Personalmente, mi sorge il dubbio che ci siano problemi con il senso delle proporzioni: se lo scopo dello psicodramma di questa settimana era quello di recuperare il centro dell'attenzione, esiste una disparità tragica fra il fine ed i mezzi: non si è gettato il bambino con l'acqua sporca, si è impiegata una bomba all'idrogeno per rompere un uovo...
Annunciare lo scioglimento del maggiore partito italiano, bruciare i ponti con gli alleati e promuovere la fondazione di un partito completamente nuovo, nella maniera più traumatica e antipolitica possibile, salvo poi fare marcia indietro nel giro di 48 ore, potrebbe anche essere un'agilissima manovra di tattica politica, ma il costo del successo tattico potrebbe azzerare i vantaggi strategici: quante altre contorsioni e svolte a 180 gradi possono sopportare alleati ed avversari, prima di ritenere inaffidabile la parola di Berlusconi Silvio? Non sto neppure considerando il merito del nuovo progetto di partito: da un lato, non vorrei dover ripetere lo studio fra 72 ore. Dall'altro, mi chiedo come Storace possa essere considerato sodale più liberale e moderato di Gianfranco Fini.
Vinta la "battaglia" del riconoscimento della centralità di Berlusconi nei prossimi mesi, si rischia di perdere la guerra per la riunificazione della destra, pardon centrodestra, italiano e per la costruzione di un'alternativa a tutto campo alla sinistra, non soltanto sul piano meramente elettorale, ma anche su quello della proposta politica economica e e culturale .
Rimbocchiamoci le maniche.
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