sabato 16 aprile 2011

LO SHOWBIZ DESOLANTE DEI POLITICANTI


"Al Consiglio dei ministri di oggi è stata sancita la politica del bonus fedeltà". A dichiararlo il capogruppo dell'IdV al Senato, Felice Belisario, "la nomina di Musumeci alla carica di sottosegretario al Lavoro è il segno che il poltronificio governativo, messo in stand by in questi giorni di fuoco, è di nuovo in corso. Il bonus fedeltà oggi tocca all'esponente de La Destra di Storace a cui il premier paga la cambiale per averlo fiancheggiato negli attacchi a Fini sulla casa di Montecarlo e per essere ritornato a testa bassa nei ranghi dei servitori dopo le elezioni del 2008. Del resto - conclude Belisario - in vista di future elezioni meglio tenere tutte le pecore nel gregge".

«Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra.»  "Il Gattopardo"  Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Così iniziava un nostro pensiero, ricordando Tomasi di Lampedusa, all’inizio degli anni novanta, quando un vento rivoluzionario pseudo-moralizzatore spazzò via il sistema dei partiti, lasciandone in vita solo due dell’impianto politico nazionale. Avevamo ragione a pensare questo e fu la distruzione della cosiddetta prima repubblica. Ed ancor oggi, leggendo tali notizie, ci riaffiora, forte e invasivo. Non vorremmo fosse la fine della democrazia.
Le conseguenze le stiamo vivendo adesso, la morte della politica, della Grande Politica.
Dal 1994 la tensione intellettuale ruota attorno all’anti berlusconismo e al berlusconismo, diventati fenomeno sociale oltre che politico, definito in tutto il mondo ‘anomalia italiana'.
Un modo nuovo, quanto singolare, di fare politica e la sottostante cultura, autolegittimatasi, investirebbe larghi strati popolari della nazione come modello da seguire, compresa buona parte della classe politica del centro-sinistra, che non riesce a superare questo complesso d’inferiorità nei confronti del leader carismatico Berlusconi, non avendone altro da contrapporre, né in termini di visibilità e neppure in quelli di aggregazione e riconoscimento di leadership.
Vi è un esplicito parallelismo con la descrizione di peronismo. Berlusconi sarebbe l'incarnazione più visibile di tendenze scadenti radicate a fondo nella società italiana, imitabili, e in quanto tali difficilmente estirpabili.
Su questo concetto di riconoscimento della leadership e non anche dei partiti che si incentra oggi il sistema politico italiano, che tolto Berlusconi trova instabilità nelle istituzioni non avendo queste chi possa incarnare una guida stabile e carismatica.
Di questo fenomeno non è scevra nemmeno la Sicilia, costruita su un sistema politico più stabile negli anni, immobile diremmo, rispetto al resto della nazione. Questo fino all’avvento, nel 2008, l’avvento di Raffaele Lombardo autentico rottamatore del sistema.
Riforme, rivoluzionamento dell’ente Regione, cambio di governi repentini, rotazione dirigenziali permanenti, hanno portato la Regione Siciliana all’immobilismo, forse anche a recidere le prassi deleterie del passato, questo l’indubbio merito, ma a quale costo. Sicuramente Lombardo ha profondamente cambiato il sistema partitico siciliano. Il panorama oggi non è più quello che c’era al momento dell’insediamento della XV legislatura regionale.
Ad una programmata semplificazione burocratica-amministrativa annunciata oggi corrisponde una complicazione politica con riflessi nazionali, che aggrava il contesto.
Il PdL siciliano (anche quello nazionale) spaccato in tre, con Forza del Sud e FLI. L’UDC in due con il PID erede di Cuffaro e del neo ministro Romano ed i fedeli casiniani collaborazionisti nel governo regionale. La coalizione vincente del 2008 l’un contro l’altro armati.
Ma cosa più insolita il PD, pur nelle difficoltà siciliane ataviche, si frantuma tra governativisti ed anti, ed è caduta libera.
A tutto ciò concorre anche l’azzeramento del MpA identificato con Lombardo e dallo stesso rottamato per dare vita ad un movimento del popolo meridionale, spontaneo e senza un establishment precostituito (?). Una scommessa questa che può portare ad un vero movimento di massa o ad un fallimento colossale.
Intanto la strategia Berlusconiana va verso l’accerchiamento al Governatore siciliano, Romano ministro a Palermo, Musumeci sottosegretario a Catania, Alfano candidato futuro premier, anche se poi smentito, lanciano nell’immaginario popolare alternative di potere in contrasto con quello di Presidente della Regione, sapientemente distribuite territorialmente, nel momento di difficoltà massimo di Raffaele Lombardo per l’ipotetico rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, gravissimo dal punto di vista politico anche più di quello giudiziario.
"Raffaele Lombardo ha messo in ginocchio la Sicilia. Per questo se ne deve andare". afferma il vice-presidente nazionale vicario dei Popolari Italia Domani, Pippo Gianni. "Questo balletto ridicolo di assessori che entrano ed escono, che vanno e vengono in assurdi valzer di alleanze variabili e spurie deve terminare al più presto. La Sicilia merita altro. Lombardo finora ha tenuto ingessata la Sicilia, non ha prodotto politiche per incentivare l'occupazione e migliorare il territorio. E' tempo che se ne vada. Per questioni meramente politiche. In una sana ed equilibrata logica di separazione dei poteri, Politica e magistratura devono marciare su binari paralleli,senza incontrarsi mai. Per questo, pur prescindendo totalmente dalla vicenda che Lombardo dovrà chiarire nelle sedi deputate, deve andarsene comunque e lasciare lo scranno di governatore della Sicilia".
Queste sono le conseguenze. Questo il quadro desolante che ci lascia la bassa politica che ci fanno vivere i politicanti che il popolo (in quelle occasioni dove può preferire) sceglie per mancanza di seria alternativa seria ed autorevole. Una classe dirigente incapace di dare il colpo d’ala, ma che partecipa al disgustoso showbiz quotidiano. Il festival delle comparse oggi diventati protagonisti del sistema. Mentre la Sicilia (anche l’Italia) muore.

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