"Perché la candidatura autonomista è l’unica in grado di riportare la questione meridionale al centro del dibattito politico. Il Sud e la Sicilia versano in una situazione di arretratezza che non è degna di un paese civile. Colpa di sessant’anni di politica romana che ha tradito l’autonomia statutaria, con la complicità di una classe dirigente locale che ha barattato le proprie piccole rendite personale con un impegno serio per la propria Terra. Noi abbiamo rimesso al centro la Sicilia e il Sud, lontani da logiche di dipendenza da partiti nazionali e padronali. Saremo artefici e responsabili del nostro destino, senza imposizioni dall’alto. Non chiediamo assistenza, ma solo che ci siano garantite le condizioni per poter determinare da soli il nostro futuro".
Cosa è per Lombardo la politica?
"Ho cominciato a fare politica fin da ragazzo perché i miei maestri, i padri salesiani, mi hanno sempre insegnato che la politica è la più alta forma di carità. Ritengo che innovazione e cambiamento, uniti a una forte tensione morale, debbano essere riferimento e garanzia dell’agire politico al servizio dei cittadini. Mi sono sempre mosso su queste direttrici, stando vicino ai bisogni della gente".
Cosa la differenzia da Totò Cuffaro e cosa vi unisce?
"Con Cuffaro sono amico personale da trent’anni. Molti hanno ottenuto da lui favori, con lui hanno condiviso la gestione del potere, e oggi gli voltano le spalle. Io non lo faccio, perché sarebbe una cosa da vermi. Poi, siamo diversi per tantissime cose, partendo dall’approccio che abbiamo con le persone, io appaio più freddo, almeno così dicono. In comune abbiamo la militanza democristiana, che è stata per entrambi palestra di vita e di formazione alla politica".
In sincerità: per lei la mafia esiste?
"La mafia esiste e, purtroppo, per molto tempo ha condizionato la vita dei siciliani. Negli ultimi anni, però, abbiamo assistito ad una rivoluzione, che è partita dai cittadini, con iniziative come Addio Pizzo, dalla classe imprenditoriale, con la coraggiosa e decisa presa di posizione di Confindustria Sicilia e del suo presidente Ivan Lo Bello, ed è stata supportata da una azione costante dello Stato. Gli arresti eccellenti dei mafiosi come i Lo Piccolo, quelli degli estortori che taglieggiano i commercianti e gli imprenditori, sono il segnale che lo Stato è vicino concretamente al cittadino che intende ribellarsi e denunciare. Tantissimi lo stanno facendo, tantissimi lo faranno. E’ una svolta epocale, che la classe politica deve assecondare".
Come si può battere Cosa Nostra, slogan a parte?
"La "borghesia" mafiosa va completamente isolata e battuta. Ci sono tutte le condizioni per poterlo fare, e riacquistare alla politica credibilità e legittimazione, purché sia capace di rinnovarsi sui valori dell’etica, della legalità e dello sviluppo. La precondizione dello sviluppo siciliano è la liberazione dalla mafia. Questo è il tempo della responsabilità . Intanto, applicando il codice di autoregolamentazione delle candidature della Commissione Nazionale Antimafia del 2007. La politica deve supportare con gli strumenti legislativi il lavoro delle istituzioni, e deve rendere conveniente per i cittadini scegliere la strada della legalità. Questo significa, ad esempio, trasparenza e chiarezza dei processi decisionali, nell’iter di formazione degli atti amministrativi, nella gestione degli appalti".
Anna Finocchiaro che tipo di avversaria è per Lombardo?
"Si tratta di una persona che conosco bene e che stimo, ma dal punto di visto politico è stata una delle sostenitrici più importanti di quel governo Prodi che è stato il più disastroso per il Sud in sessant’anni di storia repubblicana. La Finocchiaro, da capogruppo al Senato è stata una delle sue colonne, e oggi la sua proposta politica rispecchia fedelmente quell’esperienza. Partendo dal No ai termovalorizzatori, che ridurrebbe la Sicilia tra qualche anno alla situazione della Campania, al No al Ponte, e ai tanti altri No pregiudiziali che sono la vera e propria specialità di quella sinistra che, oggi per la Sicilia, esprime la candidatura della Finocchiaro".
