QT SICILIA |
Scritto da TITTA NICOLOSI |
Giovedì 05 Gennaio 2012 13:55 |
La nostra testata ha dato la stura, qualche mese addietro, per la scoperta del verminaio di Confesercenti. Una inchiesta puntigliosa e documentata, e per la verità non tutta pubblicata, tendente far luce sull'attività catanese dell'associazione che tale Politino dirige . I nostri interventi sono stati puntuali al fine di smascherare e chiarire, ove occorresse, le zone tenebrose che la nostra società siciliana soffre per la contiguità con certi ambienti, ove questa si riscontra, ammantata da moralismo di facciata che ben nasconde le patologie perverse e celate dove trova l’humus congeniale il malaffare. Auspicando che questo non sia il caso in specie. Detto ciò vorremmo, in termini di carattere generale, adesso, approfondire le notizie che ci riverbera la stampa nazionale. Molti in questi giorni hanno sollecitato un nostro intervento, avendo, noi per primi, gettato il sasso nello stagno, stranizzati dal nostro silenzio, come se ci fossimo accordati chissà con chi e chissà per quale oscuro vantaggio. Noi non smentiamo la nostra posizione, non smentiamo ciò che abbiamo scritto, né quello che pensiamo nel merito alla vicenda, che abbiamo sostenuto e che se ci è sorta qualche perplessità abbiamo coraggiosamente fatto ammenda rispetto al particolare controverso. Oggi è deflagrato il contesto e con esso Confesercenti Sicilia e, credetemi, a nulla valgono tutte le menate che i vari comunicati che si incrociano e ci propinano le parti in cvausa. Sfiducia o non sfiducia,autosospensione o non autosospensione, conflitto su ragioni sottese di politica dell’associazione ovvero sulla moralizzazione degli stessi che gli attori in campo quotidianamente rilasciano. Ci sembrano pretesti oltre ogni limite, ridicoli, ivi compresa la circostanza sulla legittimità della sfiducia che c’è e non c’è, se bastano 41 voti ovvero ce ne sarebbero voluti 43, se otto sedi provinciali su nove non vogliono più il Presidente Regionale Felice o meno. Il vero e serio dibattito si dovrebbe invece svolgere sulla funzione dell’associazione, sull’etica e i comportamenti conseguenti. A nulla valgono le maggioranze bulgare per censurare o assolvere, per dirimere le questioni che attengono alla moralità, per ciò servono solo contegni limpidi, non censurabili, non interpretabili, non sospettabili. Ed invero ci sono sempre apparse sospette le larghissime maggioranze proprio per l’acriticità che esse comportano e che hanno spesso una forte carica negativa che determinano una larga maggioranza formale di consensi non accompagnata da una democrazia interna. Meglio sarebbe stata una presa di posizione seria per accertare la condotta degli attori in campo e riflettere che tutto ciò accaduto danneggia la fiducia e la concezione che i cittadini hanno sulla funzione che le associazioni di categoria esercitano sulla comunità nella quale insistono. Sarebbe stato meglio responsabilmente mettere in disparte, proprio per eleganza e trasparenza nelle condotte, i personaggi chiacchierati che non dovrebbero essere sfiorati nemmeno dal sospetto che è l’anticamera della verità. Questo atteggiamento di questi giorni sottolinea ancor di più il sospetto e la valutazione negativa complessiva antistorica di un'associazione che non può permettersi di vivere come se fosse un mondo a se stante, in un suo microcosmo aureo e risolvere le questioni sentenziando all’interno di essa, e solo di essa, come se il circostante non esistesse, una monade che non deve rispondere a dettami generali circa le regole e i comportamenti che assume, ma il mondo esterno servisse solamente per trarre posizioni di rendita personali che la sigla garantirebbe. Detto questo veniamo adesso alle dichiarazioni ultime dei contendenti che leggiamo e che riportiamo: «Io ritengo di essere in carica, ma anche da sfiduciato il mio impegno nei 30 giorni che mi restano sarà quello di arrivare al commissariamento di Catania». Afferma Giovanni Felice, presidente regionale di Confesercenti Sicilia, e della vicenda delle presunte infiltrazioni mafiose nella sede etnea vuole fare una vera e propria battaglia «per la legalità». Il direttore della sede etnea Salvo Politino avrebbe infatti intrattenuto rapporti con il Rosario Di Dio, boss di Palagonia, paese d’origine dello stesso Politino, come emerso da una intercettazione ambientale all’interno dell’inchiesta Iblis della procura di Catania. Ma alla proposta del commissariamento della sede etnea, opportuno per fare chiarezza, in giunta regionale, Felice ha ricevuto in risposta un voto di sfiducia, sul quale ha sollevato dei dubbi di legittimità. «Ho ricevuto 41 voti su 60, più due via fax. Non sono validi». Da Catania intanto la risposta non si fa attendere. Al comando della Confesercenti etnea da maggio 2009 la presidente Innocenza Lombardo e il direttore Politino ritengono la vicenda