mercoledì 9 gennaio 2008

La Casta non lo sa, ma a Napoli si sta scavando la fossa


(XJ) Non so se vi sia capitato di leggere l'ultimo Bestiario di Giampaolo Pansa sull'Espresso. S'intitola "Uomo forte cercasi". Con la consueta acutezza, evidenziata dalla prosa senza fronzoli che va dritta al cuore delle questioni, l'autore cita un'intervista rilasciata da Padoa Schioppa al Corriere della Sera.

Annota Pansa: " Il rischio è di ripetere la tragica esperienza di Weimar. È il nome di una città tedesca della Turingia dove venne varata la nuova Costituzione della Germania, dopo la fine della prima guerra mondiale. Nacque allora la cosiddetta repubblica di Weimar che, passando da un governo debole all'altro e da un caos a un caos successivo, spalancò la porta al regime nazista di Hitler. Perché Pansa ci rammenta Weimar? Perché, nel 1945, dopo la conclusione di una nuova guerra perduta, la Germania rifiutò l'esperienza dei governi deboli e scelse la strada dei governi forti. L'altro paese sconfitto, l'Italia, ha scelto invece la strada dei governi deboli, come stiamo constatando ancora oggi. Per di più, dice, il nostro è un paese in preda a "impulsi autodistruttivi". La somma "governi deboli più impulsi suicidi" potrebbe condurci "verso il caos e la svolta autoritaria". Dunque, conclude, "ora si potrebbe dire che siamo noi a correre il rischio di Weimar".


Le cose stanno davvero a questo punto? Pur essendo un ottimista istintivo, sono propenso a pensare di sì. Non ci troviamo ancora dentro il caos, ma siamo sulla strada per arrivarci. E poiché le situazioni di disordine nascono quasi sempre dalle disfunzioni della politica, se osservo quanto accade in Italia non mi sento per nulla rassicurato. Il sistema dei partiti è imballato e spappolato. E ogni giorno mette in mostra quell'ammasso di macerie che è diventato: un tritume di parrocchie politiche, ormai ingestibile da chiunque...".

Sono così vere, le parole di Pansa, a richiamare il messaggio d'inizio anno. No, non quello di Napolitano, illustre primo cittadino della Repubblica, napoletano, che dalla piazzetta di Capri, non da Pianura, ha definito "una tragedia nazionale" la vergogna di Napoli e lì si è fermato.

Il messaggio di Beppe Grillo. Parla di un Paese che allegramente si avvia verso la catastrofe. E dice il vero. Perchè la Casta non lo sa, ma a Napoli come nel resto del Paese, si sta scavando la fossa. Bolla il comico più famoso d'Italia campione dell'antipolitica (e meno male che c'è, l'antipolitica, a contrappore a questa politica). Seppellisce negli scantinati del Palazzo le 400 mila firme che Grillo ha raccolto per chiedere che dal Parlamento vengano spazzati via deputati e senatori con precedenti penali. Parla, parla, la Casta, ma non fa nulla (Sircana che annuncia "la soluzione radicale del problema napoletano entro 24 ore" ha già vinto l'oscar 2008 per la battuta dell'anno).

Di centro, di destra o di sinistra, troppi rappresentanti del popolo, in realtà sanno fare bene una cosa sola: incollarsi alla poltrona. Occhio, perchè, mentre l'immondizia si moltiplica, il bostik si esaurisce.

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