Davvero il Ponte sullo Stretto può essere la risposta ai bisogni dei siciliani?
"Le infrastrutture sono la precondizione dello sviluppo. Non si può prescindere dal Ponte sullo Stretto, madre di tutte le infrastrutture, senza il quale non ce ne sarà nessuno, di Il Ponte non è infrastruttura barattabile con nessun'altra, perchè la sua realizzazione offrirà un aggancio con l'Europa oltre che con il resto d'Italia. Non è vero, come ha sostenuto il governo Prodi e come sostiene la Finocchiaro, che è contraria al Ponte, che le infrastrutture verranno realizzate in sostituzione del Ponte e con le risorse ad esso destinate. Risorse che, tra l’altro, erano state scippate alla Sicilia da questo governo con una manovra sottobanco che noi abbiamo sventato, manifestando a Roma lo scorso 7 novembre. Il miglioramento della rete ferroviaria e l'alta velocità? Non arriveranno mai in Sicilia se i treni per traghettare impiegano due ore. I porti? Fuori dalle rotte commerciali o già al limite delle possibilità. Noi diciamo invece che il Ponte renderà indispensabili le altre infrastrutture e inevitabile la loro realizzazione".
Le prospettive dell'autonomia siciliana?
"Lo Statuto Siciliano, innanzitutto, dovrebbe essere attuato. Negli ultimi sessant’anni questo non è mai successo. Partendo dall’abolizione dell’Alta Corte, che noi reintrodurremo, alle disposizioni statutarie che stabiliscono che le imposte pagate dalle imprese che operano in Sicilia, debbano essere pagate al governo regionale, rimasta lettera morta. Se venisse applicata solo questa disposizione, ogni anno avremo a disposizione risorse per 8 miliardi di euro. Diventeremmo la regione più ricca d’Italia. Potremo costruirci da soli il Ponte sullo Stretto".
Perchè i fondi europei nell'Isola non hanno avuto lo stesso effetto che avviene in altri Paesi europei?
"Sarebbe un delitto sprecare le risorse di programmazione 2013. Si pone un problema di responsabilità e di leadership. Le classi dirigenti politiche, imprenditoriali e amministrative, insieme, debbono saper esprimere una leadership all’altezza della sfida dello sviluppo produttivo. La Politica deve riprendere in pieno la responsabilità della governance delle politiche comunitarie. Attivando un partenariato vero con le forze economiche sociali, gli attori veri dello sviluppo e con le autonomie locali; eliminando la spesa assistenziale e parassitaria. Fare in modo che i Comitati di Sorveglianza, ove sono presenti tutte le rappresentanze politiche, sociali e istituzionali, funzionino a dovere. La Politica con un confronto vero con gli imprenditori, deve fare le scelte strategiche prioritarie. E’ questo quello che è mancato. Spendere sì, ma spendere ben, per lo sviluppo produttivo. E’ la vera sfida del nuovo governo siciliano 2008-2013. Le priorità sono: infrastrutture e servizi per le imprese; incentivi per le imprese ridotte in quantità e potenziate in qualità e selettività, privilegiando filiere e distretti; completamento della rete dei servizi ambientali (energie, acque, rifiuti); industria siciliana del turismo competitiva nel mondo; valorizzazione del capitale umano e sfondamento sulla ricerca e innovazione; agricoltura".
Si parla tanto di Casta: cosa farà una volta divenuto Governatore per limitare i privilegi dei politici?
"La Regione, nel suo complesso, che non è solo la classe politica, ma anche la burocrazia e l’amministrazione, devono essere al sevizio del cittadino, e non un ostacolo, come spesso capita. Occorre riposizionare strategicamente il ruolo della Regione Siciliana, partendo da una radicale devoluzione di poteri e risorse alle autonomie locali. Razionalizzazione e taglio della giungla delle agenzie e degli uffici speciali. Rinnovamento della dirigenza regionale, selezionata e di qualità. Stazioni uniche appaltanti. Governance determinata, efficiente e trasparente della programmazione 2013. Una svolta di efficienza e legalità nella sanità. Donne e giovani nella nuova Ars e nel nuovo governo regionale".
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