giovedì 17 settembre 2009

Sicilia, Paternò: Sic Stantibus Rebus...


“leggo oggi su un quotidiano locale che il sindaco vuol fare chiarezza, bene si dimetta! Non può prendere per cretini l'opinione pubblica asserendo che l'ignominia su Paternò si è abbattuta per colpa di un tizio che agiva per scopi personali ( anche perchè tizio in questo momento non può replicare)....e tutti i consensi che ha avuto, le successive tornate elettorali a chi hanno giovato? quanto siamo cretini, spero invece che siano avveduti il ministro, il prefetto, gli inquirenti e che alla stampa "delinquente" ( anche panorama e repubblica tra i fuorilegge quindi) non venga messo il bavaglio”.

Firmato “un cretino”.

Questo, uno dei commenti che abbiamo trovato a corredo dell’articolo precedente, scritto da Rosalba Di Perna, sulla mozione di sfiducia al Sindaco presentata da tre consiglieri comunali di Paternò.

Sottolineiamo solo questo perché ci serve da spunto per commentare invece l’articolo apparso sul quotidiano locale “La Sicilia” di stamane dove si leggono alcune dichiarazioni di Failla dopo essere andato in visita al Procuratore della Repubblica D’Agata (che nulla c’entra con l’ipotesi di scioglimento).

Noi al contrario del lettore che si firma “cretino”, perché offeso nella sua intelligenza da tali incredibili asserzioni, siamo assolutamente sereni, ci siamo abituati a sentire le “cretinate” che il sindaco (poveraccio) propina ad ogni apertura orale quando questa non è finalizzata all’assunzione di cibo.

Avremmo voluto dire che ci sentiamo inorriditi, ma non possiamo, siamo oramai avvezzi a queste goffe affermazioni del sindaco sedicente giurista, come lui stesso si definì al cospetto del prof. Ruffolo in una oramai nota bagarre durante la trasmissione “Mi manda Rai tre” di qualche mese fa.

In effetti è laureato in legge, ma ad autoreferenziarsi giurista ne corre. Ma non siamo qui per testare la preparazione giuridica del Sindaco di Paternò. Lo fa da se stesso.

E lo fa (l’autoreferenza) quando afferma ancora una volta quello che oramai è diventata la linea difensiva della classe dirigente che governa la città, e non parlo solamente di sindaco, assessori e consiglieri, ma anche di chi esercita ruoli diversi. Cioè che il già assessore Frisenna, arrestato per concorso in associazione mafiosa, agiva personalmente e non come amministratore. “Sarà chiarito tutto – dichiara Failla- Padrini era solo una questione personale di Frisenna altrimenti ci sarebbero stati altri rinvii a giudizio o di altri politici o di altri funzionari”. ORRORE !!!

Evidentemente l’autoreferenziale “giurista” Failla confonde circostanze normative diverse. Altro sono le inchieste penale per le quali interviene la magistratura, con arresti, avvisi e che persegue una strada propria, altro è la vicenda politica di eventuali infiltrazioni di mafia nell’apparato amministrativo, per la quale non interviene palazzo di giustizia bensì il governo nazionale, questo prevede la legge.

Vogliamo riportare qui di seguito la norma perché tutti ne abbiano contezza e non si lascino prendere per il culo da tutti quelli che ne hanno la necessità. Basta accertare che un amministratore abbia collegamenti diretti oppure indiretti con la criminalità organizzata che ricorre il caso tipico per lo scioglimento del comune per mafia.

A nulla vale la dichiarazione che questo sia un caso isolato e che nessun altro politico o funzionario sia stato coinvolto, tanto basta ed avanza, caro Sindaco, non puoi difendere l’indifendibile. I consensi serviti per l’elezione del tuo assessore sono andati anche a te (inconsapevolmente spereremmo) in virtù della legge elettorale, anche Frisenna deliberava accanto a te, decideva, indirizzava, amministrava il comune di Paternò.

