A Palazzo di Cultura di Catania, sabato, c’erano tanti big del centro-destra siciliano, una platea qualificata e tanti addetti ai lavori di tutta la provincia: davanti a loro Adolfo Urso, ospite dell’evento,Gianfranco Miccichè, Nello Musumeci e Giampiero D’Alia, per questa nuova “puntata” della difficile transizione quindicennale della politica della cosiddetta Seconda Repubblica.
Riunire forze della tradizione moderata, di destra attorno a temi comuni e a problemi irrisolti: con questo proposito nasce “Fare Italia” afferma Urso. "Vorremmo superare la logica della faida interna per tornare a discutere di meridione con tutti coloro che sono collocati nel PPE, che siano al governo o all'opposizione". Questa la posizione ufficiale.
Il senso di un’operazione, che suscita reazioni contrastanti, com’è normale che sia: entusiasmi e qualche irritazione nemmeno celata, come a Palazzo d’Orleans, alla Presidenza della Regione Siciliana, o come nel caso di Fabio Granata, il falco di Fini alleato di Lombardo. Ma che indubbiamente al di là di ciò che si è detto ufficialmente, in effetti fa pensare anche troppo. A pensar male si fa peccato ma molto spesso ci si indovina.
La “famiglia del centrodestra” si riorganizza quindi, dopo le spallate ricevute nell’Isola e raccoglie, se dobbiamo essere sinceri, comunque presenze massicce; la sala era stracolma, qualcuno rimprovera il sindaco di Catania Stancanelli (presente fino alla fine): “dovevi darcene un’altra più grande…”. In sala si vedono anche quelli del PdL con Castiglione in testa (andato via quasi subito, in sofferenza per non essere il protagonista) e d’Asero.
Altri malignano: un’iniziativa per “fare le scarpe” sotto sotto a Lombardo… Chissà ? Ma non solo questo. Sarebbe riduttivo.
Certo è che Berlusconi le studia tutte. La Sicilia è troppo importante (per tutti) per lasciarla in mano a Lombardo, ai Centristi alleati col PD. Non è possibile. Rimettere le cose in ordine.
Quindi si inventa un’operazione suggestiva ma interessante dal punto di vista politico-elettorale di sicuro spessore: Micciché, Musumeci, Urso ( che rientrerebbe al governo )e perché no anche quelli del PID ed il neo ministro Saverio Romano. In mancanza ovvero in aggiunta di essi anche l’UDC, che al momento non pare ci stia assolutamente, incompatibili con quest’ultimi (?), anche se in politica mai dire mai.
La Sicilia è sempre laboratorio, ce lo insegna la storia passata, quella recente e anche l’attuale.
Ma vi sarebbe una seconda utilità in tutto ciò per Re Silvio, drenerebbe quei voti del centrodestra in libera uscita e prima che Fini li intercetti, verso queste formazioni meridionaliste a lui collegate. Se poi queste diverranno forti abbastanza si ridurrebbe la tracotanza della lega che adesso condiziona più del dovuto e che lo irrita enormemente.
Nello Musumeci, arrivato per buon ultimo come si addice ai leaders, si intrattiene con noi alla fine dell’incontro, parla della tradizione politica di destra, della questione Mezzogiorno, tema annoso. “Per questo è positivo riunirci attorno ad un tavolo per affrontare questioni che sono nel nostro patrimonio. Come il Meridione, come le questioni sociali del Sud. Irritazioni di qualcuno? Di Lombardo? No, non mi risulta” risponde Musumeci. Ma davanti al “popolo della destra" aveva detto: “è inutile lamentarsi per la lentezza dei trasferimenti dei Fas da parte del governo di Roma, se poi questo Governo regionale non riesce a spendere i fondi strutturali che sono disponibili e li fa perdere".
“Bisogna affrontare la crisi – ci dice- mettendo in campo delle misure che favoriscano l’apprendistato e l’occupazione”, svicolando alle nostre strette, parla dei grandi temi.
Infatti a qualche domanda politicamente piccante, di retroguardia, prima smentisce, poi conferma, pregandoci di non scrivere, e noi correttamente non scriviamo !
Nessun commento:
Posta un commento
IN QUESTO BLOG I COMMENTI SONO LIBERI