Continua l’iter per lo scioglimento del consiglio comunale. La maggioranza ed il sindaco Pippo Failla ostentano serenità, ma non si intravedono spiragli di “restaurazione” dopo la bufera. (di Rosalba Di Perna)
Paternò (CT). Difficile affrontare il problema dell’infiltrazione mafiosa con chiarezza. Dopo l'arresto dell'assessore Carmelo Frisenna si è avviata una procedura naturale, cioè sono stati inviati a Paternò i tre ispettori che hanno verificato, per conto del prefetto e del ministero degli interni, le condizioni della città in relazione alla possibile infiltrazione della mafia nelle istituzioni. Gli ispettori sono venuti, hanno svolto le loro indagini ed hanno consegnato la loro relazione. Cosa contiene la relazione lo sapremo presto, ma le indiscrezioni giornalistiche autorevoli lasciano intendere che la relazione si sofferma oltre che sull’assessore Frisenna arrestato per mafia anche sulla presenza, di un funzionario già processato e condannato per associazione mafiosa per fatti relativi agli anni ’90, nell'unità operativa servizi sociali, con riferimento pure alla concessione di contributi economici a famiglie di mafiosi, così si legge.
Cosa accadrà adesso? La relazione è stata inviata al prefetto ed al ministro, ma ora il prefetto dovrà leggerla, fare le proprie considerazioni ed inviarle al ministro. Sarà sulla scorta delle conclusioni del prefetto che il ministro proporrà, eventualmente, lo scioglimento del comune, amministrazione e consiglio. Credo che nessuno possa prevedere come andrà a finire, perchè la legge non stabilisce criteri oggettivi per lo scioglimento di un'amministrazione comunale, anche se il governo ha stabilito una pregiudiziale: che vi siano provvedimenti giudiziari nei confronti degli amministratori o funzionari. Basta il fondato sospetto che vi siano stati ovvero siano in atto tentativi di condizionamento, non serve la prova che siano già accaduti. L'assessore Carmelo Frisenna è stato arrestato senza che gli siano stati contestati reati né personali né in riferimento all'attività amministrativa, è bastato solamente il reato associativo (416/bis).
“Assegno tutta la mia solidarietà – dichiara Daniele Venora, capogruppo PDL in consiglio comunale, - alla giunta, al consiglio e al sindaco. Abbiamo sempre portato avanti, in consiglio comunale, una posizione netta contro la mafia. Il caso Frisenna non può che essere un caso isolato (e meno male ndr) che non ha nessuna contaminazione a livello amministrativo, quindi siamo sereni in questo senso e ritengo necessaria la solidarietà di tutte le forze presenti in consiglio, una solidarietà che è mancata e che pretendiamo soprattutto in questo momento delicato e particolare per la nostra città. La vicenda ha seguito l’iter previsto dalla legge, quindi lasciamo serenamente lavorare chi di competenza e lasciamo decidere loro se ci sono i presupposti per lo scioglimento, non la stampa o i gruppi organizzati di intellettuali radical chic”. Certamente l’informazione libera dà fastidio.
Nel frattempo il sindaco ha chiesto un incontro col prefetto, il quale al momento non intende dialogare con nessuna parte politica.
“La vicenda evidenzia – dichiara Mauro Mangano, consigliere del PD – l’ esistenza di un potere mafioso forte a Paternò e l’inadeguatezza delle risposte del sindaco e della maggioranza. A prescindere dalle indagini, credo che il sindaco dovrebbe dimettersi per inadeguatezza”.
La situazione è quindi in piena evoluzione e al momento ci si chiede come sia possibile che il sindaco e gli altri esponenti del consiglio non sentano la necessità quasi ovvia di dimettersi,sono loro che hanno scelto questa classe dirigente che governa e sono loro che hanno disegnato la macchina amministrativa-burocratica.
Rosalba Di Perna
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