Scritto da MARCO BENANTI |
Domenica 29 Maggio 2011 14:52 |
Lo negano in tanti, lo conoscono in molti: cos’è il “Caso Catania”? Eccone un esempio: politici di varia collocazione davanti ad un Tribunale e ad un Senatore della Repubblica Esiste il “caso Catania”? Il Palazzo lo nega. Esiste un sistema di Potere che accomuna componenti diverse dello schieramento politico, unite trasversalmente? E’ in corso –ma si dice a torto- che sia cosa “vecchia” un processo in Corte d’Appello, a Catania: quello per lo scandalo del nuovo ospedale “Garibaldi”. Una vicenda, in realtà, emblematica, uno specchio della città. Il volto sporco, truffaldino e mistificatorio di una città comandata da mercanti. Anche nelle Istituzioni. Un sistema del genere ha solo bisogno di silenzio. Che la luce si spenga. Ecco a cosa serve il monopolio di Mario Ciancio, il garante degli equilibri di Potere. Oppure, il sistema ha bisogno di accomodamento, di toni bassi. Un vasto e ampio coro. Di consenso. Chi non sta al gioco è indicato come “pazzo” o peggio. Esempio di questa condizione è questa “pagina” del processo di primo grado per lo scandalo del “Garibaldi”. Ecco, a verbale, cosa accadde….. Il 19 dicembre 2005 all’udienza davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Catania, Presidente Roberto Camilleri, a latere i giudici Cristaldi e Corrao, Pm Francesco Puleio, sono chiamati numerosi testimoni: sono politici di destra e di sinistra. Oggetto della testimonianza la contiguità o meno alla mafia o, comunque, ad interessi illeciti del senatore Pino Firrarello. Precisiamo che, al termine del processo di primo grado, Firrarello è stato assolto per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. E’ stato condannato, invece, a due anni e mezzo, per turbativa d’asta aggravata dall’aver agevolato Cosa Nostra: questo, non gli ha impedito, però, di continuare a fare il sindaco di Bronte. In appello, la Procura Generale ha già rilevato la prescrizione, nell’ambito di un processo che conosce rinvii su rinvii e una conduzione alquanto discutibile del collegio giudicante, dove siede un magistrato, il dott. Santangelo, che ha già giudicato, con altri colleghi togati, in appello, per gli stessi fatti del processo “Garibaldi” il genero di Firrarello, Giuseppe Castiglione, che è stato assolto. Ecco cosa recita il verbale del 2005. Giovanni Burtone, già nella Dc, attuale deputato nazionale del PD: “…guardi, io…nel modo più assoluto non ho avuto mai richieste, sia quando eravamo entrambi, non deputati regionali, da consiglieri comunali, da deputato regionale, e successivamente, nella giunta, non ho mai visto un agire dell’onorevole Firrarello che facesse pensare ad un suo rapporto o pseudo rapporto…meno che mai richieste di interventi illeciti o collegati o, peggio ancora, ad associazioni criminali e mafiose! Nel modo più assoluto. Mai. Debbo dire: quando c’è stata, anzi, qualche iniziativa da parte della giunta, la costituzione di Parte Civile contro processi in cui sotto accusa erano soggetti ricollegabili alla organizzazione criminale mafiosa, Firrarello è stato pienamente d’accordo e in linea con tutto il governo che in quella fase assunse quest’impegno di costituirsi Parte Civile contro…nei processi in cui c’era sotto accusa qualcuno ricollegabile al fenomeno crimina…mafioso…”. Angelo Capodicasa, già nel Pci, già segretario regionale del Ds e già Presidente della Regione Siciliana, oggi deputato nazionale del Pd: “…la domanda si riferisce all’azione, diciamo, dell’onorevole Firrarello nell’assemblea regionale siciliana, che io ricordi, no, mai. No…nella sua azione di assessore, di sicuro non nella prima fase, essendo l’onorevole Firrarello espressione di una maggioranza di cui noi facevamo parte. Ma credo neanche nella seconda parte perché non…anche se è passato tanto tempo, io non ricordo esserci stati momenti di contrasto, di scontro, su questioni che non fossero squisitamente politiche…”. Nello Musumeci, già nel Msi, già Presidente della Provincia, oggi sottosegretario al lavoro del governo Berlusconi e capogruppo de “La Destra” al comune di Catania: “..Nulla! Nulla che potesse indurmi a pensare a rapporti del genere…” Raffaele Lombardo: già nella Dc, già assessore regionale, Presidente della Provincia di Catania, oggi leader dell’Mpa e Presidente della Regione Sicilia: “no, mi sento di escluderlo in maniera categorica e assoluta. Conosco Firrarello da trent’anni, ma non è una conoscenza, devo dirvi, assolutamente superficiale. Ci siamo scontrati tantissime volte, da qualche tempo a questa parte siamo stati, dicevo, nella stessa coalizione, ma anche con posizioni parecchio dialettiche. Mi sento di escluderlo nella maniera più assoluta che Firrarello possa avere avuto rapporti di questo genere. Perché? Ma perché quando ci si incontra comunque, anche se talvolta si è portati a scontrarci, giorno per giorno, si capisce che aria tira attorno ad una persona. E, per quanto riguarda Firrarello, sinceramente mi sento di escludere questo…”. Chissà se la penserebbe ancora così. Sappiamo solamente che il 13 aprile del 2010 nel corso del famoso intervento davanti il Parlamento Siciliano ha fatto capire altro. Ma questa è altra storia. Continuiamo con la lettura delle dichiarazioni. Vito Cusimano, già nel Msi, deputato regionale, poi senatore di An : “…assolutamente no. Tra l’altro, io ho conosciuto il senatore Firrarello come persona assolutamente perbene, avversari politici, perché allora la politica era una cosa seria e c’era una contrapposizione seria in assemblea regionale. Ma tutto questo non poteva assolutamente significare…né io potrei affermare una cosa diversa da quello che sto per dire, cioè: non mi risulta assolutamente alcun contatto con quel tipo di delinquenza…” Gaetano Bonina, già comunista, poi all’epoca di quell’udienza di Rifondazione, già consigliere comunale e vice sindaco a Bronte: “…è stata una persona moralmente sana, un cittadino onesto, uno che si faceva sempre i fatti propri, un buon cattolico. Tutt’oggi, ogni…quando è libero, a Bronte, va in chiesa si comunica. Un bravo cattolico. Per me è un gran signore.” Su presunti rapporti con la mafia? “No. Anzi, posso affermare un particolare brontese: che una volta in un Consiglio Comunale –non mi ricordo se lui era vice sindaco o sindaco- c’era un consigliere comunale un po’ chiacchierato e lui mi ricordo che ha fatto di tutto, ha convinto tutti i consiglieri, siccome era un assenteista per eccellenza, di farlo decadere perché non veniva in Consiglio Comunale e si lamentava sempre di questa figura, e tanto ha fatto che lo ha mandato a casa…” Nunzio Pafumi, già segretario del Pci a Bronte, già consigliere comunale: “…non ci sono stati….a parte dei contrasti politici, per il resto io…per me è stata una persona corretta, onesta e disponibile…..” Nunzio Ciraldo, già Msi, già consigliere comunale: “..a me non risulta…” Più attuale di così !!! |
lunedì 30 maggio 2011
BENVENUTI NEL SISTEMA CATANIA: La “città degli amici”: un verbale di un processo emblematico
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