Scritto da MARCO BENANTI & ADOMEX |
Lunedì 13 Giugno 2011 14:45 |
Alla Procura di Catania “non c’é alcuna spaccatura soltanto una differenza di vedute il rapporto di fiducia personale non è venuto meno, i colleghi hanno operato bene e per loro ho la massima stima”. Questo quanto conferma il procuratore capo facente funzioni Michelangelo Patané sulla decisione di stralciare la posizione di Raffaele Lombardo e suo fratello Angelo dall’inchiesta Iblis. “Erano indagini doverose e scevre da preconcetti, come è doverosa la nostra scelta di stralciare la loro posizione – sottolinea ancora Patané – per non venire meno al senso del dovere e alla propria coscienza. Ma non ci sono i requisiti, alla luce delle sentenza delle Corti riunite della Cassazione su Calogero Mannino, per configurare il reato di concorso esterno all’associazione mafiosa. Nell’inchiesta la politica ha avuto un ‘peso zero’, perché noi valutiamo le posizioni degli indagati quale che sia il loro nome e cognome e il ruolo sociale che svolgono. Per me, probabilmente – conclude Patané – sarebbe stato molto più ‘comodo’ vistare la richiesta di rinvio a giudizio, ma il dovere del Procuratore della Repubblica di assicurare il corretto esercizio dell’azione penale e l’obbligo di coscienza di agire nei confronti di chi si ritiene abbia commesso un reato mi hanno impedito soluzioni comode e facili”. Domani però le dichiarazioni ufficiali del Procuratore Facente Funzioni Michelangelo Patanè. Niente rinvio a giudizio, quindi, per Raffaele Lombardo. Ma probabilmente archiviazione, interpretando le parole del Procuratore Patanè e come il Presidente Lombardo ritiene dovrebbe finire l’inchiesta “Iblis” in merito alla propria posizione. Dopo mesi e mesi di voci, ipotesi, polemiche, differenze di posizioni tra magistrati, appena celate, arriva la decisione del Procuratore della Repubblica Michelangelo Patanè (nella foto che pubblichiamo): avocazione e stralcio per i fratelli Lombardo, sull’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa. Insomma, i vertici della Procura avocano il fascicolo ai quattro sostituti procuratori (Gennaro, Boscarino, Fanara, Santonocito) e decideranno loro. Per gran parte degli altri indagati -52 persone per cui i quattro sostituti avevano sollecitato la richiesta di rinvio a giudizio, la richiesta in tal senso, è stata già firmata. Stamane, il Procuratore Patanè ai giornalisti che gli rivolgevano domande nei corridoi del Palazzo di Giustizia, aveva preannunciato sue dichiarazioni sull’inchiesta “Iblis” domattina 14 giugno, ma alcune agenzie che si sono rincorse subito dopo hanno già preannunciato la decisione. Al momento, più fonti ufficiali lo confermano: il Procuratore capo facenti funzioni, Michelangelo Patane', e il coordinatore del gruppo, l'aggiunto Carmelo Zuccaro, hanno avocato il fascicolo per coordinare direttamente l'inchiesta, per la possibile richiesta di archiviazione. Di certo, la decisione dei vertici apre scenari di una forte dialettica dentro l'ufficio requirente, malgrado le assicurazioni. Inoltre, sembra ormai imminente la nomina da parte del Csm del nuovo Procuratore della Repubblica di Catania. Al centro delle indiscrezioni trapelate a Palazzo di Giustizia ci sarebbe la nota sentenza della Cassazione a sezioni riunite sull’ex Ministro Calogero Mannino, assolto dopo un travagliato iter processuale. In particolare, la cosiddetta “sentenza Mannino” prevede che il contributo eventuale del politico all’associazione mafiosa deve tramutarsi in un vantaggio concreto all’intera organizzazione criminale e non solo a singoli appartenenti alla stessa. Di qui, posizioni diverse su quanto avrebbe potuto reggere l’inchiesta sulla posizione di Lombardo in sede di dibattimento. Proprio il passaggio al processo è stato il punto centrale dello scontro politico-giudiziario, anche perché il Presidente della Regione, in passato, ha dichiarato che nel caso di rinvio a giudizio avrebbe dato le dimissioni. Ora, il quadro generale della vicenda muta. Restano le pagine dell’Accusa sui presunti contatti e relazioni di Lombardo con esponenti legati alla criminalità mafiosa, che in alcuni casi – secondo modalità e occasioni diversamente spiegate- ha ammesso lo stesso Lombardo. Al di là del dato giudiziario, sul quale ancora non c’è un pronunciamento definitivo e che riguarda la magistratura, non sarebbe stato il caso di impostare – in altre sedi, anche giornalistiche - sopratutto valutazioni politiche sull’operato del Presidente? A quando la valutazione e l'eventuale sanzione politica e sociale del comportamento dei politici tutti e non solo di Lombardo, invece dell’attesa delle toghe? Anche da questo passa il cambiamento in Sicilia e in Italia. |
lunedì 13 giugno 2011
INCHIESTA IBLIS: LA PROCURA DI CATANIA STRALCIA LA POSIZIONE DI LOMBARDO, SI VA VERSO L'ARCHIVIAZIONE
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