giovedì 14 febbraio 2008

Veltroni balla con Di Pietro, ultimo round Casini-Cav


La mancata alleanza tra Udc e Pdl rappresenta un fattore potenziale favorevole per Walter Veltroni. Senza i voti di Casini infatti la lista guidata da Silvio Berlusconi rischia di veder ridimensionato il proprio vantaggio sul Pd a Palazzo Madama. Dato per difficile il recupero della Destra alla causa del Cavaliere per la troppa distanza politica e l’indisponibilità di An a correre nelle stesse liste dei fuoriusciti dal partito per dar vita al movimento nostalgico postmissino, non rimane che aspettare la riunione della direzione Udc di questa mattina per capire se la prossima competizione elettorale avrà una qualche suspense o se sarà stravinta in partenza da Silvio Berlusconi sia a Montecitorio che a Palazzo Madama. Pierferdinando Casini è certamente in un angolo. In qualche modo ci si è messo da solo. Secondo quanto raccontava ieri sera alla buvette della Camera un colonnello di An non è vero quanto detto nei giorni scorsi, che cioè era stato avvertito della convergenza tra Fini e Berlusconi sul listone unitario solo tramite sms all’ultimo momento mentre andava in treno a Bologna con la moglie. “Era da almeno una settimana che ne parlavano anche con lui – dice l’ex viceministro di An- evidentemente pensava di avere la forza per resistere, ma così non è stato. Ora come potremmo noi di An accettare che all’Udc venga concessa la possibilità di correre con il proprio simbolo mentre noi rinunciamo alle nostre liste in nome del progetto unitario?”. Casini è nell’angolo, dunque. Ne può uscire solo accettando di entrare nel Pdl, ma il livello dello scontro con Berlusconi si è alzato troppo per poter consentire al leader centrista un ritorno sui propri passi. “Sembra quasi che Berlusconi non voglia concedere a Casini lo spazio per rientrare” fanno notare osservatori attenti delle mosse del Cavaliere. Il braccio di ferro rischia di dover andare avanti ancora per un po’. Anche se esiste una potenziale chiave di volta per disinnescare la mina Udc. Si tratta del braccio di ferro in corso tra Gianfranco Micciché e Totò Cuffaro per la presidenza della Regione Sicilia. Micciché ha posto la propria candidatura per la guida di Palazzo delle Aquile, Cuffaro l’ha giudicata inadeguata e per questo dà il proprio appoggio a quella di Raffaele Lombardo, leader del Mpa. Ieri da Alleanza nazionale è giunto un appello rivolto allo stesso Micciché affinché dimostri la propria generosità in uno scontro che sta diventando sempre più duro. Berlusconi non può sconfessare Micciché ma non può nemmeno mollare a cuor leggero le ragioni di Cuffaro che rappresenta per lui la migliore arma di pressione su Pierferdinando Casini. Per la Sicilia passa l’ultima possibilità di recupero dell’unità del centro destra italiano, e dunque la certezza di una vittoria netta alle elezioni politiche del 13 e 14 aprile prossimi.

Intanto Walter Veltroni ha ieri sorpreso un po’ tutti siglando l’intesa con l’Italia dei valori e rinunciando a correre da solo con il suo Pd. A sinistra sono in molti a chiedersi perché abbia sconfessato tutta l’impostazione data fino a questo momento alla propria campagna elettorale, basata sulla novità della corsa libera da apparentamenti. La spiegazione più logica pare vada ricercata nei sondaggi che danno il Pd ampiamente sotto la soglia del 35 per cento, e dunque nella speranza di recuperare qualche punto svuotando ‘dall’interno dell’alleanza’ il potenziale quattro per cento attribuito da molti sondaggi all’Italia dei valori. “Nella riunione del Pd che ha preceduto l’incontro con Di Pietro – raccontavano ieri a Montecitorio i dalemiani - Veltroni si è fatto conferire una delega piena a chiudere con Di Pietro tramite l’apparentamento con la sua lista. Pensavamo però che avrebbe aspettato qualche giorno per vedere la tenuta dell’ex pm nei sondaggi. Il fatto che abbia siglato l’intesa in così poco tempo gli verrà addebitato interamente qualora non dovesse portare ai risultati sperati, tenendo anche conto del modo in cui ha invece chiuso ogni rapporto con alleati storici come i socialisti”. Quanto ai Radicali, nell’incontro di ieri mattina non si è registrata una rottura definitiva e questa certamente è una novità. Da parte del Pd fanno però notare come il no all’apparentamento ribadito da Veltroni di fronte alla richiesta di Pannella e Bonino sia definitivo. L’unica proposta rimarrebbe quella di alcune candidature nelle liste del Pd per Emma Bonino e per un manipolo di radicali. La sede nella quale annunciare la posizione definitiva dei Radicali prima dell’incontro della prossima settimana sarà il congresso dell’Associazione Concioni che si terrà nel fine settimana a Salerno. Lì si deciderà se per la rima volta da almeno trent’anni a questa parte mancheranno liste Radicali alle elezioni politiche che a partire dal 1976 hanno sempre visto Marco Pannella candidato al Parlamento italiano.

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