Che le regionali in Abruzzo hanno una valenza di riferimento nazionale lo sottolineano alcuni indicatori.
David Sassoli, europarlamentare del PD, in un proprio tweet, ci ha fatto riflettere, da qui la nostra premessa: "Come fanno gli abruzzesi a votare per un presidente che ha fatto il consigliere comunale a Roma, catapultato in una regione che non conosce, in cui non ha vissuto? Sono elezioni per amministrare una regione con tanti problemi, non per imparare a conoscerla".
Marco Marsilio, oggi presidente eletto, in questa Legislatura è senatore di Fratelli d'Italia, componente della Commissione Bilancio e della Bicamerale sul Federalismo fiscale, che in effetti poco ci azzecca con l'Abruzzo, eppure ha vinto lo stesso, sottolineando quindi, la valenza politica, più che quella amministrativa, del voto.
M5S al governo è in crisi. Ha toccato l'acme alle politiche del 4 marzo e adesso, ma con il tempo arbitro, potrebbe iniziare la parabola discendente. Il Movimento è una forza politica di opposizione, del vaffa e, quando arrivano le responsabilità di governo snatura la propria genesi. Vedi anche Roma.
Che la botta si è fatta sentire emerge dal silenzio dei leaders pentastellati. Ministri e minestroni, che in campagna elettorale hanno assediato il territorio, città per città, borgo per borgo e che sbandieravano il reddito di cittadinanza per blandire l'elettorato. Compreso Dibba il fenomeno, che avrebbe dovuto essere il surplus vincente. Ma non lo è stato.
Altro indice è la fiera dell'ipocrisia, a caldo, della candidata alla presidenza della regione Sara Marcozzi, la quale afferma che è soddisfatta dai risultati (beata lei) e che in fondo il Movimento, rispetto alle scorse regionali in fondo ha tenuto, anche se ha perso rispetto alle passate regionali controbattiamo. È lei che non si rende conto che il M5S oggi è al potere e certamente ha strumenti diversi e importanti rispetto "a prima". Quindi la debacle è ancora più significativa, cannibalizzata dall'alleato Salvini.
Il centrosinistra non può più essere a sola trazione PD. La formula messa in campo in Abruzzo, che ha unito sensibilità diverse, movimentiste e civiche, potrebbe dare un pò di ossigeno alla sinistra italiana. Oppure potrebbe adire alla formula Bersani e dividere il mondo della sinistra da quello moderato, per recuperare il consenso in quell'area più estrema, rubata alle politiche dai cinquestelle. Cosa faranno non lo sanno neppure loro, ad oggi.
L'analisi sul centrodestra la lasciamo alle dichiarazioni di Giovanni Toti, presidente della Liguria: “Dopo il Trentino, arriva l’Abruzzo. Il centrodestra è in ottima salute: la Lega vola, Fratelli d’Italia cresce, cresce persino l’Udc, Forza Italia cala ancora e perde circa altri 5 punti dalle elezioni di un anno fa (i moderati insieme, però, vanno oltre il 15%). Ma guai a chi dice qualcosa, guai a chi pensa di cambiare qualcosa. La decrescita felice non è più programma del Cinque Stelle, è il programma della nostra classe dirigente. C’è qualcuno che ha voglia di fare qualcosa e mettersi in gioco, oppure dobbiamo scomparire per salvare ancora per qualche mese la poltrona dei nostri dirigenti? Sveglia!!!”.
Appuntamento in Sardegna, adesso e prima delle europee, dove anche lì il M5S l'anno scorso ha raccolto, come in Abruzzo, il 40% dei consensi. Se la storia si ripetesse....
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