(V) “Napolitano separa il destino di Prodi da quello delle riforme”, titola l’editoriale del Foglio, e appare un titolo azzeccato. Perché da una parte il presidente della Repubblica è sembrato dare il proprio imprimatur ai temi su cui si impernierà la prossima verifica di governo, e infatti la sinistra dell’Unione rivendica che le emergenze indicate nel discorso di Capodanno (sicurezza sul lavoro, potere d’acquisto dei salari, carovita) sono proprio quelle su cui Rifondazione – e i sindacati – chiedono una serie di nuovi interventi del governo, e su cui Prodi si dice pronto ad impegnarsi. Ma dall’altra parte Napolitano ha mandato un secco avvertimento sulla riforma: “Ora che uno spiraglio di dialogo si è aperto con il contributo di entrambi gli schieramenti politici, specie sulla riforma elettorale, bisogna assolutamente evitare che l’occasione vada perduta”. Il Foglio lo legge come un esplicito “endorsement” dell’asse tra il Pd di Veltroni e il Pdl di Berlusconi, e dunque come un altolà alle manovre ostruzionistiche di Prodi. E non è un caso se Berlusconi ha subito fatto sapere di aver telefonato al capo dello Stato per congratularsi, e se Veltroni ha sottolineato con entusiasmo quel passaggio.
In verità anche lo stesso Prodi si è subito detto pronto a fare tutto il possibile perché le riforme vadano avanti, ma il suo può essere letto come un messaggio a doppio taglio: il capo del Governo non ha intenzione di stare alla finestra. Prodi è consapevole che da gennaio il leader del Pd è intenzionato a tornare alla carica andando avanti sul suo progetto di legge elettorale, cercando di mandare il più rapidamente possibile un testo base nell’aula del Senato. E sa che l’accelerazione è destinata ad alimentare la fibrillazione dei piccoli partiti della sua coalizione, di cui si è eretto a paladino. Dunque è pronto a far di tutto perché quel “dialogo” auspicato con forza dal Colle non metta in pericolo il governo. Che lui è convinto di poter rilanciare, attraverso la verifica di gennaio ed una serie di annunci ottimistici sulla possibilità di abbassare le tasse e aumentare i salari: chi mettesse a rischio un esecutivo impegnato in simili progetti in nome di una legge elettorale su misura dei grandi partiti si assumerebbe l’onere dell’impopolarità, è la sua convinzione. E a Veltroni manda a dire chiaramente che invece anche a lui conviene sostenere un governo che può “aumentare il vantaggio competitivo del Pd”. Rischi di pagare un alto prezzo nelle urne, è insomma l’avviso di Prodi. Convinto che se riuscirà ad andare avanti nel suo rilancio delle politiche sociali avrà Rifondazione dalla sua, e sottrarrà dunque un alleato fondamentale al leader del Pd.
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