lunedì 22 giugno 2009

SICILIA: Trattative segrete per il governo regionale, i coordinatori nazionali Pdl su tutte le furie


Quante chance ha Raffaele Lombardo di concludere la legislatura dell’Assemblea regionale siciliana?

La risposta potrà arrivare solo la prossima settimana, quando il presidente della Regione comunicherà i nomi dei tre nuovi assessori, riempiendo le caselle mancanti del puzzle-giunta. Lo farà senza alcuna trattativa con il Pdl, a meno che non spunti nelle ultime ore qualche grossa novità, ma deve trattarsi di un episodio decisivo e quindi di un patto di ferro fra Lombardo e il Premier sulla Sicilia. La qualcosa appare allo stato delle cose improbabile, a causa dei veti incrociati subìti da Berlusconi nell’Isola. I due partiti del Pdl lo hanno messo sull’avviso: il partito di Miccichè minaccia di fare nascere, insieme con Lombardo o meno, un nuovo schieramento politico o il partito del Sud (in questo caso con il governatore), l’altro partito – che fa capo a Schifani e Alfano - minaccia di lasciare il Pdl (stando alle dichiarazioni amareggiate del Presidente dell’Ars, Francesco Cascio).

Berlusconi deve tenere la bilancia in bilico e finora non ha osato nemmeno incontrare, ufficialmente almeno, Lombardo ad evitare che penda da una parte o dall’altra con conseguenze catastrofiche.

L’attesa, tuttavia, non sembra avere prodotto buoni consigli. Il gruppo parlamentare Pdl si è riunito per fargli la festa, ma ha dovuto registrare, con piena soddisfazione di Lombardo, un boomerang politico perché il numero dei deputati assenti è stato elevato ed ha fatto credere, magari sbagliando, che i parlamentari che fanno la fronda ai coordinatori regionali (soprattutto a Castiglione) siano molti di più dei cinque ufficialmente schierati con il sottosegretario di stato alla presidenza del consiglio.

Il gruppo Pdl ha assunto, comunque, le sue decisioni, che sono condivise autorevolmente dal triumvirato romano (Verdini, La Russa, Bondi). Esse ribadiscono la vecchia posizione: Lombardo deve azzerare la giunta e ricominciare da capo, trattando con il partito di maggioranza relativa il nuovo patto di alleanza. Ma questa ipotesi è stata sempre scartata pregiudizialmente da Lombardo e dallo stesso Micciché: entrambi sono convinti che una marcia indietro farebbe perdere la faccia ad entrambi e non solo: rimetterebbe tutti in discussione, anche l’ingresso dell’Udc in giunta, oltre che il foglio di via agli assessori appena nominati, tutti personaggi autorevoli cui è stata data l’assicurazione – reputiamo – che non ci sarebbero stati ripensamenti di sorta.

Stando così le cose, l’ipotesi più probabile è che Lombardo riesca a trovare altri deputati Pdl e dell’ex area An dalla sua parte grazie anche al reclutamento dei nuovi assessori.

Ma nelle ultime ore si è affacciata un’altra ipotesi che tiene banco, che a trattare sottobanco il ritorno in giunta sia proprio l’area legittimista. Questa ipotesi sarebbe avvalorata da due circostanze: i nomi dei nuovi assessori, Scammacca e Beninati, che appartengono alla corrente di Schifani-Alfano-Castiglione, ed il terzo probabile nome (Formica) sia vicino al coordinatore ex An, Nania. Non solo: le assenze non sono una scelta frondista nei confronti dei coordinatori regionali, ma concordata.

Questa voce ha fatto il giro dei Palazzi a Roma ed è arrivata nelle stanze dei coordinatori nazionali, ai quali non è piaciuta affatto. Come dire: a noi fanno fare la parte dei duri e ci impegnano a tenere il fronte ad ogni costo, ed in Sicilia loro trattano sottobanco.

Se le cose stessero così avrebbero ragione da vendere.

Il Pdl resta dunque un enigma. Nelle prossimoora si conteranno morti e feriti, e soprattutto chi uscirà bene dalla grande guerra.

Il clima di diffidenza è totale.

Se i nuovi assessori sono frutto di uno shopping porta a porta, la cifra non potrà mai essere sufficiente per raggiungere la maggioranza in Parlamento e rimarrebbe aperto il problema del rapporto con l’opposizione, organico o meno.

Fra i democratici la diversità di opinioni su questo tema è venuta fuori già in passato con estrema chiarezza: la segreteria regionale ed un gruppo di dirigenti folti, soprattutto di provenienza “popolare”, non fanno mistero della loro contrarietà a qualunque patto con Lombardo, sottobanco o trasparente.

Se invece Lombardo avesse trattato ufficiosamente con il Pdl e potesse perciò contare sul gruppo parlamentare Pdl, pur con le inevitabili defezioni provocate dalle code polemiche e i presunti tradimenti dell’ultima ora, allora il rapporto con l’opposizione, pur ottimo, verrebbe affrontato con ben altro spirito.

La domanda che ci siamo posti all’inizio - quante chance ha Raffaele Lombardo di concludere la legislatura dell’Assemblea regionale siciliana? – dipende da questi cruciali eventi.

Comunque vada, tuttavia, una seppur minima eventualità di scioglimento potrebbe essere presa in considerazione solo nel 2010, quando i deputati avranno maturato il minimo per il vitalizio.

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