domenica 27 gennaio 2008

D'Alema apre a Berlusconi: Governiamo assieme


(L'Unità) Fiducia a Veltroni. Massimo D’Alema è all’Auditorium Massimo di Roma a celebrare i dieci anni della fondazione ItalianiEuropei. Insieme a lui ci sono Giuliano Amato, Livia Turco, Enrico Letta, Pierluigi Bersani, Luciano Violante, Antonio Bassolino e almeno 5 mila spettatori. Manca Walter Veltroni, ma, è ovvio, è soprattutto di lui che si parla. E ai molti che nei giorni della crisi di governo hanno attaccato il segretario del Pd accusandolo di aver accelerato la crisi, D’Alema risponde secco: «È evidente che chi ha eletto Veltroni deve conferirgli, oggi più che mai, quella delega di autorità e fiducia di cui c'è bisogno in questo momento».

L’intervento di D’Alema è tutto rivolto all’unità, allo stemperare le tensioni, a superare quella «crisi che si manifesta anche con il venire meno delle ragioni dello stare insieme, con il prevalere degli interessi particolaristici rispetto agli interessi di tutti». Un’iniezione di coraggio, insomma, proprio ora che si apre «la sfida non facile e sicuramente lunga per ricostruire un progetto di Governo della sinistra democratica».

D’Alema ci crede e crede anche che Veltroni «non ascolterà i consigli di chi, principale consigliere del suo avversario, lo invita a condurre la guerra nei confronti di quelli che lo hanno eletto». Parla di Giuliano Ferrara e dei quotidiani consigli che il direttore de Il Foglio manda al leader del Pd, esortandolo a fare un partito senza tessere, senza correnti, un partito super “leggero”. «Noi – dice D’Alema – vogliamo che il partito formi e selezioni la propria classe dirigente, altrimenti la politica perde di autonomia culturale e le idee gli vengono da altri poteri». Ma non è l’attaccamento a un’idea “vecchia” di partito, vuole precisare, D’Alema, «non siamo una corrente o un centro di potere, vogliamo continuare ad essere un laboratorio per la ricerca di soluzioni nuove».

Bene, ma come uscire dalla crisi? Il Pd vuole «un Governo per salvare il Paese» e D’Alema si dice disponibile «senza pregiudiziali». Anche all’intesa con Berlusconi quindi, anche se, immagina D’Alema, «abbiamo dubbi che il nostro appello al senso di responsabilità possa essere accolto», perché «la bramosia di tornare al potere» è «più forte degli interessi del Paese». La «resa dei conti elettorale» lo preoccupa, soprattutto perché «chi la progetta, lo fa per calcolo di parte». Ma se elezioni saranno, «il Pd è pronto». «Rispetterà la propria vocazione maggioritaria - spiega ancora D'Alema - ovvero presenterà un programma di governo per il paese e farà accordi con chi condividerà l'impostazione programmatica». E se andrà male, chiosa l'ex vicepremier, «torneremo a fare quello cui siamo addestrati da una vita. L'opposizione».

D'Alema apre a nuovi scenari, quindi, anche se la lettura del braccio destro di Veltroni, Goffredo Bettini, non raccoglie nuove ipotesi: «Il discorso di oggi di Massimo D'Alema aiuta anche in modo decisivo il rafforzamento dell'unità del gruppo dirigente del Pd in questa fase e rafforza la larga sintonia politica che si sta realizzando attorno alla linea che Veltroni ha proposto per affrontare la crisi del governo Prodi e per evitare la sciagurata soluzione di elezioni anticipate».

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