Noi spereremmo in un abbaglio che hanno preso gli inquirenti, ma “sic stantibus rebus” non resta altro che sciogliere, così vuole la legge, giusta o iniqua che sia, sed lex.

“Art. 143 l. 267/2000
Scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso.

Fuori dei casi previsti dall'articolo 141, i consigli comunali e provinciali sono sciolti quando, anche a seguito di accertamenti effettuati a norma dell'articolo 59, comma 7, emergono elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata o su forme di condizionamento degli amministratori stessi, che compromettono la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi alle stesse affidati ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica. Lo scioglimento del consiglio comunale o provinciale comporta la cessazione dalla carica di consigliere, di sindaco, di presidente della provincia e di componente delle rispettive giunte, anche se diversamente disposto dalle leggi vigenti in materia di ordinamento e funzionamento degli organi predetti, nonché di ogni altro incarico comunque connesso alle cariche ricoperte”.


Ora, noi che giuristi non siamo, ma che sappiamo leggere l’italiano, comprendiamo benissimo che ciò che dice il primo cittadino di Paternò è una emerita asinata, come tale ci sembra ciò, e lo diciamo sommessamente, quello che scrive anche l’autore dell’articolo Mari Sottile, nella parte in cui ci notizia che il comitato per l’ordine e la sicurezza analizzerà il caso “Padrini”.

Il caso “Padrini” è l’accertamento di natura penale che l’autorità giudiziaria ha fatto e per il quale resta la sola a poterlo analizzare, dibattere e sentenziare, ma dal quale caso, ha preso il via il provvedimento amministrativo per lo scioglimento, seguito dall’ispezione della commissione interforze del ministero dell’Interno, per concludersi adesso ( ma quando?) con le deduzione del Prefetto e del Ministro, fino al decreto del Presidente della Repubblica.

E la vicenda “Padrini” non è per nulla marginale, caro Mauro Mangano, per il solo fatto che accerta la permeabilità di questo sistema politico da parte delle forze criminali. Certamente i casi sottolineati nella mozione di sfiducia presentata rappresentano fatti di malamministrazione, ma credi che non ve ne siano altri ancor più gravi e di cui non parli? Questo però è un altro capitolo, altra storia da valutare e che faremo con puntualità, anche (o meglio) se questo comune nelle prossime settimane sarà sciolto. Ne riparleremo con puntualità, adesso aspettiamo gli eventi.

ADOMEX


3 commenti:

  1. FACENDO ZAPPING SU INTERNET MI SONO IMBATTUTO IN QUESTA DEFINIZIONE DI MAFIA SUL SITO WIKIPEDIA:

    Una organizzazione di potere
    Le analisi moderne del fenomeno della mafia la considerano, prima ancora che una organizzazione criminale, una "organizzazione di potere"; ciò evidenzia come la sua principale garanzia di esistenza non stia tanto nei proventi delle attività illegali, quanto nelle alleanze e collaborazioni con funzionari dello Stato, in particolare politici, nonché del supporto di certi strati della popolazione. Di conseguenza il termine viene spesso usato per indicare un modo di fare o meglio di organizzare attività illecite.

    Quindi il termine "mafioso" può essere utilizzato nel linguaggio comune per definire, per esempio un sindaco che dia concessioni edilizie solo ai suoi "amici" o un professore universitario che fa vincere borse di studio a persone anche valide ma a lui legate o la nomina da parte di un governo di altissimi dirigenti anche capaci ma "politicamente vicini" alla maggioranza di cui il governo è espressione. (WIKIPEDIA)

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  2. PER NON DIMENTICARE LE COSE COME STANNO19 settembre 2009 alle ore 18:04

    ECCO COSA SOTTOLINEA PANORAMA RISPETTO AL CASO ISOLATO DI FRISENNA CHE ISOLATO NON E':

