Tutti vogliono una nuova legge elettorale. Tutti lavorano per realizzare nuove regole e rifiutare il "porcellum" di calderoliana memoria. Tutti si sbracciano nell'addossare la responsabilità all'altro schieramento. Tutti declamano che occorre evitare il referendum. Tutti affermano che si deve far presto, anzi, subito. Ed è un gesticolare affannoso, un susseguirsi di comunicati, dichiarazioni, ultimatum, intervi ste, senza tregua. Con un corredo mediatico di ipocrisie, di finte, assai spesso, di spudorate menzogne. Intanto, tutto è fermo. Non si fa un passo avanti. Passano i giorni, le settimane, i mesi, e la nuova legge elettorale diventa sempre più una chimera. E, il vocio indistinto della folla urlante dei politici, richiama alla memoria la splendida pagina napoletana della "ammuina" ferdinandea. Laddove i marinai dell'equipaggio corrono da poppa a prua, e da prua a poppa, senza alcuna ragione: solo per fare "ammuina", creare l'illusione di un intenso e faticoso lavoro. Fuori di metafora, occorre verificare quali sono le ragioni vere che producono questo stato comatoso di immobilismo, su una materia, tanto essenziale, per la vita di una democrazia. C'è, innanzitutto, uno stato di crisi generale. "Il Governo è malato", afferma Bertinotti. E, se lo dice lui, che di. malattie se ne intende, c'è da credergli! Al di là della battuta, c'è uno stato di vera e propria sofferenza, per il venir meno di alcuni valori fondanti, su cui poggia qualsiasi comunità umana. Si è perduto il senso dello Stato, si è resa irreperibile qualsiasi nozione di bene comune, sono enormemente cresciuti, e divenuti prioritari, l'interesse individuale e il tornaconto della "fascia sociale" a cui si appartiene. Tutto questo ha allentato i vincoli della solidarietà, ha attenuato il senso di Nazione, ha esaltato lo spirito delle "corporazioni". Non si dimentichi che c'è voluto un Presidente della Repubblica, Ciampi, per rivalutare la nozione di "Patria" e per affermare il valore emblematico dell'Inno nazionale! In questa logica, la tensione ideale del periodo della ricostruzione post-bellica si è andata perdendo negli anni della prima Repubblica, fino ad arrivare alla crisi del '92, con Tangentopoli e Mani pulite. Crisi dalla quale non si è mai veramente usciti, per la modestia di una legislazione, che non ha saputo curarne i mali alla radice, e per l'incompetenza e la scarsa professionalità di una classe dirigente, improvvisata e di modesto livello. Si pensi alla moltitudine di leader che, salvo eccezioni, potrebbero ben figurare in una qualsiasi categoria di "subalterni", per capire il perché di tante leggi e leggine, ispirate al tornaconto individuale o di gruppo. E di norme elettorali, in cui ciascuno dei partiti ha curato solo i propri interessi: e privato i cittadini-elettori del diritto di scegliersi, con il voto diretto e segreto, il proprio rappresentante parlamentare! Ora siamo al dunque. Al momento in cui, destra e sinistra non hanno più senso. E lasciano il posto a due schieramenti. Quello dei grandi partiti e quello dei piccoli partiti. I primi, decisi a sbarazzarsi o, quantomeno a ridurre, il numero dei secondi. Questi, pronti, a loro volta, a difendere con le unghie e con i denti, la propria rendita di posizione ed il proprio "potere contrattuale" di ricatto sui grandi partiti. Si è così determinata una situazione che, definire ridicola, diventa un eufemismo. Perché il Pd e Forza Italia, pur avendo l'interesse di "normalizzare" la situazione politica, sono costretti a fare finta di difendere i piccoli partiti, con cui sono alleati. E, Prodi, che si regge sulle stampelle, esercita, ormai, il mestiere di "sensale", tra una sinistra comunista, che scalpita, ed una destra centrista e liberale, sempre più decisa a non accettare i diktat estremisti. Con un risultato deprimente: quello di un Governo che non governa, di una maggioranza che non esiste, di una opposizione che aspetta, in riva al fiume, il passaggio del "cadavere politico" del proprio nemico. E, la legge elettorale? Tedesca, francese, spagnola, maggioritaria, proporzionale? Veltroni ci sta provando ed ha pronta una bozza, sulla quale intende dialogare con tutte le forze politiche. Fini e Casini si sono subito dichiarati disponibili. Berlusconi e Forza Italia si sono negati. Al di là delle chiacchiere, allo stato, la previsione è una , ed una sola. Che non si farà alcuna nuova legge, e che si andrà al referendum! Punto e basta! A meno che la Corte Costituzionale, a gennaio, non rovesci il tavolo e non ne ammetta i quesiti. Ma questo è un altro discorso!... E chi vivrà, vedrà! Vito Scalia |
martedì 13 novembre 2007
L'"AMMUINA" DELLA LEGGE ELETTORALE
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