambiamento forte. Poi una serie di norme che possano rendere più agile la burocrazia. Lo spoil system avrà l'obiettivo di una cura dimagrante per tutta la macchina: bisogna abolire gli enti inutili e le funzioni inutili. Quindi i fondi strutturali: bisogna realizzare una solida programmazione che rientri in una strategia politica».
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