Oltre a Reina, sulle ali della Colomba lombardiana finisce al governo, fra i sottosegretari, anche il napoletano Enzo Scotti, ex notabile democristiano che assume la carica agli Esteri. «Il ministero? Era più una richiesta simbolica, l´importante era incassare deleghe di peso. L´Mpa è soddisfatto», afferma Reina, per il quale in mattinata si profilava un incarico da viceministro. Poi, Berlusconi ha deciso di rinunciare alla nomina dei «vice» e Reina si è dovuto accontentare. Ma il parlamentare etneo potrebbe essere promosso nelle prossime settimane, quando dovrebbe anche essere allargata la squadra dei sottosegretari. Cadono le altre ipotesi circolate in questi giorni in casa Mpa: quella che prevedeva la designazione di nomi storici del movimento, come Giovanni Pistorio o Carmelo Lo Monte. «La candidatura di due non parlamentari - dice il segretario regionale dell´Mpa Lino Leanza - rientra nella scelta di non distogliere dai lavori d´aula i nostri rappresentanti in Camera e Senato e di non cumulare diverse cariche in capo a stessi soggetti».
Nella pattuglia dei 37 sottosegretari, per ora, non c´è una nutrita schiera di siciliani. Sono tre, in tutto: oltre a Reina, vi figurano il presidente dell´Ars uscente Gianfranco Micciché - che va a sedersi a Palazzo Chigi con la delega sui fondi Cipe - e il messinese Rocco Crimi, altro forzista che del partito di Berlusconi è stato tesoriere nazionale e che viene nominato sottosegretario allo Sport.
Il ruolo di capitano di questa mini-compagine spetta a Micciché, che a febbraio - dopo essere stato invitato a ritirare la sua candidatura alla presidenza della Regione - aveva annunciato che avrebbe fatto il ministro per il Mezzogiorno. Si limiterà a fare il sottosegretario ma con la gestione di tutte le risorse statali (la cui spesa viene programmata dal Cipe) e con la soddisfazione di un piccolo record: dal ´94 a oggi, ha avuto un incarico in tutti i governi Berlusconi. Resta il fatto che la dieta dimagrante imposta dal Cavaliere al suo esecutivo lascia qualche deluso in Sicilia: da Mario Ferrara a Giovanni Mauro, da Tonino D´Alì a Roberto Centaro, tutti papabili sottosegretari costretti ad attendere un nuovo giro di nomine. E il governo Berlusconi, ad ogni livello, non presenta esponenti siciliani di Alleanza nazionale. «Un particolare che desta qualche perplessità», annota Fabio Granata, per il quale Fini aveva chiesto un posto di sottosegretario con delega ai Beni culturali. Anche il coordinatore regionale di An Giuseppe Scalia era in corsa per un incarico ma fa buon viso a cattivo gioco. Lui punterà a un ruolo politico nel Pdl e intanto spiega che «bisogna ragionare nell´ottica del partito unico. E mi creda, con un presidente del Senato e due ministri siciliani alla Giustizia e all´Ambiente, gli esponenti delle altre regioni ci invidiano». E in molti, dentro il centrodestra, in queste ore si dilettano in confronti con i governi precedenti: non c´era alcun ministro siciliano nel governo Prodi, ne erano presenti tre ma uno solo di prima fascia (Martino alla Difesa) nell´esecutivo guidato da Silvio Berlusconi che prese le mosse nel 2001.
Chiusa la partita nazionale, definita una prima bozza di candidature per le amministrative, al governatore Lombardo non resta che varare la sua giunta. Dopo il vertice di domenica notte a Catania, il presidente della Regione ha incontrato ieri sia Renato Schifani che Angelino Alfano. «Solo colloqui istituzionali», fa sapere. Ma entro fine settimana il Lombardo I potrebbe finalmente decollare.
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