    Il gip registra “la totale infedeltà del Frisenna, stabilmente inserito nell’associazione mafiosa”, così da svolgere “la preminente mansione di tutelare gli interessi della “famiglia” all’interno del consiglio comunale di Paternò, gettando inevitabilmente pesanti ombre circa l’operato dell’intera amministrazione, con particolare riferimento al sindaco Giuseppe Failla“ (pronto anche a battaglie eclatatnti, la scorsa estate si fece riprendere in mutande per protestare contro l’emergenza rifiuti, qui il VIDEO) e agli assessori “Antonino Cosentino e Salvatore Torrisi, successivamente diventato assessore provinciale” (MA ANCHE DEPUTATO NAZIONALE, MEMBRO DELLA COMMISSIONE GIUSTIZIA E DELL'ANTIMAFIA, PRESIDENTE DELL'ORDINE DEGLI AVVOCATI). Sono tutti uomini del Pdl. E tutti si onorano, pubblicamente e a vario titolo, dell’amicizia di Ignazio La Russa. Non ricambiati, in verità, perché il ministro della Difesa vuol tenersi comprensibilmente alla larga da loro. Un’intercettazione, in particolare, appare emblematica.
    Cosa nostra punta al controllo dello smaltimento dei rifiuti e Francesco Amantea, interlocutore dei clan di Paternò, spiega a un imprenditore considerato colluso, Rosario Sinatra, ciò che ha intenzione di dire agli amministratori locali: “Carmelino Frisullo deve essere il nostro portavoce, il mio orecchio e i miei occhi. Voi siete padroni a casa vostra. Ma tutto quello che fate a livello politico e di cui discutete deve passare da me. Perché a Paternò non vi faccio camminare più. Vi potete candidare centomila volte!”.

    L’assoluta estraneità personale di La Russa è scontata. Ma la vicenda resta fastidiosa. A cominciare dal fatto che il nullaosta definitivo allo scioglimento del comune dovrebbe arrivare dal Consiglio dei ministri, in cui La Russa ha peso personale, oltre che per la rilevanza del suo ministero. D’altra parte il Viminale sembra deciso.
    Negli uffici del ministero dell’Interno sottolineano che la lotta alla mafia si fa anche con severe misure sulle amministrazioni locali. Di destra come di sinistra. In teoria Paternò non potrebbe essere salvata nemmeno dalla nuova legge sulla sicurezza pubblica, datata 15 luglio 2009, che riduce i parametri della “mafiosità” ravvisabile. La stessa legge cui ha fatto seguito il “lodo Fondi”, il comune laziale al quale è stato per ora risparmiato lo scioglimento poiché, secondo la spiegazione di Silvio Berlusconi, “diversi ministri hanno fatto notare come nessun componente della giunta o del consiglio comunale sia stato toccato da un avviso di garanzia“.
    Invece a Paternò v’è l’indagato, anzi l’arrestato. E pure tutto il resto.

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  3. devo ammettere che adomex è stato molto preciso ed ha interpretatettamente la normativa vigente imateria di scioglimento delle amministrazioni locali conseguentemente al pericolo di infiltrazione e condizionamento dell'attività politica da parte di gruppi criminali. E' inquietante che il nostro primo cittadino (credo, piuttosto, che sia più appropriato definirlo "primo" non della comunità paternese che in lui non si riconsoe bensì di quel gruppo ristreto di pseudo politici, galoppini e scendiletto che da 7 anni gestiscono il nostro patrimonio socio-politico-economic)giurista di razza, come si è definito lui sesso in più occasioni non conosca la procedura prevista per lo scioglimento di una amministrazione locale trovando conforto sulla circostanza che nessuna mina sia ancora esplosa dopo l'esecuzione degli arresti del novembre del 2008 così come inquietante è la posizione assunta dai consiglieri dell'opposizione i quali hanno dimostrato di essere affezionati al posto al sole conquistato nelle ultime elezioni tanto da temere una nuova comeptizioen elettorle. Non c'è che sperare in tempi e uomini migliori. un paternese che ha avuto la fortuna di vivere altre realtà socio territoriali ma che spera nell'affrancamento dei suoi concittadini

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