pretestuosa: «Felice è a favore dei centri commerciali, mentre la linea di Confesercenti è sempre stata contraria – spiega Politino – E’ una questione politica, non di legalità. La sede di Catania è cresciuta con questa dirigenza fino a diventare la seconda d’Italia con 5.000 associati (comprese le aziende di Di Dio ?)». Si tenta quindi di spostare il punto di osservazione, da parte di quest’ultimi, per non affrontare di petto l’attacco di Felice su questioni più alte. Riguardo all’intercettazione con il boss Di Dio, il Politino si difende e rilancia: «Ne abbiamo parlato un anno fa in giunta regionale, e s’è deciso di non prendere posizione (come se questa fosse una sentenza di Cassazione inoppugnabile e definitiva oppure un dogma ex catedra). Non ci sono posizioni a mio carico, non ho rapporti con la mafia e ho già presentato una querela alla procura con documentazione che riguarda anche le attività di Giovanni Felice nel centro commerciale Forum di Palermo». Ecco qui che affiora ancora la concezione esaustiva ed errata del microcosmo Confesercenti, come se bastasse questo per fugare i sospetti. Nell’intercettazione tra Politino e Di Dio si parla delle elezioni regionali e voti citando big della politica. Politino non nega l’incontro con il boss Di Dio, avvenuto proprio nel maggio 2009 in un distributore di benzina di Ramacca, ma lo giustifica come attività dell’associazione. «Mi ero recato là per una questione inerente a Confesercenti, in quanto il distributore di Aci Sant’Antonio est e le altre aziende di Di Dio sono state iscritte alla Confesercenti per anni, facendo riferimento alla moglie. Appena saputo dell’inchiesta, abbiamo immediatamente espulso le aziende collegate a Di Dio». Come se non sapesse da prima chi fosse Di Dio, né sapesse la qualità dello stesso, visto che è suo compaesano e da come sembra dai colloqui lo conoscesse molto bene. Ma Politino al buon nome Confesercenti ci tiene (ahimé), tanto che malgrado la autosospensione continua a frequentare la sede catanese di viale Vittorio Veneto, (prostrandola ai piedi di Firrarello, ahimé plus), tiene a precisare che è lì «non nel ruolo di direttore, ma nel ruolo di responsabile organizzativo, perché mi sono comunque autosospeso da direttore per garantire l’associazione, nonostante il parere negativo del mio avvocato». Ci sembra veramente grottesca la situazione se non risibile, esce dal portone ed entra dalla finestra, ma cosa cambia nell’inversione dei ruoli se poi sta sempre li al ponte di comando. Questo ha dell’incredibile, un'autosospensione finta. «Le mie prese di posizione non sono legate a dicerie e maldicenze, ma a fatti concreti che, forse non sono perseguibili penalmente, ma sicuramente non possono fare parte del modus operandi di una associazione di categoria – ribatte Giovanni Felice – Ho ripreso la questione a ottobre del 2009, leggendo di altre vicende che riguardano Politino su un giornale online (comprese le dichiarazioni che ci ha reso Alberto Sozzi evidentemente)». Qualche anno, infatti, fa anche l’ex Direttore Provinciale catanese Alberto Sozzi denunziò gli stessi argomenti riguardanti le stesse persone (POLITINO) che anche in quell’occasione fu fatto fuori, proprio come adesso per Felice. Sarà un argomento scabroso? Le persone intoccabili? Ma la Confesercenti da quest’orecchio non sente? Comunque fosse l’atteggiamento non cambia ! Di diverso avviso il presidente catanese Innocenza Lombardo, che ha assunto il ruolo provvisorio di direttore e difende Politino (c’era da immaginarselo). «Stiamo valutando se querelare Giovanni Felice come Confesercenti Catania per chiedere i danni di morali e d’immagine (INCREDIBILE !!!). Un dirigente non può assumere questo atteggiamento basato su dicerie (INCREDIBILE !!!). Finite le feste faremo una riunione di giunta e presidenza, e chiederemo a Politino di portare tutta la documentazione a suo carico (compresi la fedina penale e i carichi pendenti?), anche se sono sicura che sia tutto in regola (non dire gatto se non l’hai nel sacco). Bisogna andare fino in fondo in questa vicenda>> (e andiamoci pure). Noi che non vogliamo assurgere a giudici di nessuno, ma un nostro giudizio lo abbiamo, riteniamo che si debba smettere di menare il can per l’aia con tutte queste schermaglie formali ma andare a fondo del problema. Finiamola con il “mascariamento” della realtà. Ben venga una inchiesta che chiarisca tutto fino in fondo, ma della autorità giudiziaria, e non interna a Confesercenti, che faccia piena luce sui contegni del direttore catanese di Confesercenti autosospesosi per finta e che tranquillizzi tutti. Soprattutto la si smetta di ricercare un capro espiatorio a tutti i costi cui attribuire colpe certamente non sue per salvare il salvabile. La verità anche se tarda ad arrivare comunque arriva sempre. |
Nessun commento:
Posta un commento
IN QUESTO BLOG I COMMENTI SONO LIBERI