martedì 10 febbraio 2009

Paternò (Catania) : La Politica. L'Etica. La Legge Penale

Oggi più che mai, sentiamo l’esigenza di chiarire alcuni aspetti che riteniamo essenziali. Ne sentiamo l’esigenza appena dopo che i clamori che hanno investito la comunità di Paternò si sono affievoliti. Per aprire un dibattito che sia fondante per una visone più consona, che deve avere il cittadino, della politica. Il tema è quello della dimensione etica della politica, e conseguentemente dei politici. Riprendiamo questo discorso per non fare abbassare la tensione verso i principi che devono presiedere ad una impostazione civile socio-politica. Il dibattito deve continuare.


In tutto il mondo, e parlo dei paesi civilizzati e democratici, sussistono delle regole etiche comportamentali.

Vediamo, in proposito, cosa avviene in altre nazioni, due soli esempi per comprenderne la fattispecie.


Il governatore della banca federale tedesca, l’equivalente della nostra Banca d’Italia, ha accettato di essere ospite di un istituto bancario tedesco soggetto al suo controllo, in un albergo di Berlino per alcune notti, ma appena qualcuno gli ha sottolineato, che avere accettato che il conto della camera d’albergo, di poche centinaia di euro, era stato pagato dalla banca formalmente sottoposta al controllo della banca federale, non gli consentisse di restare ulteriormente in carica, si è dimesso dall’incarico di governatore. Non ha atteso neanche di essere incriminato, come poi non è stato incriminato.


Un ministro nominato dal presidente Bush, come segretario di stato al lavoro ha avuto il diniego dal Senato americano perché aveva pagato, con ritardo, i contributi previdenziali alla collaboratrice familiare. Pagare in ritardo i contributi, non è reato, ma al più configura una sanzione amministrativa che lui aveva regolarmente pagato, anche se in ritardo, alla stregua di una contravvenzione per divieto di sosta. Però, il Senato federale, si è pronunciato non in base a principi penali, ma in base a principi etici che, per via del patto stipulato tra politici, egli non potesse più fare il ministro del lavoro. Perché quella violazione, pur avendola sanata col pagamento, rappresentava una violazione dei diritti dei lavoratori.


In Italia ci sono codici etici per gli avvocati, i medici e i giornalisti e gli unici che non ne hanno sono i politici. E' questo ciò che risulta, e che deve essere posto all'attenzione di tutti.

Un politico che incontra criminali, che favorisce parenti ed elettori a scapito della meritocrazia, che compie o indirizza azioni amministrative atte a favorire interessi propri o di persone a lui vicine, anche se non commettesse reato, viola certamente principi morali, rompe il principio etico del patto con i cittadini.

"Attendo con fiducia l'esito delle indagini", ma un politico che frequenta un mafioso o che compie le cose che abbiamo anzidetto ed evidenziato, se ne deve andare a prescindere dall’esito delle indagini e del processo.

In Italia nessuno invoca mai l'articolo 54 secondo comma della Costituzione, che impone “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge

E dove accidenti sono disciplina e onore nei comportamenti di tanti esponenti politici nostrani?


Tutto, qui da noi, diventa “attendo l'esito del processo, aspettiamo che le indagini facciano il proprio corso”, ma se si frequenta un mafioso o si cerca di fare affari, o si favorisce qualcuno in modo irregolare non si può ricoprire una carica pubblica, perché è un incarico che rappresenta un'istituzione, a prescindere dalle azioni che la magistratura compia, non bisogna aspettare “l’esito o le indagini”, occorre che la politica sia essa stessa garante della moralità e dell’etica. Le questioni morali, le disfunsioni all'interno del sistema politico non possiamo scoprirle solo quando si apre un'inchiesta.

La politica italiana difetta di eticità perché tutti ci rifugiamo nella legge penale. E questa dimensione etica che non c'è, sovraccarica la magistratura. Che certamente non arriva a sanzionare tutte le malefatte, ma questo non deve essere alibi di trasparenza.


Con la caduta della prima Repubblica, per cui bastava il fumus, il sospetto, perché il politico si dimettesse, abbiamo assistito sostanzialmente, alla sparizione della dimensione etica, autentica o di facciata, e tutto si è ridotto a giudizio penale. Quando accade ciò, è l’inizio della fine della democrazia, perché manifesta l’affidare ai giudici il governo del paese, affidare ai giudici le scelte della politica, significa sostanzialmente che c’è uno Stato che, attraverso la sua magistratura, esprime principi etici.

Questo è inaccettabile, bisogna richiamare la classe politica al diritto-dovere ad una etica fatta di principi che siano tali, condivisi ed obbligatori, censurarli e sanzionarli in ogni caso, anche se la violazione di quei principi non costituisca reato penale.

L’Italia sarà un paese civilizzato quando finalmente avrà principi etici condivisi ed accettati.

E' particolarmente importante, direi fondamentale tutto questo nella pubblica amministrazione, essenziale per creare un clima positivo tra cittadini ed amministrazione stessa, favorevole allo sviluppo e alla promozione del bene comune.

