“La concezione che ho della provincia è quella di un Ente che oltre ai compiti d’istituto, che deve svolgere per delega normativa, vada al di là di una concezione vetusta e statica.
La provincia deve porsi oggi come motore di crescita ed occupazione del territorio in un’ottica di crescita sostenibile, con particolare riferimento alla coesione sociale ed alla qualità ambientale. Ciò in quanto il vero problema legato ai temi dello sviluppo è il reale coordinamento sul territorio delle risorse che a diverso titolo arriveranno (risorse comunitarie + fas + risorse ordinarie), valorizzando e migliorando anche l’esperienza della programmazione negoziata. Il tutto in un’ottica di complementarietà ed integrazione. Attivando i finanziamenti che nel 2007/2013 sono previsti, e valorizzando il ruolo che gli stessi documenti di programmazione attribuiscono alla provincia quale Ente intermedio tra Regione e Comune (es. ruolo di Organismo Intermediaro nell’asse VI del POR FESR Sicilia); assumendo un forte ruolo di coordinamento, guida ed indirizzo territoriale dei soggetti coinvolti nell’attivazione di tali risorse. Coerentemente all’impostazione del Documento Unico di Programmazione, occorre uscire dalla logica dei singoli programmi e pertanto, la provincia si pone elemento centrale per superare le difficoltà di coordinamento tra Enti, proponendo una maggiore specializzazione settoriale (distretti produttivi, distretti tecnologici, poli turistici emergenti e di eccellenza) e territoriale (Piano Integrato di Sviluppo Urbano PISU e Piano Integrato di Sviluppo Territoriale PIST)”.
Questa la sostanziale novità. Una Provincia che va oltre i compiti d’istituto. E si ponga come interlocutore principale per il coordinamento delle politiche territoriali e che favorisca la coesione dello stesso.
“Eredito una provincia che chi mi ha preceduto (ma parla anche di Musumeci oltre che di Lombardo) ha posto ai primi posti dell’attenzione nazionale. Una provincia sana dal punto di vista finanziario (troppo avanzo di amministrazione), anche se ritengo, che un ente virtuoso debba spendere tutte le risorse che ha, spendere bene, senza sprechi, ottimizzando i mezzi, ma spendere tutto a vantaggio del cittadino”
Così, Giuseppe Castiglione chiude una lunga ed estenuante campagna elettorale, a Bronte, che per una sera diventa “capofila provinciale”. Dove alle 21 si danno appuntamento gli amici di tutta la provincia, che lo hanno seguito durante questa cavalcata trionfale, di un trionfo già annunciato.
Una campagna elettorale caratterizzata dal tono della politica del fare, idee chiare, obiettivi precisi citando risorse umane e finanziarie per spiegare come raggiungerli.
Una impostazione differente dal solito politichese, come se non si soffrisse dall’immane bisogno di consenso, di cui moltissimi politici patiscono, e che certamente non aiuta ad essere incisivi e lucidi, per la soluzione dei problemi, ove occorre, invece, serietà di intervento, in specie quando il quadro in cui ci si muove non è certamente florido.
E’ proprio questo il segreto del trionfo annunciato. Un consenso che Castiglione intercetta e che va oltre il voto, oltre il momento elettorale, come una sintonia psicologica che intercetta il sentimento popolare, con autorevolezza, con la forza di una condizione incontrastata. Con toni pacati, quasi sottovoce, ma competenti, rassegnando la serenità che occorre alla gente, lontano da quel clima di rissa che invece la infastidisce. Nessuna polemica con nessuno, solo programmi e traguardi da raggiungere, confrontati con le associazioni di categoria, col mondo del lavoro e con la società civile.
“Così completiamo la filiera politica -conclude Castiglione-, che vede Schifani ed Alfano nostri terminali romani, oltre a Firrarello, Gibiino e Torrisi. Che vede
E per far questo lascia il prestigioso scranno di europarlamentare a Bruxelles.
A martedì Presidente.
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