sabato 8 dicembre 2007

LA REPUBBLICA DEI MATTI


E così abbiamo il governo del matto. È nato il Prodi-Cossiga, ultima incarnazione di quel fantasma che «andava guerreggiando ed era morto». Prima che il Presidente emerito si acconciasse al ruolo di puntello del prodismo, avevamo assistito a molti altri episodi di fantasia politica: il governo Prodi-subcomandante Fausto, il Prodi-senador Pallaro, il Prodi-Thaler Ausserhofer, il Prodi-Di Pietro trallallà, il Prodi-Mastella-mi dimetto, il Prodi-Franca Rame... Un repertorio di mostri mitologici pronti ad ogni evenienza. Francesco Cossiga ha voluto rinverdire la sua fama di matto, con il colpo di teatro della fiducia accordata l'ultimo momento. Avrebbe potuto trovare qualsiasi altra giustificazione oltre quella che si è inventata lì per lì: non voglio far cadere il governo per non mettere in difficoltà l'amico D'Alema quando il Kosovo proclamerà l'indipendenza.
Siamo di fronte ad un vero esercizio di esotismo internazionale! Cossiga avrebbe potuto dir di tutto: e state certi che la prossima volta dirà il contrario di ieri, così come l'ultima scusa anti-crisi è l'esatto contrario di quei giudizi tante volte espressi sul suo non proprio amico Prodi. Ma l'emerito Francesco è fatto così: e più che essere matto, gode a fare il matto. Perché, sulla soglia dell'ottantina, il precoce deputato democristiano, il triste ministro dell'Interno, il caduco presidente del Consiglio, il brillante presidente del Senato, e il presidente della Repubblica più muto ed esternatore che si sia mai visto, se così non facesse, non potrebbe farsi intervistare, un giorno sì e l'altro pure, per svelare le sue presunte verità su qualche imbroglio della nostra Repubblica.
Noi vogliamo bene a Francesco e gli riserviamo la nostra amicizia, forse ricambiata. Se in questa plumbea Repubblica con la pesantezza dei Palazzi e la goffaggine dei politici non ci fosse un Cossiga che sostiene il governo del matto, sarebbe una vera noia. Almeno lui ci fa credere di essere matto per ammannirci, giorno dopo giorno, un inestricabile guazzabuglio di verità e falsità che nessuno può contestare perché è lui solo che conosce gli arcana dominationis

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