Da condannare parimenti il non fare' degli amministratori pubblici e il loro non decidere, ed il tirare a campare per la propria sopravvivenza politica, aspettando anche che nulla accada, questo crea inefficienze e danni irreversibili che si riflettono per anni sulla collettività.

E' chiaro,quindi, che non compete all'Autorità giudiziaria alcuna funzione moralizzatrice della politica, come non le compete la censura delle scelte discrezionali della pubblica Amministrazione, ma deve essere altrettanto chiaro che questa classe dirigente che governa e che sceglie, deve assumere comportamenti rigorosi che finora non ha assunto, e a testimonianza di questo è sufficiente richiamare l'attenzione sulle tristi vicende che si stanno vivendo oggi nella nostra comunità e che ormai suscitano l’attacco, l'interesse se non l'ilarità della stampa italiana. Questa è la scommessa cui siete chiamati, ma non rimandando a domani ... per mero calcolo politico.



10 commenti:

  1. Tu parli di etica,di morale,di diritto-dovere,addirittura promozione del bene comune,queste sono regole che non appartengono alla nostra città,ma alla città di Utòpia,in questa città chi rappresenta i cittadini,si rifugia all'autorità giudiziaria,perchè ha l'approvazione del popolino,che non si ribella,ma si lamenta però in silenzio per paura dei potenti ,dei padroni,li possano sentire,vige l'omertà nella nostra città,che è il cancro della società civile,e la morte di ogni forma di democrazia.
    Non pretendiamo quindi che politici come quelli nostrani,possano interiorizzare questo buonsenso.
    Loro stanno bene così,perchè la società non si cura del putrido che li circonda,preferisce il sofà e le ciabatte che la lotta per i diritti da rivendicare.Loro stanno bene così,nessuno c'è che sta loro con il fiato sul collo,stanno bene così,la gente invece di voltarsi dall'altro lato,per far muovere le loro coscienze invece fa tante riverenze,gli inchini ed i cappelli in mano.
    cosa vuoi che cambi mai la coscienza,l'etica,la moralità di chi così bene e a suo agio sta!

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  2. adomex chiss'articulu ci manca sulu a parola

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  3. Paternò è il luogo (ma non è molto diversa la situazione nel resto del Paese)dove, l'etica non esiste, il pudore è morto, la decenza è sepolta, l'opportunità è latitante da tempo, la liceità è in coma, la comunicazione è in lista d'attesa per l'estrema unzione, la moralità non è pervenuta, alla libertà di pensiero hanno già staccato la spina, in compenso la madre dei cretini è sempre in cinta quella dei raccomandati deve badare ad una famiglia numerosa, quella degli incapaci beh .... ha partorito il nostro "ER MUTANDA" !!!

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  4. Ssssssssss!! lasciate lavorare in pace gli inquirenti. Abbiate fede.Ricordate quando vi dissi di essermi seduto in riva al fiume ad aspettare che passassero i cadaveri? Ebbene, alcuni li ho già visti, ma molti altri li seguiranno.
    Qualcuno rimpiangerà il fatto di non essersi imposto quando era il tempo delle scelte poco dolorose. Certo,capisco,avrebbe rischiato la poltrona a Roma, ma avrebbe risparmiato la gogna mediatica che alla lunga lo porterà all'oblio.

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  5. Direi che tutte le disgrazie sono cadute a Paternò.
    Non vi state "sforzando" troppo di vedere il marcio ...... dove vi piace ??
    E sforzarzi troppo, in tempi di crisi dei rifiuti, non è conveniente.

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  6. Ma chi dovrebbe indignarsi in questa città?
    Gli assunti dei call center o i loro paparini?
    I professionisti che aspettano l'ennessimo lancio di un "osso" da spolpare?
    I dipendenti comunali ai quali basta l'amicizia interessata dell'assessore e una pacca sulle spalle?
    I dipendenti della USL con in testa i primari che non sarebbero mai diventati tali se non per merito dei padrini politici?
    Chi dovrebbe avere un sussulto di moralità?
    Questa è una città completamente imbavagliata, che non può parlare non perchè succube, ma, direi, complice della sua classe politica.

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  7. Evidentemente Turi di cui sopra no capisce l'italiano,la buona creanza ed è profondamente ignorante rispetto ai fatti concreti che vi sono stati e che continuano ad esserci. Tranne che la difesa è di posizioni di rendita personale, allora cambia tutto. Questo qualunquismo e questa acriticità forzata ci porta ad essere città del terzo mondo.... come la Guinea-Bissau.
    Diteci cosa di veramente significativo per la città ha fatto questa giunta, da tre anni a questa parte, e poi io dirò e documenterò gli illeciti. E' una sfida.

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  8. Hai scelto un tema forte e molto sentito. La penso in tutto e per tutto come te. Più in là mi ripropongo di farti una nuova intrevista sull'etica smarrita dai politici...

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  9. adomex ma cu m......è stu mastinu ca dici ca sapi i cosi prima di lautri, cu è pi casu u maaru Quasar e picchi ni scassa i cabasisi e non ci cunta chiddu ca sapi e iudici e cià finisci di scriviri cosi ca na stannu ne ncielu e ne nterra.

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  10. "La politica è l'arte di impedire alla gente di impicciarsi di ciò che la riguarda."(Paul valèry)

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