martedì 15 dicembre 2009
Sicilia, Miccichè: "Da qui inizia il partito del Sud"
«Ma davvero qualcuno ancora crede che Lombardo possa tornare indietro? Chi lo fa, davvero, non ha capito niente». Gianfranco Micciché «blinda» il governo di minoranza. E guarda già all´approdo: «Non può che essere il partito del Sud. Mi costerà qualcosa? Io la mia carriera l´ho fatta, non sono incollato alla poltrona e non ambisco a diventare presidente del Consiglio, come un paio di miei colleghi... «.
Siete partiti, dunque.
«E non poteva essere altrimenti. Al punto in cui eravamo arrivati, o si faceva un governo di minoranza o si andava a nuove elezioni che, dopo l´anno di stop in seguito alla vicenda Cuffaro, significavano - e significano - una sciagura».
Il Pdl ufficiale si augura ancora una ricomposizione della frattura con Lombardo.
«Sì, e ci pensano ora. Con quale credibilità? Hanno fatto girare le voci più incredibili negli ultimi giorni, hanno detto che c´era un accordo per farmi rientrare nei ranghi in caso di elezione alla presidenza dell´Upi di Castiglione e di sue successive dimissioni dalla carica di coordinatore regionale. Nulla di più falso. E con questa motivazione, peraltro, hanno convinto Potestà a ritirare la candidatura per la guida dell´Unione Province. Per me il Pdl in Sicilia andava commissariato da tempo: ora siamo fuori tempo massimo».
Lei, cresciuto con Berlusconi, come spiegherà questo strano asse che arriva sino a Bersani?
«Guardi, noi non stiamo facendo un governo con il Pd. Stiamo mettendo su un governo di minoranza che, con le forze migliori presenti in Assemblea, possa realizzare le riforme necessarie alla Sicilia. Mettiamola così: è il governo dei migliori».
Ma come fa a stare nel governo con il ruolo di sottosegretario e far votare ai suoi, all´Ars, un ordine del giorno contro la politica antimeridionalista dell´esecutivo di cui fa parte?
«Sono coerente: queste cose le ho dette già in estate, dell´influenza della Lega sulle scelte di governo parlo da tempo. Altri devono spiegare come si fa sistematicamente ad andare contro un presidente della Regione espresso dal centrodestra».
Qualcuno afferma che sta approfittando di un momento di debolezza del Cavaliere.
«Querelo chi lo dice. Ad approfittare del fatto che Berlusconi si occupa di meno dell´Isola sono i cosiddetti «lealisti» che hanno voluto imporre una bieca logica di corrente nella gestione del partito in Sicilia. Con la colpevole complicità del coordinamento nazionale».
Dove finirà il suo viaggio, Micciché?
«Io credo che si concluderà nel partito del Sud, con Lombardo e con quanti, a destra e a sinistra, credono che solo l´autonomia dei territori può garantire sviluppo».
Ciò potrebbe farle perdere il posto di sottosegretario.
«Non credo. Ma se accadrà, pazienza. Io la mia carriera l´ho fatta. Qualche mese fa, nel bel mezzo della querelle sui fondi Cipe, ho declinato l´invito di Berlusconi a fare il ministro. E non punto mica a diventare presidente del Consiglio, come un paio di miei colleghi... «.
C´è un pezzo di Pd che contesta l´appoggio esterno a un governo con Micciché. Dietro c´è Dell´Utri, avvertono...
«Non credo sia questa la posizione ufficiale del Pd. Non dovrei neanche rispondere. Mi spiace che la signora Borsellino chiami in causa Dell´Utri secondo convenienza. L´evoluzione del processo di Palermo dimostra come i pentiti non siano credibili a prescindere. Io sono convinto che alla fine sarà provata l´assoluta estraneità di Dell´Utri dalle accuse di mafia. E fra Dell´Utri e Spatuzza io mi tengo tutta la vita Marcello. La Borsellino si tenga Spatuzza».
(La Repubblica)
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